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Iniziamo, come di consueto, parlando un po' della trama. L'anime è ambientato nel XV secolo, probabilmente in Polonia, nel cuore dell'Europa, e racconta un preciso momento storico in cui la Chiesa è oppressiva e, tramite l'Inquisizione, condanna e punisce chiunque esprima opinioni divergenti rispetto alle teorie religiose canoniche vigenti. Il protagonista, almeno nella prima parte, è un ragazzo di dodici anni di nome Rafal. Si tratta di un prodigio che, su suggerimento del suo mentore, si dedica agli studi di teologia e cerca di apparire agli occhi di tutti come perfettamente integrato nel contesto in cui vive. Rafal, però, è estremamente curioso e brillante, ed è affascinato dal cielo stellato. Ogni notte, infatti, con il suo astrolabio, tiene traccia dei movimenti delle stelle. La sua vita viene sconvolta nel momento in cui il suo mentore gli chiede di andare a prendere un eretico appena uscito di prigione. L'eretico, fin dal primo incontro, inizia a parlargli della sua teoria e lo obbliga inizialmente ad aiutarlo. Rafal, ben presto, ne rimane affascinato e fa propri i suoi insegnamenti. Ma di cosa stiamo parlando? L'eretico sostiene e vuole dimostrare la teoria eliocentrica, in contrapposizione alla visione geocentrica sostenuta dalla Chiesa, e per questo motivo è stato rinchiuso e costretto ad abiurare le sue idee per poter essere rilasciato dall'Inquisizione.
A questo punto è necessario fare una piccola digressione e fornire una spiegazione. Il sistema geocentrico è una teoria astronomica che pone la Terra al centro del sistema solare, con tutti gli altri corpi celesti che ruotano attorno ad essa. Questa teoria fu enunciata dall'astronomo greco Eudosso di Cnido, seguendo gli spunti del suo maestro Platone, e sostituì rapidamente la cosmografia arcaica. Il sistema fu successivamente perfezionato da altri astronomi dell'antichità, tra cui Tolomeo, la cui versione definitiva venne poi conosciuta come il "sistema tolemaico". Il geocentrismo ebbe larga diffusione nell'antichità e nel Medioevo, perché ritenuto soddisfacente in termini astronomici e coerente con le opinioni filosofiche e religiose dell'epoca. L'eliocentrismo, al contrario, è una teoria che ipotizza che il Sole sia al centro del sistema solare e dell'universo, contrariamente al geocentrismo, che pone invece la Terra al centro. Per la Chiesa cattolica dell'epoca, il sistema tolemaico con la Terra al centro dell'universo era considerato una prova dell'esistenza di Dio; tutte le teorie che cercavano di confutare questa visione venivano quindi ritenute eretiche, e i loro sostenitori venivano perseguitati e torturati dall'Inquisizione. Tornando alla nostra storia, Rafal scopre l'eliocentrismo e diventa un suo fervente sostenitore.
La vera forza di questa serie risiede nei personaggi, che cambiano il più delle volte con l'avanzare del tempo e degli archi narrativi. La caratterizzazione è molto dettagliata, sia per i protagonisti che per i personaggi secondari. I caratteri e le motivazioni che li muovono sono profondamente differenti tra loro, e vengono evidenziati aspetti molto forti e particolari che li contraddistinguono. In questa serie non c'è nessun personaggio banale, e i loro obiettivi sono personali e diversi l'uno dall'altro. Come dicevamo, una caratteristica del Movimento della Terra è l'alternarsi dei protagonisti a vari anni di distanza. Il filo conduttore è l'eliocentrismo e la lotta per sostenere le proprie convinzioni, il rifiuto di arrendersi alle ingiustizie, e i sacrifici che si è disposti a fare per queste ultime. Questa connessione è rappresentata da un ciondolo che passa dalle mani di Rafal a quelle dei successivi protagonisti, man mano che la storia si sviluppa, ed è anche l'oggetto che Nowak cerca disperatamente per interrompere il lascito di Rafal. E chi è Nowak? È il capo degli inquisitori incaricati della soppressione dell'eliocentrismo. È l'antagonista principale della serie: lui cattura, tortura e uccide i sostenitori di tale teoria.
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La sua caratterizzazione è ottima, con diverse sfaccettature che lo rendono un personaggio complesso, lontano dalla monotonia. Le sue motivazioni sono chiare e costituiscono la sua forza. È anche profondamente distorto: la sua mente è entrata in un loop tale che anche le peggiori atrocità sono diventate la normalità per lui. Quando si trova a dover torturare dei bambini, semplicemente afferma che non gli piace farlo, ma ciò non lo ferma dal compiere tali azioni, rendendo tutto grottesco e orribile. Nella sua mente, le sue convinzioni sono così radicate e solenni che giustifica ogni mezzo per raggiungerle. Uno dei punti centrali della storia è indubbiamente la tortura perpetrata dall'Inquisizione; molte puntate sono incentrate su questo tema ed è il terrore di chi rischia di essere inquisito. Nonostante l'orrore, però, ciò non ferma i protagonisti.
Qui mi sento di dover dare un avviso: questa non è una serie per i deboli di cuore o di stomaco. Detto ciò, è naturale parteggiare per i "buoni" rispetto ai "cattivi", considerando le azioni che compiono, ma tutti i personaggi sono profondamente convinti delle proprie opinioni e agiscono in base a esse, convinti di essere nel giusto. Come dice Rafal a Novak: “Pensando a noi, le persone di un’altra epoca ci considereranno semplicemente uomini del XV secolo. Più che a chi ha una filosofia simile alla mia, mi sento più vicino a chi è nato nella mia stessa era. Anche se odiandoci fino a ucciderci, siamo compagni che hanno costruito insieme un dato momento storico.”
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Una domanda che a questo punto bisogna porsi riguarda la veridicità storica di quanto raccontato. Come avrete capito, la storia è molto dettagliata e intricata, ma ci sono delle incongruenze storiche? Assolutamente sì. I personaggi descritti sono inventati e non si basano su figure storiche realmente esistite, con l'eccezione di Albert, l'ultimo protagonista. La storia è romanzata e non pretende di essere un resoconto storico dettagliato della lotta tra geocentrismo ed eliocentrismo. I disegni realizzati da Rafal del metodo tolemaico sono meno dettagliati rispetto agli originali, ma identici negli altri aspetti e accurati fino ai diagrammi. Anche la persecuzione degli scienziati per le loro eresie è una corretta rappresentazione storica, sebbene non con l'esagerazione che vediamo nella serie. Inoltre, alcuni dispositivi di tortura mostrati trovano riscontri reali. All'inizio della storia si dice che il tutto è ambientato nel "Regno di P", che si ipotizza essere la Polonia, quindi non si intende fornire un dettaglio storico preciso, e storicamente non esistono molte informazioni sull'Inquisizione in Polonia. Solo nelle ultime puntate viene menzionata una città ben specifica e realmente esistente. Le sentenze a morte per eresia non erano così frequenti come viene mostrato nell'anime, e molti grandi scienziati hanno collaborato con la Chiesa. Alla fine, non bisogna guardare Il Movimento della Terra come un trattato storico, ma come una storia ben costruita e raccontata, che parte da basi reali ma che è, in ultima analisi, immaginaria.
Il vero protagonista della storia è indubbiamente il cielo stellato, le stelle sono al centro di tutto quello che viene raccontato, pertanto, in ogni occasione in cui è possibile, ci viene mostrato un cielo vividissimo e bellissimo, che sia all’aperto, visto parzialmente da una finestra oppure semplicemente riflesso negli occhi dei protagonisti..jpg)
In una storia che affonda le sue radici nell’astronomia il cielo notturno non poteva che essere reso quanto più stupendo umanamente possibile, ed è esattamente ciò che il direttore artistico Yasutoshi Kawai e il direttore della fotografia Akane Fushihara hanno fatto. Di particolare pregio il lavoro di Fushihara anche per i momenti in cui la luce gioca un ruolo fondamentale e racconta quasi da sola un'intera scena.
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Il character design di Masanori Shino è molto fedele a quello del manga di Uoto, molto dettagliati e ben delineati i vari personaggi. Le animazioni a cura di Madhouse sono generalmente buone, in alcune scene evidentemente più curate che in altre, infatti, in alcune puntate, sono decisamente legnose e statiche.
Un aspetto che spesso viene sottovalutato è la colonna sonora. In questo anime viene composta da Kensuke Ushio, ed è particolarmente coinvolgente. Ushio è un ottimo compositore ed aveva già dato prova della sua bravura nel recente Dan Da Dan e in Chainsaw Man.
Molto bella l’opening "Kaijū" a cura dei Sakanaction. Questa opening rimane la stessa per tutta la durata dei 25 episodi della serie, ma le animazioni e le scene mostrate variano leggermente man mano che i protagonisti si alternano nella storia rendendola particolare ed interessante.
In questa serie viene mostrato uno dei migliori antagonisti degli ultimi anni, Novak, stupendamente interpretato da Kenjiro Tsuda. Ma anche Saya Hitomi, Yūichi Nakamura, Katsuyuki Konishi e Maaya Sakamoto doppiano benissimo i loro personaggi, ossia Yolenta, Badeni, Oczy e Rafal.
Un vero peccato è che non ci sia il doppiaggio italiano, in modo da dare la possibilità di vedere la serie come si preferisce, doppiata o meno.
Vi lascio con il video di una delle scene che a mio parere meglio rappresenta lo spirito dell’anime.
Il Movimento della Terra vuole essere un tributo a tutti coloro che sono morti per le proprie convinzioni, difendendo la libertà di ricerca ed espressione fino a rinunciare al bene più importante, la propria vita. Molto interessante lo sviluppo della storia con il passaggio di “consegne” che fa da filo conduttore tra un protagonista e l’altro nel tempo.
La veridicità storica non è la base su cui ci si deve focalizzare per la storia, ma bisogna considerarla un’opera di finzione che si basa su fatti storici reali e documenti veramente esistenti. I personaggi sono quasi tutti frutto della fantasia dell’autore.
Pro
- La storia raccontata
- Caratterizzazione dei personaggi
- Il cielo stellato
- Il doppiaggio di Novak
- La fotografia
- Uno dei migliori antagonisti degli ultimi anni
- Il filo conduttore tra i protagonisti negli anni
- L'opening dei Sakanaction
Contro
- Le animazioni a volte legnose
- La veridicità storica
- Mancanza del doppiaggio italiano
La storia non ricorderà mai persone come Oczy, Badeni, Jolenta, Draka e la tragica storia di Nowak... ma le persone che hanno vissuto con loro, sì, e va bene così.
Le animazioni a volte legnose? Sì, in qualche episodio lo si può notare. Ma quando la potenza narrativa è così travolgente, quando ogni dialogo pesa come pietra scolpita nella memoria e ogni sguardo tra i personaggi racconta più di cento frame iper-fluidi, allora si comprende che non è l’abbondanza di keyframe a determinare la grandezza di una serie. Madhouse sa bene dove concentrare le sue forze: nei momenti emotivi e simbolici, che restano impressi ben più della fluidità tecnica in qualche scena di raccordo.
La veridicità storica? Ma quando mai un'opera di fiction – dichiaratamente ispirata ma non vincolata alla cronaca – deve rispondere a criteri da saggio accademico? “Il Movimento della Terra” non è una lezione di storia, ma un inno alla libertà di pensiero. È una parabola universale sul prezzo delle idee e sul coraggio di sostenerle anche contro un potere totalizzante. I riferimenti storici servono a dare spessore e credibilità, non a vincolare l'autore a una pedanteria didascalica. E in questo, la serie riesce perfettamente.
Manca il doppiaggio italiano. Un vero peccato, certo. Ma francamente l’opera funziona talmente bene nel suo assetto originale da rendere questa mancanza più un rammarico che un difetto.
Il Movimento della Terra è un'opera potente, quasi necessaria. Una serie che osa parlare di fede, scienza, persecuzione, eredità spirituale e sacrificio in modo maturo, crudo e poetico. I personaggi, mai scontati, si succedono lasciando ciascuno un segno profondo. Novak, con il suo fanatismo glaciale e logico, è una delle rappresentazioni del male ideologico più riuscite degli ultimi anni.
L’anime è una lettera d’amore al cielo, alla curiosità e alla coscienza, e merita più che l’eccellenza: merita di essere ricordato. Come le stelle che Rafal osservava, brillerà nel tempo.
Il problema principale della serie, a mio avviso, è che l'autore aveva alcuni messaggi che voleva trasmettere a tutti i costi e non è stato in grado di farli emergere in modo naturale dalla narrazione, ma ha invece trasformato la storia in quella che sembra più una lezione. Verso la fine i personaggi parlano tutti come se stessero dando un discorso pubblico, perché l'autore parla direttamente attraverso di loro invece di dargli dei dialoghi naturali. Questo problema raggiunge il suo apice negli ultimi 4 episodi, in cui tutto diventa estremamente didascalico, ogni tema, ogni idea, ogni messaggio viene esplicitato e messo nero su bianco in un modo che ho trovato forzato e predicatorio. Non per i messaggi di per sé o la volontà di trasmetterli, ma perché il modo in cui viene fatto è così innaturale da rompere il patto narrativo.
Resta indubbiamente una buona serie, con alcuni ottimi personaggi e tematiche interessanti che però si perde nel suo ultimo terzo finendo per dire troppo senza far pensare abbastanza.
Trovo che molte delle critiche che fai siano più una questione di aspettative personali che di reali difetti della serie.
Sul fatto che “verso la fine i personaggi parlano come se stessero facendo un discorso pubblico”, onestamente… e allora? È proprio quello il momento in cui devono farlo. La serie parla di persone che, in epoche buie, hanno messo a rischio tutto per esprimere ciò che pensavano. È logico che i dialoghi si facciano più carichi, più solenni: non sono chiacchiere, sono parole che pesano come condanne. In certi momenti non c’è spazio per “il dialogo naturale”, c’è solo la necessità di dire la verità, forte e chiaro.
L’accusa di didascalismo poi… be’, è un paradosso: critichi la serie per “dire troppo”, ma il bello è proprio che non lascia le cose a metà. In un mondo dove spesso le opere annacquano il messaggio per non disturbare nessuno, Il movimento della terra ha il coraggio di prendere posizione. E lo fa con coerenza, perché non è un anime che ti coccola: ti sbatte in faccia il prezzo delle idee, e a volte, sì, te lo dice in modo diretto. Perché c’è bisogno anche di quello.
Su Draka e Schmitt, capisco che non abbiano lo stesso impatto emotivo di Rafal, ma è voluto: sono tasselli diversi di una storia che cambia nel tempo. Non dovevano essere copie carbone degli altri, ma incarnare altre fasi della lotta. A volte più fredde, più complesse. Non “peggiori”, solo diverse.
Alla fine, rispetto chi ha trovato qualche parte più debole, ma da qui a dire che “si perde” ce ne passa. L’anime resta solidissimo nel suo messaggio e nella sua struttura, e forse non cerca di farti “pensare abbastanza” in modo sottile perché ha scelto di scuoterti. E guarda un po’, ci è riuscito.
La mancanza del doppiaggio italiano (o in altre lingue, il discorso è generico), in qualsiasi opera audiovisiva, è SEMPRE UN CONTRO, a prescindere da come la si pensi, poi si può discutere di quanto questo "contro" influisca sulla fruizione.
Questi prodotti sono realizzati e pensati per essere ascoltati e VISTI, il che vuol dire che con i sottotitoli e senza conoscere la lingua originale si perde inevitabilmente qualcosa, anche semplici sfumature.
Dire che “la mancanza del doppiaggio è sempre un contro a prescindere” non regge, soprattutto in una recensione che vuole valutare l’opera in sé, non la piattaforma che la distribuisce.
Il doppiaggio è una questione di disponibilità commerciale, non di qualità intrinseca del prodotto. Criticare Il Movimento della Terra per qualcosa che riguarda Netflix e non la serie in sé è come penalizzare un film perché nel proprio paese esce solo in digitale invece che al cinema.
Se proprio vogliamo parlarne, è una mancanza da imputare alla distribuzione, non all’anime. È legittimo desiderare più opzioni linguistiche, certo, ma inserirlo nei “contro” di una recensione rischia di spostare il focus da ciò che l’opera è a come viene confezionata per il pubblico di un singolo paese. È un peccato, non un difetto narrativo o tecnico.
In sostanza: se Il Movimento della Terra non ha il doppiaggio italiano, è una scelta o una mancanza di Netflix. Ma l’anime rimane lo stesso, e recensirlo dovrebbe significare parlare della sua scrittura, della regia, delle tematiche — non del fatto che manca un’opzione nei menu.
Ben animato però vuol dire pure character acting (oltre a non voler dire per forza iperfluido), una cosa che in un prodotto come questo non avrebbe guastato, e di cui non ho visto l'ombra. Di situazioni che andavano valorizzate ce n'erano eccome, ma di sequenze, in 25 episodi, se ne contano a malapena su una mano (discorso a parte per l'opening). Non aiuta neppure la regia che sì, è di mestiere... ma si ferma là. E allora cosa mi resta? Un'opera (che pur essendomi piaciuta) senza la forza dell'animazione a me è risultata estremamente verbosa e didascalica. Sì, fanno effetto i dialoghi, ma neppure l'abbondanza di dialoghi d'effetto, proprio come abbondanza di keyframe, determinano la grandezza di una serie.
A me sembra più che giusto che in una recensione di un'opera d'animazione sia evidenziata come mancanza.
infatti il mio era un discorso generico sulla mancanza del doppiaggio nella propria lingua a prescindere dall'opera, mica ho criticato la serie in questione o la sua qualità; rispondevo solo all'utente che dice sia una cosa stupida inserirla fra i contro, tutto qui.
comunque il recensore nel caso specifico mi dà ragione, visto che mette questo aspetto fra i contro. non che mi interessi più di tanto, eh 😉
e per inciso, la recensione è scritta benissimo.
Chiaro, ma il punto è proprio questo: inserire la mancanza del doppiaggio tra i “contro” di una recensione che valuta un’opera rischia di spostare il focus da ciò che la serie è a come viene distribuita — che è un’altra faccenda.
Capisco che volessi fare un discorso più generale (e condivisibile, in parte), ma rispondendo a chi la considera una “critica fuori luogo” è inevitabile che si parli del contesto specifico. E in questo caso, Il Movimento della Terra non ha il doppiaggio non per scelta artistica, ma per mancanza della piattaforma.
Che il recensore lo metta tra i contro, onestamente, mi sembra più un caso di non sapere che contro inserire e averci infilato quello, piuttosto che una vera critica all'opera. Come ho scritto precedentemente è più un rammarico che un difetto reale. È un po’ come recensire un libro e lamentarsi che non esista l’audiolibro: comprensibile, ma non è un difetto del testo.
No, i personaggi dovrebbero parlare come degli esseri umani comunicano tra di loro, in modo naturale e credibile. Invece qui sembrano tutti Socrate, ogni volta che aprono bocca tirano fuori un TED talk. Non è così che le persone parlano, e i contenuti di questi sproloqui sono diretti più allo spettatore che all'effettivo interlocutore nella storia. Il "dialogo naturale" è una necessità di ogni storia ben scritta, se non c'è è un difetto.
Il didascalismo è un altro sintomo dello stesso problema, cioè l'autore che non rispetta il pubblico e sente il bisogno di rendere tutto esplicito e spalmare il messaggio in faccia a chi guarda, a costo di rendere tutto innaturale. È quindi assolutamente una serie che ti coccola, fa in modo che nessuno possa non capire invece di dare la possibilità di pensare, e anziché farti comprendere il messaggio tramite la storia, lo fa dire parola per parola ai personaggi, e tante volte.
Insomma, l'autore non sa cos'è il sottotesto. In più, nessuno ha detto che i personaggi debbano essere copie carbone, ma piuttosto che siano ben scritti, e Draka e Schmitt sono bidimensionali, scialbi e per nulla interessanti a differenza degli altri protagonisti. E mi spiace, ma, per una serie di questo tipo, non far pensare lo spettatore è un difetto grave, perché banalizza e appesantisce i messaggi fino a renderli prediche.
Mi è chiaro il punto che sollevi, ma ho l'impressione che ci sia una forzatura nel voler applicare un concetto di "dialogo naturale" a una narrazione che, per costruzione, non cerca affatto il realismo quotidiano. Il Movimento della Terra non racconta scene da vita ordinaria: mette in scena uomini e donne che vivono dentro un conflitto esistenziale e spirituale. In questo contesto, i dialoghi non vogliono imitare la vita di tutti i giorni, ma aspirano a condensare un pensiero, un’eredità, un peso storico.
Quando dici che "sembrano tutti Socrate che fanno un TED talk", forse è proprio perché il tono deve essere quello: questi personaggi non parlano per convincere chi hanno davanti, ma per lasciare un segno a chi viene dopo. Parlano a nome di un’idea. Parlano sapendo che potrebbero essere le loro ultime parole. E in un’opera che ha come cuore pulsante il sacrificio per la verità, il dialogo “carico” non è un errore, è un tratto coerente.
Sul didascalismo: attenzione a non confondere l’esplicitazione del tema con la mancanza di fiducia nello spettatore. Nell'opera molti messaggi sono espliciti, sì, ma lo sono perché il contesto storico lo impone. L’autore non ti prende per mano, ti mette davanti a delle scelte morali senza ambiguità. Non vuole che tu “interpreti”, ma che tu reagisca. È un linguaggio narrativo diverso, più vicino alla tragedia che al realismo psicologico.
Quanto a Draka e Schmitt: è legittimo non trovarli coinvolgenti come Rafal, ma definirli “bidimensionali” è un’etichetta che non regge se si guarda alla funzione narrativa che ricoprono. Sono testimoni di un’eredità che si evolve e cambia volto, non eroi in cerca di gloria personale. La loro apparente “piattezza” è parte di un disegno più grande: sono l’eco sbiadita di una fiaccola che resiste, anche senza brillare come all’inizio.
Non tutto dev’essere “naturale” per essere efficace. A volte, per colpire nel profondo, un’opera ha bisogno di scolpire le parole nel marmo. E in questo l'anime fa esattamente ciò che promette.
Concordo. Poi ci sono serie dove le animazioni contano di più. Qui però non si è andati mai oltre il compitino, ed è un peccato perché avrebbero reso un' opera già buona di suo davvero di più alto profilo
Questa frase riassume tutto. Se i personaggi di una storia non parlano tra di loro ma a un'idea, cioè allo spettatore, significa che i dialoghi non sono veri, non sono credibili e non sono naturali. Cioè non sono ben scritti. Se vuoi parlare al pubblico, scrivi un saggio. Se scrivi una storia, i personaggi devono essere vivi, umani e parlare in modo credibile nel contesto fittizio in cui si trovano. I messaggi e i temi devono emergere da una narrazione coerente e funzionante, non sostituirla.
Gli esempi più eclatanti sono
In ogni caso, ho detto la mia e non voglio ripetermi più di così. I dialoghi purtroppo diventano pesanti, predicatori, espliciti, verbosi, forzati e innaturali, e questo è a mio avviso il difetto principale della serie che mi ha impedito di apprezzare l'ultima parte.
Credo che tu stia giudicando l'opera con aspettative forse non del tutto in linea con la sua natura.
Quando dici che “i personaggi parlano a un’idea, quindi non sono credibili”, stai assumendo che credibilità significhi sempre e solo aderenza al linguaggio quotidiano. Ma la credibilità narrativa non è sinonimo di “realismo” a tutti i costi. In questa serie, i personaggi sono immersi in un contesto storico e simbolico estremo, e il loro modo di esprimersi riflette la pressione, la gravità e l’urgenza delle situazioni che vivono. Non cercano il dialogo naturale nel senso banale del termine, ma quello necessario per restituire il peso morale delle loro scelte.
Sulla questione di Nowak e del finale, non direi che si tratta semplicemente dell’autore che “parla attraverso i personaggi”. Nowak è un antagonista costruito attorno a un'ideologia, non a un capriccio. Quando verbalizza certe idee, non sta facendo una lezione allo spettatore: sta mostrando quanto profondamente distorta ma coerente possa diventare una convinzione. È proprio il suo pensiero lucido, lineare, che lo rende inquietante.
Lo stesso vale per gli ultimi episodi. È vero che sono più espliciti, ma non credo che questo equivalga a un cedimento narrativo. È una scelta precisa: quando tutto è in gioco, quando i protagonisti sono arrivati al limite, il linguaggio diventa dichiarativo perché non può più permettersi ambiguità. Non c’è più tempo per suggerire, c’è solo il bisogno di dire — anche duramente.
Il sottotesto non manca, è solo che convive con una scrittura che, in certi momenti, decide di essere frontale. E non perché lo spettatore sia considerato “incapace di capire”, ma perché alcune verità — in questo contesto — devono essere esplicitate. Altrimenti si rischia di sminuire la posta in gioco.
Infine, su Draka e Schmitt: può essere che abbiano meno impatto emotivo, ma interpretare questa differenza come “bidimensionalità” mi sembra un po’ ingeneroso. Sono personaggi diversi, in fasi diverse della storia. E proprio questa varietà di tono e di approccio è uno dei punti di forza della serie.
Insomma, si può senz’altro non apprezzare il cambio di registro negli ultimi episodi, ma definirlo un difetto strutturale forse è riduttivo. Per molti, me compreso, è proprio lì che l’opera si assume il rischio più grande — e lo fa con coerenza.
Se ci aggiungo pure il comparto tecnico, allora il mio giudizio si aggrava ancora di più.
Salvo solo la colonna sonora e un paio di personaggi.
Ho la sensazione che questa serie venga molto sopravvalutata per via dell’ambientazione “storica”.
Va bene tutto, ma io non ho più menzionato questi due personaggi nel post a cui rispondi. Almeno dai il prompt giusto all'IA, altrimenti fai queste figure.
Li ho menzionati per completezza, per dare coerenza al flusso del discorso complessivo. Ma hai ragione, dimenticavo che sei lo stesso che a ogni post scritto bene grida all’IA come fosse un sortilegio. Scemo io a pensare di poter discutere civilmente con chi parte sempre dal sospetto e non dal contenuto.
Le critiche ci stanno, come tutte le opere.
Ma se mi faccio un giro sul web. è stato un successo mondiale.
Ovviamente sono tutte valutazioni soggettive, dove ognuno di noi dice la sua.
Neppure Socrate parlava come Socrate. I discorsi he abbiamo di Socrate sono degli scritti di Platone. Per quanto i temi possano essere importanti a meno di prepararsi il discorso prima non avranno mai la solennità e la pomposità di quelli in certi punti di questa serie (vedesi il viaggio di Draka in carro)
Questa uscita su “neppure Socrate parlava come Socrate” ha un sapore di battuta ad effetto che non regge davvero il confronto con il contesto narrativo della serie. I discorsi di Socrate, sì, sono filtrati da Platone, ma il paragone cade comunque: Il Movimento della Terra non cerca di replicare l’oralità storica, ma di evocare la tensione spirituale e filosofica di chi sta mettendo in gioco tutto ciò che ha.
Dire che “nessuno parla così se non si prepara il discorso prima” è, ancora una volta, applicare un metro di realismo quotidiano a una narrazione che non ha mai preteso di essere mimetica. Il viaggio in carro di Draka, che citi, è una delle sequenze più dense e simboliche della serie: non è lì per mostrarti una conversazione “spontanea”, ma un passaggio di testimone ideologico. Il tono solenne non è fuori luogo: è coerente con il peso di ciò che sta accadendo.
Se posso fare un appunto è sul finale,quando,dopo 23 episodi di Inquisizione,violenze,stragi,torture,tutto si riduce SPOILER!!!
ad Albert che per puro caso sente parlare di "movimento della Terra" e da lì inizia la carriera universitaria che lo porterà( evidentemente per caso) ad essere un insegnante di Copernico.
Un peccato,a mio avviso, perchè un po' si perde il filo logico.Anche la figura di Rafal,reintrodotto sul finale in un flashback che ce lo mostra come maestro dello stesso Albert ma ben diverso dall'inizio della serie,mi pare davvero forzata.
Nel complesso una serie diversa dal solito che induce comunque a riflettere,e non è poco.
Nowak avrà tanti difetti ma l'ipocrisia non è uno di questi. Rimane coerente fino alla fine
Non ho apprezzato neanche molto la regia che sicuramente se avesse osato di più avrebbe reso la povertà tecnica completamente superficiale e reso molte situazioni meno da "sospensione dell'incredulità" (soprattutto nelle scene d'azione o d'inseguimento).
No?
Se questa non è ipocrisia allora che cos'è?
Dire che sia una cosa voluta non lo rende meglio, forse solo peggio.
Mi dispiace leggere che certi commenti ti abbiano fatto passare la voglia di guardare l'anime, soprattutto per un motivo così debole. Non vedere una serie del genere perché “i dialoghi non suonano realistici” è, onestamente, un criterio che non sta in piedi.
Stiamo parlando di un’opera di finzione, non di un documentario storico girato con microfoni nascosti nel XV secolo. I dialoghi non devono per forza suonare come una chiacchierata al bar per essere efficaci. Devono essere coerenti con il tono, la struttura e l’intenzione dell’opera. E qui, Il Movimento della Terra sceglie un registro alto, simbolico, a tratti teatrale, proprio perché vuole restituire un conflitto morale ed esistenziale.
Che poi, se usassimo lo stesso metro, allora dovremmo buttare Les Miserables o Death Note o qualunque serie o romanzo in cui i personaggi parlano “troppo bene” per sembrare realistici. E invece no, perché lì riconosciamo che quello stile fa parte del linguaggio specifico dell’opera. Lo stesso vale qui.
Non tutto deve essere “parlato come nella vita reale” per funzionare. A volte, la buona scrittura si sente. E non è un male. Anzi, è proprio quello che eleva certi momenti, li fa restare impressi. Ed è proprio in questo che l'opera eccelle.
Capisco che si possano preferire opere più asciutte o “neutrali” nei dialoghi, ma lasciare da parte un anime così forte e denso solo perché qualcuno ha storto il naso davanti a battute troppo ben scritte… sarebbe davvero un peccato.
Guardalo. Poi decidi. Ma farsi influenzare da critiche che si lamentano che i personaggi parlano troppo bene in un’opera scritta… suona paradossale, se non altro.
Che poi 10 minuti dopo si chiede "Ma ero proprio io?".
Infatti il problema non è che ci siano dialoghi con linguaggio aulico, registro alto, o che abbiano impostazione filosofica o solenne. Nel giusto contesto possono assolutamente essere naturali, ed è pieno di esempi in opere di vario genere che apprezzo moltissimo. Quello che a mio avviso non funziona è che i dialoghi risultano spesso artificiali, come se a parlare fosse l'autore al pubblico invece dei personaggi tra di loro.
Dialoghi naturali non significa dialoghi tra ignoranti senza proprietà di linguaggio che parlano come al bar. Significa dialoghi credibili tra i due interlocutori nel contesto in cui si trovano. Se mi fai un personaggio che è un fisico nucleare, può parlare in modo totalmente incomprensibile al 99% degli altri personaggi e dei lettori, ma sarebbe comunque naturale. Al contrario, un prete del '400 in una serie storica non può parlare come un intellettuale del 21esimo secolo. Spero di aver finalmente reso chiara la mia critica.
Tranquillo era già chiaro a tutti -1
Mi fa piacere
Secondo me è una di quelle serie che dovresti guardare per farti una tua opinione.
Dagli una chance e poi vedi.
Esattamente il contrario.
Non fare queste cose sarebbe incoerente con il credere di avere una missione suprema di punire l'eresia, se credi che il tuo nemico sia il Male fermarsi davanti ad un uomo è totalmente incoerente
I Miserabili? Il libro dove Hugo fa parlare a metà dei personaggi il gergo criminale, sarebbe colpevole di far parlare la gente in modo troppo alto?
😑
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