Il 4 marzo 1981 andava in onda sulle reti giapponesi Hyakujūō Golion ovvero Golion il Re delle Bestie. Bisognerà aspettare un anno e mezzo per vederlo apparire in Italia, dove andrà in onda a partire dal 22 settembre 1982 su Canale 5. Purtroppo verrà trasmesso monco, ridotto a 26 episodi rispetto agli originali 52, con grande sconforto dei bambini dell'epoca - tra cui c'era anche chi scrive - che da un giorno e l'altro lo videro scomparire della TV senza sapere come andasse a finire la storia.

Si dovettero attendere altri tre anni abbondanti per vederlo tornare, stavolta su Odeon TV e sotto il nome di Voltron, generando una gran confusione. Immaginatevi un robot uguale a Golion, ma con un nome diverso, personaggi uguali ma con nomi diversi, doppiatori diversi ed una storia uguale ma diversa: che cosa si erano inventati i giapponesi?? Solo molti anni dopo i bambini di allora, ormai cresciuti, scopriranno che i giapponesi non si erano inventati nulla e che Voltron è un'invenzione americana, un riadattamento del Golion originale.
 

Gli adattamenti americani di anime giapponesi non erano una novità; già nel 1978 Techno Ninja Gatchaman era stato adattato come Battle of Planets mentre nel 1979 Uchuu senkan Yamato era stato adattato come Starblazers. Nel 1980 nella costa Est degli Stati Uniti era andato in onda il programma contenitore Force Five, basato sulle serie giapponesi di Gaiking, Danguard, Getter Robo G, Grendizer e Starzinger, per sfruttare il successo dei giocattoli della linea Shogun Warriors, i robottoni in plastica alti una sessantina di centimetri che i collezionisti apprezzano ancora oggi.

Voltron è un altro esempio di questi adattamenti, anche se molto più pesante dei precedenti. Qui per la prima volta gli americani attuarono  un'operazione alla Frankenstein, tagliando e cucendo insieme diverse serie e spacciandole come una serie singola. Voltron, andato in onda sulle reti americane a partire dal settembre 1984, è infatti un collage di 52 episodi di Golion, 52 episodi di Dairugger e 20 episodi "extra" di Golion commissionati alla Toei espressamente per il mercato americano. Originariamente l'idea era di aggiunger nel mix Arbegas ma vista l'accoglienza negativa del pubblico americano verso Dairugger si decise di abbandonare Arbegas e di commissionare invece gli episodi extra di Golion.

Per inciso, va detto che nel 1985 gli americani riusciranno a realizzare il desiderato mostro a tre teste, mettendo insieme Macross, Southern Cross e Mospeada e producendo il famoso Robotech, ma questa è un'altra storia.
 

Tornando a Golion/Voltron, in Italia si sono visti i primi 26 episodi di Golion, adattati direttamente dal Giappone e con nomi dei personaggi fedeli (la principessa Fara, il pilota del leone nero Akira, il pilota del leone rosso Isamu, il pilota del leone verde Hiroshi, il pilota del leone blu Takashi e il pilota del leone giallo Tsuyoshi) ed i primi 52 episodi di Voltron, adattati dalla versione americana, con doppiatori diversi e con i nomi dei personaggi inventati (rispettivamente Aurora, Lance, Keith, Pidge, Sven e Huck).

La prima serie italiana era piuttosto fedele all'originale giapponese, come normale in quegli anni per serie trasmesse sulle TV private, perché i tempi delle censure dovevano ancora venire. Quindi nell'episodio 6 italiano Takashi muore, appunto come nella versione giapponese di Golion. In Voltron, invece, per la censura americana, Takashi (Sven) non muore ma semplicemente ferito e spedito in ospedale su un altro pianeta. Nel proseguio di Golion compare il fratello gemello di Takashi; in Voltron questi viene spacciato per lo stesso Takashi/Sven, visto che risulta ancora in vita.

Questo è solo un esempio dei molti stravolgimenti effettuati dall'edizione americana, che modifica anche il finale per poter collegare la serie a Dairugger che di fatto non c'entra nulla con Golion. Tutte le parte drammatiche vengono edulcorate: per esempio in un episodio la principessa Fara cade vittima di un sortilegio e tutti la credono morta, con tanto di funerale di stato con pianti a profusione. Nella versione americana si vuol far credere agli spettatori che i personaggi sappiano che Aurora non è morta e che stiano solo fingendo per trarre in inganno i nemici. Ma tant'è.

Personalmente non ho mai visto Voltron integralmente: nel 1986, quando apparso in Italia per la prima volta, mi parve una brutta copia di Golion e dopo pochi episodi lo lasciai perdere. Invece nel 2013 recuperai la versione originale giapponese, in modo da poter finalmente vedere come andava a finire e lo rivalutai.
 

Visto in Italia nel 1982 Golion non faceva molta impressione: trasmesso poco dopo i vari Goldrake, Mazinga, Jeeg e Vultus risultava discreto ma nulla di più. Lo stesso pensavano gli spettatori giapponesi nel 1981, dove Golion ebbe poco successo. Agli americani nel 1984 invece, Voltron sembrò un capolavoro, perché la maggior parte di loro non aveva mai visto un anime robotico prima, dato che Force Five era stata trasmessa solo in pochi stati: New England, Pennsylvania, Virginia e poco altro.

L'amore per Voltron è così forte negli States, ancora oggi, che Netflix dal 2016 al 2020 ha già trasmesso 8 serie di Voltron: Legendary Defender, un remake che ha avuto un ottimo successo. Di Voltron nel corso degli ultimi quarant'anni negli Stati Uniti sono stati realizzati film, serie a fumetti e serie animate; da anni si parla anche di una sua versione Live Action, idea al momento tramontata a causa di una battaglia legale tra la World Events Productions e la Toei Animation per i diritti cinematografici.

Ma di cosa parla Golion? La storia inizia nell'anno 1999, con i cinque astronauti terrestri Akira, Isamu, Hiroshi, Takashi e Tsuyoshi, che di ritorno sulla Terra dopo una missione esplorativa nello spazio profondo la trovano completamente distrutta a causa delle terza guerra mondiale (naturalmente in Voltron questa parte è censurata, non si può certo dire che la Terra è stata distrutta). Non hanno molto tempo per disperarsi perché vengono subito catturati dagli alieni dell'impero di Garla, resi schiavi e costretti a combattere nell'arena contro mostri umanoidi detti Beastmen. Fortunatamente i nostri eroi riescono ad evadere e fuggire con un astronave, finendo poi sul pianeta Altea. Qui incontrano la principessa Fara che chiede loro di aiutarla a combattere contro Garla divenendo i piloti di Golion, un robot leggendario composto da cinque leoni. Così avviene, anche se servono tre episodi per recuperare tutti i leoni, di modo che il possente Golion entra in gioco soltanto a partire dal quarto episodio. Da lì in poi la serie assume la classica struttura episodica basata sul mostro della settimana.
 

Se non fosse per pochi particolari, Golion si potrebbe ben credere un frutto degli anni settanta, avendo ben poco in comune con la nuova generazione di robot e tutto in comune con i classici. Questo lo si vede in primo luogo nel mecha design: la serie rifugge dai mecha "realistici" che cominciavano ad andare di moda allora per l'effetto Gundam e torna ai mostri del tokusatsu, giganti ottenuti ingrandendo i Beastmen, secondo la tradizione dei Kyodai Hero degli anni sessanta, da Ultraman in poi. Negli anime il mostro che si ingrandisce non era molto diffuso: ricordo un episodio di Mazinga Z in cui un robot giocattolo viene ingrandito a dimensione colossali dal Barone Ashura e poi ovviamente le trasformazioni a Megaborg in Daitarn 3, ma nient'altro a fino a Golion. Ma mentre anche in Daitarn si prova a dare una parvenza di scientificità alla trasformazione in Megaborg, che avviene tramite un sofisticato macchinario, in Golion i Beastman vengono semplicemente ingrandite grazie a delle arti occulte da una vera e propria strega (!).

Il ritorno al passato si vede anche nel chara design dei nemici, che non sono normali umani come in quasi tutte le serie del periodo, ma mostruosi alieni dalla pelle azzurra, secondo la tradizione dei seventies. L'ambientazione attinge a piene mani sia dalla space opera (imperi spaziali, astronavi, pianeti da salvare) che dalla fiaba occidentale: abbiamo quindi principesse bionde, castelli fatati, orribili streghe e perfino simpatici topini che sembrano venire direttamente dal film disneyano di Cenerentola. Il tutto coesiste naturalmente con scene cruente, splatter e gore, secondo la tradizione giapponese.

L'iconografia è quella tipica del super robot di vecchia scuola, e la gran quantità di teschi e mostri fa tornare in mente Jeeg Robot d'acciao. Non è una coincidenza, visto che Golion esce dalla mano di autori classici, in particolare Kazuo Nakamura, che ha prestato la sua opera come character design e animatore ad una quantità di robot nagaiani, incluso per l'appunto Jeeg. L'idea dei leoni viene da Nakamura, che si era occupato anche delle animazioni del leone Beralios in Daltanious, mentre la scena dell'aggangiamento è chiaramente ispirato alla celebre sequenza di Combattler, con la differenza che invece di "Let's combine!" i cinque esclamano "Let's Golion!".
 

Nella seconda metà della serie Golion si modernizza leggermente, e i Beastmen vengono rimpiazzati da mecha Beastmen, che sono robot pilotati dai Beastmen, non versioni giganti degli stessi, ma la sostanza non cambia. Si capisce che l'anime è del 1981 per la qualità tecnica e realizzativa, eccellente per l'epoca e superiore a quella degli anni settanta, e anche per varie caratteristiche: manca la figura dello scienziato creatore del robot, mancano i robot aiutanti, l'ambientazione è puramente spaziale e la struttura narrativa è leggermente meno rigida.

Ma sono dettagli da poco, di fatto la Terra è sostituita dal pianeta dal pianeta Altea che i soliti cinque eroi devono difendere dagli invasori. Non mancano il senso dell'umorismo e la genuinità tipica del più classico super robot; in particolare segnalo varie puntate dedicati ai topi spaziali parlanti, amici della principessa e mascotte della serie.

Chara, colori, trasformazioni, musiche rendono la serie estremamente gradevole: quello che manca è la presenza di un avversario davvero carismatico. Il principe Sincline ne avrebbe la possibilità, ma non viene sfruttato a dovere: tutte le rivelazioni sulla sua persona, sulla strega Honerva e sull'imperatore Daibazaal si concentrano nell'ultima puntata quando avrebbero potuto essere gestite molto meglio. Si paga l'assenza del regista Tadao Nagahama e per questo la serie rimane inferiore a Vultus e Daimos, pur rimanendo il miglior super robot del 1981.

La raccomando agli estimatori del robotico classico. Tutti gli altri invece possono dare un'occhiata al remake moderno di Netflix che non è affatto male.