Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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BNA: Brand New Animal
8.0/10
"BNA: Brand New Animal" è un anime della stagione primaverile 2020, composto da 12 episodi e prodotto da Studio Trigger, disponibile dal mese di giugno sul catalogo di Netflix. Parto col presupposto che fin dall'annuncio ho avuto grandi aspettative nei confronti di questo titolo, aspettandomi di vedere qualcosa di simile a "Little Witch Academia", altro anime prodotto da Trigger, corroborato dal fatto che alla regia ci fosse Yo Yoshinari, regista della succitata serie. In questo caso le somiglianze non mancano, sia nei toni che nelle atmosfere, tuttavia non aspettativi di ritrovarvi una copia carbone. Come se non bastasse poi alla sceneggiatura c'è anche Kazuki Nakashima, sceneggiatore che ha lavorato nientemeno ad opere del calibro di "Tengen Toppa Gurren Lagann" e "Kill la Kill". Con queste premesse non potevo che avere alte aspettative.
Trama: XXI secolo, l'umanità ha da poco scoperto l'esistenza degli uomini bestia, la cui è esistenza era stata finora tenuta nascosta dai governi mondiali. Ritenuti pericolosi dagli esseri umani, gli uomini bestia vengono disprezzati e discriminati. L'unico faro di speranza per loro è Anima City, una città istituita per gli uomini bestia. La protagonista della nostra storia è Michiru Kagemori, una ragazza giapponese di 17 anni il cui caso è pronto a sconvolgere il mondo. Difatti la ragazza, pur essendo nata umana, si è inspiegabilmente trasformata in una tanuki, di conseguenza decide di raggiungere Anima City per trovare risposte alla sua condizione. Qui incontra Shiro Ogami, un licantropo diffidente nei confronti degli umani e che la aiuterà ad indagare sulla sua metamorfosi.
Per quanto riguarda la struttura della serie, l'incedere della storia risulta inizialmente lento, con una buona parte di episodi autoconclusivi nella parte centrale, per poter far ambientare lo spettatore nelle atmosfere di Anima City, per poi concludersi in un unico rush finale dai risvolti adrenalinici, tipici delle maggiori produzioni targate Studio Trigger. Ho solo un piccolo appunto da muovere, non nego che la serie mi sia piaciuta, ma l'impressione è che forse sarebbero dovuti servire più episodi per riuscire a sviluppare perfettamente la storia, poiché alcune rivelazioni finali risultano un po' troppo improvvise e inoltre alcuni aspetti rimangono oscuri anche dopo la visione dell'ultimo episodio. Non so se nei pensieri degli autori ci fosse l'intenzione di sviluppare la storia in più episodi, o se ancora, vi siano tuttora piani per una seconda stagione, in cui magari approfondire questioni non dico rimaste aperte, ma più che altro poco esplorate, vi avverto solo di non aspettarvi troppo in questo senso e di essere consapevoli di ciò che vedrete.
Detto questo adesso vi parlerò di alcuni personaggi della serie, ovviamente senza entrare troppo nei particolari, poiché non vorrei rovinarvi il piacere di scoprirli da voi. Abbiamo già parlato di Michiru, la nostra protagonista, una ragazza energica, per certi versi schietta e che si mette sempre in gioco per gli altri, e per questo risulta facilmente raggirabile. Gli aspetti del suo carattere sono bilanciati dal carattere di Shiro, un tipo piuttosto serio e solitario, per qualche motivo molto diffidente nei confronti degli umani e che ha a cuore unicamente il benessere di tutti gli uomini bestia. Nonostante ciò decide comunque di aiutare Michiru, forse speranzoso nell'apertura da parte degli umani agli uomini bestia. Déesse Louve, una misteriosa ragazza a capo del culto del Lupo d'Argento, la divinità in cui credono gli uomini bestia. Il suo obbiettivo è quello di donare speranza agli uomini bestia, dandogli qualcosa in cui poter credere. Barbara Rose, il sindaco di Anima City, nonché la prima donna bestia ad aver conseguito un diploma. Grazie ai suoi sforzi è riuscita a donare un luogo in cui poter stare alla propria specie, e come Shirou ha a cuore il benessere della propria specie e lotta per far riconoscere i loro diritti. Infine rimane Alan Sylvasta, presidente della Sylvasta Farmaceutica, nonché uno dei principali sostenitori di Anima City tra gli esseri umani.
Non si può poi non parlare dei personaggi senza citare il doppiaggio, in questo caso mi concentrerò sul doppiaggio giapponese. Parto col dire che la serie vanta di un ottimo cast di seiyuu, i quali hanno svolto un lavoro di grande qualità. In particolare mi riferirò ai membri del cast che doppiano i personaggi di cui ho già parlato. La prima è Sumire Morohoshi (Kyoka Izumi di "Bungo Stray Dogs", Nina Drango di "Rage of Bahamut: Virgin Soul" ed Emma di "The Promised Neverland"), la seiyuu di Michiru, la cui impeccabile interpretazione è riuscita a trasmettermi tutte le emozioni provate dal personaggio, nonché la sua forza d'animo e la sua allegria. Yoshimasa Hosoya (Arata Wataya di "Chihayafuru", Reiner Brown di "Attack on Titan", Asahi Azumane di "Haikyuu" e Doppo Kunikida di "Bungo Stray Dogs"), il seiyuu di Shiro, a mani basse il miglior personaggio della serie per quel che mi riguarda, il che in buona parte è anche merito del suo straordinario lavoro, e sono sicuro che difficilmente ne rimarrete delusi. Maria Naganawa (Kanna Kamui di " Miss Kobayashi's Dragon Maid" e Piastrina di "Cells at Work!"), la seiyuu di Déesse Luv. Sul suo personaggio non voglio aggiungere troppo di quel che ho già scritto, aggiungo solo che ha svolto un gran bel lavoro su di lei in fase di doppiaggio. Gara Takashima (Julia di "Cowboy Bebop" e Hild di "Oh, Mia Dea!"), la seiyuu della sindaca Barbara Rose, forse il personaggio con il ruolo per certi versi più secondario rispetto agli altri già citati, ma il lavoro svolto dalla Takashima non può essere considerato da meno. Infine abbiamo Kaito Ishikawa (Tobio Kageyama di "Haikyuu", Genos di "One-Punch Man", Tenya Iida di "My Hero Academia" e Sakuta Azusagawa di "Seishun Buta Yarou"), il seiyuu di Alan, sicuramente il personaggio più ambiguo e dall'obbiettivo più criptico di tutti, ma direi che da questo punto di vista sia riuscito a rappresentarlo in maniera ottimale.
Adesso veniamo a quello che considero il fiore all'occhiello della serie, il comparto tecnico. Per chi ha già familiarità con le opere di Studio Trigger saprà di certo che da questo punto di vista lo studio ha sempre vantato produzioni di alto livello, ed ovviamente anche "BNA" non è da meno in questo senso. Gli sfondi della serie si presentano non troppo ricchi di dettagli, ma indubbiamente di pregevole fattura, impreziositi da un sapiente uso dei colori. Le animazioni invece si adattano perfettamente agli sfondi e risultano molto dinamiche e dettagliate, in pieno stile Trigger. Infine rimane l'ottimo character design di Yūsuke Yoshigaki, che a parte leggere differenze non è troppo dissimile da quello del già citato "Little Witch Academia", almeno per quel che riguarda gli umani e gli uomini bestia in forma umana, mentre al contrario è in forma animalesca/furry che mostra le proprie maggiori peculiarità.
L'ultimo aspetto sul quale voglio brevemente concentrarmi è il comparto musicale. Partiamo dalla opening, "Ready to", cantata dalla seiyuu di Michiru, Sumire Morohoshi. Si tratta di una canzone dal ritmo molto originale e orecchiabile, il cui testo ci ricorda l'importanza del futuro. La ending invece è "Night running", cantata dalla cantante Aaamyyy. Si tratta di una canzone elettropop dal ritmo lento e che nel testo pone il suo accento sulla libertà, tema parecchio ricorrente nel corso della serie. Per ultime ma non per importanza, rimangono le meravigliose musiche composte dal cantante Mabanua ("Sakamichi no Apollon" e "Megalobox").
In conclusione ritengo che questa serie sia stata molto piacevole da seguire, seppur avrei preferito un maggior numero di episodi per poter sviluppare tutto al meglio, l'unico motivo che mi frena dal dargli un voto che vada oltre un buon 8. In ogni caso per quel che mi riguarda ve ne consiglio comunque la visione, soprattutto se siete estimatori di Studio Trigger. Per quanto riguarda una possibile seconda stagione, dubito che in realtà sia nelle intenzioni degli autori e forse non ce ne è neppure un bisogno impellente, ma nel caso ci dovesse essere un annuncio a riguardo ne sarei sicuramente contento.
Trama: XXI secolo, l'umanità ha da poco scoperto l'esistenza degli uomini bestia, la cui è esistenza era stata finora tenuta nascosta dai governi mondiali. Ritenuti pericolosi dagli esseri umani, gli uomini bestia vengono disprezzati e discriminati. L'unico faro di speranza per loro è Anima City, una città istituita per gli uomini bestia. La protagonista della nostra storia è Michiru Kagemori, una ragazza giapponese di 17 anni il cui caso è pronto a sconvolgere il mondo. Difatti la ragazza, pur essendo nata umana, si è inspiegabilmente trasformata in una tanuki, di conseguenza decide di raggiungere Anima City per trovare risposte alla sua condizione. Qui incontra Shiro Ogami, un licantropo diffidente nei confronti degli umani e che la aiuterà ad indagare sulla sua metamorfosi.
Per quanto riguarda la struttura della serie, l'incedere della storia risulta inizialmente lento, con una buona parte di episodi autoconclusivi nella parte centrale, per poter far ambientare lo spettatore nelle atmosfere di Anima City, per poi concludersi in un unico rush finale dai risvolti adrenalinici, tipici delle maggiori produzioni targate Studio Trigger. Ho solo un piccolo appunto da muovere, non nego che la serie mi sia piaciuta, ma l'impressione è che forse sarebbero dovuti servire più episodi per riuscire a sviluppare perfettamente la storia, poiché alcune rivelazioni finali risultano un po' troppo improvvise e inoltre alcuni aspetti rimangono oscuri anche dopo la visione dell'ultimo episodio. Non so se nei pensieri degli autori ci fosse l'intenzione di sviluppare la storia in più episodi, o se ancora, vi siano tuttora piani per una seconda stagione, in cui magari approfondire questioni non dico rimaste aperte, ma più che altro poco esplorate, vi avverto solo di non aspettarvi troppo in questo senso e di essere consapevoli di ciò che vedrete.
Detto questo adesso vi parlerò di alcuni personaggi della serie, ovviamente senza entrare troppo nei particolari, poiché non vorrei rovinarvi il piacere di scoprirli da voi. Abbiamo già parlato di Michiru, la nostra protagonista, una ragazza energica, per certi versi schietta e che si mette sempre in gioco per gli altri, e per questo risulta facilmente raggirabile. Gli aspetti del suo carattere sono bilanciati dal carattere di Shiro, un tipo piuttosto serio e solitario, per qualche motivo molto diffidente nei confronti degli umani e che ha a cuore unicamente il benessere di tutti gli uomini bestia. Nonostante ciò decide comunque di aiutare Michiru, forse speranzoso nell'apertura da parte degli umani agli uomini bestia. Déesse Louve, una misteriosa ragazza a capo del culto del Lupo d'Argento, la divinità in cui credono gli uomini bestia. Il suo obbiettivo è quello di donare speranza agli uomini bestia, dandogli qualcosa in cui poter credere. Barbara Rose, il sindaco di Anima City, nonché la prima donna bestia ad aver conseguito un diploma. Grazie ai suoi sforzi è riuscita a donare un luogo in cui poter stare alla propria specie, e come Shirou ha a cuore il benessere della propria specie e lotta per far riconoscere i loro diritti. Infine rimane Alan Sylvasta, presidente della Sylvasta Farmaceutica, nonché uno dei principali sostenitori di Anima City tra gli esseri umani.
Non si può poi non parlare dei personaggi senza citare il doppiaggio, in questo caso mi concentrerò sul doppiaggio giapponese. Parto col dire che la serie vanta di un ottimo cast di seiyuu, i quali hanno svolto un lavoro di grande qualità. In particolare mi riferirò ai membri del cast che doppiano i personaggi di cui ho già parlato. La prima è Sumire Morohoshi (Kyoka Izumi di "Bungo Stray Dogs", Nina Drango di "Rage of Bahamut: Virgin Soul" ed Emma di "The Promised Neverland"), la seiyuu di Michiru, la cui impeccabile interpretazione è riuscita a trasmettermi tutte le emozioni provate dal personaggio, nonché la sua forza d'animo e la sua allegria. Yoshimasa Hosoya (Arata Wataya di "Chihayafuru", Reiner Brown di "Attack on Titan", Asahi Azumane di "Haikyuu" e Doppo Kunikida di "Bungo Stray Dogs"), il seiyuu di Shiro, a mani basse il miglior personaggio della serie per quel che mi riguarda, il che in buona parte è anche merito del suo straordinario lavoro, e sono sicuro che difficilmente ne rimarrete delusi. Maria Naganawa (Kanna Kamui di " Miss Kobayashi's Dragon Maid" e Piastrina di "Cells at Work!"), la seiyuu di Déesse Luv. Sul suo personaggio non voglio aggiungere troppo di quel che ho già scritto, aggiungo solo che ha svolto un gran bel lavoro su di lei in fase di doppiaggio. Gara Takashima (Julia di "Cowboy Bebop" e Hild di "Oh, Mia Dea!"), la seiyuu della sindaca Barbara Rose, forse il personaggio con il ruolo per certi versi più secondario rispetto agli altri già citati, ma il lavoro svolto dalla Takashima non può essere considerato da meno. Infine abbiamo Kaito Ishikawa (Tobio Kageyama di "Haikyuu", Genos di "One-Punch Man", Tenya Iida di "My Hero Academia" e Sakuta Azusagawa di "Seishun Buta Yarou"), il seiyuu di Alan, sicuramente il personaggio più ambiguo e dall'obbiettivo più criptico di tutti, ma direi che da questo punto di vista sia riuscito a rappresentarlo in maniera ottimale.
Adesso veniamo a quello che considero il fiore all'occhiello della serie, il comparto tecnico. Per chi ha già familiarità con le opere di Studio Trigger saprà di certo che da questo punto di vista lo studio ha sempre vantato produzioni di alto livello, ed ovviamente anche "BNA" non è da meno in questo senso. Gli sfondi della serie si presentano non troppo ricchi di dettagli, ma indubbiamente di pregevole fattura, impreziositi da un sapiente uso dei colori. Le animazioni invece si adattano perfettamente agli sfondi e risultano molto dinamiche e dettagliate, in pieno stile Trigger. Infine rimane l'ottimo character design di Yūsuke Yoshigaki, che a parte leggere differenze non è troppo dissimile da quello del già citato "Little Witch Academia", almeno per quel che riguarda gli umani e gli uomini bestia in forma umana, mentre al contrario è in forma animalesca/furry che mostra le proprie maggiori peculiarità.
L'ultimo aspetto sul quale voglio brevemente concentrarmi è il comparto musicale. Partiamo dalla opening, "Ready to", cantata dalla seiyuu di Michiru, Sumire Morohoshi. Si tratta di una canzone dal ritmo molto originale e orecchiabile, il cui testo ci ricorda l'importanza del futuro. La ending invece è "Night running", cantata dalla cantante Aaamyyy. Si tratta di una canzone elettropop dal ritmo lento e che nel testo pone il suo accento sulla libertà, tema parecchio ricorrente nel corso della serie. Per ultime ma non per importanza, rimangono le meravigliose musiche composte dal cantante Mabanua ("Sakamichi no Apollon" e "Megalobox").
In conclusione ritengo che questa serie sia stata molto piacevole da seguire, seppur avrei preferito un maggior numero di episodi per poter sviluppare tutto al meglio, l'unico motivo che mi frena dal dargli un voto che vada oltre un buon 8. In ogni caso per quel che mi riguarda ve ne consiglio comunque la visione, soprattutto se siete estimatori di Studio Trigger. Per quanto riguarda una possibile seconda stagione, dubito che in realtà sia nelle intenzioni degli autori e forse non ce ne è neppure un bisogno impellente, ma nel caso ci dovesse essere un annuncio a riguardo ne sarei sicuramente contento.
Lei e il gatto: Everything Flows
10.0/10
Recensione di Blastmally
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La "Ragazza" è la protagonista di questo breve racconto, narrato con gli occhi del suo "Gatto", narratore esterno privilegiato perché naturalmente empatico nel rapporto con la padrona. I sentimenti e i pensieri della ragazza ci raggiungono amplificati da questo legame simbiotico e non possono che toccarci nel profondo. La capiamo più di quanto potremmo se parlassimo davvero con lei.
Non sono necessarie ore di animazione per produrre un legame forte con il personaggio e trasportarci nel suo mondo: ecco la grande efficacia di questi corti!
Se il tema principale è come superare le barriere che impediscono di relazionarci con gli altri, tema secondario è il tempo. Quanto l'animazione è breve, tanto la sceneggiatura è così abile da condurci lungo ben tre linee temporali diverse: quella della "Ragazza", del suo "Gatto" e della "Ragazza" da bambina. Impresa degna di nota, che contribuisce non solo ad alleggerire la narrazione (sarebbe potuta risultare molto lenta), ma anche a caratterizzare sia la protagonista che i personaggi di contorno (le "relazioni" importanti per lei).
Sul fronte artistico, i colori sono vividi e brillanti, la narrazione è "scritta con la luce", la cura nei dettagli è fotorealistica. Mentre osserviamo questo dipinto in movimento, in sottofondo la musica ci accompagna con note appena "accentate", e anche le parole scorrono dosate con sapienza. Una gioia per tutti i sensi.
E' così corto che dovete guardarlo!
Voto: 10
Così inizia: lo sguardo, il profumo, un quadro di luce verso l' "esterno". Così finisce... o dovrei dire "Così inizia".
In mezzo, lo scorrere della vita, i problemi, le speranze e le disillusioni.
Non sono necessarie ore di animazione per produrre un legame forte con il personaggio e trasportarci nel suo mondo: ecco la grande efficacia di questi corti!
Se il tema principale è come superare le barriere che impediscono di relazionarci con gli altri, tema secondario è il tempo. Quanto l'animazione è breve, tanto la sceneggiatura è così abile da condurci lungo ben tre linee temporali diverse: quella della "Ragazza", del suo "Gatto" e della "Ragazza" da bambina. Impresa degna di nota, che contribuisce non solo ad alleggerire la narrazione (sarebbe potuta risultare molto lenta), ma anche a caratterizzare sia la protagonista che i personaggi di contorno (le "relazioni" importanti per lei).
Sul fronte artistico, i colori sono vividi e brillanti, la narrazione è "scritta con la luce", la cura nei dettagli è fotorealistica. Mentre osserviamo questo dipinto in movimento, in sottofondo la musica ci accompagna con note appena "accentate", e anche le parole scorrono dosate con sapienza. Una gioia per tutti i sensi.
E' così corto che dovete guardarlo!
Voto: 10
Così inizia: lo sguardo, il profumo, un quadro di luce verso l' "esterno". Così finisce... o dovrei dire "Così inizia".
In mezzo, lo scorrere della vita, i problemi, le speranze e le disillusioni.
Ginga densetsu WEED
8.0/10
Recensione di Fabbrizio_on_the_Road
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Dopo aver visto e amato “Ginga Nagareboshi Gin” non potevo non guardare il suo seguito, uscito nel 2005, quasi a vent’anni di distanza dalla prima serie. “Ginga Densetsu Weed” è un’anime di 26 episodi tratto dall’omonimo manga e prodotto dallo studio Deen (la serie precedente era della Toei) che si propone di raccogliere l’eredità della storia precedente mantenendo buona parte dei punti forti, ma introducendo anche qualche elemento di novità.
Le premesse però non sono rosee. Infatti la serie non parte con il piede giusto, presentando fin da subito alcuni problemi. Per chi come me approda alla visione del primo episodio subito dopo aver terminato di vedere le avventure di Gin (e di conseguenza con le aspettative molto alte, visto soprattutto il memorabile finale) la situazione è tutto tranne che promettente.
In primo luogo, la trama: le vicende iniziali (circa i primi 5 episodi) non sono molto ispirate e nel complesso la narrazione risulta piuttosto fiacca. Non aiutano fin qui i personaggi che, molto banalmente, sembrano la brutta copia di quelli vecchi. Fortunatamente però le cose si risollevano e nel complesso la storia si fa per tutto il resto della serie molto più convincente.
Un altro aspetto negativo che ogni spettatore non potrà fare a meno di notare è la discutibile qualità del comparto tecnico. Preparatevi a rimpiangere la serie dell’86, perché disegni e animazioni risultano abbastanza deludenti. Inoltre gli animatori devono aver avuto qualche problema per animare la parlata dei cani, visto che, almeno nei primi episodi, i protagonisti parlano in modo molto strano.
Tolti questi difetti e procedendo con la visione, la serie dimostra di sapere il fatto suo. Lo sviluppo delle vicende si fa più interessante e i nuovi personaggi acquisiscono spessore, buona anche la gestione di quelli vecchi che abbiamo il piacere di rivedere quasi al completo. In termini di contenuti viene ripreso il tema fondamentale della prima serie: la formazione del protagonista, che si articola in uno sviluppo fisico e caratteriale notevole. Seppur nelle sue peculiarità il percorso di Weed ricorda molto quello di Gin, ma senza farcelo rimpiangere e nel complesso si tratta di una caratterizzazione piuttosto riuscita. Gli altri temi più importanti sono invece stati rinnovati e potremmo dire aggiornati a tempi più recenti. La Guerra ad esempio, aspetto fondamentale anche della serie precedente, non è più una lotta eroica/epica contro un nemico esterno (in quel caso gli orsi), ma uno scontro interno tra cani di diverse fazioni. Anche i toni sono stati profondamente cambiati, probabilmente perché in questo caso il prodotto è un seinen, cioè destinato ad un pubblico adulto, mentre la vecchia serie era uno shonen, destinato ai ragazzi. Infatti gli scenari e le atmosfere sono più cupe e drammatiche, e spesso le vicende riservano dei risvolti malinconici. Anche la prima serie era molto violenta e cruda in tanti momenti, ma era a mio avviso un po' più “romanzata”.
Purtroppo scompaiono dalla scena i protagonisti umani, non vi è quindi un confronto sentimentale o morale di alcun tipo nella storia di Weed e compagnia se non tra i protagonisti canini. Il che è un peccato, visto che invece nella storia di Gin gli uomini avevano giocato un ruolo fondamentale, un rapporto di amicizia, stima e lealtà, ma anche di sofferenza e sacrifici. Forse è questo più di altri il motivo per il quale tuttora considero migliore la vecchia serie, insieme ad altri aspetti di contorno come colonna sonora e comparto grafico.
Tuttavia “Ginga Densetsu Weed” è un ottimo seguito, consigliato soprattutto a chi già ha avuto modo di apprezzare le gesta del piccolo Gin, ma volendo anche ai neofiti. Una serie che riesce a coinvolgere e ad emozionare, in modo nuovo rispetto al predecessore senza rinnegare le origini e i valori fondanti della prima serie.
Le premesse però non sono rosee. Infatti la serie non parte con il piede giusto, presentando fin da subito alcuni problemi. Per chi come me approda alla visione del primo episodio subito dopo aver terminato di vedere le avventure di Gin (e di conseguenza con le aspettative molto alte, visto soprattutto il memorabile finale) la situazione è tutto tranne che promettente.
In primo luogo, la trama: le vicende iniziali (circa i primi 5 episodi) non sono molto ispirate e nel complesso la narrazione risulta piuttosto fiacca. Non aiutano fin qui i personaggi che, molto banalmente, sembrano la brutta copia di quelli vecchi. Fortunatamente però le cose si risollevano e nel complesso la storia si fa per tutto il resto della serie molto più convincente.
Un altro aspetto negativo che ogni spettatore non potrà fare a meno di notare è la discutibile qualità del comparto tecnico. Preparatevi a rimpiangere la serie dell’86, perché disegni e animazioni risultano abbastanza deludenti. Inoltre gli animatori devono aver avuto qualche problema per animare la parlata dei cani, visto che, almeno nei primi episodi, i protagonisti parlano in modo molto strano.
Tolti questi difetti e procedendo con la visione, la serie dimostra di sapere il fatto suo. Lo sviluppo delle vicende si fa più interessante e i nuovi personaggi acquisiscono spessore, buona anche la gestione di quelli vecchi che abbiamo il piacere di rivedere quasi al completo. In termini di contenuti viene ripreso il tema fondamentale della prima serie: la formazione del protagonista, che si articola in uno sviluppo fisico e caratteriale notevole. Seppur nelle sue peculiarità il percorso di Weed ricorda molto quello di Gin, ma senza farcelo rimpiangere e nel complesso si tratta di una caratterizzazione piuttosto riuscita. Gli altri temi più importanti sono invece stati rinnovati e potremmo dire aggiornati a tempi più recenti. La Guerra ad esempio, aspetto fondamentale anche della serie precedente, non è più una lotta eroica/epica contro un nemico esterno (in quel caso gli orsi), ma uno scontro interno tra cani di diverse fazioni. Anche i toni sono stati profondamente cambiati, probabilmente perché in questo caso il prodotto è un seinen, cioè destinato ad un pubblico adulto, mentre la vecchia serie era uno shonen, destinato ai ragazzi. Infatti gli scenari e le atmosfere sono più cupe e drammatiche, e spesso le vicende riservano dei risvolti malinconici. Anche la prima serie era molto violenta e cruda in tanti momenti, ma era a mio avviso un po' più “romanzata”.
Purtroppo scompaiono dalla scena i protagonisti umani, non vi è quindi un confronto sentimentale o morale di alcun tipo nella storia di Weed e compagnia se non tra i protagonisti canini. Il che è un peccato, visto che invece nella storia di Gin gli uomini avevano giocato un ruolo fondamentale, un rapporto di amicizia, stima e lealtà, ma anche di sofferenza e sacrifici. Forse è questo più di altri il motivo per il quale tuttora considero migliore la vecchia serie, insieme ad altri aspetti di contorno come colonna sonora e comparto grafico.
Tuttavia “Ginga Densetsu Weed” è un ottimo seguito, consigliato soprattutto a chi già ha avuto modo di apprezzare le gesta del piccolo Gin, ma volendo anche ai neofiti. Una serie che riesce a coinvolgere e ad emozionare, in modo nuovo rispetto al predecessore senza rinnegare le origini e i valori fondanti della prima serie.
Complimenti a @fabbrizio_on_the_road per la scelta della serie.
Gli altri due li ho in lista, ma non li ho ancora visti... (idem per Ginga Nagareboshi Gin )
Shinkai non ci ha messo mano, quello davvero suo è il corto del '99. Che io trovo anche molto più bello e autoriale di questa rielaborazione.
Ma dai, mi ero fatta quindi un'idea sbagliata !!
Metto in lista il corto autoriale
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