Paripi Kōmei: prime impressioni per l'anime

Alle stramberie dei giapponesi ormai dovremmo essere abituati, dato che ne abbiamo viste tantissime, di idee balzane, nei loro anime, e sappiamo bene che non hanno paura di prendersi gioco  di personaggi storici, letterari, mitologici e religiosi della loro cultura e non. Giusto un paio di anni fa, per dirne una, avevamo visto il grande Oda Nobunaga morire e reincarnarsi nel mondo moderno… sotto forma di shiba inu domestico!
Ora invece tocca a Zhuge Liang, o Kongming, o Komei (nome giapponese che useremo da qui in poi per comodità) che dir si voglia, famosissimo militare cinese dell’epoca dei Tre Regni nonché protagonista del folle Paripi Komei (Komei il festaiolo), anime tratto dall’omonimo manga di Yuto Yotsuba e Makoto Ogawa e attualmente in programmazione sulle tv giapponesi.
Anche a Komei tocca reincarnarsi nel Giappone moderno dopo la morte, ma lo fa mantenendo il suo corpo giovane, con tanto di abiti tradizionali cinesi. Spaesato in un mondo moderno che non conosce, ma di cui imparerà ogni cosa a tempo di record, fa la conoscenza di Eiko, giovane barista e cantante che tenta invano di sfondare nel mondo della musica. Quale modo migliore per ripagare la giovane che lo ha introdotto in quel nuovo mondo… se non quello di diventare il suo manager e applicare le strategie dell’arte della guerra cinese nel mondo del moderno show business?

Paripi Komei è una di quelle serie nate da idee così assurde che fanno il giro e diventano geniali, spingendoti a interessarti a queste storie così bizzarre a cui però finisci per appassionarti. Komei è un personaggione, parte come il classico outsider spaesato nel mondo moderno ma tempo un episodio ha già imparato la qualunque, ne sa una più del diavolo e riesce a sfruttare a suo vantaggio computer, Internet e quant’altro, dandoci la possibilità di vedere gag divertenti che vedono applicate le strategie belliche cinesi per risolvere i problemi di Eiko, come fosse Doraemon con Nobita.
Un personaggio così ingombrante non ruba comunque la scena agli altri, prima fra tutti Eiko, a cui ci si affeziona con inaspettata facilità, curiosi di vedere se e come riuscirà a sfondare come cantante e a metterla in saccoccia ai vari colleghi già famosi che, sinora, si sono sempre dimostrati abbastanza viscidi e doppiogiochisti. Degno di nota anche il mitico padrone del bar dove lavorano i i nostri, che è un fanboy delle Cronache dei Tre Regni quindi pende dalle labbra di Komei in maniera divertentissima.

La serie non poteva che essere ambientata nella Shibuya dei grattacieli e dei locali, riprodotti con grande perizia anche nell’abbigliamento dei personaggi (non è, infatti, raro, vedere a Shibuya ragazze dal look un po’ hip hop come quello sfoggiato da Eiko coi suoi felponi e cappellini). Essendo una serie ad argomento musicale, è stata posta una grandissima attenzione alla colonna sonora. Le molte canzoni eseguite di Eiko, spesso e volentieri in inglese, sono tutte bellissime ed è una gioia per gli occhi vedere le sue esibizioni, realizzate con uno stile tradizionale dopo tonnellate di canti e balli in cgi visti nelle serie dell’ultimo decennio.
Fiore all’occhiello della serie è però la opening, “Chiki Chiki Bam Bam” delle Queendom, che nel giro di qualche giorno ha subito fatto il giro del web diventando virale e generando tonnellate di meme e parodie, e come dargli torto.
Un video psichedelico degno del miglior Jojo ci porta in bilico tra l’antica Cina e le luci al neon di Shibuya, con i personaggi che ballano tra i grattacieli o i monti cinesi, accompagnati da una canzone dance dal ritmo trascinante a cui sarà impossibile resistere, cover dell’omonimo brano del 2013 dell’ungherese Jolly, che è tornato alla ribalta con meme e ricondivisioni in tutto il mondo.
Paripi Komei, al momento, è leggero, disimpegnato e divertente, molto curato dal lato musicale e simpatico da seguire, con degli ottimi personaggi e un’idea di base stramba ma che funziona. Sicuramente una bella e inattesa sorpresa, che credevo sarebbe rientrata nella lista di quelle serie un po’ strane che ogni volta seguo solo io e invece si sta facendo conoscere in tutto il mondo con una sigla assurda ma esaltante e una storia a cui non daresti un centesimo e invece è appassionante.
Consigliato per farsi due risate e per chi vuole una serie interessante ambientata nel mondo della musica. Ma attenti alla sigla, che dalla testa non esce più…