Se un luogo o un tempio possono rapirci il cuore e devono essere preservati per il futuro, la stessa cosa vale anche per i cosidetti beni immateriali. Qui non c'è un sito fisico in particolare da salvaguardare, ma c'è una tradizione, una danza, un'emozione che non deve andare perduta. L'Unesco, per il Giappone, ne ha riconosciute ben 21. Queste sono le prime 10.
1. Teatro Nogaku
Mette insieme il teatro Noh con quello Kyogen. Mentre il Noh mette in scena un vero rituale, con attori che indossano maschere, cantano e si muovono con movimenti lenti e codificati, il Kyogen consiste in scenette comiche che si concentrano sulla vita quotidiana dei cittadini comuni. L'Unesco lo classificò nel 2001 come "capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell'umanità" e quando nel 2008 fu formalizzata la Lista dei Patrimoni Culturali Immateriali il Nogaku fu inserito d'ufficio nel primo elenco, insieme al kabuki e al bunraku, di cui parleremo fra poco.
Ecco un video per farvi un'idea:
2. Ningyo Johruri Bunraku (Teatro delle marionette)
Bunraku è il tradizionale teatro dei burattini giapponesi, ma non è affatto rivolto ad un pubblico di bambini. Sviluppatosi a Osaka durante il periodo Edo (1603-1868), è una forma d'arte "seria".
Un pupazzo bunraku è grande circa la metà di un umano ed è manovrato da tre persone che pur essendo completamente vestite di nero, sono visibili dal pubblico. Il burattinaio capo controlla la testa e la mano destra, mentre gli altri due burattinai gestiscono la mano sinistra e le gambe. La storia è narrata usando una forma di canto detta joruri, che si avvale dello shamisen.
3. Teatro Kabuki
Sembra che il termine Kabuki derivi dal verbo kabuku , che significa appoggiarsi o essere insolito, anche se i tre kanji che lo compongono, 歌舞 伎, significano rispettivamente canto, danza e abilità.
Il kabuki si è sviluppato durante il periodo Edo (1603-1868) e ha continuato fino ad oggi, facendosi conoscere soprattutto per le sue maschere e i suoi costumi molto colorati ed elaborati.
4. Gagaku
Iscritto in lista nel 2009, è una fusione di danza e di vari stili musicali ed è usato durante in banchetti e cerimonie nel Palazzo Imperiale. Arrivò in Giappone attraverso la Corea e la Cina insieme alle tradizioni buddiste intorno al V secolo, arrivando al suo apice intorno al X secolo.
È caratterizzato da movimenti lenti e musica acuta, suonata su un assortimento di strumenti a fiato, a corda, a vari tamburi e al gong. Tre sono i tipi di performance che compongono il gagaku: il kangen (solo musica), il bugaku (musica e danza assieme) e il kayo (solo canto).
5. Ojiya-chijimi, Echigo-jofu: Tecniche di fabbricazione del tessuto Ramie nella regione di Uonuma, Prefettura di Niigata
L'Ojiya-chijimi e l'Echigo-jofu sono i nomi di due tecniche di fabbricazione di due tessuti derivanti dalla stessa pianta, il ramie. Originaria dell'Asia Orientale, molto resistente, è stata usata per la produzione di tessuto fin dai tempi dell'antica Cina e forse anche per la mummificazione nell'antico Egitto.
In Giappone la tela ottenuta da questa pianta prende il nome di Jofu e la sua fabbricazione è stata documentata presso la prefettura di Niigata (precedentemente nota come Echigo, da cui il termine Echigo-jofu) già a metà dell'ottavo secolo. Il tessuto è a trama larga, molto leggero, ideale per i climi umidi. Nella vicina città di Ojiya intorno al 1670 fu realizzato un tipo di jofu più increspato che prese il nome di chijimi (da cui appunto Ojiya-chijimi).
Un elemento chiave nella produzione di entrambe è la neve che cade copiosa nella prefettura di Niigata: il tessuto infatti viene lavato, massaggiato e poi steso su campi innevati per 10-20 giorni.
6. Koshikijima no Toshidon (Kagoshima)
Ogni Capodanno a Shimo-Koshikishima, la più grande delle isole Koshikishima (ribattezzate da Koshikijima nel 2014), situate nell'oceano a est della prefettura di Kagoshima, si svolge il Koshikijima no Toshidon: piccoli gruppi di 2-5 uomini con indosso impermeabili di paglia e maschere terrificanti dal naso lungo bussano alle porte delle case e chiedono di vedere i bambini. Li rimproverano se sono stati monelli e li esortano a essere più ubbidienti. Purtroppo, a causa del costante calo della popolazione di queste isole, non si sa ancora per quanto questa tradizione potrà continuare.
7. Oku-Noto no Aenokoto (Ishikawa)
La penisola di Noto si protende nel Mar del Giappone dalla prefettura di Ishikawa ed è qui che due volte all'anno i coltivatori di riso eseguono l'Oku-Noto no Aenokoto, un rituale in cui il padrone di casa ospita nella sua dimora la divinità del riso (aenokoto infatti significa letteralmente "rito dell'ospitalità").
L'invito è eseguito secondo tutti i crismi: il padrone di casa indossa i suoi abiti migliori e fa accomodare il kami vicino al fuoco, essendo questo il posto migliore. La divinità viene poi aiutata a fare il bagno e invitata a consumare un pasto preparato per l'occasione, con le migliori pietanze. Questo rito si ripete a dicembre per ringraziare per il buon raccolto ottenuto e a febbraio per il raccolto futuro.
8. Hayachine Kagura (Iwate)
Con il termine Kagura si indica una danza di origine shintoista che somiglia a quella del teatro Noh ma che in realtà è più antica ancora. In essa, con maschere e determinati movimenti, si raccontano i miti originari del Giappone.
Esistono molte versioni di kagura a seconda della ragione dell'arcipelago, ma quelle salvaguardate dall'Unesco sono quelle del Giappone occidentale e in particolare quella sviluppatasi attorno al culto del monte Hayachine nella città di Hanamaki, nella prefettura di Iwate, attorno al XIV o XV secolo.
L'Hayachine Kagura si riferisce in realtà a due forme correlate di questa danza: una eseguita al Santuario di Hayachine (noto anche come Take Kagura) e un'altra al Santuario di Otsugunai (chiamato Otsugunai Kagura).
9. Akiu no Taue Odori (Miyagi)
Akiu no Taue Odori è una danza che celebra la raccolta del riso ed è effettuata fin dal XVII secolo nella città di Akiu, prefettura di Miyagi. Eseguita nella speranza di un buon raccolto, le parole Taue Odori significano letteralmente "danza che pianta il riso" e consiste in un repertorio di 6-10 danze accompagnate dal suono di flauti, tamburi e campane. Un gruppo di giovani ragazze che indossano cappelli di hanagasa decorati con fiori fatti di carta washi, accompagnati da due a quattro ragazzi più piccoli vestiti da contadini, mimano danzando le principali attività che si compiono nei campi quando si semina il riso.
10. Chakkirako (Kanagawa)
L'origine di questa danza è avvolta nel mistero, ma è sicuro che è stata praticata dalla metà del XVIII secolo nella città di Miura, porto militare situato sulla punta meridionale della penisola omonima nella prefettura di Kanagawa. I movimenti sembra che siano frutto di un amalgama di danze insegnate dai marinai che facevano scalo qui da tutto il paese, anche se un'altra versione ne attribuisce il merito alla moglie di Fujiwara no Sukemitsu, che insieme al marito è venerata nel santuario locale di Kainan.
Il rituale è eseguito dalle ragazze di età compresa tra i 5 e 12 anni che danzano al suono di campanelle appese a bastoncini di bambù decorati con carta colorata e chiamati chakkirako, da cui il nome della danza. Le ballerine sono accompagnate inoltre da un coro a cappella eseguito dalle donne più anziane della comunità. La danza viene eseguita al Santuario di Kainan il 15 gennaio di ogni anno, festeggia il nuovo anno e insieme è di buon augurio per una pesca abbondante.
Fonte consultata:
AllAboutJapan
1. Teatro Nogaku
Mette insieme il teatro Noh con quello Kyogen. Mentre il Noh mette in scena un vero rituale, con attori che indossano maschere, cantano e si muovono con movimenti lenti e codificati, il Kyogen consiste in scenette comiche che si concentrano sulla vita quotidiana dei cittadini comuni. L'Unesco lo classificò nel 2001 come "capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell'umanità" e quando nel 2008 fu formalizzata la Lista dei Patrimoni Culturali Immateriali il Nogaku fu inserito d'ufficio nel primo elenco, insieme al kabuki e al bunraku, di cui parleremo fra poco.
Ecco un video per farvi un'idea:
2. Ningyo Johruri Bunraku (Teatro delle marionette)
Bunraku è il tradizionale teatro dei burattini giapponesi, ma non è affatto rivolto ad un pubblico di bambini. Sviluppatosi a Osaka durante il periodo Edo (1603-1868), è una forma d'arte "seria".
Un pupazzo bunraku è grande circa la metà di un umano ed è manovrato da tre persone che pur essendo completamente vestite di nero, sono visibili dal pubblico. Il burattinaio capo controlla la testa e la mano destra, mentre gli altri due burattinai gestiscono la mano sinistra e le gambe. La storia è narrata usando una forma di canto detta joruri, che si avvale dello shamisen.
3. Teatro Kabuki
Sembra che il termine Kabuki derivi dal verbo kabuku , che significa appoggiarsi o essere insolito, anche se i tre kanji che lo compongono, 歌舞 伎, significano rispettivamente canto, danza e abilità.
Il kabuki si è sviluppato durante il periodo Edo (1603-1868) e ha continuato fino ad oggi, facendosi conoscere soprattutto per le sue maschere e i suoi costumi molto colorati ed elaborati.
4. Gagaku
Iscritto in lista nel 2009, è una fusione di danza e di vari stili musicali ed è usato durante in banchetti e cerimonie nel Palazzo Imperiale. Arrivò in Giappone attraverso la Corea e la Cina insieme alle tradizioni buddiste intorno al V secolo, arrivando al suo apice intorno al X secolo.
È caratterizzato da movimenti lenti e musica acuta, suonata su un assortimento di strumenti a fiato, a corda, a vari tamburi e al gong. Tre sono i tipi di performance che compongono il gagaku: il kangen (solo musica), il bugaku (musica e danza assieme) e il kayo (solo canto).
5. Ojiya-chijimi, Echigo-jofu: Tecniche di fabbricazione del tessuto Ramie nella regione di Uonuma, Prefettura di Niigata
L'Ojiya-chijimi e l'Echigo-jofu sono i nomi di due tecniche di fabbricazione di due tessuti derivanti dalla stessa pianta, il ramie. Originaria dell'Asia Orientale, molto resistente, è stata usata per la produzione di tessuto fin dai tempi dell'antica Cina e forse anche per la mummificazione nell'antico Egitto.
In Giappone la tela ottenuta da questa pianta prende il nome di Jofu e la sua fabbricazione è stata documentata presso la prefettura di Niigata (precedentemente nota come Echigo, da cui il termine Echigo-jofu) già a metà dell'ottavo secolo. Il tessuto è a trama larga, molto leggero, ideale per i climi umidi. Nella vicina città di Ojiya intorno al 1670 fu realizzato un tipo di jofu più increspato che prese il nome di chijimi (da cui appunto Ojiya-chijimi).
Un elemento chiave nella produzione di entrambe è la neve che cade copiosa nella prefettura di Niigata: il tessuto infatti viene lavato, massaggiato e poi steso su campi innevati per 10-20 giorni.
6. Koshikijima no Toshidon (Kagoshima)
Ogni Capodanno a Shimo-Koshikishima, la più grande delle isole Koshikishima (ribattezzate da Koshikijima nel 2014), situate nell'oceano a est della prefettura di Kagoshima, si svolge il Koshikijima no Toshidon: piccoli gruppi di 2-5 uomini con indosso impermeabili di paglia e maschere terrificanti dal naso lungo bussano alle porte delle case e chiedono di vedere i bambini. Li rimproverano se sono stati monelli e li esortano a essere più ubbidienti. Purtroppo, a causa del costante calo della popolazione di queste isole, non si sa ancora per quanto questa tradizione potrà continuare.
7. Oku-Noto no Aenokoto (Ishikawa)
La penisola di Noto si protende nel Mar del Giappone dalla prefettura di Ishikawa ed è qui che due volte all'anno i coltivatori di riso eseguono l'Oku-Noto no Aenokoto, un rituale in cui il padrone di casa ospita nella sua dimora la divinità del riso (aenokoto infatti significa letteralmente "rito dell'ospitalità").
L'invito è eseguito secondo tutti i crismi: il padrone di casa indossa i suoi abiti migliori e fa accomodare il kami vicino al fuoco, essendo questo il posto migliore. La divinità viene poi aiutata a fare il bagno e invitata a consumare un pasto preparato per l'occasione, con le migliori pietanze. Questo rito si ripete a dicembre per ringraziare per il buon raccolto ottenuto e a febbraio per il raccolto futuro.
8. Hayachine Kagura (Iwate)
Con il termine Kagura si indica una danza di origine shintoista che somiglia a quella del teatro Noh ma che in realtà è più antica ancora. In essa, con maschere e determinati movimenti, si raccontano i miti originari del Giappone.
Esistono molte versioni di kagura a seconda della ragione dell'arcipelago, ma quelle salvaguardate dall'Unesco sono quelle del Giappone occidentale e in particolare quella sviluppatasi attorno al culto del monte Hayachine nella città di Hanamaki, nella prefettura di Iwate, attorno al XIV o XV secolo.
L'Hayachine Kagura si riferisce in realtà a due forme correlate di questa danza: una eseguita al Santuario di Hayachine (noto anche come Take Kagura) e un'altra al Santuario di Otsugunai (chiamato Otsugunai Kagura).
9. Akiu no Taue Odori (Miyagi)
Akiu no Taue Odori è una danza che celebra la raccolta del riso ed è effettuata fin dal XVII secolo nella città di Akiu, prefettura di Miyagi. Eseguita nella speranza di un buon raccolto, le parole Taue Odori significano letteralmente "danza che pianta il riso" e consiste in un repertorio di 6-10 danze accompagnate dal suono di flauti, tamburi e campane. Un gruppo di giovani ragazze che indossano cappelli di hanagasa decorati con fiori fatti di carta washi, accompagnati da due a quattro ragazzi più piccoli vestiti da contadini, mimano danzando le principali attività che si compiono nei campi quando si semina il riso.
10. Chakkirako (Kanagawa)
L'origine di questa danza è avvolta nel mistero, ma è sicuro che è stata praticata dalla metà del XVIII secolo nella città di Miura, porto militare situato sulla punta meridionale della penisola omonima nella prefettura di Kanagawa. I movimenti sembra che siano frutto di un amalgama di danze insegnate dai marinai che facevano scalo qui da tutto il paese, anche se un'altra versione ne attribuisce il merito alla moglie di Fujiwara no Sukemitsu, che insieme al marito è venerata nel santuario locale di Kainan.
Il rituale è eseguito dalle ragazze di età compresa tra i 5 e 12 anni che danzano al suono di campanelle appese a bastoncini di bambù decorati con carta colorata e chiamati chakkirako, da cui il nome della danza. Le ballerine sono accompagnate inoltre da un coro a cappella eseguito dalle donne più anziane della comunità. La danza viene eseguita al Santuario di Kainan il 15 gennaio di ogni anno, festeggia il nuovo anno e insieme è di buon augurio per una pesca abbondante.
Fonte consultata:
AllAboutJapan
Molto carina la danza dei bimbi.
Invece i bimbi che appaiono nel video 6 piangono davvero!
Bella idea, però io consentirei solo i pollici in su, come per le recensioni. I pollici versi no, sarebbero solo una pacchia per i trolls flammatori (o flammoni? come si dice? )!
Ho visto personalmente kabuki, bunraku, noh e altre forme culturali simili. Tutti riti e tradizioni che vanno assolutamente preservati.
Carine le bambine del chakkirako!
L’avevo già proposto, ma giustamente mi è stato risposto che questo causerebbe un calo dei commenti.
Quelli culturali e documentali meriterebbero tutti un “plus” o una sorta di premio, invece purtroppo, solitamente sono quelli meno “cagati”...
Quelli e le notizie sui drama...
Peró per quest’ultimi li capisco, non essendo di facile reperimento, anche se ultimamente ne ho visti apparire un sacco su netflix, ma questo non c’entra con questo articolo u.u
Mi accodo e faccio i miei complimenti all’autrice, articolo molto interessante e ben fatto, quanto vorrei poter andare a vedere qualche spettacolo sopracitato anziché dover andare al cinema a vedere un film.
Se un luogo o un tempio possono rapirci il cuore e devono essere preservati per il futuro, la stessa cosa vale anche per i cosidetti beni immateriali. Qui non c'è un sito fisico in particolare da salvaguardare, ma c'è una tradizione, una danza, un'emozione che non deve andare perduta.
Pure io dei vari tipi di teatro giappo ci capisco poco/nulla, benissimo quindi per un articolo così che li raccoglie e li spiega per bene ^O^
Il tessuto steso sulla neve poi... behwwwwhh * _ *
(premetto che chiedo scusa per l'OT ma chiudo subito)
In qualità di responsabile dei primi (antichi) articoli e recensioni drama portati su questo sito, e che li segue tuttora tra mille difficoltà, è bello leggere di commenti come questo, non sapete quanto ^^
Reperire drama non è facile per tanti motivi e, titoli selezionati da Netflix/similari a parte, potrebbe essere sempre più difficile nel prossimo futuro. Ma non disperiamo. In primo luogo ci teniamo a fare informazione, sperando che in primis sia proprio questa a portare in Italia sempre più titoli, in un modo o nell'altro ^^
(chiudo l'OT)
queste forme d'arte, tradizione e cultura!
Per questo ci pensavo, magari è semplicemente un modo per far sapere all'autrice/autore che l'articolo è apprezzato anche se magari si presta poco a "intavolare una discussione". Insomma ok voler incentivare i post, ma non ha nemmeno molto senso una sfilza di commenti tipo "Bello" "Interessante" "Complimenti" che non servono cmq allo scopo. A me non viene molto di lasciarli, mi sembra di essere ripetitiva e finisco per apprezzare in silenzio (o spolliciare il primo commento che lo dice senza aggiungere altro)
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