Sono passati 40 anni da quel 3 giugno 1978 in cui debuttò sulle TV giapponesi la serie animata di Daitarn 3. Realizzata dallo studio Nippon Sunrise (che sarebbe poi diventato semplicemente il più noto Studio Sunrise nel 1987), la serie potè vantare uno staff importante, tra cui Yoshiyuki Tomino alla regia, che si era già occupato negli anni precedenti di Raideen e Zambot 3 e avrebbe ottenuto la sua definitiva consacrazione l'anno successivo con Gundam.
La serie ottenne un grande successo in Italia, dove venne originariamente trasmessa nel 1980 con un doppiaggio non molto fedele all'originale che alterava anche il senso del finale. Un nuovo doppiaggio, maggiormente fedele, venne realizzato tempo dopo da Dynamic Italia, tramite cui il pubblico italiano potè apprezzare l'ambiguo finale originale per come era stato concepito dai suoi creatori.
L'opera è al momento visionabile in streaming su Netflix e VVVVID oppure acquistabile in un cofanetto completo pubblicato da Dynit.
Di seguito riportiamo alcune tra le recensioni utente più interessanti presenti nella scheda. Siete d'accordo con la loro opinione? Che ne pensate di quest'opera, a 40 anni dalla sua creazione?
il trailer italiano di Dynit
Trama: Alle soglie del XXI secolo, l'umanità è minacciata dai Meganoidi, dei cyborg iper tecnologici provenienti da Marte, che hanno come obbiettivo quello di schiavizzare la razza umana. Al loro comando ci sono Don Zauker, un inquietante robot dalla struttura primitiva e con un cervello umanoide in bella vista, e la spietata Koros, sacerdotessa e capo supremo dei Meganoidi. A conoscenza dei piani di questi ultimi è Haran Banjo, che li contrasta pilotando Daitarn 3, un gigantesco robot alto 120 metri. Al suo fianco ci sono il maggiordomo tuttofare Garrison Tokida, la bionda mozzafiato Beauty Tachibana, l'ex agente dell’interpol Reika Sanjo e il il piccolo orfano Toppy.
La serie ottenne un grande successo in Italia, dove venne originariamente trasmessa nel 1980 con un doppiaggio non molto fedele all'originale che alterava anche il senso del finale. Un nuovo doppiaggio, maggiormente fedele, venne realizzato tempo dopo da Dynamic Italia, tramite cui il pubblico italiano potè apprezzare l'ambiguo finale originale per come era stato concepito dai suoi creatori.
L'opera è al momento visionabile in streaming su Netflix e VVVVID oppure acquistabile in un cofanetto completo pubblicato da Dynit.
l'inizio del primo episodio
Di seguito riportiamo alcune tra le recensioni utente più interessanti presenti nella scheda. Siete d'accordo con la loro opinione? Che ne pensate di quest'opera, a 40 anni dalla sua creazione?
L'imbattibile Daitarn 3
7.0/10
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
"Daitarn 3" è uno dei più celebri rappresentanti dell'anime robotico anni settanta. In Italia la sua popolarità tra i fan di una certa età è grandissima. Probabilmente dopo "Goldrake" e "Mazinga" è il primo nome che viene in mente, assieme a "Jeeg Robot d'acciaio" e davanti a molti altri robot come "Danguard", "Daltanious" e "Vultus V". Per il grande pubblico "Daitarn" è anche più famoso di "Gundam", complici le molte repliche sulle televisioni private, mentre "Gundam" è stato trasmesso una sola volta. I motivi del suo successo sono molteplici. Sicuramente la realizzazione tecnica è ottima, visto che si trattava di una serie ad alto budget della Sunrise. Il mecha designer è Ookawara Kunio, il cui nome è ricordato come il primo ad avere ricevuto ufficialmente il titolo di mecha designer in una serie anime, per "Gundam", realizzato l'anno successivo, ad opera dello stesso regista di "Daitarn", Yoshiyuki Tomino. Il chara design a opera di Norio Shioyama ("Combattler", "Vultus", "Trider", "Votoms") è ottimo e direi che il motivo principale del successo nostrano di questa serie è proprio il fascino del protagonista Haran Banjo e la bellezza delle sue aiutanti Beauty e Reika. Si trattava tra l'altro di una serie piuttosto maliziosa per l'epoca, paragonabile alla prima serie di Lupin; le forme generose di Beauty si facevano certamente ricordare.
La sigla italiana è eccezionale, sicuramente una delle migliori sigle di quei tempi e le voci dei doppiatori italiani erano perfette.
L'atmosfera scanzonata e auto-ironica della serie è molto piaciuta: finalmente un robot che non si prendeva sul serio! Il Daitarn è uno dei pochi robot con una faccia (è una caratteristica di molti super robot tominiani) ed è in grado di cambiare espressione, esibendo in varie occasioni delle smorfie irresistibili. A questo va aggiunta la presenza di avversari tipicamente bislacchi che spesso e volentieri fanno sorridere, visto che più o meno tutti i comandanti dei Meganoidi hanno qualche mania caratteristica. Con le macchiette umoristiche coesistono comandanti Meganoidi con storie personali tristissime, come tipico del robotico d'epoca.
Tutta la serie si gioca sull'azione frenetica, con fughe, inseguimenti e combattimenti molto spettacolari, sia a mani nude (Banjo è una versione "supereroistica" di James Bond) sia con armi varie; naturalmente i combattimenti più spettacolari sono quelli robotici e la formula di Banjo "E ora, con l'aiuto del Sole vincerò!... Attacco solare!... Energia!" è divenuta leggendaria per un'intera generazione di italiani.
Tra i meriti di "Daitarn" infatti va segnalato anche quello di essere il primo anime a utilizzare formule di rito, un trucco che ebbe enorme successo e viene usato ancora oggi specialmente nel majokko. Va anche ricordata la sequenza di trasformazione del Daitarn come una delle più lunghe, spettacolari e meglio realizzate di quegli anni, è forse la più famosa dopo quella dell'agganciamento di Goldrake. Il Daitarn è anche uno dei robot più grandi (120 metri) e questo contribuiva non poco alla spettacolarità delle sue imprese.
Dei tre super robot di Tomino pre-Gundam - "Raideen", "Zambot" e "Daitarn" -, Daitarn è di gran lunga quello più famoso in Italia. "Raideen" non è mai stato trasmesso da noi, ma chi ha avuto modo di visionarlo si rende subito conto che il "Daitarn 3" lo omaggia nel design: la barbetta da faraone egizio di Daitarn è presa pari pari da Raideen, così come la capacità di cambiare espressione. Non solo questo: Raideen è stato il primo robot ad avere un attacco finale, e l'attacco solare di Daitarn è una spettacolarizzazione di quello di Raideen. "Daitarn 3" omaggia anche "Zambot 3", nel numero e nel design; l'attacco solare di Daitarn è evidentemente il complemento dell'attacco lunare di Zambot.
Il pubblico italiano ha senz'altro preferito il solare e scanzonato "Daitarn 3" rispetto al lunare e drammatico "Zambot 3", complice anche una realizzazione tecnica molto superiore. Va comunque evitato un facile schematismo: come tipico dell'epoca, serio e faceto convivevano nelle stesse serie, e così come "Zambot 3" aveva anche un lato umoristico, specialmente nella prima parte della serie, così anche "Daitarn 3" ha un lato serio e drammatico, specialmente nel finale.
Va segnalato che il finale originale venne leggermente censurato in Italia. In originale Haran Banjo non fa una buona figura perché nell'ultima puntata si rivela essere uno spietato giustiziere animato dall'odio verso il padre (il conflitto generazionale è un tema tipico di Tomino), che stermina dei Meganoidi amanti della pace. Ciò detto, il 90% della serie è allegro e umoristico, per cui mi sento di classificarla soprattutto come rivisitazione semiseria del genere robotico.
Un voto oggettivo alla serie, visto il successo riscosso in Italia all'epoca della sua prima uscita, e vista anche l'influenza sul robotico successivo - tanto per fare un nome illustre, "Gurren Lagann" deve moltissimo a "Daitarn 3" - dovrebbe aggirarsi sul nove, anche se qualcuno potrebbe considerarla una serie da dieci e qualcun altro da otto. La media corrente di AnimeClick è 8,7. Tuttavia in qualità di semplice appassionato assegnerò un voto soggettivo molto più basso (7,5), a costo di incorrere nelle ire dei fan, perché ho sempre odiato i personaggi esibizionisti e chiassosi quali Haran Banjo.
Il Daitarn ha il vanto di essere stata la prima "americanata" vista in una serie giapponese; io, che sono sempre stato un religioso osservante dell'ortodossia nagaiana, all'epoca non lo apprezzai molto. Invece sono sempre stato un fan del brillantissimo maggiordomo Garrison, un signore di età avanzata che aveva stile a profusione. A mio avviso, è lui il personaggio più indovinato, non certo Banjo. La serie si chiude con una scena che è rimasta impressa nella mia memoria: Garrison che spegne luci, mentre i protagonisti si separano, ognuno per la sua strada.
"Daitarn 3" è uno dei più celebri rappresentanti dell'anime robotico anni settanta. In Italia la sua popolarità tra i fan di una certa età è grandissima. Probabilmente dopo "Goldrake" e "Mazinga" è il primo nome che viene in mente, assieme a "Jeeg Robot d'acciaio" e davanti a molti altri robot come "Danguard", "Daltanious" e "Vultus V". Per il grande pubblico "Daitarn" è anche più famoso di "Gundam", complici le molte repliche sulle televisioni private, mentre "Gundam" è stato trasmesso una sola volta. I motivi del suo successo sono molteplici. Sicuramente la realizzazione tecnica è ottima, visto che si trattava di una serie ad alto budget della Sunrise. Il mecha designer è Ookawara Kunio, il cui nome è ricordato come il primo ad avere ricevuto ufficialmente il titolo di mecha designer in una serie anime, per "Gundam", realizzato l'anno successivo, ad opera dello stesso regista di "Daitarn", Yoshiyuki Tomino. Il chara design a opera di Norio Shioyama ("Combattler", "Vultus", "Trider", "Votoms") è ottimo e direi che il motivo principale del successo nostrano di questa serie è proprio il fascino del protagonista Haran Banjo e la bellezza delle sue aiutanti Beauty e Reika. Si trattava tra l'altro di una serie piuttosto maliziosa per l'epoca, paragonabile alla prima serie di Lupin; le forme generose di Beauty si facevano certamente ricordare.
La sigla italiana è eccezionale, sicuramente una delle migliori sigle di quei tempi e le voci dei doppiatori italiani erano perfette.
L'atmosfera scanzonata e auto-ironica della serie è molto piaciuta: finalmente un robot che non si prendeva sul serio! Il Daitarn è uno dei pochi robot con una faccia (è una caratteristica di molti super robot tominiani) ed è in grado di cambiare espressione, esibendo in varie occasioni delle smorfie irresistibili. A questo va aggiunta la presenza di avversari tipicamente bislacchi che spesso e volentieri fanno sorridere, visto che più o meno tutti i comandanti dei Meganoidi hanno qualche mania caratteristica. Con le macchiette umoristiche coesistono comandanti Meganoidi con storie personali tristissime, come tipico del robotico d'epoca.
Tutta la serie si gioca sull'azione frenetica, con fughe, inseguimenti e combattimenti molto spettacolari, sia a mani nude (Banjo è una versione "supereroistica" di James Bond) sia con armi varie; naturalmente i combattimenti più spettacolari sono quelli robotici e la formula di Banjo "E ora, con l'aiuto del Sole vincerò!... Attacco solare!... Energia!" è divenuta leggendaria per un'intera generazione di italiani.
Tra i meriti di "Daitarn" infatti va segnalato anche quello di essere il primo anime a utilizzare formule di rito, un trucco che ebbe enorme successo e viene usato ancora oggi specialmente nel majokko. Va anche ricordata la sequenza di trasformazione del Daitarn come una delle più lunghe, spettacolari e meglio realizzate di quegli anni, è forse la più famosa dopo quella dell'agganciamento di Goldrake. Il Daitarn è anche uno dei robot più grandi (120 metri) e questo contribuiva non poco alla spettacolarità delle sue imprese.
Dei tre super robot di Tomino pre-Gundam - "Raideen", "Zambot" e "Daitarn" -, Daitarn è di gran lunga quello più famoso in Italia. "Raideen" non è mai stato trasmesso da noi, ma chi ha avuto modo di visionarlo si rende subito conto che il "Daitarn 3" lo omaggia nel design: la barbetta da faraone egizio di Daitarn è presa pari pari da Raideen, così come la capacità di cambiare espressione. Non solo questo: Raideen è stato il primo robot ad avere un attacco finale, e l'attacco solare di Daitarn è una spettacolarizzazione di quello di Raideen. "Daitarn 3" omaggia anche "Zambot 3", nel numero e nel design; l'attacco solare di Daitarn è evidentemente il complemento dell'attacco lunare di Zambot.
Il pubblico italiano ha senz'altro preferito il solare e scanzonato "Daitarn 3" rispetto al lunare e drammatico "Zambot 3", complice anche una realizzazione tecnica molto superiore. Va comunque evitato un facile schematismo: come tipico dell'epoca, serio e faceto convivevano nelle stesse serie, e così come "Zambot 3" aveva anche un lato umoristico, specialmente nella prima parte della serie, così anche "Daitarn 3" ha un lato serio e drammatico, specialmente nel finale.
Va segnalato che il finale originale venne leggermente censurato in Italia. In originale Haran Banjo non fa una buona figura perché nell'ultima puntata si rivela essere uno spietato giustiziere animato dall'odio verso il padre (il conflitto generazionale è un tema tipico di Tomino), che stermina dei Meganoidi amanti della pace. Ciò detto, il 90% della serie è allegro e umoristico, per cui mi sento di classificarla soprattutto come rivisitazione semiseria del genere robotico.
Un voto oggettivo alla serie, visto il successo riscosso in Italia all'epoca della sua prima uscita, e vista anche l'influenza sul robotico successivo - tanto per fare un nome illustre, "Gurren Lagann" deve moltissimo a "Daitarn 3" - dovrebbe aggirarsi sul nove, anche se qualcuno potrebbe considerarla una serie da dieci e qualcun altro da otto. La media corrente di AnimeClick è 8,7. Tuttavia in qualità di semplice appassionato assegnerò un voto soggettivo molto più basso (7,5), a costo di incorrere nelle ire dei fan, perché ho sempre odiato i personaggi esibizionisti e chiassosi quali Haran Banjo.
Il Daitarn ha il vanto di essere stata la prima "americanata" vista in una serie giapponese; io, che sono sempre stato un religioso osservante dell'ortodossia nagaiana, all'epoca non lo apprezzai molto. Invece sono sempre stato un fan del brillantissimo maggiordomo Garrison, un signore di età avanzata che aveva stile a profusione. A mio avviso, è lui il personaggio più indovinato, non certo Banjo. La serie si chiude con una scena che è rimasta impressa nella mia memoria: Garrison che spegne luci, mentre i protagonisti si separano, ognuno per la sua strada.
L'imbattibile Daitarn 3
6.0/10
Sono giorni bui per la Terra da quando i minacciosi meganoidi, cyborg marziani creati dal dottor Haran Sozo, hanno deciso di ridurre in schiavitù gli esseri umani. Fortunatamente ad affrontarli ci penseranno Haran Banjo, figlio del professore e ansioso di estinguere la colpa del genitore, il maggiordomo Garrison e il gigantesco, imbattibile robottone Daitarn 3. Presto si uniranno a lui anche un monellaccio e due bellissime assistenti...
È difficile non rimanere colpiti dalla carica di freschezza e originalità rappresentate da "Daitarn 3", l'ultima opera della fase artistica "sperimentale" di Tomino. Con incredibile padronanza dei mezzi, dopo avere scioccato gli spettatori giapponesi l'anno prima con il più crudo robotico dell'epoca ("Zambot 3") il regista regala la prima, geniale parodia del genere mecha.
Una parodia dove non solo buffi robot hanno esilaranti mimiche facciali e quello protagonista anche armi ridicole (il Daitarn Ventaglio!), ma dove le regole del genere sono messe alla berlina per prendere in giro dieci anni di stereotipi. Potrà capitare che a guidare il possente Daitarn non sarà Haran Banjo ma qualche suo alleato che non riesce a recitare il rito di battaglia ("se non temi questa forza... combatti!"), che i nemici attendano annoiati la solita sequenza di assemblaggio - e magari il robottone si assembla pure male! -, che il maggiordomo non senta le richieste di soccorso di Banjo perché è occupato a guardarsi una telenovela, che gli stessi eroi prendano in giro la bellezza estetica delle loro armi perché non serve a niente. È divertente "Daitarn 3", con la sua ending "giocosa", le acrobazie volutamente impossibili di Banjo, con onomatopee visive e automobili che evitano razzi compiendo veri e propri balzi dalla strada come fossero esseri viventi. E azzeccato è il protagonista Haran Banjo, emulo guascone di James Bond che fa mille facce buffe ma che non esiterebbe a sacrificare la vita dei suoi alleati pur di eliminare gli odiati meganoidi.
Qui l'altro elemento di genio: atmosfere volutamente scherzose, ma inaspettate sfumature nei ruoli di buoni e cattivi. È intrigante la doppia faccia dei meganoidi, malvagi ma dotati di grande senso dell'onore, con un background dietro alle proprie azioni e capaci di provare sentimenti positivi, anche di sacrificarsi. Di contrasto Haran Banjo e compagni sono eroicamente attraenti, scherzosi, ma non hanno alcuna pietà dei loro nemici, li combattono con inaudita ferocia e giocano anche sporco per vincere. Storica presa in giro del genere, dicevamo, ma trama portante inaspettatamente seriosa e primo atto della poetica tominiana della difficoltà di comprensione, tema che anticipa di un anno "Gundam" e rende particolarmente carismatica la spiazzante conclusione della serie.
Geniale per la grande carica di originalità, datato purtroppo per gli standard d'intrattenimento odierni. Il fascino di "Daitarn 3" si avverte sensibilmente nelle innovazioni narrative, nelle animazioni di ottimo livello - addirittura superlative negli episodi d'apertura -, nel design autoriale (prima prova di Norio Shioyama, sarà maggiormente conosciuto come il chara designer ufficiale delle numerose produzioni Votoms). Ma è troppo figlio del suo tempo per il maledetto canovaccio narrativo, quel tokusatsu che rende oggi difficile apprezzare a dovere le opere nate negli anni '70. Le Puntate, fedeli all'irritante verità di un "basta vedere la prima e l'ultima", oggi sono sfiancanti per la loro voluta ripetitività, per l'azione incessante che concede ben poco spazio all'approfondimento minimale dei comprimari, per il fatto che quaranta puntate sono fin troppe per una "storia" così basica di mazzate robotiche vecchio stile.
Nel 1978 "Daitarn 3" era immancabile nei salotti dei bambini italiani, figuriamoci quelli giapponesi dove si recepiva ancora più la sua portata storica nella dissacrazione dei cliché robotici con cui è cresciuta un'intera generazione. Sarebbe assurdo prescindere da questo ed è questa la ragione per cui non è giusto dovergli dare per forza un voto numerico. Un 6 che enuncia quanto noioso possa essere guardarlo oggi, per noi cresciuti con serie dove ogni puntata aggiunge qualcosa alla continuity, ma che non rende minima giustizia alla sua grande carica innovativa.
Il doppiaggio storico italiano, come sovente succedeva, è molto teatrale ma terribilmente impreciso e superficiale nella traduzione, al punto da alterare addirittura il senso dell'ambiguo finale. Un obbligo quindi rivolgersi a quello nuovo, sempre ben recitato e finalmente fedele.
È difficile non rimanere colpiti dalla carica di freschezza e originalità rappresentate da "Daitarn 3", l'ultima opera della fase artistica "sperimentale" di Tomino. Con incredibile padronanza dei mezzi, dopo avere scioccato gli spettatori giapponesi l'anno prima con il più crudo robotico dell'epoca ("Zambot 3") il regista regala la prima, geniale parodia del genere mecha.
Una parodia dove non solo buffi robot hanno esilaranti mimiche facciali e quello protagonista anche armi ridicole (il Daitarn Ventaglio!), ma dove le regole del genere sono messe alla berlina per prendere in giro dieci anni di stereotipi. Potrà capitare che a guidare il possente Daitarn non sarà Haran Banjo ma qualche suo alleato che non riesce a recitare il rito di battaglia ("se non temi questa forza... combatti!"), che i nemici attendano annoiati la solita sequenza di assemblaggio - e magari il robottone si assembla pure male! -, che il maggiordomo non senta le richieste di soccorso di Banjo perché è occupato a guardarsi una telenovela, che gli stessi eroi prendano in giro la bellezza estetica delle loro armi perché non serve a niente. È divertente "Daitarn 3", con la sua ending "giocosa", le acrobazie volutamente impossibili di Banjo, con onomatopee visive e automobili che evitano razzi compiendo veri e propri balzi dalla strada come fossero esseri viventi. E azzeccato è il protagonista Haran Banjo, emulo guascone di James Bond che fa mille facce buffe ma che non esiterebbe a sacrificare la vita dei suoi alleati pur di eliminare gli odiati meganoidi.
Qui l'altro elemento di genio: atmosfere volutamente scherzose, ma inaspettate sfumature nei ruoli di buoni e cattivi. È intrigante la doppia faccia dei meganoidi, malvagi ma dotati di grande senso dell'onore, con un background dietro alle proprie azioni e capaci di provare sentimenti positivi, anche di sacrificarsi. Di contrasto Haran Banjo e compagni sono eroicamente attraenti, scherzosi, ma non hanno alcuna pietà dei loro nemici, li combattono con inaudita ferocia e giocano anche sporco per vincere. Storica presa in giro del genere, dicevamo, ma trama portante inaspettatamente seriosa e primo atto della poetica tominiana della difficoltà di comprensione, tema che anticipa di un anno "Gundam" e rende particolarmente carismatica la spiazzante conclusione della serie.
Geniale per la grande carica di originalità, datato purtroppo per gli standard d'intrattenimento odierni. Il fascino di "Daitarn 3" si avverte sensibilmente nelle innovazioni narrative, nelle animazioni di ottimo livello - addirittura superlative negli episodi d'apertura -, nel design autoriale (prima prova di Norio Shioyama, sarà maggiormente conosciuto come il chara designer ufficiale delle numerose produzioni Votoms). Ma è troppo figlio del suo tempo per il maledetto canovaccio narrativo, quel tokusatsu che rende oggi difficile apprezzare a dovere le opere nate negli anni '70. Le Puntate, fedeli all'irritante verità di un "basta vedere la prima e l'ultima", oggi sono sfiancanti per la loro voluta ripetitività, per l'azione incessante che concede ben poco spazio all'approfondimento minimale dei comprimari, per il fatto che quaranta puntate sono fin troppe per una "storia" così basica di mazzate robotiche vecchio stile.
Nel 1978 "Daitarn 3" era immancabile nei salotti dei bambini italiani, figuriamoci quelli giapponesi dove si recepiva ancora più la sua portata storica nella dissacrazione dei cliché robotici con cui è cresciuta un'intera generazione. Sarebbe assurdo prescindere da questo ed è questa la ragione per cui non è giusto dovergli dare per forza un voto numerico. Un 6 che enuncia quanto noioso possa essere guardarlo oggi, per noi cresciuti con serie dove ogni puntata aggiunge qualcosa alla continuity, ma che non rende minima giustizia alla sua grande carica innovativa.
Il doppiaggio storico italiano, come sovente succedeva, è molto teatrale ma terribilmente impreciso e superficiale nella traduzione, al punto da alterare addirittura il senso dell'ambiguo finale. Un obbligo quindi rivolgersi a quello nuovo, sempre ben recitato e finalmente fedele.
L'imbattibile Daitarn 3
9.0/10
Recensione di AkiraSakura
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Il dottor Haran Sozo era un brillante scienziato il quale conduceva delle ricerche su Marte. Egli riuscì a creare una nuova forma di cyborg al fine di potenziare la razza umana, i Meganoidi. Tuttavia, essi diventarono autonomi e sfuggirono al suo controllo, ed egli sparì, in circostanze misteriose, con tutta la sua famiglia, lasciando al figlio Haran Banjo un robot gigante di sua invenzione: il Daitarn. Il figlio del dottor Sozo si ritroverà, dopo esser fuggito da Marte, sulla Terra, a dover combattere contro i Meganoidi, i quali progettano, comandati dall'enigmatico Don Zauser e dalla glaciale Koros, di trasformare tutta la razza umana in cyborg. Al fianco di Haran Banjo ci saranno Beauty Tachibana, una bellissima biondona dalle forme perfette, svampita, figlia di un famoso imprenditore; Reika Sanjo, un'agente dell'Interpol dalla sofisticata femminilità, tuttavia molto meno appariscente della sua collega bionda; Garrison, un maggiordomo tuttofare alla "Batman"; Troppy, un orfanello che ama combinare guai...
"Daitarn 3" è uno dei grandi capositipiti della parodia del genere robotico, assieme all'altresì tominiano "Xabungle" e alle "Time Bokan" della Tatsunoko. Titolo risalente al lontano 1978, "Daitarn 3" si colloca perfettamente nel fecondo periodo dell'anime boom, il quale ha inizio nel 1977, con il grande successo del film di montaggio de "Corazzata Spaziale Yamato". Nello stesso anno, l'epocale "Star Wars" inaugurerà, parallelamente al Giappone, un vero e proprio sci-fi boom occidentale. L'anime boom, che colloco dal 1977 al 1983 inclusi, fu un periodo in cui gli autori erano molto liberi di esprimersi, e in cui vedevano luce molte pietre miliari all'anno. "Mirai Shonen Conan", "Galaxy Express 999", "Capitan Harlock", "Gundam", "Dunbine", "Queen Millennia", "Macross", "Votoms", "Ideon", "Uchuu Senkan Yamato 2" ecc. erano titoli molto creativi, innovativi, i quali hanno fatto la storia dell'animazione. La libertà artistica di cui godevano gli artisti giapponesi all'epoca è paragonabile a quella che aveva generato i capolavori musicali del rock progressivo anni '70; libertà che spinse i vari musicisti a sviluppare nuovi suoni, tecniche, armonie, sperimentalismi di vario tipo.
"Daitarn 3", oltre ad essere una parodia del robotico, genere del quale ironizza sui vari cliché in modo assai caricaturale ed umoristico, è un vero e proprio omaggio al cinema occidentale e ai Comics americani. "James Bond 007" e "Batman" sembrano essere le influenze principali, tuttavia, l'opera, attraverso il suo ampio citazionismo, fa l'occhiolino ad innumerevoli film occidentali dei quali ricostruisce addirittura determinate scene e coleografie. Proprio come ha dichiarato Shinya Sadamitsu, regista e designer dallo stile molto sperimentale e dalla conoscenza approfondita di fantascienza, astronomia ed arte cinematografica occidentale, al tempo presente nel prestigioso staff diretto da Yoshiyuki Tomino.
In "Daitarn 3" abbiamo sperimentato numerose tecniche. Nel dodicesimo episodio, ad esempio, tenendo ben presente la scena ambientata nello spazio del film "2001: Odissea nello Spazio" abbiamo tentato di riprodurre le profondità dell'atmosfera e di combinare le immagini con la tecnica dell'esposizione sovrapposta. Inoltre, influenzati da film quali "007", "Star Wars" e i lungometraggi di Kung Fu, abbiamo inserito numerose immagini sperimentali. - Shinya Sadamitsu.
Siamo di fronte al primo ruolo di Norio Shioyama come character designer, presente nello staff creativo di "Daitarn 3" anche nelle vesti di direttore delle tavole originali e dell'animazione. Egli più avanti diventerà il character designer del celebre "Votoms", e vincerà numerosi premi per il lavoro svolto nell'epocale lavoro di Ryosuke Takahashi.
Nel disegnare Beauty mi sono ispirato a Matilyn Monroe. Tuttavia ho voluto affiancarle Reika, quella che per me rappresenta l'ideale di donna giapponese. Guardando i disegni di Tomonori Kogawa ero rimasto impressionato dalla sua bravura, tuttavia cercai di metterci qualcosa di mio, nonostante fossi ancora inesperto. - Norio Shioyama.
Al mecha design c'era il migliore di tutti, il grande Kunio Okawara; inoltre è da segnalare la presenza di YAS, sotto lo pseudonimo di YasuhikoTadano, nelle vesti di animatore e disegnatore di schizzi e tavole originali. La trentatreesima puntata, quella in cui Garrison pilota il Daitarn, è stata interamente realizzata da lui (circa quattromila disegni). E' facile intuire che nel periodo in cui vedevano luce i suoi capolavori Tomino fosse stato una persona molto felice, così tanto che, in un'intervista recente, ha dichiarato di aver molto rimpianto durante la lavorazione di "V Gundam" il fecondo periodo dell'anime boom.
All'inizio del lavoro, il signor Tomino ci aveva fornito indicazioni ben precise, ma in seguito ci aveva lasciati molto liberi. Credo che, dopo aver lavorato insieme in "Zambot 3", riponesse in noi molta fiducia. In quel periodo lui era più libero di modificare lo storyboard, quindi noi leggevamo la sceneggiatura e realizzavamo lo storyboard, dopodiché lo mostravamo al regista. Ricordo che, nel disegnarlo, più che altro pensavo a come far ridere il signor Tomino. Abbiamo faticato molto per "Daitarn", ma nello studio si respirava un'atmosfera familiare e bella. - Shinya Sadamitsu.
Siamo quindi ben lontani dall'incubo descritto da Satoshi Kon nel suo "Paranoia Agent", in cui lo staff di un'opera animata giapponese vive nello sconforto, nella mancanza di libertà di espressione artistica e nell'alienazione dovuta alle pressioni della produzione. I capolavori della storia dell'animazione sono spesso il risultato di una grande libertà espressiva, così vasta che, come testimonia il qui presente "Daitarn 3", spesso gli animatori erano liberi di fare di testa loro, addirittura di modificare lievemente, a loro discrezione, il design. Nascevano così i fans dei vari animatori, i quali erano in grado di riconoscere immediatamente i loro beniamini in base alle loro personali finezze stilistiche.
Nel periodo dell'anime boom, negli anime era consueta l'umanizzazione dei cattivi, scelta seguita anche dal qui presente "Daitarn 3", in cui i Meganoidi, i quali rappresentano gli antagonisti principali della serie, vengono messi sullo stesso piano dell'eroe il quale pilota il super robot. Haran Banjo non è molto diverso dal Meganoide che uccide ritualmente in ogni puntata con il Daitarn. Tomino, con la sua prima parodia del robotico - la seconda sarà l'altrettanto valido "Xabungle" - mette in scena il problema dei difetti di comunicazione tra persone, il quale sarà la chiave di volta di tutta la sua opera successiva (tale tema era anche presente nel precedente "Zambot 3"). Il Meganoide è in realtà un essere dotato di determinate ossessioni e/o complessi, il quale viene imparzialmente messo a nudo prima della sua rituale dipartita verso l'altro mondo. Il Meganoide è un buffone, ma allo stesso tempo una figura tragica, uccisa da un essere umano il quale non riesce a comprendere i suoi sentimenti e le sue motivazioni. Infatti Banjo è un anti-eroe il quale odia il padre e si contraddice in toto pilotando il robot da lui creato - il complesso di Edipo è un'altro tema ricorrente nell'opera di Tomino, così come il divario generazionale e il rapporto genitore-figlio -. Nell'ultima puntata della serie, quando arriverà infine il suo turno, Haran Banjo verrà impietosamente analizzato allo stesso modo dei Meganoidi; ed ecco uno dei colpi di scena che più rimangono impressi, un vero e proprio difetto di comunicazione finale il quale rappresenta il primo grande traguardo della poetica tominiana.
"Daitarn 3" è un action tout court dall'elevato "coolness factor", in cui il protagonista, unito alle sue bellissime assistenti, corre e spara dappertutto, compie salti, acrobazie, sale sulla sua Mach Patrol in giacca e cravatta come un novello James Bond e così via. Non è di certo un anime psicologico con grandi pretese di coerenza strutturale, siccome il target per cui è stato pensato è quello infantile (solamente con l'avvento di "Macross" nel 1982 gli anime robotici saranno rivolti agli adolescenti). Bambini giapponesi dell'epoca, i quali, ben lontani come background culturale da quelli occidentali, potevano usufruire senza problemi di scene tragiche, mature e crude. Anche con "Ideon" Tomino si rivolgeva ai bambini, nonostante la serie sia una delle più cupe e annichilenti mai prodotte. Anche con "Gundam": quando il regista scoprì che esso era stato molto apprezzato dagli studenti universitari rimase assai sorpreso. La mancanza di spiegoni di sorta e la presenza di alcuni misteri mai svelati da Tomino, come ad esempio il rapporto tra Koros, Don Zauser e Banjo, conferiscono a mio avviso un certo fascino all'opera, già di per sé molto carismatica.
"Daitarn 3" è un tokusatsu tout court: lo schema narrativo, come il lettore avrà facilmente intuito, consiste nel classico "mostro della settimana", in questo caso un Meganoide, il quale verrà puntualmente sconfitto con il colpo finale del robot, in questo caso il leggendario "Attacco Solare". Questo schematismo per me non è affatto un difetto, siccome viene sfruttato in modo molto intelligente dal regista al fine di analizzare le passioni e/o le ossessioni dei vari antagonisti, i quali nella sostanza sono veri e propri esseri umani tout court, potenziati grazie alla tecnologia, che dovrebbero rappresentare il gradino successivo dell'evoluzione umana. Questa tematica non viene comunque approfondita più di tanto, Tomino preferisce in questo caso lasciar spazio alla fantasia dello spettatore, stimolandola a dovere con numerosi spunti creativi.
NB: Il doppiaggio storico di "Daitarn 3" non è assolutamente fedele ai dialoghi originali, e snatura completamente il finale della serie. Pertanto è consigliata la visione dell'anime con l'ottimo doppiaggio fedele della Dynit, veramente ben fatto, allo stesso modo dell'edizione dvd, la quale presenta un'ottima qualità video e degli inserti extra molto interessanti, con molte interviste ai vari autori dell'anime (dalle quali ho attinto liberamente nello scrivere la qui presente recensione).
"Daitarn 3" è uno dei grandi capositipiti della parodia del genere robotico, assieme all'altresì tominiano "Xabungle" e alle "Time Bokan" della Tatsunoko. Titolo risalente al lontano 1978, "Daitarn 3" si colloca perfettamente nel fecondo periodo dell'anime boom, il quale ha inizio nel 1977, con il grande successo del film di montaggio de "Corazzata Spaziale Yamato". Nello stesso anno, l'epocale "Star Wars" inaugurerà, parallelamente al Giappone, un vero e proprio sci-fi boom occidentale. L'anime boom, che colloco dal 1977 al 1983 inclusi, fu un periodo in cui gli autori erano molto liberi di esprimersi, e in cui vedevano luce molte pietre miliari all'anno. "Mirai Shonen Conan", "Galaxy Express 999", "Capitan Harlock", "Gundam", "Dunbine", "Queen Millennia", "Macross", "Votoms", "Ideon", "Uchuu Senkan Yamato 2" ecc. erano titoli molto creativi, innovativi, i quali hanno fatto la storia dell'animazione. La libertà artistica di cui godevano gli artisti giapponesi all'epoca è paragonabile a quella che aveva generato i capolavori musicali del rock progressivo anni '70; libertà che spinse i vari musicisti a sviluppare nuovi suoni, tecniche, armonie, sperimentalismi di vario tipo.
"Daitarn 3", oltre ad essere una parodia del robotico, genere del quale ironizza sui vari cliché in modo assai caricaturale ed umoristico, è un vero e proprio omaggio al cinema occidentale e ai Comics americani. "James Bond 007" e "Batman" sembrano essere le influenze principali, tuttavia, l'opera, attraverso il suo ampio citazionismo, fa l'occhiolino ad innumerevoli film occidentali dei quali ricostruisce addirittura determinate scene e coleografie. Proprio come ha dichiarato Shinya Sadamitsu, regista e designer dallo stile molto sperimentale e dalla conoscenza approfondita di fantascienza, astronomia ed arte cinematografica occidentale, al tempo presente nel prestigioso staff diretto da Yoshiyuki Tomino.
In "Daitarn 3" abbiamo sperimentato numerose tecniche. Nel dodicesimo episodio, ad esempio, tenendo ben presente la scena ambientata nello spazio del film "2001: Odissea nello Spazio" abbiamo tentato di riprodurre le profondità dell'atmosfera e di combinare le immagini con la tecnica dell'esposizione sovrapposta. Inoltre, influenzati da film quali "007", "Star Wars" e i lungometraggi di Kung Fu, abbiamo inserito numerose immagini sperimentali. - Shinya Sadamitsu.
Siamo di fronte al primo ruolo di Norio Shioyama come character designer, presente nello staff creativo di "Daitarn 3" anche nelle vesti di direttore delle tavole originali e dell'animazione. Egli più avanti diventerà il character designer del celebre "Votoms", e vincerà numerosi premi per il lavoro svolto nell'epocale lavoro di Ryosuke Takahashi.
Nel disegnare Beauty mi sono ispirato a Matilyn Monroe. Tuttavia ho voluto affiancarle Reika, quella che per me rappresenta l'ideale di donna giapponese. Guardando i disegni di Tomonori Kogawa ero rimasto impressionato dalla sua bravura, tuttavia cercai di metterci qualcosa di mio, nonostante fossi ancora inesperto. - Norio Shioyama.
Al mecha design c'era il migliore di tutti, il grande Kunio Okawara; inoltre è da segnalare la presenza di YAS, sotto lo pseudonimo di YasuhikoTadano, nelle vesti di animatore e disegnatore di schizzi e tavole originali. La trentatreesima puntata, quella in cui Garrison pilota il Daitarn, è stata interamente realizzata da lui (circa quattromila disegni). E' facile intuire che nel periodo in cui vedevano luce i suoi capolavori Tomino fosse stato una persona molto felice, così tanto che, in un'intervista recente, ha dichiarato di aver molto rimpianto durante la lavorazione di "V Gundam" il fecondo periodo dell'anime boom.
All'inizio del lavoro, il signor Tomino ci aveva fornito indicazioni ben precise, ma in seguito ci aveva lasciati molto liberi. Credo che, dopo aver lavorato insieme in "Zambot 3", riponesse in noi molta fiducia. In quel periodo lui era più libero di modificare lo storyboard, quindi noi leggevamo la sceneggiatura e realizzavamo lo storyboard, dopodiché lo mostravamo al regista. Ricordo che, nel disegnarlo, più che altro pensavo a come far ridere il signor Tomino. Abbiamo faticato molto per "Daitarn", ma nello studio si respirava un'atmosfera familiare e bella. - Shinya Sadamitsu.
Siamo quindi ben lontani dall'incubo descritto da Satoshi Kon nel suo "Paranoia Agent", in cui lo staff di un'opera animata giapponese vive nello sconforto, nella mancanza di libertà di espressione artistica e nell'alienazione dovuta alle pressioni della produzione. I capolavori della storia dell'animazione sono spesso il risultato di una grande libertà espressiva, così vasta che, come testimonia il qui presente "Daitarn 3", spesso gli animatori erano liberi di fare di testa loro, addirittura di modificare lievemente, a loro discrezione, il design. Nascevano così i fans dei vari animatori, i quali erano in grado di riconoscere immediatamente i loro beniamini in base alle loro personali finezze stilistiche.
Nel periodo dell'anime boom, negli anime era consueta l'umanizzazione dei cattivi, scelta seguita anche dal qui presente "Daitarn 3", in cui i Meganoidi, i quali rappresentano gli antagonisti principali della serie, vengono messi sullo stesso piano dell'eroe il quale pilota il super robot. Haran Banjo non è molto diverso dal Meganoide che uccide ritualmente in ogni puntata con il Daitarn. Tomino, con la sua prima parodia del robotico - la seconda sarà l'altrettanto valido "Xabungle" - mette in scena il problema dei difetti di comunicazione tra persone, il quale sarà la chiave di volta di tutta la sua opera successiva (tale tema era anche presente nel precedente "Zambot 3"). Il Meganoide è in realtà un essere dotato di determinate ossessioni e/o complessi, il quale viene imparzialmente messo a nudo prima della sua rituale dipartita verso l'altro mondo. Il Meganoide è un buffone, ma allo stesso tempo una figura tragica, uccisa da un essere umano il quale non riesce a comprendere i suoi sentimenti e le sue motivazioni. Infatti Banjo è un anti-eroe il quale odia il padre e si contraddice in toto pilotando il robot da lui creato - il complesso di Edipo è un'altro tema ricorrente nell'opera di Tomino, così come il divario generazionale e il rapporto genitore-figlio -. Nell'ultima puntata della serie, quando arriverà infine il suo turno, Haran Banjo verrà impietosamente analizzato allo stesso modo dei Meganoidi; ed ecco uno dei colpi di scena che più rimangono impressi, un vero e proprio difetto di comunicazione finale il quale rappresenta il primo grande traguardo della poetica tominiana.
"Daitarn 3" è un action tout court dall'elevato "coolness factor", in cui il protagonista, unito alle sue bellissime assistenti, corre e spara dappertutto, compie salti, acrobazie, sale sulla sua Mach Patrol in giacca e cravatta come un novello James Bond e così via. Non è di certo un anime psicologico con grandi pretese di coerenza strutturale, siccome il target per cui è stato pensato è quello infantile (solamente con l'avvento di "Macross" nel 1982 gli anime robotici saranno rivolti agli adolescenti). Bambini giapponesi dell'epoca, i quali, ben lontani come background culturale da quelli occidentali, potevano usufruire senza problemi di scene tragiche, mature e crude. Anche con "Ideon" Tomino si rivolgeva ai bambini, nonostante la serie sia una delle più cupe e annichilenti mai prodotte. Anche con "Gundam": quando il regista scoprì che esso era stato molto apprezzato dagli studenti universitari rimase assai sorpreso. La mancanza di spiegoni di sorta e la presenza di alcuni misteri mai svelati da Tomino, come ad esempio il rapporto tra Koros, Don Zauser e Banjo, conferiscono a mio avviso un certo fascino all'opera, già di per sé molto carismatica.
"Daitarn 3" è un tokusatsu tout court: lo schema narrativo, come il lettore avrà facilmente intuito, consiste nel classico "mostro della settimana", in questo caso un Meganoide, il quale verrà puntualmente sconfitto con il colpo finale del robot, in questo caso il leggendario "Attacco Solare". Questo schematismo per me non è affatto un difetto, siccome viene sfruttato in modo molto intelligente dal regista al fine di analizzare le passioni e/o le ossessioni dei vari antagonisti, i quali nella sostanza sono veri e propri esseri umani tout court, potenziati grazie alla tecnologia, che dovrebbero rappresentare il gradino successivo dell'evoluzione umana. Questa tematica non viene comunque approfondita più di tanto, Tomino preferisce in questo caso lasciar spazio alla fantasia dello spettatore, stimolandola a dovere con numerosi spunti creativi.
NB: Il doppiaggio storico di "Daitarn 3" non è assolutamente fedele ai dialoghi originali, e snatura completamente il finale della serie. Pertanto è consigliata la visione dell'anime con l'ottimo doppiaggio fedele della Dynit, veramente ben fatto, allo stesso modo dell'edizione dvd, la quale presenta un'ottima qualità video e degli inserti extra molto interessanti, con molte interviste ai vari autori dell'anime (dalle quali ho attinto liberamente nello scrivere la qui presente recensione).
Nya!
Spero in un box BD in futuro. Anche se dovesse essere solo upscaling.
Sono passati tipo 20 anni da quando l'ho vista l'ultima volta.
Mamma mia come passa il tempo.
Se penso che io l'ho vista in prima TV, credo nei primi mesi del 1980...
Vale pure per me ^^
Un vero peccato, perché sono entrambe belle serie, ciascuna nel proprio genere. Ed entrambi hanno un finale brutto, con la differenza che quello di Daitarn probabilmente è proprio quello, quello di Mademoiselle Anne è tronco.
In ogni caso, per chi non conosce la serie, ecco il video-riassunto di MrMassy81:
Ti riferisci a questi?
Interessante rovesciamento di prospettiva, benché non condivida l'ideologia "no global" di quel complesso.
Pensavo di essere l'unico a ricordarmi di loro
Caro Daitarn , una bella revisione è d' obbligo !
I doppiaggi storici sono bellissimi, del resto è così che li abbiamo conosciuti. Il loro problema è che spesso le traduzioni non sono fedeli, vuoi per approssimazione o censura, e quindi "rovinano" la storia dell'opera :/
Io ho la prima versione ^^
Un mix geniale di azione, commedia e scene drammatiche, con sperimentalismi grafici e tocchi di classe.
Per me, un capolavoro senza tempo.
Concordo ^^
Il protagonista è chiamato "Joe Tempesta"! Il bello è che venni in possesso del disco PRIMA che vedessi la serie in replica su Euro TV, nell'anno 1987, e pensai: "Ah, se capitasse davvero l'anno prossimo..."
errore mio, io ho quella con la scritta GX-53
[img]http://www.toyshunter.it/store/image.php?id=5935&type=D[/img]
manco sapevo che era uscita un'altra versione!
Che strafalcioni. E pensare che anche nel doppiaggio storico il protagonista aveva il nome di Haran Banjo.
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