Kizuna (絆). Il legame. Un'idea che risuona con una certa enfasi nell'immaginario nipponico e che spesso nell'animazione ha trovato una sua rappresentazione sincera. E dire che i giapponesi sono persone con le quali difficilmente sono riuscita a costruire un vero e proprio legame... Eppure quando a parlare per loro sono gli anime o i manga, ma in generale l'arte, ho potuto percepire un sentimento che affonda le radici in un bisogno di condivisione che è comune all'umanità intera. Kiznaiver, anime della stagione primaverile 2016 realizzato dallo Studio Trigger, parte proprio dall'assunto che gli esseri umani desiderano inconsciamente di connettersi l'un l'altro. Molto nobile come proposito quello di affondare i piedi nella psiche umana, a tratti presuntuoso e difficile da portare a conclusione, a suo modo Kiznaiver riesce a lasciare un piccolo segno, che rassomiglia alla cicatrice simbolo di quest'anime. Un po' un brutto graffio, un po' un ricettacolo di sentimenti positivi e negativi, che il fratellino di Kill la Kill si è lasciato dietro.
Nella città di Sugomori è in corso un grosso esperimento che dovrà condurre l'umanità verso uno stato di pace comune e duraturo. La fine di tutte le guerre e la connessione totale dei cuori: il cosiddetto Kizuna System fonda la sua esistenza sulla convinzione che attraverso la condivisione del dolore l'uomo appenderà il fucile al chiodo. Sette ragazzi sono scelti come soggetto sperimentale: Katsuhira "Kacchon" Agata, Chidori Takashiro, Hajime Tenga, Niko Niiyama, Honoka Maki, Tsuguhito Yuta e Yoshiharu Hisomu, vengono convocati dalla loro compagna di classe Noriko Sonozaki per divenire dei Kiznaiver, persone in grado di condividere il proprio dolore. Attraverso la cicatrice che gli è stata impressa sulla pelle, i sette ragazzi che non hanno niente in comune se non appartenere allo stesso progetto, cominciano a sentire come propri la sofferenza, l'amore, l'amicizia, la gioia, la compassione, le emozioni degli altri membri del gruppo. All'inizio sembra tutto un continuo formicolio, accompagnato dal mal di testa, dal dolore fisico, che col tempo però diviene dolore mentale, affettivo, dolore del cuore... Il cuore che soffoca in questo caleidoscopio di sentimenti schizofrenici che è l'anime di Kiznaiver.
Il nuovo prodotto dello Studio Trigger si presenta come una grossa metafora dell'amicizia, soffermandosi soprattutto sulla difficoltà di costruzione di questo legame riscontrata da persone che non hanno grossi punti in comune. In un continuo litigare, afferrarsi, lasciarsi, riprendersi, farsi del male, fare la pace; in una serie di triangoli-quadrilateri-pentagoni amorosi; tra flashback che si mescolano al presente facendo calare un alone di mistero sull'intera serie... Kiznaiver imbastisce un grosso barbecue e in 12 episodi non riesce a completare come si deve il discorso che ha iniziato. O meglio, arriva forte e chiaro il messaggio che amici ci si diventa anche senza esserselo detti o chiesto. Tutto bello, tutto vero. Quello che però viene perso per strada è l'obiettivo del Kizuna System, la fantomatica pace mondiale a cui Noriko Sonozaki aspira, che sul finale sembra passare in secondo piano rispetto alle love story che si instaurano fra i vari personaggi. Non nascondo che il mio lato da shōjomane ha prevalso in più punti, mi stavo quasi per stracciare i capelli nel vedere il fantastico (ma stereotipato) triangolo tra Kacchon, Chidori e Tenga! Ma ad onor del vero, non posso non ammettere che, se si fossero concentrati sulla caratterizzazione dei personaggi piuttosto che sugli sviluppi amorosi fra di essi, sarebbe venuto fuori qualcosa di più completo e meno ingenuo.
La caratterizzazione dei personaggi, infatti, ricalca delle tipologie già a lungo battute: il teppista, l'apatico, la santarellina, la lunatica, il fashionista, la scorbutica e il masochista. Addirittura è l'anime stesso a inserire i protagonisti nella categoria dei sette peccati capitali. Da un po' di tempo a questa parte noto che c'è un certo revival dei sette peccati, messi in mezzo anche quando non centrano nulla. In Kiznaiver poi non rassomigliano nemmeno lontanamente ai veri nanatsu no taizai (七つの大罪), perciò il senso di nominarli dov'è stato? Comunque, non tutti i personaggi vengono adeguatamente approfonditi. Certo non si può dire che non si impari a conoscerli, ma mentre per alcuni c'è più attenzione, di altri non si viene a sapere il percorso precedente. Ad esempio, per me è rimasto un mistero Hisomu il masochista o Nico la lunatica, dei cui sentimenti non mi ero nemmeno accorta! Dello stesso Tenga, che è al centro del "pentagono" amoroso più importante, non si conosce molto.
Forse gli autori miravano ad altri obiettivi, ma fa rimanere l'amaro in bocca l'aver sprecato dei personaggi che funzionano da soli e insieme. Dodici episodi sono quello che sono, ma appunto perché il tempo è poco non si può pretendere di riuscire a fare l'impresa del secolo. Ecco perché, secondo la mia modesta opinione, Kiznaiver non ha puntato a essere l'anime ma un anime fra tanti. Avrebbe potuto, altri ci sono riusciti nello stesso arco di tempo, ma è affogato nelle dinamiche del Kizuna System, in una sceneggiatura che dà troppo poco spazio a ciò che realmente conta. Per carità è interessante l'architrave costruito intorno ai protagonisti, ma ai fini del successo della serie ha rappresentato una scelta imprudente.
Lo Studio Trigger non avrà avuto la maestria della KyoAni, la casa di produzione che meglio riesce a mettere in animazione il sentimento puro e crudo; ma non è stato nemmeno stucchevole o esagerato, anche se in alcuni punti i sentimenti sembravano un po' schizofrenici. Nonostante l'argomento fosse piuttosto coinvolgente, per quanto mi riguarda Kiznaiver non è riuscito a toccare tutte le corde emotive, tant'è che -strano ma vero!- non mi sono commossa! E io sono di lacrima facile! Le espressioni dei personaggi, però, sono ben rimarcate, soprattutto grazie ad un character design centrato. Ogni tanto il collo di Yuta, Tenga e Hisomu raggiungeva una lunghezza pari a quella dei cigni, ma in generale i volti e la fisicità dei personaggi ben si sono adattati al carattere di questi ultimi. Resta un design a tratti particolare, ma non riuscirei mai a dire che è brutto.
In generale, sembra ben fatto tecnicamente. Le animazioni sono naturali, i toni accesi, gli sfondi colorati e caldi. L'ambientazione è particolare e suggestiva, la città di Sugomori mi ha ricordato il complesso edochiano di Odaiba. C'è una buona cura ai dettagli dello scenario, la rappresentazione dei luoghi non sembra lasciata al caso.
Il doppiaggio è buono, soprattutto ho adorato Yūki Kaji nei panni di Kacchon. La voce di Eren de L'Attacco dei Giganti, così dinamica e energica, che si adatta a un personaggio apatico, mogio e silenzioso come Katsuhira, fa comprendere la bravura di Kaji fin dove arriva.
Tuttavia, ciò che più spicca è la colonna sonora. Molto bella l'opening "Lay your hands on me" dei BOOM BOOM SATELLITES, con un sound misto tra quello dei Sigur Ros e quello degli STEREO DIVE FOUNDATION. La sto ascoltando in loop da giorni! Carina anche l'ending "Hajimari no Sokudo" dei Sangatsu no Phantasia.
Fra i temi di accompagnamento il più centrato è quello legato alla presenza dei Gomorin, le mascotte della città di Sugomori e del Kizuna System. In teoria all'interno dei costumi vi sarebbero degli esseri umani, ma per come si comportano sembrano uscire dall'immaginario di Yasutaka Tsutsui in Paprika: hanno movimenti isterici, sbucano dai posti più impensati, sono veloci e un po' aggressivi, morbidi ma misteriosi. Provocano lo stesso grado di inquietudine dei bambolotti della polizia di Psycho Pass! Tutto sommato, però, un Gomorin come strap per il cellulare lo comprerei!
Nella città di Sugomori è in corso un grosso esperimento che dovrà condurre l'umanità verso uno stato di pace comune e duraturo. La fine di tutte le guerre e la connessione totale dei cuori: il cosiddetto Kizuna System fonda la sua esistenza sulla convinzione che attraverso la condivisione del dolore l'uomo appenderà il fucile al chiodo. Sette ragazzi sono scelti come soggetto sperimentale: Katsuhira "Kacchon" Agata, Chidori Takashiro, Hajime Tenga, Niko Niiyama, Honoka Maki, Tsuguhito Yuta e Yoshiharu Hisomu, vengono convocati dalla loro compagna di classe Noriko Sonozaki per divenire dei Kiznaiver, persone in grado di condividere il proprio dolore. Attraverso la cicatrice che gli è stata impressa sulla pelle, i sette ragazzi che non hanno niente in comune se non appartenere allo stesso progetto, cominciano a sentire come propri la sofferenza, l'amore, l'amicizia, la gioia, la compassione, le emozioni degli altri membri del gruppo. All'inizio sembra tutto un continuo formicolio, accompagnato dal mal di testa, dal dolore fisico, che col tempo però diviene dolore mentale, affettivo, dolore del cuore... Il cuore che soffoca in questo caleidoscopio di sentimenti schizofrenici che è l'anime di Kiznaiver.
Il nuovo prodotto dello Studio Trigger si presenta come una grossa metafora dell'amicizia, soffermandosi soprattutto sulla difficoltà di costruzione di questo legame riscontrata da persone che non hanno grossi punti in comune. In un continuo litigare, afferrarsi, lasciarsi, riprendersi, farsi del male, fare la pace; in una serie di triangoli-quadrilateri-pentagoni amorosi; tra flashback che si mescolano al presente facendo calare un alone di mistero sull'intera serie... Kiznaiver imbastisce un grosso barbecue e in 12 episodi non riesce a completare come si deve il discorso che ha iniziato. O meglio, arriva forte e chiaro il messaggio che amici ci si diventa anche senza esserselo detti o chiesto. Tutto bello, tutto vero. Quello che però viene perso per strada è l'obiettivo del Kizuna System, la fantomatica pace mondiale a cui Noriko Sonozaki aspira, che sul finale sembra passare in secondo piano rispetto alle love story che si instaurano fra i vari personaggi. Non nascondo che il mio lato da shōjomane ha prevalso in più punti, mi stavo quasi per stracciare i capelli nel vedere il fantastico (ma stereotipato) triangolo tra Kacchon, Chidori e Tenga! Ma ad onor del vero, non posso non ammettere che, se si fossero concentrati sulla caratterizzazione dei personaggi piuttosto che sugli sviluppi amorosi fra di essi, sarebbe venuto fuori qualcosa di più completo e meno ingenuo.
La caratterizzazione dei personaggi, infatti, ricalca delle tipologie già a lungo battute: il teppista, l'apatico, la santarellina, la lunatica, il fashionista, la scorbutica e il masochista. Addirittura è l'anime stesso a inserire i protagonisti nella categoria dei sette peccati capitali. Da un po' di tempo a questa parte noto che c'è un certo revival dei sette peccati, messi in mezzo anche quando non centrano nulla. In Kiznaiver poi non rassomigliano nemmeno lontanamente ai veri nanatsu no taizai (七つの大罪), perciò il senso di nominarli dov'è stato? Comunque, non tutti i personaggi vengono adeguatamente approfonditi. Certo non si può dire che non si impari a conoscerli, ma mentre per alcuni c'è più attenzione, di altri non si viene a sapere il percorso precedente. Ad esempio, per me è rimasto un mistero Hisomu il masochista o Nico la lunatica, dei cui sentimenti non mi ero nemmeno accorta! Dello stesso Tenga, che è al centro del "pentagono" amoroso più importante, non si conosce molto.
Forse gli autori miravano ad altri obiettivi, ma fa rimanere l'amaro in bocca l'aver sprecato dei personaggi che funzionano da soli e insieme. Dodici episodi sono quello che sono, ma appunto perché il tempo è poco non si può pretendere di riuscire a fare l'impresa del secolo. Ecco perché, secondo la mia modesta opinione, Kiznaiver non ha puntato a essere l'anime ma un anime fra tanti. Avrebbe potuto, altri ci sono riusciti nello stesso arco di tempo, ma è affogato nelle dinamiche del Kizuna System, in una sceneggiatura che dà troppo poco spazio a ciò che realmente conta. Per carità è interessante l'architrave costruito intorno ai protagonisti, ma ai fini del successo della serie ha rappresentato una scelta imprudente.
Lo Studio Trigger non avrà avuto la maestria della KyoAni, la casa di produzione che meglio riesce a mettere in animazione il sentimento puro e crudo; ma non è stato nemmeno stucchevole o esagerato, anche se in alcuni punti i sentimenti sembravano un po' schizofrenici. Nonostante l'argomento fosse piuttosto coinvolgente, per quanto mi riguarda Kiznaiver non è riuscito a toccare tutte le corde emotive, tant'è che -strano ma vero!- non mi sono commossa! E io sono di lacrima facile! Le espressioni dei personaggi, però, sono ben rimarcate, soprattutto grazie ad un character design centrato. Ogni tanto il collo di Yuta, Tenga e Hisomu raggiungeva una lunghezza pari a quella dei cigni, ma in generale i volti e la fisicità dei personaggi ben si sono adattati al carattere di questi ultimi. Resta un design a tratti particolare, ma non riuscirei mai a dire che è brutto.
In generale, sembra ben fatto tecnicamente. Le animazioni sono naturali, i toni accesi, gli sfondi colorati e caldi. L'ambientazione è particolare e suggestiva, la città di Sugomori mi ha ricordato il complesso edochiano di Odaiba. C'è una buona cura ai dettagli dello scenario, la rappresentazione dei luoghi non sembra lasciata al caso.
Il doppiaggio è buono, soprattutto ho adorato Yūki Kaji nei panni di Kacchon. La voce di Eren de L'Attacco dei Giganti, così dinamica e energica, che si adatta a un personaggio apatico, mogio e silenzioso come Katsuhira, fa comprendere la bravura di Kaji fin dove arriva.
Tuttavia, ciò che più spicca è la colonna sonora. Molto bella l'opening "Lay your hands on me" dei BOOM BOOM SATELLITES, con un sound misto tra quello dei Sigur Ros e quello degli STEREO DIVE FOUNDATION. La sto ascoltando in loop da giorni! Carina anche l'ending "Hajimari no Sokudo" dei Sangatsu no Phantasia.
Fra i temi di accompagnamento il più centrato è quello legato alla presenza dei Gomorin, le mascotte della città di Sugomori e del Kizuna System. In teoria all'interno dei costumi vi sarebbero degli esseri umani, ma per come si comportano sembrano uscire dall'immaginario di Yasutaka Tsutsui in Paprika: hanno movimenti isterici, sbucano dai posti più impensati, sono veloci e un po' aggressivi, morbidi ma misteriosi. Provocano lo stesso grado di inquietudine dei bambolotti della polizia di Psycho Pass! Tutto sommato, però, un Gomorin come strap per il cellulare lo comprerei!
Concludendo, Kiznaiver è un anime carino, ben fatto tecnicamente, ma che vola basso nonostante l'argomento delicato e profondo. Ha un sacco di potenziale sprecato, perso com'è nella sua stessa trama. Si fa seguire come un qualcosa di semplice e intriga per il fattore romantico, ma alla fine lascia una sensazione di incompletezza. Non posso dire che non mi sia piaciuto, mi ha a suo modo appassionata, perché un anime che parla di amicizia non può non toccarmi. Ma davanti ai difetti la mia anima di recensore non può non tacere. E ritengo di essere stata buona nell'assegnargli un voto discreto, dato più alla gestione delle love story che alla sceneggiatura in sé. Decisamente lo Studio Trigger poteva fare di più!
Pro
- Una buona metafora dell'amicizia.
- Buona rappresentazione dei sentimenti e delle emozioni umane.
- Personaggi stereotipati ma che sanno come farsi apprezzare.
- Bel chara design e animazioni abbastanza degne.
- Ottima colonna sonora.
- Non è stucchevole.
- Buona gestione dei triangoli amorosi.
Contro
- Ha del potenziale sprecato.
- In alcuni momenti i discorsi sono stati alquanto criptici.
- Non tutti i personaggi protagonisti vengono adeguatamente approfonditi.
- Il messaggio che vuole trasmettere non arriva a coinvolgere del tutto.
Io poi non gli ho dato la sufficienza perché la serie era costruita oggettivamente male: prima metà con tutte quelle cazzatine sulle missioni, e seconda parte in cui si sono ricordati che c'erano delle storie da concludere e l'hanno buttata tutta sullo shipping game e sul friendship is magic.
Era da sceneggiare meglio, e se si pensa che il setting aveva un ottimo potenziale...
Però un po' stucchevole lo era, specialmente col drammone della tipa del manga, con Chidori che rompeva 24h/24 e con robe come la frignata collettiva sotto la pioggia.
E il finale era insipido forte.
Quanto all'anime continuo ad avere dubbi su una possibile visione: la grafica mi piace, ma a sentire le tematiche - e come sono sviluppate - non so quanto lo potrei effettivamente apprezzare.
Troppo hype per niente.
Immaginavo che Kiznaiver fosse uno di quegli anime che o piace o non piace...
Ammetto di non conoscere la Mari Okada così bene, ma concordo sul fatto che Kiznaiver poteva essere costruito meglio. La differenza nella valutazione credo stia nel fatto che per me sono stati 12 episodi scorrevoli su un argomento interessante, con più o meno difetti che si equivalgono ai pregi. Ho scelto di premiare il tema e il modo in cui è stato rappresentato, inoltre graficamente e a livello sonoro l'ho apprezzato tanto.
Cerco di essere sempre il più oggettiva possibile quando scrivo una recensione, ma è ovvio che l'essere o non essere "stucchevole" o l'essere o non essere "insipido" è soggettivo. Non mi sono commossa, quindi qualcosa è sicuramente mancato. Ma nemmeno mi sono innervosita, cosa che capita spesso quando un anime è stucchevole. Nella recensione però ho provato a spiegare le mie sensazioni a riguardo... Non sono riuscita a farmi capire bene? :/
Non me le scrivete 'ste cose però, che io poi ci credo veramente! (/ω\)
E poi mi permetto una critica a Mari Okada: va bene una, van bene due volte, ma ogni anime dove mette lo zampino finisce a triangoli amorosi e potere dell'amicizia, e alla lunga stanca vedere il solito pattern, soprattutto quando viene sfruttato per sopperire alle beghe di una sceneggiatura concepita male.
Comunque darei un 7(+) a Kiznaiver più per la parte tecnica, dove trigger ha fatto un buon lavoro,che per altro,con doverosa menzione per la OP, fra le migliori che ho ascoltato nelle ultime stagioni.
Eh, io non me la sentivo di far passare la sua stesura troppo caotica. Poi, da quello che ho appeso, l'opera doveva essere un battle shonen ed è stata trasformata in un semi-psicologico prima dell'inizio dei lavori (per volere del regista) e a mio avviso questo cambio repentino si è sentito: prima c'è mezza opera con le cavolate delle missioni (con passaggi molto discutibili), poi l'hanno buttata sul serioso (il drammone della tipa era un po' troppo esagerato, ma almeno sembrava che stessero cambiando registro).
E poi, a un ep dalla fine, gli mettono il plot twist/cliffhanger (in un'opera che era stata, come ritmo, piuttosto tranquilla), risolvono tutto in mezzo ep finale e poi concludono in pochi minuti un epilogo che sinceramente non diceva molto.
Poi per il resto non contesto la tua visione, visto che il tuo punto di vista sicuramente da più importanza a certi aspetti e meno ad altri rispetto al mio, senza contare che siamo globalmente tutti d'accordo su un punto fondamentale (senza distinzione fra chi ha dato una valutazione positiva e chi ne ha data una negativa):
l'opera poteva fare meglio, alla luce delle possibilità offerte dal setting e dall'idea di base.
I Trigger avevano l'opportunità di andare oltre all'essere uno studio che propone opere onanistiche per l'Imaishi style (e ci hanno provato, visto che il comparto tecnico era curato e l'impegno c'era), ma purtroppo qualcosa non ha funzionato.
Come ben dici, ci siamo focalizzati su cose diverse. D'altronde se tutti vedessimo gli anime in unico e solo modo, scriveremmo recensioni identiche. Forse quel voto è più un 6,5 che un 7-, ma là stiamo. La sufficienza gliel'ho data piena perché si è fatto guardare, non si è fatto odiare, mi ha abbastanza presa coi personaggi e i triangoli amorosi, l'argomento mi piaceva. Sono una scrittrice di pancia purtroppo!
Che sia un'occasione sprecata è una verità incontrovertibile...
Io non mi sono abituata a vedere roba fatta male e mai mi abituerò. Se c'è da andare giù pesante su qualcosa, lo faccio senza tanti peli sulla lingua. Purtroppo concordo sul fatto che non sia positivo quest'andazzo degli ultimi anni, con anime di 12/13 episodi che soffocano nel poco tempo a disposizione. Ma non so se è una tendenza invertibile o meno. .-.
Io avevo visto solo il primo episodio, che non mi aveva convinto moltissimo, ora sono col dubbio se continuare o meno. Ci penserò.
non sono daccordo con chi dice che è potenziale sprecato.
non sono daccordo che i personaggi non sono del tutto caratterizzati bene
soggettiva troppo. cosa è che conta davvero???
concordo solo che nico è innamorata di Tenga, ma poi a differenza degli altri non si sa finchè non viene detto.
dici? non so non credo, ne hanno fatto un anime; per altro direttamente e senza nemmeno passare per altro.
Mari Okada a fatto la sceneggiatura lo Story board lo ha fatto Tachikawa Yuzuru che è praticamente il papà di kill la kill... che pretendevi?? ha disegnato esattamente come in kill la kill. Mari Okada è invece la sceneggiatrice di Toradora, vampire knight, Hanasaku Iroha, Nagi no Asukara... Kodomo no Jikan... si kodomo no jikan ... Canaan, Aria the natural... ecc ecc... non è nemmeno l' autrice. io comunquee direi che si sono espressi al meglio assieme, anzi hanno dato voce a quello che l' anime di 12 episodi voleva essere. non piaciuto o meno è un altro discorso, ha venduto nonostante nello stesso periodo ci fosse la corazzata girls und panzer der film in tutte le posizioni... quindi...
Che? Guarda che Yuzuru Tachikawa in Kill La Kill si è dedicato solo a storyboard e regia dell'episodio 7... altro che papà O__O
E anche in Kiznaiver vorrei farti notare che ha storyboardato (e basta) un episodio solo, ovvero il 3, quindi il suo apporto direi che è stato abbastanza marginale.
Per contro, la Okada invece può tranquillamente dirsi una delle maggiori responsabili del progetto, avendo curato - oltre alla sceneggiatura di alcuni episodi - il soggetto e la composizione della serie; va dunque da sé che se l'anime ha una stesura caotica, la responsabilità maggiore è sua. Senza contare che, per chiunque abbia viste altre opere scritte da lei, la sua mano è abbastanza inconfondibile; e in questo caso va a cozzare parecchio con il classico stile Trigger.
Ok, detto questo faccio (come sempre) i miei più sentiti complimenti a LaMelina per il piacevolissimo scritto
Io sono stato un filino più severo nella valutazione, ma in questo caso condivido ugualmente gran parte delle sue impressioni e il sentore, comune a quasi tutti, che tanto del potenziale sia andato sprecato.
Sono stata attenta a non scrivere nulla che potesse sembrare spoiler. Se analizzando ho nominato qualcosa che può apparire tale, ti chiedo scusa. Anche se mi pare di aver capito tu l'abbia visto, altrimenti non mi avresti scritto il commento che hai scritto, quindi come mai trovi spoiler qualcosa che già hai visionato?
E io non sono d'accordo che scrivi daccordo senza l'apostrofo.
Scherzi a parte, non è che se si pubblica una recensione in vetrina bisogna per forza concordare con le opinioni espresse dal recensore. Ognuno di noi vive la visione in maniera diversa, perciò è logico che alla fine si possano presentare opinioni discordanti. Siamo qui per discutere, no?
Per quanto si voglia mantenere l'oggettività, una recensione è un articolo che esprime il giudizio personale di un singolo elemento e per tale resta influenzata dalla sua soggettività. Ogni volta che mi appresto a scrivere una recensione, non ho mai la pretesa di detenere la verità in mano.
E con ciò? Poiché ne hanno realizzato un anime, allora per forza la storia dev'essere priva di difetti? Ragionando così, qualsiasi anime sarebbe perfetto soltanto perché è un anime. Ciò è oltremodo irrazionale.
Come si dice dalla mie parti: tiritittiti poppò.
Ultimamente si sta prendendo il vizio di andare a guardare chi ha fatto cosa e giudicare in base al nome, prima ancora di aver visto il prodotto. Io guardo senza fregarmi dei trascorsi di chi ci ha lavorato, la mia visione parte sempre da un foglio bianco su cui l'anime deve dipingere. Se gli riesce, bene.
Inoltre, se la Okada o chi per lei ha fatto tutte queste cose, non implica che tutti i lavori successivi a cui mette mano siano validi solo perché li ha fatti lei. Anche i migliori sbagliano, no?
Non sempre le vendite sono sinonimo di valore. Per gli anime, poi, prendiamo un campione come quello giapponese. E si sa che il pubblico nipponico spesso non ha gusti affini a quello italiano.
Per il resto, ti ha risposto già adeguatamente Traxer.
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