Durante la scorsa edizione del Daunia Comics abbiamo avuto il piacere di incontrare e intervistare Marco Albiero. Fumettista e disegnatore italiano che realizza opere per studi di animazione giapponesi come "Toei Animation", curando i disegni di titoli famosi come "Sailor moon", "I cavalieri dello zodiaco", "Tokyo mew mew" e molti altri. Marco ci ha raccontato di come ha iniziato la sua carriera, delle difficoltà che ci sono nel lavorare per studi di animazione giapponesi, del suo incontro con alcuni mangaka, e molto altro. Vi lasciamo al video dell'intervista e alla relativa trascrizione.
AnimeClick.it: Salve amici di AnimeClick.it, siamo qui con Marco Albiero, come è cominciata la tua carriera di disegnatore?
Marco Albiero: Ciao a tutti! Io ho sempre disegnato sin da piccolo guardando i cartoni animati in televisione, mi piaceva riprodurli, e le prime serie che ho disegnato son state “La stella della Senna”, “Creamy”, poi sono passato a “E’ quasi magia Johnny”, “I cavalieri dello zodiaco”, “Sailor Moon”. Finché a fine anni ’90 ho partecipato ai primi concorsi di disegno su delle riviste, “Lodoss magazine”. Prima non c’era internet, e quindi per sapere le notizie degli anime e manga che uscivano ci si affidava a queste riviste che uscivano in edicola, e questo “Lodoss magazine” pubblicava brevi fumetti di autori italiani. Ho partecipato ed era esattamente vent’anni fa, nel ’97, nonostante io abbia 25 anni sono passati vent’anni (ride). Ho partecipato, ho vinto, e ho cominciato a pubblicare i miei primi lavori. Frequentavo il terzo anno di una scuola di grafica editoriale, e poi partecipando a fiere ho cominciato a farmi conoscere e da cosa nasce cosa, e ho iniziato a lavorare per brand un po’ più famosi come “La principessa Sissi”, “Totally Spies” che sono serie francesi, per poi passare a prodotti giapponesi come “Tokyo mew mew”, “Mermaid melody”, fino ad arrivare a “Sailor moon” e altri titoli.
AC: Tu sei il disegnatore italiano ufficiale per quanto riguarda Sailor Moon e altri titoli famosi, e sei stato scelto direttamente dalla Toei Animation giapponese. Questo credo sia il sogno di qualsiasi disegnatore, qual è stato il percorso che ha portato a questo e come ti sei sentito quando hai avuto la notizia?
M. A.: E’ stato molto emozionante perché adesso manga e anime sono entrati anche nella cultura italiana, però quando ho iniziato io mi dicevano: tu sei italiano e devi disegnare in stile occidentale. Quindi era la scuola Bonelliana o quella Disney. Però con tutto il rispetto, a me non piacevano, quindi è stato molto difficile. E mi dicevano tutti quanti che disegnavo in stile troppo “Sailor moon” e non andava bene. Finché è arrivato il momento in cui questo mio difetto per alcuni, era diventato il mio punto di forza. E nel 2009 mi chiesero se sapessi disegnare “Sailor Moon”. E mi fecero fare queste prove, di solito per disegnare per una serie ti fanno fare dei provini, come per un attore, un doppiatore. Feci diverse prove con diversi stili, perché Sailor Moon a seconda della serie cambia stile. Era il dicembre 2009, e a giugno 2010, “Backstage Italia”, che era l’azienda che deteneva i diritti di brand giapponesi in Italia come “One Piece”, “I cavalieri dello zodiaco”, “Sailor moon”… Mi dissero che l’autrice Naoko Takeuchi aveva scelto i miei disegni, e non ci credo ancora adesso.
AC: Che consigli daresti a chi si affaccia ora al mondo del disegno e che magari vorrebbe ripercorrere il tuo successo?
M. A.: Ovviamente non è facile. Io dico sempre che come per le rose più belle, ci sono anche le spine. “Oh che bello disegni Sailor Moon!” Sì, bello, ma credetemi è veramente dura. Perché comunque devi mantenere una certa qualità, rispettare i tempi di consegna… Non è facile. Anche perché a volte non disegni sempre serie che ti piacciono. Quindi consiglio di migliorarsi sempre, perché se vedo i miei disegni di vent’anni fa trovo un sacco di difetti rispetto ai disegni attuali. Ma anche in quelli che ho fatto un anno fa trovo tante imperfezioni. Quindi migliorarsi sempre. Poi adesso con i social network è molto più facile farsi conoscere, quindi avere delle pagine internet, frequentare fiere del fumetto, non arrendersi davanti alle critiche, anzi se si ricevono critiche cercare di prenderle a scopo costruttivo. Per carità, le critiche positive fanno piacere a tutti, ma cercare di sfruttare quelle negative a proprio vantaggio.
AC: Hai mai avuto paura che i tuoi disegni potessero essere non apprezzati dai fan giapponesi ma anche da quelli italiani in generale?
M.A.: Certo, è stata la mia prima paura. Infatti appena si seppe che avrei disegnato “Sailor moon” tutti dissero che un italiano non era l’originale. Anche anni prima quando disegnavo “Tokyo mew mew” o “Mermaid melody”… Generalmente, non essendo serie mie, nel copyright non c’è mai il nome di chi fa il disegno dell’anime, ma c’è il nome dell’autore del manga. Però ho letto delle critiche su internet… Lavorare per Toei Animation non è affatto facile, perché i disegni devono essere approvati dalla Toei Animation e dall’autrice Naoko Takeuchi, quindi se andavano bene a loro… Ovviamente poi a volte c’erano delle richieste, che anche se non mi andavano bene non potevo rifiutarle. Però all’estero ho avuto sempre critiche positive, soprattutto da Germania e Francia, la maggior parte delle critiche negative le ho avute dall’Italia, ma capita, è normale. Comunque io mi sono sempre impegnato per fare del mio meglio, nonostante i tempi, le correzioni assurde… Spero che mi crediate.
AC: Hai avuto modo di conoscere mangaka o disegnatori giapponesi? Se sì raccontaci come è stato
M. A.: Molti mi chiedono se ho conosciuto l’autrice di “Sailor moon” e purtroppo no. Spero un giorno di poterla conoscere, anche se è molto difficile poterla incontrare. Però ho conosciuto molti altri autori specialmente in fiere in Francia. Ho avuto l’onore di conoscere Shiori Teshirogi, che è la mangaka di “Saint Seiya: the lost canvass” che è una delle mie serie preferite, e lei è gentilissima. Shimaki Kuori, che è l’autrice dell’altra serie dei “Cavalieri dello zodiaco”, “Santia Shou”, entrambi editi in Italia da Panini. E sono molto carine. Ho conosciuto altre disegnatrici di shojo, soprattutto in Francia, invitandomi come disegnatore estero era più facile conoscere altri disegnatori esteri.
AC: Quale stile di disegno ti piace di più? Quello giapponese, quello americano, o altri?
M.A.: Io sono made in Japan, lo stile asiatico, sia a livello di tratto che di narrazione, di espressioni, di colori, mi hanno sempre colpito sin da ragazzino. Ci sono anche serie americane che mi piacciono, come “Jam”, “My little pony”, però l’eleganza del disegno giapponese e le trame delle sceneggiature per me sono imbattibili. Ovviamente è un mio parere personale. Mi piacciono molto anche le serie francesi, che strizzano l’occhio a quelle giapponesi.
AC: Segui manga e anime? Se sì quali sono i tuoi preferiti?
M. A.: Certo, sono un grande appassionato. Il mio cuore è diviso in due tra “Sailor moon” e “I cavalieri dello zodiaco”. Ma seguo anche serie come “Naruto”, “One Piece”… Cerco di aggiornarmi su serie meno vintage, diciamo.
AC: Sappiamo che hai fatto un gioco di carte con Immanuel Casto, hai altri progetti futuri?
M. A.: Ho realizzato questo gioco con Immanuel Casto che si chiama “Witch & bitch”. Sono queste cinque streghe che scendono sulla terra con sette scuole di magia, che sono: fuoco, ghiaccio, fulmine, cinetica, oscurità, luce e seduzione. Per combattere contro i mali del mondo che sono i vegani, complottisti, fanatici religiosi… Il gioco ha avuto successo, però nel pentolone delle streghe c’è altro che bolle, non so ancora se posso dire qualcosa ma ci saranno presto altre notizie. Sto lavorando per altre tre serie giapponesi, ma non so ancora se posso parlarne, sono meno famose ma sono carine. Ho appena realizzato due illustrazioni per due serie di videogiochi per applicazioni per cellulari che verranno presentate tra poco. E sto realizzando anche i disegni per il merchandise di una serie francese stile “Pokèmon” e questo posso dirlo, si chiama “Marble Jen” e racconta di questi ragazzini che hanno dei bracciali e lanciano biglie mitologiche ed è molto carino. Il problema è che faccio un sacco di lavori che non posso mai annunciare. Tipo con “Sailor moon” ho iniziato nel 2009 e ho potuto dirlo solo nel 2011, proprio perché per contratto non potevo parlarne. Però spero che continuerete a sostenermi in futuro quando usciranno.
AC: Ringraziamo Marco Albiero per quest’intervista, un saluto speciale per AnimeClick.it?
M. A.: Io seguo sempre AnimeClick.it, è fantastico, quindi fatelo anche voi! Spero che la mia intervista vi sia piaciuta, a presto!
AnimeClick.it: Salve amici di AnimeClick.it, siamo qui con Marco Albiero, come è cominciata la tua carriera di disegnatore?
Marco Albiero: Ciao a tutti! Io ho sempre disegnato sin da piccolo guardando i cartoni animati in televisione, mi piaceva riprodurli, e le prime serie che ho disegnato son state “La stella della Senna”, “Creamy”, poi sono passato a “E’ quasi magia Johnny”, “I cavalieri dello zodiaco”, “Sailor Moon”. Finché a fine anni ’90 ho partecipato ai primi concorsi di disegno su delle riviste, “Lodoss magazine”. Prima non c’era internet, e quindi per sapere le notizie degli anime e manga che uscivano ci si affidava a queste riviste che uscivano in edicola, e questo “Lodoss magazine” pubblicava brevi fumetti di autori italiani. Ho partecipato ed era esattamente vent’anni fa, nel ’97, nonostante io abbia 25 anni sono passati vent’anni (ride). Ho partecipato, ho vinto, e ho cominciato a pubblicare i miei primi lavori. Frequentavo il terzo anno di una scuola di grafica editoriale, e poi partecipando a fiere ho cominciato a farmi conoscere e da cosa nasce cosa, e ho iniziato a lavorare per brand un po’ più famosi come “La principessa Sissi”, “Totally Spies” che sono serie francesi, per poi passare a prodotti giapponesi come “Tokyo mew mew”, “Mermaid melody”, fino ad arrivare a “Sailor moon” e altri titoli.
AC: Tu sei il disegnatore italiano ufficiale per quanto riguarda Sailor Moon e altri titoli famosi, e sei stato scelto direttamente dalla Toei Animation giapponese. Questo credo sia il sogno di qualsiasi disegnatore, qual è stato il percorso che ha portato a questo e come ti sei sentito quando hai avuto la notizia?
M. A.: E’ stato molto emozionante perché adesso manga e anime sono entrati anche nella cultura italiana, però quando ho iniziato io mi dicevano: tu sei italiano e devi disegnare in stile occidentale. Quindi era la scuola Bonelliana o quella Disney. Però con tutto il rispetto, a me non piacevano, quindi è stato molto difficile. E mi dicevano tutti quanti che disegnavo in stile troppo “Sailor moon” e non andava bene. Finché è arrivato il momento in cui questo mio difetto per alcuni, era diventato il mio punto di forza. E nel 2009 mi chiesero se sapessi disegnare “Sailor Moon”. E mi fecero fare queste prove, di solito per disegnare per una serie ti fanno fare dei provini, come per un attore, un doppiatore. Feci diverse prove con diversi stili, perché Sailor Moon a seconda della serie cambia stile. Era il dicembre 2009, e a giugno 2010, “Backstage Italia”, che era l’azienda che deteneva i diritti di brand giapponesi in Italia come “One Piece”, “I cavalieri dello zodiaco”, “Sailor moon”… Mi dissero che l’autrice Naoko Takeuchi aveva scelto i miei disegni, e non ci credo ancora adesso.
AC: Che consigli daresti a chi si affaccia ora al mondo del disegno e che magari vorrebbe ripercorrere il tuo successo?
M. A.: Ovviamente non è facile. Io dico sempre che come per le rose più belle, ci sono anche le spine. “Oh che bello disegni Sailor Moon!” Sì, bello, ma credetemi è veramente dura. Perché comunque devi mantenere una certa qualità, rispettare i tempi di consegna… Non è facile. Anche perché a volte non disegni sempre serie che ti piacciono. Quindi consiglio di migliorarsi sempre, perché se vedo i miei disegni di vent’anni fa trovo un sacco di difetti rispetto ai disegni attuali. Ma anche in quelli che ho fatto un anno fa trovo tante imperfezioni. Quindi migliorarsi sempre. Poi adesso con i social network è molto più facile farsi conoscere, quindi avere delle pagine internet, frequentare fiere del fumetto, non arrendersi davanti alle critiche, anzi se si ricevono critiche cercare di prenderle a scopo costruttivo. Per carità, le critiche positive fanno piacere a tutti, ma cercare di sfruttare quelle negative a proprio vantaggio.
AC: Hai mai avuto paura che i tuoi disegni potessero essere non apprezzati dai fan giapponesi ma anche da quelli italiani in generale?
M.A.: Certo, è stata la mia prima paura. Infatti appena si seppe che avrei disegnato “Sailor moon” tutti dissero che un italiano non era l’originale. Anche anni prima quando disegnavo “Tokyo mew mew” o “Mermaid melody”… Generalmente, non essendo serie mie, nel copyright non c’è mai il nome di chi fa il disegno dell’anime, ma c’è il nome dell’autore del manga. Però ho letto delle critiche su internet… Lavorare per Toei Animation non è affatto facile, perché i disegni devono essere approvati dalla Toei Animation e dall’autrice Naoko Takeuchi, quindi se andavano bene a loro… Ovviamente poi a volte c’erano delle richieste, che anche se non mi andavano bene non potevo rifiutarle. Però all’estero ho avuto sempre critiche positive, soprattutto da Germania e Francia, la maggior parte delle critiche negative le ho avute dall’Italia, ma capita, è normale. Comunque io mi sono sempre impegnato per fare del mio meglio, nonostante i tempi, le correzioni assurde… Spero che mi crediate.
AC: Hai avuto modo di conoscere mangaka o disegnatori giapponesi? Se sì raccontaci come è stato
M. A.: Molti mi chiedono se ho conosciuto l’autrice di “Sailor moon” e purtroppo no. Spero un giorno di poterla conoscere, anche se è molto difficile poterla incontrare. Però ho conosciuto molti altri autori specialmente in fiere in Francia. Ho avuto l’onore di conoscere Shiori Teshirogi, che è la mangaka di “Saint Seiya: the lost canvass” che è una delle mie serie preferite, e lei è gentilissima. Shimaki Kuori, che è l’autrice dell’altra serie dei “Cavalieri dello zodiaco”, “Santia Shou”, entrambi editi in Italia da Panini. E sono molto carine. Ho conosciuto altre disegnatrici di shojo, soprattutto in Francia, invitandomi come disegnatore estero era più facile conoscere altri disegnatori esteri.
AC: Quale stile di disegno ti piace di più? Quello giapponese, quello americano, o altri?
M.A.: Io sono made in Japan, lo stile asiatico, sia a livello di tratto che di narrazione, di espressioni, di colori, mi hanno sempre colpito sin da ragazzino. Ci sono anche serie americane che mi piacciono, come “Jam”, “My little pony”, però l’eleganza del disegno giapponese e le trame delle sceneggiature per me sono imbattibili. Ovviamente è un mio parere personale. Mi piacciono molto anche le serie francesi, che strizzano l’occhio a quelle giapponesi.
AC: Segui manga e anime? Se sì quali sono i tuoi preferiti?
M. A.: Certo, sono un grande appassionato. Il mio cuore è diviso in due tra “Sailor moon” e “I cavalieri dello zodiaco”. Ma seguo anche serie come “Naruto”, “One Piece”… Cerco di aggiornarmi su serie meno vintage, diciamo.
AC: Sappiamo che hai fatto un gioco di carte con Immanuel Casto, hai altri progetti futuri?
M. A.: Ho realizzato questo gioco con Immanuel Casto che si chiama “Witch & bitch”. Sono queste cinque streghe che scendono sulla terra con sette scuole di magia, che sono: fuoco, ghiaccio, fulmine, cinetica, oscurità, luce e seduzione. Per combattere contro i mali del mondo che sono i vegani, complottisti, fanatici religiosi… Il gioco ha avuto successo, però nel pentolone delle streghe c’è altro che bolle, non so ancora se posso dire qualcosa ma ci saranno presto altre notizie. Sto lavorando per altre tre serie giapponesi, ma non so ancora se posso parlarne, sono meno famose ma sono carine. Ho appena realizzato due illustrazioni per due serie di videogiochi per applicazioni per cellulari che verranno presentate tra poco. E sto realizzando anche i disegni per il merchandise di una serie francese stile “Pokèmon” e questo posso dirlo, si chiama “Marble Jen” e racconta di questi ragazzini che hanno dei bracciali e lanciano biglie mitologiche ed è molto carino. Il problema è che faccio un sacco di lavori che non posso mai annunciare. Tipo con “Sailor moon” ho iniziato nel 2009 e ho potuto dirlo solo nel 2011, proprio perché per contratto non potevo parlarne. Però spero che continuerete a sostenermi in futuro quando usciranno.
AC: Ringraziamo Marco Albiero per quest’intervista, un saluto speciale per AnimeClick.it?
M. A.: Io seguo sempre AnimeClick.it, è fantastico, quindi fatelo anche voi! Spero che la mia intervista vi sia piaciuta, a presto!
Sì, in questo spezzo una lancia a sua favore: è stato un errore di Backstage/Toei quello di fargli "ricalcare" illustrazioni originali. E naturalmente quelle gli sono venute meglio rispetto a quando disegna a mano libera, ma rimangono comunque delle copie dell'originale. A quel punto, sarebbe stato meglio riutilizzare le immagini degli anni '90 rielaborate, come fanno in Giappone. Poi è proprio la colorazione e il suo stile generale ad urtarmi, si capisce lontano un miglio che è tutto fatto con un programma di grafica.
Mi ripeto, io per colpa della Toei (non sua, lui non ha costretto la Toei a creare una nuova e "moderna" guide - che poi se vogliamo dirla tutta negli anni 90 esisteva già una guide e infatti avevamo sempre le stesse illustrazioni su tanti prodotti diversi, potevano riutilizzarla) ho snobbato qualsiasi cosa su Sailormoon prodotta in Italia negli ultimi anni. E con dispiacere. Il fatto che i suoi disegni siano apprezzati in America o Europa mica ha tutto questo valore guardando a come in America hanno ridotto He-man o Mini Pony o come in Europa le maghette Pierrot (vedi i dvd box).
Ma pensiamo alla illustrazioni che utilizzavano sui dischi Fivelandia o per i libri AMZ. Ecco, meglio Albiero allora.
Che ci puoi fare? L'impatto di Crystal non avrà mai quello che ebbe la serie degli anni 90 anche per la "sensazione" che scaturiva da un cel colorato a mano e uno al computer. Buon per Albiero che sappia sfruttare i programmi di grafica
Beh, però quelle erano riservate solo ad alcuni prodotti italiani: nel caso di Sailor Moon, le illustrazioni "fatte in casa" si limitavano alle prime due VHS, al gioco in scatola, a qualche puzzle e poco altro. Per il resto, si usavano le immagini originali.
Il dramma è che adesso, invece, Albiero ce lo troviamo dappertutto. Di immagini originali, neanche l'ombra.
Il problema di riutilizzare immagini anni '90 credo stesse proprio nella colorazione che ha chiaramente risentito degli anni che sono passati. Ma era il caso di optare per i colori "pugno in un occhio" di Albiero?
In Giappone hanno rielaborato le vecchie illustrazioni rendendone i colori più brillanti o reinventandole in tonalità pastello o acquerello. C'erano mille cose che si potevano fare.
I colori di Albiero sembrano dire "Ciao, ho imparato ad usare Illustrator da una settimana e ne vado fiero".
È chiaro che al giorno d'oggi sia tutto colorato al computer, ma nel suo caso è davvero troppo palese la cosa. L'effetto è freddo e artificiale al massimo.
E il dramma è che adesso in tutto il mondo (Giappone escluso) l'immagine di Sailor Moon viene ormai associata al suo tratto.
Colpa della Takeuchi/Toei. Il suo stile è adatto alla nuova generazione di pubblico poco esigente.
In tutto il mondo da sempre per pagare meno si ridisegnano personaggi. Mi ripeto, in questo senso Albiero è uno dei migliori.
Se la Toei non imponeva alla Dynit l'utilizzo dei disegni di Albiero a quest'ora avremmo DVD perfetti. Bastavano anche solo le riproduzioni delle illustrazioni dei laser disc giapponesi. Quindi lui colpa non me ha. Se la Toei pensava che a Sailormoon servisse una "rinfrescata" di stile, ha toppato.
Ma veramente Masahiro Ando, che è giapponese al 100% e ha lavorato a Sailor Moon negli anni '90, è molto peggio di Albiero come stile.
E alla Toei non sono andati certo per il sottile, a loro interessa il guadagno e il business e non che il lavoro sia di qualità eccelsa (ecco spiegato anche l’approvazione per crystal). Forse l’operazione di prendere Albiero ha reso molto ai giapponesi e gli è costata poco, anche se mi pare strano abbiano lasciato così ampia libertà a Marco. “Puoi ricalcare immagini originali del chara originale” (e l’ha fatto), “puoi fare collage” (e l’ha fatto), “puoi inventare di sana pianta” (e l’ha fatto e in questo caso vediamo il peggio), e tutto il resto appresso. Come saranno andate le cose? Non è che l’intervista dica molto alla fine. Un saluto a tutti
Ce sono di giapponesi mediocri, ma anche pessimi. Ma forse a loro sarebbe costato di più e forse avrebbero dovuto inserirlo fra i copyright. E la Toei figurati se li voleva spendere due soldi. Guardiamo in positivo: dovremmo essere contenti che il rilancio sia partito dall'Italia (anche se abbiamo visto che alla fine l'anime fu rilegato di mattina giusto per terminare la messa in onda) e che abbiano scelto un italiano per la guide (mi ripeto, bravo ma non bravissimo e ci poteva andare peggio se sceglievano un americano o un europeo)
Chi copia marca molto i bordi
Usa il pennarello nero indelebile. ?
Meglio prodursele da soli e guadagnarci pure rivendendole all' estero .
Per questo è stato chiamato Albiero: perché costa molto meno di un giapponese e forse manco gli pagano la percentuale di diritti quando ristampano i suoi disegni all' estero.
Ma quante ne sparate? È un pò come dire che un interprete non autore delle proprie canzoni non può essere considerato un cantante. Vorrei essere io un "copiatore" come Albiero, anche solo per uso personale, senza i 2 soldi.
Hai dato conferma di quello che ho scritto sopra!
ma che dici?
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