Nella notte tra il 29 e il 30 aprile si è chiuso il sipario sul diciannovesimo Far East Film Festival di Udine, e anche quest'anno AnimeClick.it è stato web media partner della manifestazione più grande d'Europa per quanto concerne il cinema asiatico. Una edizione ricchissima di film, ben 83, fra cui numerose première, per la prima volta un film laotiano, e tantissimi ospiti internazionali di assoluta rinomanza.
L’Audience Award decretato dal popolo del Far East Film Festival va al dolce e surreale Close-Knit (2017, nella foto qui sopra) della cineasta giapponese Ogigami Naoko (già acclamata per il film cult Rent-a-neko), che si aggiudica il Gelso d’oro e il premio speciale Black Dragon Award, con una media voti di 4,43 su un massimo di 5.
Al secondo posto si piazza il dramma sportivo Split (2016), di Choi Kook-hee, South Korea, con 4,43 di media, mentre il toccante melodramma Canola (2016), di Chang, South Korea, guadagna la terza posizione con 4,42.
Il premio speciale My Movies Award va a Mad World di Wong Chun, 2016, Hong Kong, con la memorabile performance dell’attore Eric Tsang, quest’ultimo premiato con un Gelso d’oro alla carriera. Premiato con il Gelso d’oro alla carriera anche il regista cinese, già vincitore del festival nel 2011 con Aftershock, Feng Xiaogagang, quest’anno in concorso con I’m not Madame Bovary.
Dopo nove giorni di proiezioni, conferenze, incontri e interviste, è tempo di bilanci per questa edizione 2017, che si è rivelata la più grande di sempre, senza perdere il suo inconfondibile stile pop e la sua famosa atmosfera rilassata spalmata in varie zone di Udine, fra il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, il cinema Visionario, e tutto il centro città, punteggiato da oltre cento eventi.
Nove giorni che il pubblico ha continuamente condiviso con gli attori, i divi, i registi e i professionisti del cinema di tutti i tipi, così come i giovani talenti del FEFF Campus, la scuola di giornalismo guidata da Mathew Scott, i produttori del Ties That Bind alla sua nona edizione, e gli attori che sono arrivati al FEFF da tutto il mondo per la seconda edizione del Focus Asia.
Secondo una tradizione ormai consolidata, il tempo ha scelto di nuovo di non essere clemente, ma il FEFF ha confermato i fantastici risultati dell’edizione 2016.
Un po’ di numeri: 60.000 partecipanti, 140 ospiti asiatici, 1200 passaporti (giornalisti, critici, esperti del settore, professionisti cinematografici e amanti del cinema, non solo dell’Asia), oltre 120.000 euro di biglietti venduti, visitatori, compresi i professionisti del Focus Asia, provenienti da oltre 40 nazioni.
Più che un festival del cinema, col passare del tempo, il FEFF è diventata un’autentica isola del cinema, un luogo in cui vengono presentati, discussi e sognati i film. Due progetti presentati al Focus Asia, il nuovo mercato cinematografico del FEFF, hanno già trovato un sostegno finanziario. Film popolari, immediatamente riconoscibili, facilmente catalogabili per genere e origine in modo che gli organizzatori, possano strutturare il programma come una piattaforma on demand e gli spettatori possano prendere le proprie decisioni.
Cresciuto a fianco del FEFF, edizione dopo edizione, il pubblico (o più precisamente la meravigliosa tribù dei Fareasteners) sa precisamente cosa vuole dagli showbiz asiatici e ciò che vuole dal festival. "Il FEFF è così eccitante", affermano la presidentessa Sabrina Baracetti e il coordinatore Thomas Bertacche, "perché non c’è distanza tra le persone che lo organizzano, gli ospiti, e il pubblico, locale e internazionale. Intorno a loro si sentono a casa. È un momento di grande civiltà". E così l’unica cosa da fare è organizzare le date a Udine per la 20° edizione, dal 20 al 28 aprile 2018!
Vi ricordiamo che prossimamente AnimeClick.it dedicherà una serie di reportage sui principali protagonisti giapponesi della kermesse (fra cui la vincitrice Naoko Ogigami), corredati di foto, video e interviste esclusive!
Sono state presentate anche parecchie commedie, solo che non hanno vinto...
Personalmente, consiglio "Duckweed",
https://en.wikipedia.org/wiki/Duckweed_(film).
Ma va', il FEFF quest'anno prevedeva una selezione di 83 titoli che spaziavano dai drammi alle commedie, dall'action al thriller, dall'horror al fantasy, dal cinema commerciale a quello d'autore passando anche per diversi restauri di classiconi che hanno fatto la storia. Poi i vincitori tendono a essere sempre i drammoni commerciali, perché essendo i premi definiti dalle votazioni popolari, questi sono il genere di film che hanno più presa sul pubblico medio; ma ridurre tutto a questo non ha proprio senso.
Btw il vincitore morale per me è stato lo splendido "I Am Not Madame Bovary" (Wo bu shi Pan Jinlian), opera immensa e stratificata, ripresa simbolicamente in formati atti a richiamare la pittura cinese e traboccante di riferimenti a secoli di cultura e letteratura di quel popolo.
Carino il vincitore Close-Knit, idem Mad World; entrambi film forse un tantino pompati, ma se non altro molto attuali.
E io infatti non ho ridotto il tutto a questi film, ma tra i vincitori ci sono solo quelli di questo genere, senza che generalizziamo sui commenti. Che poi già questo tipo di premiazioni lasciano il tempo che trovano, poi son sempre della stessa tipologia eh beh ovvio che mi vien da dirlo.
Ma sei stato tu il primo a generalizzare nei commenti
In ogni caso, grazie per il reportage e per tutte le iniziative future di copertura. Il FEFF è è un'occasione culturale di altissimo profilo presente nel nostro paese, che ci permette di conoscere un'interessante produzione cinematografica che nel 99% dei casi passerebbe inosservata.
Almeno si rimane aggiornati sui film asiatici.
E ora l'unica cosa che c'è da fare e vedere se ci sono i sub.
Concordo con Traxer su Madame Bovary, fra le visioni più alte e raffinate del festival. Fra le conferme metto Yamashita con ben tre film in concorso, fra cui l'irresistibile commedia My uncle, lo struggente Over the fence e il minimalista Ramblers; One Hitoshi con Scoop! (grande prova del simpatico mascalzone Masaharu Fukuyama e di Fumi Nikaido); Eiji Uchida con l'irriverente e corrosivo Love and other cults. E poi vabbe' il documentario su Mifune e Branded to Kill in versione restaurata erano dei must.
Sorprese in positivo: la sofisticata commedia di estrazione teatrale At the terrace, tutta improntata sulla causticità dei dialoghi e la sottile interpretazione degli attori; Mr Zhu's summer, commedia scolastica cinese; Hamon: Yakuza boogie, scoppiettante black comedy un po' sgangerata; il surreale Shed Skin Papa; e l'incredibile "western tibetano" Soul on a string, che visto alle 9 di mattina è stata un'esperienza trascendentale.
Divertente anche il film tratto da Teiichi high school di Furuya, che riprende fedelmente la satira politica del manga aggiungendo la verve di un cast di giovani attori davvero in forma.
Da segnalare anche un interessante corto di Hong Kong intitolato Even ants strive to survive, allucinante incubo distopico fra il kafkiano e l'orwelliano.
Mi è dispiaciuto non vedere: Duckweed, dello stesso regista avevo visto due anni fa The continent e mi era piaciuto parecchio; Dearest Sister il film laotiano, proiettato troppo tardi per me; e col senno di poi Split e Canola
Non trovo banale, né scontato, che sia stato questo film a vincere; difficile vedere film dai temi banali trattati banalmente al FEFF. Che poi ci possa essere il film più o meno sulle nostre corde, questo senz'altro. Close Knit è sulle mie corde, tantissimo, e ne sono stata oltremodo felice.
Poiché è stato trasmesso con i doppi sottotitoli (inglese/italiano), spero vivamente che possa arrivare anche in altri festival prossimamente in italia, così che ne possano godere anche altri oltre agli udinesi & vicini
In linea più generale, sono contentissima della crescita qualitativa dirompente che sta avendo il FEFF in questi ultimi anni, con ospiti che solo qualche anno fa ci saremmo quasi sognati... e che puntualmente passano quasi in sordina ovunque, quindi mi fa tantissimo piacere (a dir poco) il fatto che animeclick possa dedicare una piccolissima parte dei propri spazi a questo bellissimo festival e alla selezione di titoli che propone ^^
Un grazie immenso a BOB per la rappresentanza di animeclick al FEFF!
Eh, troppo presto per me, siccome venivo da una seratona bella lunga e quella mattina volevo essere fresco per il restaurone di Suzuki però mi spiace un sacco di essermelo perso, dai trailer pareva un film contemplativo con una fotografia assurda. Che fighi i cinesi, ogni anno si riconfermano un passo avanti a tutti.
Ottimo che invece mi hai ricordato di Dearest Sister, unico titolo in concorso del Laos (paese che nella sua importante e ricchissima storia cinematografica ha prodotto la bellezza di 10 film in totale )! È finito alle 2 di notte passate, ma ne è valsa la pena. Il film era un horror psicologico lentissimo e morboso, incentrato sul rapporto di sfiducia, gelosia e rancore tra due sorelle; un film di piani strettissimi e macchina a mano destabilizzante, che toglieva letteralmente l'aria con la sua fotografia impastata e claustrofobica. Assolutamente consigliato.
Grazie per il tuo pensiero.
Dal mio personale punto di vista, penso che se alle persone LGBT si guardasse come a delle persone normali, soprattutto in Giappone dov'è ambientata la storia, non ci sarebbe stato motivo di pensare a questo film come "anomalo." Non lo ritengo affatto un film di "denuncia sociale", non lo è e non vuole esserlo.
Penso che al di là del concetto familiare, la regista abbia anche voluto esprimere la sua opinione e forse un utopistico desiderio di "normalità" in merito, specie in un Paese come il Giappone dove l'essere "diversi" da ciò che ci si auspica è molto più spesso una condanna senza fine che non viceversa. Le figure transgender che appaiono in TV sono viste e amate come personaggi di spettacolo e niente più.
A Udine la Ogigami ha spiegato che mentre negli Stati Uniti aveva molti amici LGBT, al suo ritorno in Giappone non è stata in grado di trovare una persona che lo fosse. Ma non per questo non esistono. Solo, se esserlo significa essere additati come "essere perverso", "aberrazione divina" o "mostro" o qualcosa da "ripristinare alla normalità", è evidente che l'apertura mentale in tal senso sia ancora estremamente limitata (non che in Italia vada tanto meglio, comunque ^^'').
Per questo motivo non ho motivo di dubitare che ai botteghini in patria il film non abbia avuto successo, mi sarei estremamente stupita del contrario semmai, perché significherebbe che tutti i giapponesi hanno aperto gli occhi tutti insieme. Ciò che dice la Ogigami sul fatto che il tema risulti ancora indigesto lo conferma.
Così come non ho motivo di dubitare che anche la mancanza di interesse reciproco maschi/femmine che affligge il Giappone e di cui avevamo parlato, avrà modo di trovare la sua strada nella cinematografia prima o poi, nelle forme e nei tempi giusti, perché in fondo il cinema è anche specchio di realtà a ben vedere. Io me lo auspico sinceramente, perché non è tanto il focus su temi LGBT che a me piace del Giappone, ma in generale la trattazione di temi e problemi di quella società.
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