Il 20 luglio 2001 debuttava nei cinema nipponici uno dei film d'animazione giapponese più famosi, importanti e apprezzati di sempre: La misteriosa sparizione di Sen e Chihiro (千と千尋の神隠し Sen to Chihiro no kamikakushi, conosciuto in occidente col titolo internazionale Spirited Away e in Italia come La città incantata). Unico prodotto d'animazione giapponese a conquistare un Premio Oscar, nonchè uno dei maggiori incassi della storia del cinema giapponese il film è inoltre colpevole, insieme al precedente La principessa mononoke, dell'esplosione di popolarità in Occidente del regista Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli.
 
Chihiro è una bambina di 10 anni; i suoi genitori si stanno trasferendo in una nuova città quando, a pochi minuti dall’arrivo, si ritrovano nel mezzo del bosco davanti a uno strano edificio. Incuriosito, il padre di Chihiro scende dall’auto e insiste per dare un’occhiata. La bambina, inizialmente contraria, si affretta a raggiungerli, intimorita dal rimanere da sola in macchina ad aspettarli. Attraversano il curioso edificio e, una volta dall’altra parte, si ritrovano in un ampio prato. Da lì, raggiungono un curioso villaggio…
 
Ah, spiriti senza nome
Anche oggi stanchi oltre ogni immaginazione
Giungendo per il loro riposo a lungo atteso di due notti e tre giorni
Giungendo ad Aburaya, i bagni pubblici nel mondo della porta accanto

Un bagno d'artemisia, un bagno di zolfo, un bagno di fango e un bagno d'acqua salata
Un bagno bollente, un bagno tiepido e un bagno freddo col ghiaccio galleggiante
Sperando di riottenere le proprie forze, stringendo il loro misero denaro risparmiato
Non si scaldano

Ah, spiriti senza nome
Spiriti della fornace, del pozzo, delle persiane, dei tetti, dei pilastri, dei bagni
Spiriti delle risaie, dei campi, delle montagne e degli alberi incolonnati sulle strade asfaltate
Spiriti dei fiumi orribilmente inquinati, spiriti svogliati della primavera e spiriti dell'aria
Loro non verranno più. Le cose elettriche non hanno bisogno di spiriti.
 
   
In occasione dell'anniversario abbiamo deciso di riportarvi alcune delle dichiarazioni effettuate da Miyazaki nel corso degli anni riguardo alla pellicola, in cui spiega le sue intenzioni e le motivazioni dietro a determinate scelte e alcuni personaggi. 

ATTENZIONE! IL SEGUENTE ARTICOLO CONTIENE SPOILER SUL FILM (FINALE COMPRESO)!

Chihiro, da una città misteriosa - L'obiettivo di questo film

Dalla proposta per Sen to Chihiro (8 novembre, 1999)

Sen to Chihiro è una storia d'avventura nonostante nessuno brandisca armi o non ci sia una resa dei conti con l'utilizzo di superpoteri. E nonostante sia un'avventura il tema principale non è un confronto tra il bene e il male. Questa dovrebbe essere la storia di una ragazzina che viene scaraventata in un altro mondo in cui le persone buone e quelle cattive sono mischiate e coesistono insieme. In questo mondo supera un rigoroso apprendistato, impara l'amicizia e il sacrificio e, usando la propria astuzia, riesce in qualche modo non solo a sopravvivere ma anche a ritornare al proprio mondo. Si sforza per uscire da situazioni difficili, evita pericoli e infine ritorna alla sua vita ordinaria. Così come il nostro mondo ordinario non è ancora completamente scomparso, lei è riuscita a tornare non sconfiggendo il male in un altro mondo ma avendo imparato un nuovo modo tramite cui vivere.
Nonostante appaia sempre più sfocato e indistinto il nostro mondo minaccia di corroderci e divorarci. L'obiettivo di questo film è rappresentare con chiarezza il mondo all'interno di un ambientazione fantastica.
 

I bambini di oggi si sentono protetti e distanti dalla realtà al punto da avere solo un vago senso di ciò che significhi essere vivi, avendo come0 unica soluzione il gonfiare la propria fragile consapevolezza di sè. I magri arti di Chihiro e la sua espressione offesa e apatica ne sono il simbolo. Ma man mano che la realtà diventa più dura e deve confrontare direttamente pericoli da cui non può facilmente districarsi, dimostra una robustezza ed un'adattabilità di cui non era consapevole; lei realizza di possedere una forza vitale che la rende in grado di decisioni e azioni coraggiose.
Ovviamente se la maggior parte dei giovani si trovasse per davvero nella situazione di Chihiro probabilmente impazzirebbe dalla paura, raggomitolandosi con la testa tra le ginocchia in una palla tremante. Ma nel mondo in cui Chihiro si ritrova una persona simile si ritroverebbe immediatamente annientata o divorata. Chihiro non è l'eroina di questa storia per la sua bellezza o la sua personalità perfetta. Si potrebbe dire che lei è la protagonista semplicemente perchè è abbastanza forte da evitare di essere divorata. Questo è uno degli elementi caratteristici della storia ed una delle ragioni per cui può essere un film destinato alle ragazzine di dieci anni.
Le parole sono potere. E nel mondo in cui si ritrova Chihiro le parole che uno pronuncia hanno un significato irreversibile. Nei bagni pubblici controllati dalla strega Yubaba se Chihiro avesse detto di no o di voler tornare a casa sarebbe stata immediatamente buttata fuori e lasciata a vagare senza aiuto fino alla morte, oppure l'avrebbero tramutata in una gallina (continuando a deporre uova fino al momento in cui sarebbe stata mangiata). Al contrario, quando Chihiro urla "Lavorerò qui" le sue parole sono così potenti che persino una strega come Yubaba non è in grado di ignorarle. Oggi le parole sono sempre usate con molta leggerezza, come se fossero delle sciocchezze, ma questa è semplicemente una conseguenza di come la realtà sia diventata sempre più vuota. La verità è che anche oggi le parole possono avere potere. Le nostre vite sono piene di fin troppe parole vuote, impotenti e senza significato.
Appropriarsi del nome di un'altra persona non significa solamente modificare il nome, è un modo per controllare completamente l'altra persona. E in tal senso, Sen è terrorizzata quando si rende conto che sta dimenticato che il suo vero nome è Chihiro. Ogni volta che visita i suoi genitori nel porcile è sempre più abituata all'idea che essi siano stati trasformati in maiali. Nel mondo di Yubaba si deve sempre vivere con la costante minaccia di venire completamente divorati.
Eppure, in questo mondo straordinariamente difficile Chihiro sembra davvero viva. Alla fine del film, Chihiro - personaggio una volta pigro e musone - è in grado di assumere un'espressione incredibilmente affascinante, sebbene il mondo reale non sia assolutamente cambiato. Se c'è una cosa che vorrei che questo film trasmettesse è che le parole rappresentano la nostra volontà e noi stessi, e che le parole sono potere.
 
Chihiro

E questa è un'altra ragione per cui ho deciso di creare un film fantasy ambientato in Giappone. La si potrebbe considerare una fiaba, ma non voglio farne una in stile occidentale con tante facili vie d'uscita. So che molti potrebbero considerare Sen to Chihiro nient'altro che l'ennesima variante dei normali film isekai ma personalmente mi piace considerarlo un diretto discendente delle fiabe giapponesi come Suzume no oyado o Nezumi no goten. Non è necessario considerarlo un isekai; i nostri antenati fecero casino nella casa dei passeri e si abbuffarono al palazzo del topo. 
Il mondo di Yubaba è rappresentato in modo quasi-occidentale così da sembrare familiare seppur non chiaramente identificabile come sogno ne come realtà. E allo stesso tempo ho compiuto questa scelta perchè il design tradizionale giapponese abbonda di immagini differenti e perchè molti hanno semplicemente dimenticato la ricchezza e unicità dei luoghi etnici del Giappone - le storie, le mitologie locali, le feste, i costumi e tutto ciò che deriva dalla magia e dalla stregoneria. Le vecchie fiabe come Monte Kachikachi e Momotaro hanno sicuramente perso parte del loro originale potere persuasivo, tuttavia non possiamo semplicemente inserire elementi tradizionali in un mondo pseudo-fantastico più moderno, dobbiamo essere più creativi. I bambini di oggi sono circondati da un mondo altamente tecnologico e stanno perdendo sempre più di vista le loro radici in mezzo a così tanti prodotti industriali superficiali. Dobbiamo mostrare che possediamo tradizioni incredibilmente ricche. Utilizzando i design tradizionali come pezzi di un colorato mosaico e inserendoli in una storia che le persone moderne possano comprendere il mondo del film guadagna una nuova capacità persuasiva, permettendoci di comprendere nuovamente che siamo abitanti di un'antica nazione insulare. 
In un'epoca senza confini le persone tendono a prendere alla leggera chi non ha una ferma consapevolezza del proprio posto nel mondo. Il nostro è il passato e la storia. Le popolazioni che non hanno consapevolezza della propria storia o i gruppi etnici che hanno dimenticato il proprio passato sono destinati a scomparire come insetti dalla breve vita o diventare galline costrette a deporre uova fino al momento di venire mangiate.
Desidero rendere questo un film in cui le bambine di dieci anni possano trovare ciò che stanno realmente cercando.

Il discorso per l'Oscar


Il mondo sta attualmente attraversando una situazione davvero sfortunata, e sono pertanto dispiaciuto di non poter gioire al meglio per questo premio. Tuttavia, sono profondamente grato a tutti i miei amici per lo sforzo che hanno compiuto in modo che il film potesse venire mostrato in America, ed anche a tutti quelli che hanno un'opinione così alta del mio film.
 
Il discorso per l'Oscar di Hayao Miyazaki

Sul personaggio di Senza volto


Senza volto è facile da ricordare. Stavo avendo difficoltà a realizzare gli storyboard del film e un giorno trovai allo studio il produttore (Toshio Suzuki), il direttore delle animazioni (Masashi Ando) e il direttore artistico (Yoji Takeshige). Pensai fosse una buona opportunità e iniziai a spiegare la storia per capire fino a che punto potessimo arrivare. Il risultato fu che il film sarebbe stato di tre ore. Non volendo ritardare la data di uscita, decidemmo di tagliare parte della storia. Ma buona parte era già stata disegnata, non era così facile stravolgere l'opera. Nella scena del ponte c'era uno strano essere mascherato, non appena lo vidi dissi "Usiamo lui!". Fu così che nacque Senza volto.
Non avevo previsto di utilizzare un personaggio come Senza volto, è semplicemente capitato che si trovasse a gironzolare intorno al ponte. Era stato abbozzato come uno stalker e il produttore va in giro a dire che Senza volto è l'alter-ego di Miya-san, ma io non sono una persona così pericolosa*.
Senza volto ha richiesto parecchio tempo, perchè non ha alcuna espressione facciale. Cercammo comunque di renderlo il più espressivo possibile, ma era parzialmente trasparente, e il suo non avere una forte presenza fu un grave problema per noi.


* Quando non sono in giro, Suzuki dice a chiunque che "Senza volto è l'alter ego di Miya-san". Eppure, anche senza entrare in discorsi eccessivamente intellettuali, ritengo ci sia un po' di Senza volto in ognuno di noi.
 

Mi piaceva molto l'idea di questa divinità vagabonda che non ha nessun riferimento con la tradizione giapponese. Infatti, Kaonashi rappresenta il Giappone contemporaneo. Molti sono convinti che i soldi bastino ad assicurare la felicità. Ma Kaonashi riesce veramente a renderli felici regalandogli l'oro? La cosa che mi interessava di più era la reazione del pubblico davanti a questo quesito. Alcuni hanno pensato che “senza volto” fosse una madre, altri che fosse un padre. Ho ricevuto una lettera da un ragazzino nella quale mi diceva di essere molto triste perché “senza volto” non aveva un posto dove andare. Mi ha scritto di aver pianto di gioia quando Chihiro gli ha permesso di prendere il treno con lei. 

Quando gli dissi di lavorare con la sua immaginazione (per la composizione della colonna sonora), Hisaishi mi minacciò "scrivi delle poesie... scrivi delle poesie". Gli dissi di non aver talento nello scrivere poesie ma continuò a stressarmi di scriverne alcune. Alla fine non fu possibile utilizzare il pezzo che avevo scritto per Senza volto. Era una canzone sul fatto di essere "solo, solo, sempre così solo" ma mi venne detto che era troppo problematico da utilizzare. Aveva nel testo cose come "voglio divorarlo". Hiiragi ha detto che Senza volto in realtà è un essere gentile, ma è quel tipo di essere gentile che ti divora nel momento in cui inizi a pensare che è gentile.

Tema di Senza volto: Solo, solo, sempre così solo
 
Solo, solo, sempre così solo
Sono sempre solo
Girati, guarda da questa parte
Voglio mangiare qualcosa, voglio divorarlo, voglio diventare più grande
Se diventassi più pesante, forse non sarei così solo...

Lo voglio, lo voglio, lo voglio così disperatamente
Voglio di più
Includi anche me. Hai bisogno di questo? Lo desideri?
Lo vuoi davvero, non è così?
Te lo darò. Ti darò ogni cosa.
Ti darò ancora di più. Continuerò a dartene sempre di più.
Quindi vieni qui. Toccami. Posso toccarti?
Dammelo. Permettimi di mangiarti.

Sono così solo. Per questo voglio mangiare.
Voglio mangiare. Voglio mangiare...
 
Senzavolto: "Voglio mangiare. Voglio mangiare..."

Riguardo Chihiro e le bambine di oggi


“La città incantata non è un film nè satirico nè cinico”, spiega Hayao Miyazaki. “Conosco cinque ragazzine di 10 anni circa. Le vedo ogni volta che vado nel mio chalet di montagna. Un giorno ho cominciato a chiedermi quali fossero i loro sogni e le loro speranze. Ho iniziato a leggere lo Shojo manga. Il suo tono estremamente romantico mi ha disgustato e così ho cercato qualcosa che potesse veramente attirare la loro attenzione. Tranne pochi ed eccellenti autori come Osamu Tezuka, mi sono reso conto che non c'è nessuno, nemmeno io, che si preoccupi dei problemi e delle esigenze delle ragazzine. Al tempo stesso, però, le edicole sono piene di riviste e pubblicazioni dirette ai maschi della stessa età, che trattano argomenti che hanno a che vedere con i loro bisogni. E' per questo, che ho deciso di scrivere qualcosa che attirasse soprattutto le bambine. Qualcosa al quale potessero pensare e fare riferimento quando immaginano il loro futuro ed i loro rapporti con la società. In un mondo in cui sono iperprotetti, dove non possono giocare a meno di non fare parte di un club ristretto con regole rigide ed inflessibili, i bambini si stanno consumando. Chihiro soffre della stessa sindrome. La rabbia sul suo volto è quella tipica dei bambini che non hanno più abbastanza tempo per giocare. Ma quando si trova ad affrontare un problema, la combattente che c'è in lei viene in superficie. La sua abilità nell'adattarsi e nell'usare la sua capacità di giudizio vengono fuori. Non volevo dipingerla come un'eroina perfetta e carina. Il suo fascino doveva scaturire dal suo cuore e dalla profondità della sua anima.

Masashi Ando: La grafica di La città incantata, e soprattutto l'eroina, rappresentavano un'autentica sfida. Miyazaki voleva che Chihiro sembrasse una normale ragazzina di dieci anni. Per quanto ricordi io, è la prima volta che desiderava creare un personaggio che non fosse idealizzato, e nel campo dell'animazione è una cosa piuttosto insolita. Per ottenere un effetto realistico era necessario disegnare il fisico di una ragazzina di 10 anni ma soprattutto catturare la sua anima. Dovevamo considerare la composizione psicologica del personaggio. In realtà, a quell'età le ragazzine non cambiano molto perché sono nella fase che precede la pubertà. All'inizio Chihiro è una ragazzina goffa e sempre imbronciata. A mano a mano che la storia va avanti, il pubblico impara a trovarla graziosa e simpatica, ma in realtà piace di più perché gli ostacoli che deve affrontare la rendono più generosa e disponibile. Chihiro diventa carina quando si mostra coraggiosa, disposta al sacrificio e assume il controllo della sua vita.
 

Chihiro è una ragazzina viziata. E questa descrizione potrebbe valere per molte delle ragazzine di quell'età che conosco. L'abbiamo fatta comportare come una ragazzina viziata per un po', ed è stato estremamente irritante. Le persone che stavano realizzando il film si irritavano un sacco.

Penso che nella realtà le ragazzine si sarebbero lamentate ancora più di Chihiro, specialmente quelle con padri gentili che cercano di essere loro amici. Dico questo perchè, quando realizzai gli storyboard della scena in cui il padre di Chihiro dice alla figlia annoiata di guardare la sua nuova scuola le donne che lavoravano alla Ghibli dissero "Wow, se fossi stata al suo posto non mi sarei svegliata prima di venire chiamata almeno tre volte".

Ho trasformato i genitori di Chihiro in maiali perchè impedivano a Chihiro di diventare l'eroina. I bambini non possono realizzare il loro pieno potenziale se hanno i genitori accanto a dir loro continuamente di sbrigarsi, oppure a tentare troppo di essere loro amici o cercando di renderli felici a ogni costo. C'è un vecchio proverbio giapponese che dice "i bambini crescono anche senza i genitori", ma che potremmo anche cambiare in "i bambini crescono anche con i genitori". Non volevo fare satira con la trasformazione in maiali dei genitori di Chihiro. Semplicemente loro erano davvero dei maiali, c'erano un sacco di persone simili durante gli anni della bolla economica in Giappone, e anche dopo.

L'importanza del lavoro (nel film e allo Studio Ghibli)


Per quelli che hanno ravvisato delle somiglianze tra i bagni pubblici di Yubaba e lo Studio Ghibli, è esattamente così. Io per esempio m’identifico con Kamaji mentre Yubaba è il Signor Suzuki, il presidente di Ghibli. Il funzionamento e l'organizzazione del bagno termale sono in effetti molto simili a quelli della nostra società. Chihiro potrebbe essere considerata una giovane disegnatrice che è venuta a trovarci. Quando arriva, si imbatte in Yubaba che urla e impartisce ordini a tutti. Nel frattempo, Kamaji è costretto a lavorare moltissimo per obbedire agli ordini di Yubaba. Ha talmente tanto lavoro che non gli bastano più le braccia e le gambe per finirlo. Per quanto riguarda Chihiro, deve rendersi utile se non vuole che Yubaba la faccia sparire per sempre, vale dire la licenzi.
 

Per quanto riguarda la decisione di mostrare Chihiro, una bambina di dieci anni, costretta a lavorare, l'idea mi venne da un documentario di NHK sul lavoro minorile in Perù. Pensai che, se avessi dovuto realizzare un film per il bene di tutti i bambini del mondo, avrebbe dovuto essere qualcosa che ogni bambino potesse comprendere, qualunque tipo di vita avesse vissuto. Non volevo assolutamente realizzare un film che solo i bambini giapponesi avrebbero compreso. E dopotutto, l'idea che i bambini non debbano lavorare è un concetto decisamente recente. Mio nonno, per esempio, divenne un apprendista all'età di otto anni, pertanto non imparò mai a leggere. Fino a poco tempo era così che andavano le cose in Giappone. L'unica ragione per cui i bambini non sono costretti a lavorare oggi è perchè il Giappone ha avuto un periodo di forte crescita economica dopo la guerra. In realtà nel mondo molti bambini sono ancora costretti a lavorare. Non sto dicendo che sia una cosa giusta o sbagliata, ma solo che dovremmo ricordarcene. Gli umani sono animali sociali quindi non è positivo per noi vivere senza alcuna connessione con la società. Per noi è necessario lavorare. 

Sicuramente non odio il lavoro. In realtà, lo amo. Il mio ego e la mia ambizione mi spingono sempre a creare film sempre più rispettabili, ma alla fine ne esce sempre qualcosa di orribile. Nulla mi renderebbe più felice che essere capace di disegnare storyboard che permettessero allo staff Ghibli di tornare a casa dopo otto ore di lavoro e creare film che tutti vorrebbero vedere. Ma non ho abbastanza talento per fare una cosa del genere, quindi tutti qui lavorano fino allo stremo. Detto questo, tuttavia, non ritengo nemmeno che il lavoro sia un'attività particolarmente sacra o gloriosa. 

Dico sempre che, se spendiamo tre anni per realizzare un film di due ore, allora quei tre anni sono rappresentati solamente da quelle due ore. Per questo dico al nostro staff che non è un problema dedicare solo parte del proprio tempo al progetto. Se possibile è più importante fare anche altre cose mentre si sta lavorando, scomparire di nascosto così da avere un po' di tempo per se ed evitare di andare in giro a dire che si hanno anche ferie pagate arretrate. Eppure sono tutti seduti alle loro scrivanie, è un grande problema.
 
La città incantata Locandina

Durante la lavorazione eravamo davvero tutti con le spalle al muro, se un ispettore dell'ufficio per i diritti dei lavoratori fosse venuto a vedere sarebbe stato un grave problema. Ci era stato detto che i giovani dipendenti che si occupano del lavoro digitale non potevano passare più di sei ore davanti allo schermo di un computer, eppure ne passavano il doppio. C'era chi si svegliava la mattina e si spaventava non riuscendo nemmeno a sollevare le proprie braccia. Ci sono capitate situazioni del genere, ma verso la fine della produzione tutto il gruppo era felice e ottimista e quindi pensai "Ora è davvero il momento di portare a termine questa cosa". 

Col senno di poi, lavorare coi coreani è stato meraviglioso. Non stavamo cercando di sfruttare la differenza nei salari dei lavoratori per creare il film con meno soldi; chiedemmo loro di aiutarci perchè avevamo davvero bisogno di aiuto. I produttori che ci aiutarono furono grandiosi facendo un lavoro migliore di quanto ci aspettassimo, forse anche perchè non sapevamo cosa erano in grado di fare.
I quattro membri dello staff Ghibli che erano andati in Corea tornarono tutti felici e in salute. Fui un pochino deluso perchè pensavo che sarebbero tornati stanchi ed emaciati, ma erano tutti in forma smagliante.

Un finale triste


Non volevo rendere l'altro mondo soltanto un sogno. Per questo nella scena finale, quando Chihiro ritorna nel mondo reale, vediamo le foglie coprire la macchina. Inoltre, anche se Chihiro sembra non notarlo, abbiamo deciso di lasciare la forcina che le aveva donato Zeniba. Quindi dovrebbe essere qualcosa che è realmente accaduto. Altrimenti sarebbe tutto troppo triste, non trova? In realtà, la storia è inaspettatamente triste, specialmente il finale. Non lo pensa anche lei? In fondo, proprio quando Chihiro è stata finalmente accettata dalle persone che ha incontrato nell'altro mondo, è costretta a lasciarlo. Se avesse avuto la possibilità di restare ancora un po', avrebbe potuto conoscere meglio gli uomini-rana e le donne-lumaca. Avrebbe compreso che esistono ogni tipo di esseri al mondo, comprese persone buone e stupidi idioti. Eppure deve lasciarsi tutto alle spalle. Davvero, è molto triste. Persino io, che ho fatto il film, mi sento triste.
 

Intervistatore: Quindi lei sta dicendo che Chihiro non ricorda cos'è successo nell'altro mondo?
Davvero tutti ricordano ogni cosa che hanno fatto? Secondo me no. Ma penso che sia come dice Zeniba che non dimentichiamo mai ciò che è accaduto. Anche se gli uomini potrebbero non essere in grado di ricordare ogni cosa che è accaduta loro nel passato, la memoria di ciò esiste da qualche parte. 
Facendo un film come questo, che è sostanzialmente un film per bambini piccoli, mi capita ogni tanto di ricordare esperienze della mia infanzia che normalmente non avrei ricordato. Come funziona la memoria è davvero un mistero. Queste memorie d'infanzia rimangono in noi, da qualche parte.

Per approfondire ulteriormente la visione del regista Hayao Miyazaki sul film in questione, nonchè su tutti gli altri suoi lavori, sullo Studio Ghibli, sull'industria dell'animazione in generale e anche su svariate tematiche sociali, politiche e culturali, si consigliano Starting Point 1979 - 1996 e Turning Point 1997 - 2008, due raccolte di interviste al regista. Dal secondo di questi, così come dal pressbook Lucky Red - distributore ufficiale del film in Italia - sono stati presi i discorsi riportati nell'articolo.