ATTENZIONE: sono presenti SPOILER sull'evoluzione e sul finale della serie.

Quando si parla di trasposizioni di manga e anime in film o di drama con attori in carne ed ossa, di solito qui in Italia, e sul nostro stesso sito, è sempre un NO deciso e a volte fin troppo aprioristico.
Due anni fa questa convinzione è stata duramente intaccata da quella che sembrava una classica storia di genere survival, che già lato anime aveva espresso nel recente passato tanti titoli, molti dei quali però a cavallo tra il dimenticabile e il trash.
Netflix, poco prima del successo globale del coreano Squid Game, impose invece a tutto il globo, con il suo potere comunicativo e la sua potenza di diffusione che ad oggi ha pochi veri rivali, la serie tratta dal manga "Imawa no Kuni no Alice" tradotto come "Alice in Borderland" per noi occidentali,  pubblicato fino ad allora in Italia dalla casa editrice Flashbook, e fu subito un piccolo grande successo.
 
 
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Serie live-action più vista in Giappone nel 2020, nella top 10 di Netflix in 40 Paesi in tutto il mondo. Tutto questo, ammettiamolo, generando un certo tipo di stupore pure tra noi addetti ai lavoro. Stiamo pur sempre parlando di un titolo cartaceo che ha vent'anni sulle spalle e di cui in pochi si ricordavano, anche se, stando alle recensioni su Animeclick, non era affatto dispiaciuto.
 
La trama della prima stagione è incentrata sulle (dis)avventure di Arisu (che è anche una traslitterazione giapponese del nome Alice pronunciato all'inglese), il classico "neet" disadattato. Superata la ventina senza aver trovato il proprio scopo nella vita, subisce l'inevitabile ostracismo da parte dei propri familiari, chiara espressione di una società giapponese in cui la diversità non può ancora essere accettata. Arisu infatti è molto intelligente, è il classico mago dei videogiochi che vive le sue giornate con gli inseparabili amici perdigiorno, Karube e Chota, rispettivamente interpretati dagli attori Keita Machida (Cherry Magic!) e Yuki Morinaga (Chihayafuru).
Un giorno però la sua vita cambia drasticamente e in modo totalmente inaspettato. Dopo aver passato un pomeriggio a far bravate con i suoi compagni di merende, si ritrova assieme a loro in quella che sembra essere una versione post-apocalisse di Tokyo, dove tutti gli abitanti sono scomparsi nel nulla.
 
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Come se non bastasse, non è semplice rimanere vivi in questa nuova realtà: i pochi sopravvissuti infatti sono costretti a partecipare a dei giochi mortali per prolungare il loro periodo di permanenza nei Borderlands. Infatti, esauriti i suddetti giorni, la sfortunata vittima è destinata a morire.
I giochi sono di vario tipo e difficoltà, quest'ultime indicate da una carta da poker: più alto è il suo valore, maggiore è la difficoltà nel gioco, mentre i semi caratterizzano le varie abilità necessarie. I giochi rappresentati dai Quadri richiedono ingegno, per i Picche serve abilità fisica, i Fiori sono un mix dei due precedenti e i Cuori sono i più temuti perché mettono in gioco i sentimenti personali.
 
Cosa fareste se, da un momento all'altro, vi risvegliaste in questo mondo? Un mondo identico in tutto e per tutto al vostro, ma desolato, diroccato e semi-deserto... Ecco: un mondo di confine! E cosa fareste se scopriste che quel mondo è scenario di un terribile survival game, in cui il diritto e il privilegio di restare in vita vanno conquistati attimo dopo attimo, superando prove sempre più difficili e improbabili?
L'immedesimazione dello spettatore è stata la vera forza della prima stagione di Alice in Borderland. Una serie che ha anche avuto la forza di conciliare tempi e recitazione molto "occidentali" con la struttura narrativa di un manga/anime che a noi piace tanto. 
 
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Esattamente due anni dopo, a dicembre 2022, con il manga riproposto da noi in grande stile da J-Pop Manga, ecco l'attesa seconda stagione con Shinsuke Satō (BleachOblivion Island) di nuovo alla regia e Yoshiki Watabe e Yasuko Kuramitsu confermati alla sceneggiatura.
Nulla pare cambiato e infatti quest'ultima parte, formata anch'essa da otto episodi di un ora o più, inizia proprio da dove ci eravamo lasciati. I nostri eroi, in primis Arisu (Kento Yamazaki), Usagi (Tao Tsuchiya), Chishiya (Nijiro Murakami) e Kuina (Aya Asahina) sono usciti vivi dal massacro della "Spiaggia", tutte le carte sono state trovate e quindi il gioco, come si dice in questi casi, passa al livello successivo.
Inizia quindi una sfida ancora più ardua visto che si dovranno affrontare e sconfiggere i cittadini stessi di Borderland, giocatori più esperti che di questo mondo alternativo sanno ovviamente ben più dei personaggi principali. Sono coloro che hanno vinto i giochi prima dell'arrivo dei protagonisti e che (scopriremo poi) hanno deciso di rimanere in questo mondo pazzesco e crudele ideando ulteriori nuovi giochi dove sfidare i novelli partecipanti. Non c'è via di scampo, anche perchè il più letale di questi nuovi villain è il Re di Picche, sorta di Rambo versione asiatica, il cui terreno di sfida copre tutta la città di Tokyo!

 


La scelta vincente di questa seconda parte è nella struttura narrativa che, riprendendo in parte anche quello che succede nel manga originale, separa i personaggi in gruppi diversi, dando la possibilità di dare spazio per esplorare alcuni giochi più discreti e cerebrali, in un un perfetto equilibrio con quelli più adrenalinici.
Le regole dei vari game sono ben spiegate a livello visivo, che unito a una regia veloce e fresca, riesce a rendere meno noiose e dure da comprendere parti che nel manga mi erano risultate un po' ostiche, come la sfida al Re di Fiori. Quest'ultima è resa a mio avviso molto meglio nella versione live, pur non perdendo il proprio mood, con il povero 
Tomohisa Yamashita costretto a recitare per tutto il tempo completamente nudo come la sua controparte cartacea, cosa non scontata su un canale come Netflix.

 
Tomohisa Yamashita è Ginji Kyuma, il Re di Fiori
 
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La scelta delle narrazioni separate è fondamentale per rendere al meglio un personaggio come Chishiya: già ammirato per la sua intelligenza e il suo ingegno nella prima stagione, ora possiamo vederlo appieno nel suo elemento. I giochi a cui partecipa sono di gran lunga i più interessanti e intriganti e anche quelli che forniscono alcune delle informazioni fondamentali per capire chi ci sia dietro a questi giochi tanto crudeli quanto mortali. L'alto grado di immedesimazione di questa serie viene così mantenuto, anche e soprattutto grazie al grande lavoro attoriale, anche da parte dei personaggi minori, dai villain fino ai giocatori stessi con le loro varie caratteristiche e i loro diversi obiettivi. 

Il vero problema  di 
Alice in Borderland è quello di ogni survival: prima o poi si deve iniziare a dare delle risposte!
Queste invece vengono sempre rimandate e, a parte la verità sui "cittadini", poco o nulla viene svelato su questo mondo e sulle logiche che lo governano. Dopo lo scontro fisico finale nel settimo episodio, tutte le aspettative dello spettatore sono quindi rivolte all
'episodio finale, della durata di ben 80 minuti, che si rivelerà anche essere il più controverso e discusso.

Nell'ottavo episodio della seconda stagione di Alice in Borderland, Arisu e Usagi affrontano infatti la Regina di Cuori ovvero Mira (Riisa Naka) mentre i loro compagni sono intrappolati tra la vita e la morte dopo la lotta contro il Re di Picche. Dopo aver scoperto che anche lei in realtà è una pedina, e non colei che gestiva le redini dei giochi come si era creduto nella parte finale della prima stagione, Arisu e Usagi escono vittoriosi da un durissimo gioco di illusioni (a mio avviso una delle parti meno convincenti dell'intera serie) permettendo a tutti coloro che sono riusciti a sopravvivere fino a quel momento di poter scegliere se tornare nel loro mondo originale o rimanere a Borderland come cittadini. 
Oltre a
i due psicopatici che Chishiya aveva incontrato al penitenziario, tutti i sopravvissuti scelgono di tornare a casa svegliandosi in un ospedale senza alcun ricordo l'uno dell'altro o dei giochi. Scopriamo infatti che sono stati tutti vittime di una meteora caduta sul quartiere di Shibuya a Tokyo e sospesi in uno stato di pre-morte mentre aspettavano di essere soccorsi. I sopravvissuti al disastro naturale sono quindi coloro che sono scampati ai giochi mortali.
 
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Sembra una conclusione abbastanza definitiva per la storia, tuttavia molti quesiti non sono stati spiegati del tutto e in rete il tam tam per una terza stagione sembra risuonare potente sfruttando un appiglio offerto dall'ultima immagine: proprio all'ultimo secondo infatti appare la carta del Joker, personaggio esistente nel manga ma mai apparso nella serie live action. Semplice omaggio alla versione cartacea o possibile apertura a nuove puntate?
Tutto è possibile con Netflix, ma anche se il manga stesso un suo sequel ce l'ha (
Alice in Borderland Retry), io preferirei che la storia di Arisu e Usagi finisse qui. Sono uno di quelli a cui il finale in senso stretto (non la puntata, che poteva essere gestita diversamente) è piaciuto e troverei pretestuoso continuarlo, anche perché i protagonisti hanno compiuto un percorso di redenzione e crescita personale e non potrebbero davvero essere riproposti senza perdere  di credibilità.
 
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Lasciando da parte il finale, che a quanto so è stato sempre fonte di discussione anche per quanto riguarda la sua controparte cartacea, la serie resta quel giro sulle montagne russe da batticuore che abbiamo amato provare due anni fa, una girandola di emozioni e un'incredibile esperienza sullo schermo.
Azione, horror, psicologia, distopia e mistero. La miscela di tutti questi ingredienti è stata affidata alle sapienti mani del regista Shinsuke Sato che aveva già adeguatamente intrattenuto con le trasposizioni live action di Gantz, Bleach, Kingdom, Inuyashiki, I am a Hero e Death Note: Light Up the New World e che presto dovrà affrontare la difficile sfida di dirigere il film live action di My Hero Academia
 
Non solo il regista, ma anche gli attori protagonisti Kento Yamazaki e Tao Tsuchiya non sono nuovi a trasposizioni ben riuscite. Li abbiamo già visti insieme in Orange e tra i loro altri lavori ricordiamo Wotakoi, Kingdom, Gekijou e Good Doctor per Yamazaki, Kasane e Rurouni Kenshin per la Tsuchiya.
In questa seconda stagione li vediamo litigare, dividersi ma poi ritrovarsi e vincere insieme contro i crudeli giochi ipnotici di una Regina di Cuori tanto algida quanto manipolatrice.
Da sottolineare ancora una volta la prova di Nijiro Murakami nei panni di Chishiya, quasi un protagonista ombra per la bravura nell'infondere grande personalità al suo personaggio che ha affascinato e intrigato, e non solo per l'oggettiva bellezza del ragazzo.
Dal lato tecnico la serie è stata girata in risoluzione 4K (4096 x 2160) utilizzando la tecnologia VFX, che propone una qualità paragonabile, se non migliore, a quella dei film rilasciati per il cinema e che garantisce un livello qualitativo delle immagini avanzato ma che purtroppo evidenzia anche alcune pecche, come le bestie feroci in computer grafica piuttosto posticce e alcuni sfondi che sembravano esageratamente finti e computerizzati alla Last of Us.
Alla colonna sonora questa serie può annoverare Yutaka Yamada, compositore di stanza a Los Angeles che ha già lavorato alle musiche di anime famosi come Tokyo Ghoul o Vinland Saga ma anche al live action di Bleach e Death Note: Light Up the New World. L'artista ci ha regalato una OST davvero d'atmosfera, capace di sottolineare le emozioni e i tanti momenti drammatici della serie.
 
La carta del Joker nel finale della serie potrebbe essere il gancio per una terza stagione?
 
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Riepilogando, Alice in Borderland 2 regala ancora emozioni a chi ama questo genere di titoli ed è cresciuto con GantzLiar Game, ma che comunque si diverte ancora (come me) a immaginare come si possa sopravvivere in mondi paralleli e distopici, con la costante mannaia della morte sul proprio capo.
Il regista e tutto il suo staff hanno sfornato un prodotto degno di una piattaforma di livello internazionale mantenendo i buoni livelli della prima stagione (cosa non scontata) nonostante un finale che ha diviso i fan e certe determinate dinamiche rimaste in sospeso; ad esempio i personaggi avevano un libero arbitrio durante i giochi di Alice in Borderland o era solo un riflesso di ciò che stava accadendo nel mondo reale?
Due anni fa questo titolo fu una sorta di lampo a ciel sereno; oggi forse, nel mare magnum dei prodotti gettati in pasto agli spettatori da parte delle piattaforme streaming, rischia di risaltare meno ma non fatevi ingannare: Alice in Borderland resta uno degli esempi più roboanti di quello che il Giappone può offrire in termini di serialità live action.