I primi dieci episodi della seconda stagione di Fruits Basket, remake animato dell'amatissimo manga di Natsuki Takaya, in Italia per Panini Comics, non coincidono perfettamente con la metà della serie, tuttavia con essi si chiude un cerchio, mentre se ne apre un altro che si allargherà poi a dismisura.
Ecco dunque le nostre impressioni sul remake, ma attendiamo le vostre nei commenti!
Ecco dunque le nostre impressioni sul remake, ma attendiamo le vostre nei commenti!
La dolce Tohru Honda, già orfana di padre, dopo la morte della madre è costretta ad andare a vivere col nonno, poiché nessun altro parente si vuol prendere "il fastidio". A causa di alcuni problemi, ben presto però si trova costretta a lasciare l'abitazione, e decisa ad andare avanti con le sue forze, inizia a vivere in una tenda in un bosco. La positività della ragazza non basta e sciagure si susseguono: un tifone spazza via la sua "casa-tenda". Nel momento di maggior sconforto è Yuki Soma ad aiutarla, un compagno di scuola detto "principe" per via del suo bell'aspetto e i modi raffinati. Yuki le propone di trovare sistemazione nella casa in cui vive con dei parenti: Shigure, romanziere brillante, e Kyo, un ragazzo introverso con il quale ha un pessimo rapporto. Toru accetta l'invito estesole da Yuki e Shigure e scopre ben presto il segreto di casa Soma: quando i membri della famiglia vengono abbracciati da una persona di sesso opposto, si trasformano in uno dei dodici animali dello zodiaco cinese! A vista la cosa potrebbe apparire divertente, si tratta in realtà di un'oscura maledizione a cui sembra impossibile sottrarsi.
La prima parte della seconda stagione di Fruits Basket ha aggiunto un bel po’ di carne al fuoco. Sono stati presentati gli ultimi membri dei Dodici animali che mancavano all’appello: "Miss Simpatia" Rin (il cavallo) e "Mister Apatia" Kureno (il gallo). Tuttavia, entrambi sono stati appena introdotti e soltanto accennati, quindi si vedrà se e come le loro storie saranno sviluppate in futuro.
Il fiore all’occhiello di questa prima parte, invece, è la parte della gita al mare, che svela diverse carte dicendoci finalmente chiaro e tondo in che cosa consiste la famosa maledizione dei Dodici animali e quale sia il ruolo di Akito in tutto questo: a quanto pare, non solo si devono sorbire la trasformazione in animale quando entrano a contatto con l’altro sesso (elemento tuttavia abbastanza marginale nella narrazione, che è sempre stata più attenta a mostrare le conseguenze psicologiche della maledizione piuttosto che quelle fisiche), ma si devono pure sorbire Akito che li comanda a bacchetta tutta la vita, poveracci!
Personaggio tanto negativo quanto – va detto - affascinante, ad Akito non risparmieresti un bel ceffone sul suo bel faccino, tanto odioso è il suo comportamento: decide tutto della vita di quei poveretti, impedendo loro di avere relazioni con altre persone, li chiama a sé obbligatoriamente rovinando loro la vacanza al mare, si presenta nella loro casa al mare a orari indecenti rompendo le scatole, li insulta a ripetizione e gli ricorda che, ahimè, al loro legame non possono sottrarsi, e quindi, per via di un gioco di scommesse varie, in particolare Yuki e Kyo sono destinati a vedersela brutta.
Tohru, poi, in quanto elemento di disturbo nel perfetto quadretto familiare Sohma, si becca i peggiori insulti, ma fortunatamente non si perde d’animo, mostrando la volontà di aiutare la sua nuova famiglia e di cercare un modo di spezzare la maledizione. Noi ovviamente siamo con lei e speriamo che ce la possa fare, nel frattempo però godiamo anche dell’evoluzione del suo rapporto con Yuki e, soprattutto, Kyo, quest’ultimo ormai dichiaratamente cotto dell’ingenua ragazza (cosa che ovviamente ci fa un grandissimo piacere).
La storia è ormai entrata nel vivo, risultando interessante, commovente ed emotivamente spiazzante in diversi punti; ci sono però ancora diversi misteri da svelare, personaggi e questioni da approfondire, e un Akito da pigliare a ceffoni, perciò seguiamo la vicenda con grande interesse ed entusiasmo.
Il fiore all’occhiello di questa prima parte, invece, è la parte della gita al mare, che svela diverse carte dicendoci finalmente chiaro e tondo in che cosa consiste la famosa maledizione dei Dodici animali e quale sia il ruolo di Akito in tutto questo: a quanto pare, non solo si devono sorbire la trasformazione in animale quando entrano a contatto con l’altro sesso (elemento tuttavia abbastanza marginale nella narrazione, che è sempre stata più attenta a mostrare le conseguenze psicologiche della maledizione piuttosto che quelle fisiche), ma si devono pure sorbire Akito che li comanda a bacchetta tutta la vita, poveracci!
Personaggio tanto negativo quanto – va detto - affascinante, ad Akito non risparmieresti un bel ceffone sul suo bel faccino, tanto odioso è il suo comportamento: decide tutto della vita di quei poveretti, impedendo loro di avere relazioni con altre persone, li chiama a sé obbligatoriamente rovinando loro la vacanza al mare, si presenta nella loro casa al mare a orari indecenti rompendo le scatole, li insulta a ripetizione e gli ricorda che, ahimè, al loro legame non possono sottrarsi, e quindi, per via di un gioco di scommesse varie, in particolare Yuki e Kyo sono destinati a vedersela brutta.
Tohru, poi, in quanto elemento di disturbo nel perfetto quadretto familiare Sohma, si becca i peggiori insulti, ma fortunatamente non si perde d’animo, mostrando la volontà di aiutare la sua nuova famiglia e di cercare un modo di spezzare la maledizione. Noi ovviamente siamo con lei e speriamo che ce la possa fare, nel frattempo però godiamo anche dell’evoluzione del suo rapporto con Yuki e, soprattutto, Kyo, quest’ultimo ormai dichiaratamente cotto dell’ingenua ragazza (cosa che ovviamente ci fa un grandissimo piacere).
La storia è ormai entrata nel vivo, risultando interessante, commovente ed emotivamente spiazzante in diversi punti; ci sono però ancora diversi misteri da svelare, personaggi e questioni da approfondire, e un Akito da pigliare a ceffoni, perciò seguiamo la vicenda con grande interesse ed entusiasmo.
Autore: Kotaro
Sembrava dovesse trascorrere un tempo lunghissimo dal termine della prima serie di questo nuovo Fruits Basket all’arrivo della sua seconda stagione. La classica attesa trepidante e apparentemente infinita che invece si è dissolta come neve all’arrivo della primavera, come se quasi non fosse esistita.
Da marzo 2020 abbiamo quindi ripreso a seguire le avventure di Furuba con tanta curiosità, aspettative e anche un po’ di ansia, perché la prima stagione, pur chiudendosi con un soffio di speranza ad alleggerirci il cuore, ci aveva fatto capire che nulla era finito e che la strada dei protagonisti verso la felicità sarebbe stata ancora lunga e tortuosa.
Partiamo con un episodio che sconvolge un po’ la cronologia del manga, ma che si mostra comunque utile a svelare alcuni dei nuovi personaggi che avranno un’importanza fondamentale in questa nuova stagione. Allo stesso tempo torniamo a occuparci della senpai Motoko, la stramba ma bella ragazza innamorata persa di Yuki. Per quanto la puntata possa avere il sapore del filler, tramite gli occhi di Motoko riusciamo invece a scorgere i primi, importantissimi cambiamenti di Yuki: la freddezza di qualche tempo fa sembra scomparsa, quello che sembrava un principe gelido e lontanissimo è ora un ragazzo quasi comune, affabile, disposto a conversare, ascoltare e ricevere davvero le parole e i sentimenti altrui. E Motoko, che lo ha sempre osservato, lo nota bene e non può fare altro che provare dei sentimenti contrastanti per l’arrivo di un cambiamento tanto atteso e gradito quanto difficile da accettare poiché nato grazie all’opera di qualcuno che non sia lei stessa. Facciamo inoltre la conoscenza di due membri del nuovo consiglio studentesco, i quali però si mostrano appena e avranno modo di far parlare di sé più avanti.
Gli episodi successivi si incentrano su uno o più personaggi e passiamo quindi dalla bionda Uo che sembra aver trovato qualcuno che le fa battere il cuore in maniera speciale, ad Ayame che tenta ancora di conquistare il cuore dell’adorato fratellino. Se l’episodio dedicato al serpentello è perfettamente riuscito, un po’ meno lo è quello dedicato all’incontro tra Uo e Kureno; si tratta sostanzialmente di un problema di forma, estetico, poiché il Kureno mostratoci in questo episodio è a mio avviso troppo sereno, troppo moe nei suoi sguardi che invero dovrebbero in questo momento trasmettere un senso di estraniamento dalla realtà, dal mondo comune. Il primo impatto con Kureno dovrebbe insomma essere più straniante e confuso, ma in questa versione anime mi è sembrato semplicemente di avere a che fare con un signorino frivolo e con la testa tra le nuvole.
La prima metà dello stesso episodio ci racconta invece di un’esilarante visita in una casa stregata in cui Tohru, Momiji, ma soprattutto Hatsuharu, mettono in mostra il meglio (o il peggio) di sé.
Tohru e Kyo invece continuano a camminare sugli stessi binari e durante una visita a casa del maestro Kazuma trovano il tempo per svelarsi l’un l’altro alcune parti di sé che sono soliti tenere ben nascoste, soprattutto Tohru, che sembra abbia la testa vuota ma pensa con preoccupazione al futuro, non riesce a non trattenere davanti al gattone le sue ansie e preoccupazioni, perché guardare avanti al futuro, per adesso, è come pensare di saltare in una grossa voragine di cui non si intravede minimamente il fondo. Tutto ciò è sintomo dello splendido rapporto che i due stanno costruendo man mano.
Sul fronte Hatsuharu invece la situazione sembra essere molto complicata; dopo essere stato lasciato da Rin, Haru è inquieto, impossibilitato a tenere a bada la sua personalità "black", frustrato per la sua incapacità di sanare le ferite della donna che ama. Ma il rapporto che lega Haru a Yuki è qualcosa di speciale, e sarà proprio quest’ultimo che infonderà coraggio al cugino, dimostrando ancora una volta i grandi cambiamenti che sta cercando di fare, a costo di reggere grandi sacrifici.
Dal sesto al decimo episodio percorriamo invece un arco "collettivo" che mette tanta carne al fuoco e che al contempo rappresenta un nuovo, piccolo e importantissimo, punto di svolta per la serie. L’entusiasmo del dolce Momiji porta tutti i giovani Sohma in una delle residenze estive della famiglia per cercare un momento di stacco dalle fatiche dello studio. Quella che però doveva essere una rilassante vacanza al mare diventa, a causa dell’arrivo di Akito, la solita riunione forzata con il capofamiglia, senza contare che la bella Rin agisce nell’ombra in maniera ambigua.
Cosa la ragazza stia cercando, cosa pensi di ottenere da Shigure, il perché del suo comportamento nei confronti di Haru restano un mistero; ciò che percepiamo dai suoi sguardi è una grande determinazione e una rabbia palesemente difficile da contenere.
Questi episodi ci regalano però anche dei tenerissimi momenti in cui i personaggi mettono a nudo i loro cuori, così Tohru con Yuki e Kyo, così Kisa e Hiro. In uno dei suoi momenti "no", Hiro tira fuori un discorso finora mai toccato, ossia il padre di Tohru, argomento su cui la ragazza non sembra volersi esprimere. E mentre Yuki vive sempre in bilico tra il rifiuto di Akito e il suo inevitabile assoggettamento, Kyo è sempre quello che se la passa peggio. Akito, che non sopporta che "il mostro" possa trovare anche solo degli sprazzi di felicità decide con le sue solite maniere di assoggettare la felicità del gatto, costringendo il buon Kyo a rinnegare un sentimento di cui aveva appena preso consapevolezza. E il dolore di Kyo è palpabile nelle sue parole, nel suo tono di voce, nelle sue espressioni disperate mentre nega davanti al capofamiglia ciò che adesso ama più di qualunque altra cosa. Nel dialogo tra Kyo e Akito è magistrale l’interpretazione dei doppiatori dei due personaggi, laddove la divina Maaya Sakamoto riesce a imprimere nella voce di Akito tutta la sua crudeltà e la sua instabilità emotiva, e Yuuma Uchida, che sin dal primo episodio di questa serie ha donato a Kyo un tono più maturo in accordo con lo sviluppo del personaggio, che riesce a trasmetterci ogni briciola del suo cuore infranto.
Arriva infine un confronto diretto tra Tohru e Akito, in cui quest’ultimo svela alla ragazza il suo ruolo all’interno dello zodiaco. In questo frangente è chiaro come gli animali dello zodiaco siano davvero incapaci di opporsi al loro Dio; solo Momiji, dimostrandosi più coraggioso di tutti, si para innanzi a lui per impedire di far del male all’adorata Tohru.
"Tutti gli animali dello zodiaco torneranno da me. Non possono separarsi da me. Quindi smettila di provare a rovinare la nostra felicità."
Ma una costrizione data dal sangue, può davvero definirsi un vero "legame"? Può mai essere considerata felicità un’unione che ti stringe all’altro come fosse una catena? Da questo confronto passivamente violento, Tohru trae la sua prima, importante, conclusione: vuole spezzare la maledizione.
I primi dieci episodi di questa stagione di Furuba sono quindi un ottimo inizio, il cui difetto più grande è però un comparto tecnico al limite dell’imbarazzante. Seppur si parta abbastanza bene, nel giro di pochi episodi il character design traballa, tutta la resa grafica è scarna ma riesce a salvarsi in qualche momento più importante. Un vero peccato però veder vanificato il buon lavoro fatto nella prima stagione. Anche le sigle non sono particolarmente incisive, soprattutto la opening che si dimostra piuttosto anonima.
A dispetto delle falle tecniche, questa prima (quasi) metà di stagione di Furuba è stata gestita quasi perfettamente, sia come tempi della narrazione che come dialoghi e lavoro dei doppiatori. Ci sono ancora tante cose di cui parlare, tanti ostacoli da superare e tanti nuovi personaggi da scoprire, ma da ora, insieme a Tohru, sarà possibile affrontare qualsiasi cosa con una rinnovata consapevolezza.
Da marzo 2020 abbiamo quindi ripreso a seguire le avventure di Furuba con tanta curiosità, aspettative e anche un po’ di ansia, perché la prima stagione, pur chiudendosi con un soffio di speranza ad alleggerirci il cuore, ci aveva fatto capire che nulla era finito e che la strada dei protagonisti verso la felicità sarebbe stata ancora lunga e tortuosa.
Partiamo con un episodio che sconvolge un po’ la cronologia del manga, ma che si mostra comunque utile a svelare alcuni dei nuovi personaggi che avranno un’importanza fondamentale in questa nuova stagione. Allo stesso tempo torniamo a occuparci della senpai Motoko, la stramba ma bella ragazza innamorata persa di Yuki. Per quanto la puntata possa avere il sapore del filler, tramite gli occhi di Motoko riusciamo invece a scorgere i primi, importantissimi cambiamenti di Yuki: la freddezza di qualche tempo fa sembra scomparsa, quello che sembrava un principe gelido e lontanissimo è ora un ragazzo quasi comune, affabile, disposto a conversare, ascoltare e ricevere davvero le parole e i sentimenti altrui. E Motoko, che lo ha sempre osservato, lo nota bene e non può fare altro che provare dei sentimenti contrastanti per l’arrivo di un cambiamento tanto atteso e gradito quanto difficile da accettare poiché nato grazie all’opera di qualcuno che non sia lei stessa. Facciamo inoltre la conoscenza di due membri del nuovo consiglio studentesco, i quali però si mostrano appena e avranno modo di far parlare di sé più avanti.
Gli episodi successivi si incentrano su uno o più personaggi e passiamo quindi dalla bionda Uo che sembra aver trovato qualcuno che le fa battere il cuore in maniera speciale, ad Ayame che tenta ancora di conquistare il cuore dell’adorato fratellino. Se l’episodio dedicato al serpentello è perfettamente riuscito, un po’ meno lo è quello dedicato all’incontro tra Uo e Kureno; si tratta sostanzialmente di un problema di forma, estetico, poiché il Kureno mostratoci in questo episodio è a mio avviso troppo sereno, troppo moe nei suoi sguardi che invero dovrebbero in questo momento trasmettere un senso di estraniamento dalla realtà, dal mondo comune. Il primo impatto con Kureno dovrebbe insomma essere più straniante e confuso, ma in questa versione anime mi è sembrato semplicemente di avere a che fare con un signorino frivolo e con la testa tra le nuvole.
La prima metà dello stesso episodio ci racconta invece di un’esilarante visita in una casa stregata in cui Tohru, Momiji, ma soprattutto Hatsuharu, mettono in mostra il meglio (o il peggio) di sé.
Tohru e Kyo invece continuano a camminare sugli stessi binari e durante una visita a casa del maestro Kazuma trovano il tempo per svelarsi l’un l’altro alcune parti di sé che sono soliti tenere ben nascoste, soprattutto Tohru, che sembra abbia la testa vuota ma pensa con preoccupazione al futuro, non riesce a non trattenere davanti al gattone le sue ansie e preoccupazioni, perché guardare avanti al futuro, per adesso, è come pensare di saltare in una grossa voragine di cui non si intravede minimamente il fondo. Tutto ciò è sintomo dello splendido rapporto che i due stanno costruendo man mano.
Sul fronte Hatsuharu invece la situazione sembra essere molto complicata; dopo essere stato lasciato da Rin, Haru è inquieto, impossibilitato a tenere a bada la sua personalità "black", frustrato per la sua incapacità di sanare le ferite della donna che ama. Ma il rapporto che lega Haru a Yuki è qualcosa di speciale, e sarà proprio quest’ultimo che infonderà coraggio al cugino, dimostrando ancora una volta i grandi cambiamenti che sta cercando di fare, a costo di reggere grandi sacrifici.
Dal sesto al decimo episodio percorriamo invece un arco "collettivo" che mette tanta carne al fuoco e che al contempo rappresenta un nuovo, piccolo e importantissimo, punto di svolta per la serie. L’entusiasmo del dolce Momiji porta tutti i giovani Sohma in una delle residenze estive della famiglia per cercare un momento di stacco dalle fatiche dello studio. Quella che però doveva essere una rilassante vacanza al mare diventa, a causa dell’arrivo di Akito, la solita riunione forzata con il capofamiglia, senza contare che la bella Rin agisce nell’ombra in maniera ambigua.
Cosa la ragazza stia cercando, cosa pensi di ottenere da Shigure, il perché del suo comportamento nei confronti di Haru restano un mistero; ciò che percepiamo dai suoi sguardi è una grande determinazione e una rabbia palesemente difficile da contenere.
Questi episodi ci regalano però anche dei tenerissimi momenti in cui i personaggi mettono a nudo i loro cuori, così Tohru con Yuki e Kyo, così Kisa e Hiro. In uno dei suoi momenti "no", Hiro tira fuori un discorso finora mai toccato, ossia il padre di Tohru, argomento su cui la ragazza non sembra volersi esprimere. E mentre Yuki vive sempre in bilico tra il rifiuto di Akito e il suo inevitabile assoggettamento, Kyo è sempre quello che se la passa peggio. Akito, che non sopporta che "il mostro" possa trovare anche solo degli sprazzi di felicità decide con le sue solite maniere di assoggettare la felicità del gatto, costringendo il buon Kyo a rinnegare un sentimento di cui aveva appena preso consapevolezza. E il dolore di Kyo è palpabile nelle sue parole, nel suo tono di voce, nelle sue espressioni disperate mentre nega davanti al capofamiglia ciò che adesso ama più di qualunque altra cosa. Nel dialogo tra Kyo e Akito è magistrale l’interpretazione dei doppiatori dei due personaggi, laddove la divina Maaya Sakamoto riesce a imprimere nella voce di Akito tutta la sua crudeltà e la sua instabilità emotiva, e Yuuma Uchida, che sin dal primo episodio di questa serie ha donato a Kyo un tono più maturo in accordo con lo sviluppo del personaggio, che riesce a trasmetterci ogni briciola del suo cuore infranto.
Arriva infine un confronto diretto tra Tohru e Akito, in cui quest’ultimo svela alla ragazza il suo ruolo all’interno dello zodiaco. In questo frangente è chiaro come gli animali dello zodiaco siano davvero incapaci di opporsi al loro Dio; solo Momiji, dimostrandosi più coraggioso di tutti, si para innanzi a lui per impedire di far del male all’adorata Tohru.
"Tutti gli animali dello zodiaco torneranno da me. Non possono separarsi da me. Quindi smettila di provare a rovinare la nostra felicità."
Ma una costrizione data dal sangue, può davvero definirsi un vero "legame"? Può mai essere considerata felicità un’unione che ti stringe all’altro come fosse una catena? Da questo confronto passivamente violento, Tohru trae la sua prima, importante, conclusione: vuole spezzare la maledizione.
I primi dieci episodi di questa stagione di Furuba sono quindi un ottimo inizio, il cui difetto più grande è però un comparto tecnico al limite dell’imbarazzante. Seppur si parta abbastanza bene, nel giro di pochi episodi il character design traballa, tutta la resa grafica è scarna ma riesce a salvarsi in qualche momento più importante. Un vero peccato però veder vanificato il buon lavoro fatto nella prima stagione. Anche le sigle non sono particolarmente incisive, soprattutto la opening che si dimostra piuttosto anonima.
A dispetto delle falle tecniche, questa prima (quasi) metà di stagione di Furuba è stata gestita quasi perfettamente, sia come tempi della narrazione che come dialoghi e lavoro dei doppiatori. Ci sono ancora tante cose di cui parlare, tanti ostacoli da superare e tanti nuovi personaggi da scoprire, ma da ora, insieme a Tohru, sarà possibile affrontare qualsiasi cosa con una rinnovata consapevolezza.
Autore: Arashi84
Ammetto che la prima stagione di Fruits Basket non mi ha aiutato particolarmente ad inquadrarlo: tantissimi personaggi, tantissimi avvenimenti, fin troppe cose mischiate tra di loro per comprendere davvero quale potesse essere la vera natura della serie, come se mancasse effettivamente una presenza (anche negativa) sulla quale dovessero girare gli eventi per poter comprendere al meglio l’intreccio narrativo. Non fraintendetemi, è chiaro che Tohru, Kyo e Yuki abbiano un ruolo più che essenziale nella storia, ma era quasi come se mancasse un essenziale elemento narrativo che potesse dare sostanza al tutto.
Akito. Sì, lui (per convenzione definiamolo "lui", poi scopriremo se sia effettivamente una lei o meno come in molti dicono), ci era stato sicuramente presentato, in tutta la sua arroganza e antipatia, anche nella primissima parte dell’anime, ma vi erano presenti più dubbi che certezze sulla sua figura. Letteralmente non credo che ci fosse una certezza su di lui oltre il suo nome e, sinceramente, non vedo neanche perché asserire ciecamente che esso sia vero.
In questo percorso arrivato, per il momento, al 10° episodio possiamo invece comprendere finalmente chi abbiamo di fronte, per quanto ci sia ancora tantissimo da dire ma abbiamo abbastanza informazioni per comprendere quale sia la sua natura e quella della serie. Cos’è, quindi, Fruits Basket? Banalmente potrei dire che è il racconto di una famiglia che cerca di uscire da una maledizione e assumere la propria indipendenza, per il resto ci sono diversi elementi che mi chiedo se saranno mai mostrati come le implicazioni filosofiche insite nell’esistenza stessa della famiglia Sōma, ma non mi sembra il caso di soffermarmi ora su quel che non c’è.
Fruits Basket si mostra essere la storia di persone costrette a recitare un ruolo che non hanno scelto e di viverlo in modo aspro, perlopiù con terrore e con un senso di sconfitta esistenziale che cede molto difficilmente. Sì, anche Akito, che può essere odiato con tutto il cuore, ma anche lui è stato coinvolto in un qualcosa più grande di lui e chissà con quante conseguenze che ancora noi non conosciamo. Adesso mi sento come se iniziassi davvero a cominciare a capire l’opera.
In questi episodi è diventata ancora più nebulosa la posizione di Shigure (che continuo ad apprezzare ma è chiaro che non so nulla davvero di lui), Haru dà puntualmente tantissime gioie ogni volta che si presenta e la più bella sorpresa è stata Momiji. Ho cominciato a stimare davvero Yuki, che va oltre il ruolo di principe algido inscrutabile e finalmente riesce a risultare interessante, son sicuro che potrà ancora darmi delle belle soddisfazioni, come spero che me le darà Kyo cercando di fare per sé Tohru. I personaggi sono tutti sfaccettati e in continua evoluzione (ok, magari non Tohru, la vedo esattamente uguale com’era all’inizio, ma vabbè un arcangelo sceso dal cielo nella loro vita di desolazione e sconfitta ci può stare) e se consideriamo che manca davvero tantissimo alla fine posso solo aspettarmi qualcosa di positivo da questa serie.
Akito. Sì, lui (per convenzione definiamolo "lui", poi scopriremo se sia effettivamente una lei o meno come in molti dicono), ci era stato sicuramente presentato, in tutta la sua arroganza e antipatia, anche nella primissima parte dell’anime, ma vi erano presenti più dubbi che certezze sulla sua figura. Letteralmente non credo che ci fosse una certezza su di lui oltre il suo nome e, sinceramente, non vedo neanche perché asserire ciecamente che esso sia vero.
In questo percorso arrivato, per il momento, al 10° episodio possiamo invece comprendere finalmente chi abbiamo di fronte, per quanto ci sia ancora tantissimo da dire ma abbiamo abbastanza informazioni per comprendere quale sia la sua natura e quella della serie. Cos’è, quindi, Fruits Basket? Banalmente potrei dire che è il racconto di una famiglia che cerca di uscire da una maledizione e assumere la propria indipendenza, per il resto ci sono diversi elementi che mi chiedo se saranno mai mostrati come le implicazioni filosofiche insite nell’esistenza stessa della famiglia Sōma, ma non mi sembra il caso di soffermarmi ora su quel che non c’è.
Fruits Basket si mostra essere la storia di persone costrette a recitare un ruolo che non hanno scelto e di viverlo in modo aspro, perlopiù con terrore e con un senso di sconfitta esistenziale che cede molto difficilmente. Sì, anche Akito, che può essere odiato con tutto il cuore, ma anche lui è stato coinvolto in un qualcosa più grande di lui e chissà con quante conseguenze che ancora noi non conosciamo. Adesso mi sento come se iniziassi davvero a cominciare a capire l’opera.
In questi episodi è diventata ancora più nebulosa la posizione di Shigure (che continuo ad apprezzare ma è chiaro che non so nulla davvero di lui), Haru dà puntualmente tantissime gioie ogni volta che si presenta e la più bella sorpresa è stata Momiji. Ho cominciato a stimare davvero Yuki, che va oltre il ruolo di principe algido inscrutabile e finalmente riesce a risultare interessante, son sicuro che potrà ancora darmi delle belle soddisfazioni, come spero che me le darà Kyo cercando di fare per sé Tohru. I personaggi sono tutti sfaccettati e in continua evoluzione (ok, magari non Tohru, la vedo esattamente uguale com’era all’inizio, ma vabbè un arcangelo sceso dal cielo nella loro vita di desolazione e sconfitta ci può stare) e se consideriamo che manca davvero tantissimo alla fine posso solo aspettarmi qualcosa di positivo da questa serie.
Autore: Alex Ziro
Si chiude un cerchio, se ne apre un altro... anzi, innumerevoli altri, a cerchi concentrici.
Se con la prima stagione di Furuba ci eravamo un po' tutti "divertiti", tra le altre cose, a cercare di scoprire quali fossero, tra i vari personaggi della famiglia Soma, coloro che celassero lo spirito di uno dei dodici animali dello zodiaco, ora finalmente il "giochino" è venuto a completarsi con l'arrivo delle emblematiche figure di Rin e Kureno, la cui complessità non a caso forse induce a svelarcele per "ultime". E non solo: già avevamo fatto la conoscenza di Akito, ma è attraverso questa prima parte della seconda serie che ne individuiamo finalmente il ruolo giocato all'interno della famiglia Soma e nella cerchia dei dodici. Prevedibile o meno che tale ruolo fosse, anch'esso chiude una porta per aprire un portone, come si suol dire... perché sì, finalmente comprendiamo non solo il significato di Akito per i dodici, ma anche la motivazione per la quale questi ultimi paiano quasi rassegnati ai suoi capricci, incapaci di muovere un dito non per un incomprensibile immobilismo, bensì per qualche cosa di ben più grande, più grande persino di chiunque tra loro.
La trama orizzontale s'intreccia dunque con quella verticale perlopiù attraverso un breve arco narrativo dedicato ad una vacanza al mare cui il piccolo (ma grande, grandissimo) Momiji riesce a trascinare i nostri. Qui, tra un fuoco d'artificio e l'altro, vengono alla luce tanti piccoli ma preziosi dettagli sui personaggi e sulle loro storie, permettendoci di aggiungere alcuni tasselli ai quadri di personalità spesso ancora confuse e misteriose; non ne è esente nemmeno Tohru, che forse per la prima volta si lascia andare a sconforti e paure che sinora ha cercato di nascondere dietro un sorriso e un candore quasi ultraterreno, ma che andranno invece affrontati. Lo rivendicano anche Kyo e Yuki, riecheggiando inconsciamente i pensieri di Tohru, seppur ognuno nel riflesso delle proprie vite e problematiche. Tra i dodici dello zodiaco, Yuki pare essere colui che più di altri ha maturato una certa auto-consapevolezza nel percorso di crescita personale avviato con l'arrivo di Tohru nella casa di Shigure Sohma, e i "risultati" già si vedono nelle sue reazioni con i compagni di classe e con lo stesso Akito con cui si misura. Kyo non è da meno: fa quasi rabbrividire dall'emozione la lucidità di pensiero con cui affronta per la prima volta i propri sentimenti nei confronti del proprio cuore e del proprio futuro, e non possiamo che augurarci che vi sia una strada e una possibilità per "sovvertire all'ineluttabile", per lui più che per chiunque altro. Encomiabile, in tal senso, anche il lavoro al doppiaggio che, se rimane sempre impeccabile sui tanti protagonisti della storia, facendoceli apprezzare ben più del purtroppo altalenante comparto grafico, su Kyo fa risaltare episodio dopo episodio una nota nuova, adulta e via via più matura, grazie all'ottima interpretazione di Yuuma Uchida. Pregevolissimo è poi il tono freddo, mellifluo, egoista della Sakamoto su un Akito cui va il ruolo di "villain" del momento, e il buon Makoto Furukawa che ci regala un Hatsuharu tanto in berserk... quanto in modalità di delizioso e moderno cantastorie (dell'orrore).
Il capitolo al mare parrebbe quasi poter essere un divertissement senza pensieri, quello di un momento di relax al mare, ma che invece, come sempre accade in Furuba, coglie semmai l'occasione per accendere indizi, aprire squarci di riflessione, farci capire che le voragini interiori sono tante, e tutte spesso quasi solo accennate, per il momento... per non parlare dei misteriosi progetti di Rin e Shigure, che non fanno che alimentare sospetti, e del grandissimo momento di coraggio di Momiji, uno dei miei momenti in assoluto preferiti del manga.
Non è affatto solo una vacanza, quindi. E' un momento anch'esso di crescita, di pausa per una presa di consapevolezza dei passi che s'intendono compiere in futuro, e che ora vedono i personaggi tutti un pochino "più pronti".
A fronte di così tanta carne al fuoco, però, purtroppo non mancano elementi che fanno sollevare più di un sopracciglio: non si tratta in questo caso di "mancanze" della storia originale di Natsuki Takaya, la quale anzi sinora è stata adattata con estremo rigore ed aderenza, quanto piuttosto di un 'peggioramento' qualitativo a livello grafico che confidiamo possa pian piano sparire con i prossimi episodi a venire. Rispetto al tratto estremamente pulito e sottile della prima stagione, infatti, questi nuovi episodi appaiono decisamente più 'trascurati' in diversi punti, con animazioni più frettolose e momenti salienti talora un po' "rovinati". A farne le spese in maniera pesante però, a mio avviso è soprattutto il personaggio di Kureno nell'episodio dedicato a lui e ad Arisa, che viene graficamente presentato in una veste attraente sì, ma che purtroppo poco o nulla ha a che fare con la figura estremamente misteriosa, chiusa in sè stessa e dalla parvenza di 'guscio vuoto' che invece ci espone con chiarezza, e fin da subito, la Takaya. E' vero, al contempo, che gli avvenimenti degli episodi successivi correggono un po' il tiro, enfatizzandone il carattere più assoggettato di altri, ma rimane in me una fortissima delusione per un episodio che per lungo tempo ho sperato di vedere infine animato "come si conviene."
E' sufficiente questo per 'rovinare' un'intera stagione? Naturalmente no, perché Furuba si compone di tanti elementi che anche questa Second Season sta collocando sul piatto un po' per volta, facendoci inevitabilmente emozionare, piangere e sussultare. Siamo pronti per proseguire, quindi, tenendo incrociate tutte le dita possibili.
Se con la prima stagione di Furuba ci eravamo un po' tutti "divertiti", tra le altre cose, a cercare di scoprire quali fossero, tra i vari personaggi della famiglia Soma, coloro che celassero lo spirito di uno dei dodici animali dello zodiaco, ora finalmente il "giochino" è venuto a completarsi con l'arrivo delle emblematiche figure di Rin e Kureno, la cui complessità non a caso forse induce a svelarcele per "ultime". E non solo: già avevamo fatto la conoscenza di Akito, ma è attraverso questa prima parte della seconda serie che ne individuiamo finalmente il ruolo giocato all'interno della famiglia Soma e nella cerchia dei dodici. Prevedibile o meno che tale ruolo fosse, anch'esso chiude una porta per aprire un portone, come si suol dire... perché sì, finalmente comprendiamo non solo il significato di Akito per i dodici, ma anche la motivazione per la quale questi ultimi paiano quasi rassegnati ai suoi capricci, incapaci di muovere un dito non per un incomprensibile immobilismo, bensì per qualche cosa di ben più grande, più grande persino di chiunque tra loro.
La trama orizzontale s'intreccia dunque con quella verticale perlopiù attraverso un breve arco narrativo dedicato ad una vacanza al mare cui il piccolo (ma grande, grandissimo) Momiji riesce a trascinare i nostri. Qui, tra un fuoco d'artificio e l'altro, vengono alla luce tanti piccoli ma preziosi dettagli sui personaggi e sulle loro storie, permettendoci di aggiungere alcuni tasselli ai quadri di personalità spesso ancora confuse e misteriose; non ne è esente nemmeno Tohru, che forse per la prima volta si lascia andare a sconforti e paure che sinora ha cercato di nascondere dietro un sorriso e un candore quasi ultraterreno, ma che andranno invece affrontati. Lo rivendicano anche Kyo e Yuki, riecheggiando inconsciamente i pensieri di Tohru, seppur ognuno nel riflesso delle proprie vite e problematiche. Tra i dodici dello zodiaco, Yuki pare essere colui che più di altri ha maturato una certa auto-consapevolezza nel percorso di crescita personale avviato con l'arrivo di Tohru nella casa di Shigure Sohma, e i "risultati" già si vedono nelle sue reazioni con i compagni di classe e con lo stesso Akito con cui si misura. Kyo non è da meno: fa quasi rabbrividire dall'emozione la lucidità di pensiero con cui affronta per la prima volta i propri sentimenti nei confronti del proprio cuore e del proprio futuro, e non possiamo che augurarci che vi sia una strada e una possibilità per "sovvertire all'ineluttabile", per lui più che per chiunque altro. Encomiabile, in tal senso, anche il lavoro al doppiaggio che, se rimane sempre impeccabile sui tanti protagonisti della storia, facendoceli apprezzare ben più del purtroppo altalenante comparto grafico, su Kyo fa risaltare episodio dopo episodio una nota nuova, adulta e via via più matura, grazie all'ottima interpretazione di Yuuma Uchida. Pregevolissimo è poi il tono freddo, mellifluo, egoista della Sakamoto su un Akito cui va il ruolo di "villain" del momento, e il buon Makoto Furukawa che ci regala un Hatsuharu tanto in berserk... quanto in modalità di delizioso e moderno cantastorie (dell'orrore).
Il capitolo al mare parrebbe quasi poter essere un divertissement senza pensieri, quello di un momento di relax al mare, ma che invece, come sempre accade in Furuba, coglie semmai l'occasione per accendere indizi, aprire squarci di riflessione, farci capire che le voragini interiori sono tante, e tutte spesso quasi solo accennate, per il momento... per non parlare dei misteriosi progetti di Rin e Shigure, che non fanno che alimentare sospetti, e del grandissimo momento di coraggio di Momiji, uno dei miei momenti in assoluto preferiti del manga.
Non è affatto solo una vacanza, quindi. E' un momento anch'esso di crescita, di pausa per una presa di consapevolezza dei passi che s'intendono compiere in futuro, e che ora vedono i personaggi tutti un pochino "più pronti".
A fronte di così tanta carne al fuoco, però, purtroppo non mancano elementi che fanno sollevare più di un sopracciglio: non si tratta in questo caso di "mancanze" della storia originale di Natsuki Takaya, la quale anzi sinora è stata adattata con estremo rigore ed aderenza, quanto piuttosto di un 'peggioramento' qualitativo a livello grafico che confidiamo possa pian piano sparire con i prossimi episodi a venire. Rispetto al tratto estremamente pulito e sottile della prima stagione, infatti, questi nuovi episodi appaiono decisamente più 'trascurati' in diversi punti, con animazioni più frettolose e momenti salienti talora un po' "rovinati". A farne le spese in maniera pesante però, a mio avviso è soprattutto il personaggio di Kureno nell'episodio dedicato a lui e ad Arisa, che viene graficamente presentato in una veste attraente sì, ma che purtroppo poco o nulla ha a che fare con la figura estremamente misteriosa, chiusa in sè stessa e dalla parvenza di 'guscio vuoto' che invece ci espone con chiarezza, e fin da subito, la Takaya. E' vero, al contempo, che gli avvenimenti degli episodi successivi correggono un po' il tiro, enfatizzandone il carattere più assoggettato di altri, ma rimane in me una fortissima delusione per un episodio che per lungo tempo ho sperato di vedere infine animato "come si conviene."
E' sufficiente questo per 'rovinare' un'intera stagione? Naturalmente no, perché Furuba si compone di tanti elementi che anche questa Second Season sta collocando sul piatto un po' per volta, facendoci inevitabilmente emozionare, piangere e sussultare. Siamo pronti per proseguire, quindi, tenendo incrociate tutte le dita possibili.
Autore: zettaiLara
Se nella prima stagione molte questioni erano ancora avvolte nel mistero, ora il quadro complessivo sullo strano mondo dei Sohma si va via via delineando. Le vacanze estive fanno in modo che i protagonisti siano spesso insieme e questo non può far altro che consolidare i rapporti tra i personaggi ed in particolar modo tra Tohru, Kyo e Yuki. Le paure per il futuro, le gioie e i sentimenti sono i punti cardine di questi primi 10 episodi ma non sono mancati momenti più leggeri ed esilaranti. Ricordo, ad esempio, le poco verosimili storie horror raccontate da Haru nella casa stregata con quegli allocchi di Toru e Momiji che, spaventati a morte, credevano a tali balzane assurdità.
Conosciamo alcuni nuovi personaggi e nuovi segni zodiacali: Rin e Kureno. Entrambi molto particolari e di cui dobbiamo scoprire ancora molto.
Sicuramente per Arisa sarà impossibile vivere una storia normale con Kureno, tutto per colpa di Akito! Questa frase l’ho ripetuta più e più volte nel corso delle puntate. Il mio odio per lui è cresciuto a dismisura negli ultimi episodi tanto che non ho contato quante volte l’avrei voluto uccidere nei modi più disparati. È egoista, freddo, egocentrico, despota, si diverte ad umiliare le persone, l’unico in grado di trattare male persino Momiji e Tohru. Si scopre nell’episodio 10 che egli rappresenta una sorta di Dio per la famiglia Sohma e che può controllare le loro anime mediante una non meglio precisata maledizione. Tutto ciò era immaginabile visto l’atteggiamento di sudditanza dei protagonisti nei suoi confronti, che altrimenti sarebbe stato difficile da spiegare.
La cosa che mi fa più temere è la sorte di Kyo, il quale verrà imprigionato come suo nonno alla fine del liceo se non dovesse "battere" il topo (non si capisce in cosa); non se lo merita proprio e spero che Tohru in qualche modo possa spezzare la maledizione! Con questa rivelazione ci si accorge anche di quanto sia difficile la scelta dei Sohma nei confronti di Tohru: assecondare i propri sentimenti mettendo a rischio la ragazza o lasciarla andare rinunciando ad una vita felice? Dato che sono generalmente ottimista mi auguro che tutto si possa risolvere per il meglio e che quello umiliato alla fine della storia sia proprio Akito!
Nonostante ora si possano comprendere meglio alcune dinamiche mancano ancora molti pezzi per completare il puzzle: che cosa trama Shigure? Qual è il ruolo di Rin? Perché Kyo e la madre di Tohru si conoscono? Tutte domande a cui non vedo l’ora di dare una risposta.
Se sulla storia non ho assolutamente nulla da dire, qualche appunto sul lato tecnico invece devo farlo. In alcuni episodi, ci sono stati dei cali grafici e di animazione non da poco, ed è un peccato perché la prima stagione da questo punto di vista era stata eccellente. Spero si possa tornare ai livelli precedenti al più presto! Anche per le sigle preferivo quelle della scorsa stagione ma questi sono solo gusti personali.
Per concludere, giunti a questo punto di svolta della serie, posso affermare tranquillamente che la serie si è mantenuta su ottimi livelli e che sono stra-curioso di conoscere come andrà a finire!
Conosciamo alcuni nuovi personaggi e nuovi segni zodiacali: Rin e Kureno. Entrambi molto particolari e di cui dobbiamo scoprire ancora molto.
Sicuramente per Arisa sarà impossibile vivere una storia normale con Kureno, tutto per colpa di Akito! Questa frase l’ho ripetuta più e più volte nel corso delle puntate. Il mio odio per lui è cresciuto a dismisura negli ultimi episodi tanto che non ho contato quante volte l’avrei voluto uccidere nei modi più disparati. È egoista, freddo, egocentrico, despota, si diverte ad umiliare le persone, l’unico in grado di trattare male persino Momiji e Tohru. Si scopre nell’episodio 10 che egli rappresenta una sorta di Dio per la famiglia Sohma e che può controllare le loro anime mediante una non meglio precisata maledizione. Tutto ciò era immaginabile visto l’atteggiamento di sudditanza dei protagonisti nei suoi confronti, che altrimenti sarebbe stato difficile da spiegare.
La cosa che mi fa più temere è la sorte di Kyo, il quale verrà imprigionato come suo nonno alla fine del liceo se non dovesse "battere" il topo (non si capisce in cosa); non se lo merita proprio e spero che Tohru in qualche modo possa spezzare la maledizione! Con questa rivelazione ci si accorge anche di quanto sia difficile la scelta dei Sohma nei confronti di Tohru: assecondare i propri sentimenti mettendo a rischio la ragazza o lasciarla andare rinunciando ad una vita felice? Dato che sono generalmente ottimista mi auguro che tutto si possa risolvere per il meglio e che quello umiliato alla fine della storia sia proprio Akito!
Nonostante ora si possano comprendere meglio alcune dinamiche mancano ancora molti pezzi per completare il puzzle: che cosa trama Shigure? Qual è il ruolo di Rin? Perché Kyo e la madre di Tohru si conoscono? Tutte domande a cui non vedo l’ora di dare una risposta.
Se sulla storia non ho assolutamente nulla da dire, qualche appunto sul lato tecnico invece devo farlo. In alcuni episodi, ci sono stati dei cali grafici e di animazione non da poco, ed è un peccato perché la prima stagione da questo punto di vista era stata eccellente. Spero si possa tornare ai livelli precedenti al più presto! Anche per le sigle preferivo quelle della scorsa stagione ma questi sono solo gusti personali.
Per concludere, giunti a questo punto di svolta della serie, posso affermare tranquillamente che la serie si è mantenuta su ottimi livelli e che sono stra-curioso di conoscere come andrà a finire!
Autore: Franky-san
Spezzo una lancia infine per il comparto tecnico, non per esaltarlo chiaro perchè non ha niente di davvero speciale ma perchè questo....l'ho sempre pensato anche con la prima stagione , il lato artistico non mi è mai sembrato il punto forte di questa serie che nei momenti topici regala anche bei momenti ma di media è una produzione abbastanza...nella media appunto , c'è di meglio ma c'è anche di molto, molto peggio. Ovviamente non mi esprimo sulla delusione per chi si aspettava una rappresentazione diversa di Kureno perchè io l'ho conosciuto solo così.
io invece mi esprimo XD
chiamare anche tra virgolette Kureno "Mister Apatia" vuol dire non aver colto il messaggio di questo anime che per me è bellissimo
la diversità non si giudica, si entra in contatto, si comunica, si impara anche qualcosa di nuovo.... e ci si "capisce"
tutti i personaggi sono "strani" maledetti e non (complessati, frustrati, emarginati, tutta robetta leggera insomma) ma trovata la chiave di lettura del loro cuore -e Tohru ne è maestra- alla fine sono solamente tutti semplicemente... esseri umani!
AMMETTO di essere di parte, ho messo verde all'episodio di Kureno quando ancora non era iniziata la sigla...... getto la bomba in spoiler
Resta una mazzata tra i denti come hanno realizzato questa seconda stagione, graficamente pessima! Non capisco come si sia scesi a questo livello, vista la rara opportunità di riprendere un anime di 20 anni prima, ma facciamolo discretamente no?!!
Temo abbia influito e di molto il covid su quello. Ovvio solo lo staff può saperlo con certezza, ma il calo più grosso mi sembra esserci stato a partire dal terzo episodio, che è uscito quando cominciava il lockdown in Giappone. Probabilmente avevano pronto il 90% del materiale, e per questo non hanno avuto sospensioni come altri anime, ma senza avere il tempo di fare correzzioni o rifiniture, e quindi è uscita una versione un pò grezza.
(ci possono stare anche altri motivi, ad esempio pasticci generici con la schedule di lavoro... però secondo me i tempi coincidono)
Molto ma molto deluso da questa seconda stagione, in special modo dalla seconda metà. Si è voluto diventare "seriosi" facendo sparire i personaggi che alleggerivano l'atmosfera per caricare di "patos" quella che sicuramente non sarà il finale. E se c'è una cosa che non sopporto sono i "senzapalle" e qui ce ne sono proprio tanti e non venitemi a raccontare della "maledizione" che affligge stì tredici più uno dementi.
Sicuramente la situazione che si è creata quando Akito è intervenuto e solo Momiji si è messo in mezzo può far credere che siano tutti dei ragazzini poco coraggiosi, ma ti assicuro che è solo l'inizio e presto tutto inizierà a scricchiolare e frantumarsi.
Se invece cercavi una serie leggera hai proprio sbagliato, dato che parla di tredici povere anime costrette a vivere una vita diversa da qualsiasi altro essere umano, legati a forza da una stretta famigliare che non vorrebbero (o comunque non così pesante) soprattutto perché il loro capofamiglia -chiamiamolo così- è un tossico.
Ogni tanto si ride, ma sarebbe assurdo se fosse solo una commedia.
Ma infatti io sono il primo che, alla prima stagione mi sono recuperato manga e in tre giorni l'anime del 2001 e sembra una cretinata, una storia leggera ma da questa stagione in poi avrà dei toni abbastanza seria e triste. Io tempo fa avevo letto Hoshi wa Utau della stessa autrice e, RAGAZZI, è la depressione fatta a manga, altro che NANA di Yazawa! Già fruits basket con i suoi momenti comedy dà un pò di respiro alla narrazione ma non fatevi ingannare dalla copertina!
@crackers Ho visto anche io un calo tecnico (probabilmente dovuto alla pandemia visto che la messa in visione dell'anime non è stata arrestata), ma non così tale da poterlo definire tra i peggiori, ho visionato di peggio a livello di anime. ?
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