A pochi mesi dal ventesimo anniversario del suo rilascio, serial experiments lain resta tuttora uno del classici più apprezzati degli anni '90 ed anche uno dei più enigmatici dell'intera storia dell'animazione giapponese. Merito dei suoi creatori, tra i quali figura il veterano Chiaki J. Konaka.
lo sceneggiatore negli ultimi tempi si è mostrato particolarmente attivo sul web: dapprima facendo il punto sulla situazione del progetto Despera, che in seguito ad un incontro col collaboratore di lunga data Yoshitoshi ABe, era stato dichiarato sempre più in forse, ma comunque ancora in vita; poi pubblicizzando la nuova edizione in blu-ray di Digimon Tamers (altra serie da lui composta); e adesso gettando luce, attraverso il proprio blog, sulle origini del suo anime più famoso.
I don't tell you lie, here.
— 山木満雄 aka C.J. Konaka (@yamaki_nyx) 21 marzo 2018
OK, we talked each other today.
There is no good sign, but we'll spend our effort for making Despera. pic.twitter.com/KB0UXohv9f
L'autore si sofferma sul significato degli "esperimenti in serie" presenti nel titolo. Afferma che l'opera era stata originariamente concepita come un gioco per la prima PlayStation, e che lui stesso fatica tuttora a considerare il prodotto finale come un videogioco vero e proprio. Ad ogni modo, a debuttare prima in pubblico fu l'omonima versione animata, nel luglio 1998.
Secondo Konaka, pur girando su una piattaforma stand-alone come la PlayStation, il gioco si comportava in modo da simulare una connessione in rete. Il giocatore raccoglieva svariate informazioni attraverso l'interfaccia della ragazza chiamata Lain Iwakura. La grande quantità di testo all'interno dell'inusuale gioco fu scritta principalmente dal produttore Yasuyuki Ueda della Pioneer LDC, mentre Konaka si occupò solo delle varie cutscene animate, della durata di 30 secondi.
Dal momento che era pianificato anche un anime, una storyline principale era prevista, e sempre Ueda fu responsabile della trama di base.
Konaka gestì solo il lavoro intermedio di integrazione dei contenuti video pensati dal regista Tetsuya Endo. La presenza del "network" serviva sostanzialmente a raccogliere informazioni, mentre lo scopo primario del gioco lo classificava essenzialmente come thriller psicologico.
Lo sceneggiatore vedeva il prodotto come un'esperimento interessante, capace allo stesso tempo di affrontare tematiche serie.
Ueda scoprì online Yoshitoshi ABe, chara-designer di questo e di altri futuri progetti, mentre andava ancora all'università. Konaka fu impressionato non solo dalle sue capacità di disegnatore e scrittore, ma anche dalle sue idee originali. Ad esempio egli creò di sua iniziativa il padre di Lain e ne presentò il design a Konaka, che immediatamente lo incluse nell'opera. Siccome lo staff aveva parecchio faticato per portare in qualche modo a compimento il progetto, si decise di pubblicizzarlo attraverso una serie animata di 1 cour destinata alla fascia notturna.
Konaka ha sempre pensato vagamente alle parole "serial experiments" in riferimento a questo passaggio dal media videoludico a quello d'animazione, sebbene lui stesso si dica ancora alquanto incerto riguardo al loro preciso significato.
Per quanto riguarda l'anime, afferma di aver avuto la libertà di distaccarsi completamente dal gioco, anche se da questo furono riprese la voce di Lain (doppiata da Kaori Shimizu) e, almeno nelle intenzioni iniziali, l'idea del controverso finale (video spoiler).
Con quell'epilogo in mente aveva deciso di scrivere il resto della storia, ma non incontrò poche difficoltà. Rivela che, nonostante si fosse sempre trovato a disagio con le restrizioni delle produzioni commerciali, quando gli fu data carta bianca si sentì disorientato. Come risultato, preparò una composizione in 12 episodi estremamente approssimativa, e continuò a ritenerla tale quando fu il momento di redigere la sceneggiatura. Così facendo, iniziò timorosamente a mettere insieme i pezzi della storia. Solo molto tempo dopo si convinse che l'anime non si sarebbe potuto realizzare in modo diverso.
Fonti consultate:
Anime News Network
Blog di Chiaki Konaka
Oltre allo script integrale dell'anime, contiene numerosi commenti e riflessioni dell'artista.
Ed è rimasto tale. Un dieci pieno per l'atmosfere, malapena sufficienza per tutto il resto.
Tutt'altro esito quello della serie. Anche se non necessariamente più rincuorante.
La tenacia che dimostrano queste persone nel voler concretizzare le loro idee con i mezzi che reputano più giusti è ammirevole, oltre che segno che qualcuno che non miri a vendere a tutti i costi i propri pensieri esiste ancora.
All'epoca mi conquisto/traumatizzò.
Ricordo che attendevo le VHS dynit con trepidazione. All'uscita, la notte, mi immergevo in qualcosa che non si è più ripetuto, almeno su questi temi.
"And you don't seem to understand..."
Sì, sì lo so... ma è comunque una figata
spero che almeno quello fosse il bad ending
A mio modesto parere merita lo già rivisto due o tre volte e c'è sempre qualcosa in più che mi era sfuggita.
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