Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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8.0/10
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Ciò che rende interessante "Beastars" è indubbiamente l'ambientazione e i personaggi "caratteristici": una società civilizzata di animali antropomorfi che vivono in un'apparente armonia tra erbivori e carnivori.
Il protagonista Legoshi è un solitario lupo grigio, che come altri carnivori deve fare i conti con il proprio corpo da predatore, e l'impressione che suscita in altri animali erbivori, le sue "prede" naturali, e i classici problemi adolescenziali che lo attanagliano.

La storia ha inizio con l'omicidio di un alpaca di nome Tem, frequentante la stessa scuola di Legoshi, la Cherryton Academy. Si pone quindi fin dal principio il quesito se una società governata da leggi che inibiscono gli istinti naturali dei carnivori possa effettivamente esistere. In questo, "Beastars" è in grado di generare fin da subito un certo clima di tensione nello spettatore, il che rende quest'anime interessante da guardare fin dai primi episodi. Lo spettatore si immedesima presto in Legoshi così come in altri personaggi, e si coglie facilmente il tema portante dell'opera: la lotta interiore tra i propri impulsi e le leggi morali (o scritte che siano). E questo risulta ancora più evidente se il protagonista dell'opera è per l'appunto un lupo adolescente, che fin da quando è nato si ritrova a fare i conti con la sua personale realtà, e che cerca in ogni modo di mitigare la sua natura, adottando un atteggiamento quanto più repressivo nei suoi stessi confronti, andando così a riempire goccia dopo goccia un vaso che a un certo punto non potrà che traboccare. Se Legoshi cerca quanto più possibile di vivere defilato dai riflettori, Louis è invece un cervo, frequentante il terzo anno della Cherryton, lo studente modello si può dire, il più popolare della scuola, destinato a diventare il prossimo "Beastar". Eppure anche lui deve fare i conti con la sua natura di preda, con la sua debolezza fisica rispetto ai carnivori.
I due, che frequentano lo stesso club di teatro, si troveranno ad essere sempre più rivali, via via che Legoshi inizierà ad uscire dal proprio guscio, ritagliando pian piano la propria personalità. La loro rivalità, che non è mai del tutto esplicita e viene cucita episodio dopo episodio in maniera non del tutto convenzionale, è intrigante da guardare, e si incrocia nell'interesse di entrambi per il terzo personaggio principale della serie: Haru.
Haru è una coniglietta nana, di bell'aspetto, ma che gode di una cattiva reputazione per via del fatto che si concede facilmente a molti. Proprio per questa coniglietta Legoshi inizia a provare sentimenti di affetto/amore, che si confondono tuttavia con i suoi impulsi in quanto carnivoro, e arricchiscono l'anime di un ulteriore tema relativo alla natura del desiderio di Legoshi nei confronti di Haru.
Forse Haru è il personaggio meno riuscito dei tre. Non vengono mai spiegate del tutto le ragioni che stanno dietro al suo vissuto, e non ha una vera e propria evoluzione nel corso della prima così come durante la seconda stagione, in cui il suo ruolo diventa molto più marginale. Difficile immedesimarsi in lei.

Se il rapporto con Haru è quindi il tema principale attorno a cui ruota la prima stagione, la seconda stagione si concentra invece più sui misteri che avvolgono questa società di animali in generale, ripartendo proprio dall'omicidio dell'alpaca Tem, non più menzionato dal primo episodio della serie. In questo ho trovato la seconda stagione ancora più avvincente, dal momento che va a riprendere molti dei fili di trama lasciati in sospeso nella prima stagione, e di maggiore interesse per lo spettatore, e riesce a mio avviso a farlo in maniera se non altro intrigante e non noiosa.

La caratterizzazione dei personaggi secondo me è ben realizzata pur nella semplicità con cui vengono presentati. D'altronde trattandosi di adolescenti, non lo reputerei un vero e proprio difetto. Certo, il focus dell'opera è quasi esclusivamente sui protagonisti, e avrei quindi gradito che anche alcuni personaggi secondari che pure prendono parte alla trama fossero un po' meno stereotipati, arricchiti di un qualche background, e confido che alcuni di questi abbiano un qualche risvolto nel futuro della serie.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, penso sia uno dei migliori anime realizzati con la CGI e riesce nell'intento di risultare finora "unico" nel suo genere. Ammetto che l'impatto iniziale non è stato entusiasmante, neppure del tutto negativo, ma ci si abitua dopo poco, e col passare degli episodi si riesce sempre più ad apprezzare l'animazione. L'espressività dei personaggi viene ben resa e ho apprezzato anche le scene di combattimento.

Particolarmente belle le opening di entrambe le stagioni (in particolare la prima, Wild side di ALI, realizzata in stop motion, ma anche Kaibutsu di YOASOBI, penso una delle migliori opening del 2021).

Ammetto di aver iniziato quest'anime con non poche perplessità, ma mi sono ricreduto dopo pochi episodi. Mi è risultato assai godibile, e si lascia vedere tutto d'un fiato, per via del perenne clima di tensione e suspense che lascia tra un'episodio e l'altro. Non è di certo un anime pesante, anzi, non so se volontariamente o meno, riesce spesso a strappare un sorriso, con scene dal contenuto abbastanza "cringe" ma al punto giusto, come quella di Legom la gallina, e i suoi sandwich di uova!

Non è un anime esente da difetti, ma l'ho trovato indubbiamente coraggioso, e credo che già solo per le premesse che stanno alla base della trama, e per l'unicità della sua animazione, meriti di esser visto.

Voto: 8/10

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L’anime si presenta come una narrazione originale, piena di temi controversi, ma godibilissima, fresca e avvincente.
Tutto comincia quando Michiru giunge ad Anima City in maniera fortunosa. La sua è stata una fuga, era umana e un inspiegabile fatto l’ha resa uomo-bestia, e la loro esistenza è considerata intollerabile dagli umani, per questo viene inseguite senza pietà.
Anima City esiste da 10 anni, per volontà del suo sindaco, anche lei donna-bestia, Barbara Rose ed è nata come porto sicuro per coloro che assumono sì forma umana, ma in realtà hanno natura di animale. Il sindaco è costretto a stringere delicati legami e lavorare di diplomazia con gli umani, per garantire la salvaguardia di quel rifugio.
Per Michiru potrebbe essere un nuovo inizio in una terra incantata, ma presto scoprirà come anche presso gli uomini bestia si manifestino fenomeni forti di povertà, disuguaglianza, malaffare; malgrado ciò Michiru cerca di coltivare pensieri di lealtà e correttezza e il suo agire coraggioso colpisce Oogami Shiro, braccio destro del sindaco, un tipo laconico, chiuso, cinico, lupo difensore indefesso dei diritti degli uomini bestia, il cui rancore verso gli umani è inenarrabile e di lunga data.
Nei primi episodi, autoconclusivi, l’anime introduce alla realtà di Anima City (bellissimo è l’episodio sul baseball) e all'impatto negativo che hanno su Michiru, la cui natura di tanuki in realtà, è solo una manifestazione minima del suo vero potenziale.
Man mano che la vicenda si snoda vengono presentati altri personaggi, tra cui l’antagonista, pennellato velocemente come sordido ma leale nella prima parte, per poi svelare la sua vera natura(!) alla fine.
Nella seconda parte gli eventi corrono, farà ritorno una vecchia conoscenza di Michiru e avremo pure il concetto di religione come oppio dei popoli. Tra la scoperta di un fatto che può far crollare Anima City, rivelazioni quasi fuori contesto e molto affrettate, scoperte stupefacenti e provvide, vista la circostanza di vita o di morte in cui si trovano e un finale molto riassunto, si giungerà alla fine con un senso dolceamaro in bocca.

Quest’anime ha un word building veramente memorabile, per il contesto potente in cui sviluppa temi importanti, come quello del razzismo, dell’inclusione, della religione e perché no, della stratificazione sociale anche in un luogo elevato a paradiso.
La protagonista è una ragazza determinata, un’eroina forte, schietta, determinata e gentile.
La trama è così bene costruita che non si sente la mancanza di nessuna storia d’amore. Oogami è uno dei personaggi più emblematici, per la sua storia, il suo modo di porsi, fin dall’inizio si staglia sullo sfondo per poi emergere grazie a Michiru e agli eventi tumultuosi che minacciano la città che voleva difendere.
I personaggi secondari danno vero spessore all’anime, ma dalla parte degli antagonisti si registra la canonica, classica, cattiveria, pur essendo nel contesto ben inseriti. Forse si poteva lavorare di più su di loro.

Altre note dolenti: la seconda parte troppo densa di eventi, piena di personaggi in movimento, le cui motivazioni non sono state ben esplorate; scoperte troppo fortunose, un salvataggio miracoloso e la presentazione di un cattivo chiacchierone rendono la parte finale troppo caotica, dando l’impressione che avessero molte belle idee, ma le abbiano ammassate tutte alla fine, a discapito di una regia ben organizzata, abbassando così il livello dell’opera.

Il disegno è una gioia per gli occhi, a tratti semplice, alcuni personaggi abbozzati in maniera giocosa (come l’orsetto dall’aria petulante); belli i fondali.
L’opening e l’ending sono orecchiabili.

Malgrado le pecche che vi ho notato, quest’anime merita di certo una visione, per le sue potenzialità e per al freschezza con cui si muove tra temi difficili e controversi.

8.0/10
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«Odd Taxi» è un anime maturo nelle tematiche e nell’evolversi della storia, con dialoghi pungenti, che crea un qualcosa che affascina lo spettatore sino al gran finale.

Ci troviamo in un mondo dove tutti i protagonisti hanno le sembianze di animali, ma i quali svolgono le loro attività normalmente, come nella vita reale. Abbiamo fra i tanti una barboncina idol, un canguro che gestisce una izakaya, un gorilla medico, un alpaca sua assistente e soprattutto Hiroshi Odokawa, un tricheco tassista di quarantuno anni che vive portando i tanti passeggeri da un luogo all'altro. Odokawa è molto fisionomista, si ricorda di ogni suo cliente e li riconoscerebbe ovunque. Si reca in ospedale per una qualche forma di malattia misteriosa e, quando si trova a casa, sembra parlare con qualcuno. Per puro caso si ritrova coinvolto in qualcosa di molto pericoloso.

«Odd Taxi» è un’opera corale dove ogni personaggio è protagonista della storia, ognuno di loro aggiunge un tassello che si incastra alla perfezione in questo puzzle variopinto, dove un ciondolo, un selfie, l’accendere la radio e persino dare numeri a caso è un incastro, un qualcosa che viene ripreso più volte durante la serie; ogni scena va vista e sentita, gustata con ogni senso. I pezzi del puzzle vanno lentamente tutti al loro posto, completando un'opera d'arte da appendere nella nostra memoria come un ricordo prezioso.

Dal primo episodio si comprende che la serie nasconde qualcosa. Qualcosa non quadra, lo si percepisce, ma non si riesce ad avere idee chiare al riguardo. La mente si confonde, ci perdiamo, come se fossimo trasportati per i tanti vicoli che non conosciamo dall’abile tassista. Sembra una storia semplice, quasi banale, che si vorrebbe nascondere dietro alla novità, ormai non più tale, di animali antropomorfi; se guardi distrattamente la serie, senza porti alcuna domanda, inizialmente la potresti anche pensare in questo modo... inizialmente. Inseguimenti, assassini, sfide di intelligenza fra due, anche tre fazioni e imprevisti che rovinano tutto quello che si era pianificato, la realtà. I dialoghi sono intelligenti, mai scontati.

Disseminati lungo gli episodi ci sono alcuni piccoli indizi, dei quali, anche osservandoli attentamente, anche volendo ricordare più particolari possibili e soffermarsi su di essi ragionandoci sopra, qualcosa sfuggirà sempre, qualcosa di molto importante che solo grazie alle spiegazioni dell'ultimo episodio diventerà tutto chiaro. Alla fine avremo tutte le risposte che cercavamo, e a quel punto riusciremo anche ad ipotizzare il prosieguo della storia. Il finale lascia appositamente un piccolo atto importante alla fantasia dello spettatore, quasi fosse un quesito che gli si pone... possiamo ipotizzare cosa accadrà pochi minuti dopo la parola fine solo nel caso non ci sia sfuggito alcun dettaglio.

Alcuni episodi sono di approfondimento, saranno incentrati su determinati personaggi e il loro passato, sulla loro psicologia. Una storia che fa riflettere su alcune tematiche molto attuali che spesso vengono trattare superficialmente, in quanto, da esterni alle vicende narrate, si può facilmente concludere che i personaggi si comportano in maniera stupida, irrazionale. In realtà, quello di cui parlano questi episodi sono tutte cose che accadono non solo in Giappone, ma in tutto il mondo. Una storia sui mali moderni: dalla ricerca spasmodica di condivisioni, di popolarità sui social, alle spese accessorie a videogiochi che raggiungono cifre folli, dove persone spendono migliaia di euro per compare DLC o similari, nulla di necessario, ma il nulla diventa necessario. La ricerca di uno status symbol, di un oggetto, di un qualcosa che dimostra il proprio valore, quando non sono gli oggetti che si posseggono, ma ciò che si è che ci rende speciali. Un mondo dove si è perso di vista ciò che importante, dando massima rilevanza alle mode passeggere, a pareri fugaci, a qualcosa di troppo mutevole per impegnare il proprio tempo. Un’opera intelligente di denuncia, verso tanti temi, senza mai perdersi nelle tante storie, anche verso strozzini e bullismo che rovinano le vite.

Anche la storia più spaventosa, se narrata dal punto di vista innocente di un bambino, sembra la normalità, assumendo il tutto un tono grottesco: si può essere felici di momenti tragici. La difficoltà nel narrare certe tematiche è quella di renderle credibili, reali, «Odd Taxi» ci riesce sempre, la storia parla di persone reali.

Il protagonista è sarcastico, acuto, dalla battuta pronta, umile, una “persona” a cui i soldi in eccesso non interessano, proprio per questo molti comportamenti degli altri gli saranno alieni, incomprensibili. Fra i personaggi, oltre al simpatico tricheco (doppiato da un irriconoscibile Natsuki Hanae, voce fra i tanti di Tanjirō Kamado di “Demon Slayer”, Shiki Tademaru di “Kemono Jihen”, Rill Boismortier di “Black Clover” e Inaho Kaizuka di “Aldnoah.Zero”), merita un citazione il malavitoso Yano, che parla solo canticchiando, rendendo il lavoro del doppiatore davvero difficile; fra i tanti altri troverete di certo qualcuno che apprezzerete maggiormente rispetto agli altri.

Le musiche accompagnano la serie senza brillare di luce propria, malinconiche, dolci, leggermente ritmate, in sintonia con quello che si vede. Il comparto tecnico è attento a raccontare una storia, i disegni e le animazioni sono sempre nitide, chiare, che siano momenti di azione o tranquilli sarà sempre tutto comprensibile, saremo subito immersi in questo strano mondo e non noteremo che si parla di gatti, trichechi o gorilla, e legarsi a loro sarà facile, grazie a comportamenti reali, all’empatia che le storie raccontate creano. Per quanto la storia sarà a tratti cruda, non si mostrano scene disturbanti, rendendo la visione della serie fruibile a chiunque.

Consigliato a tutti. Quando la storia vince su tutto.