ATTENZIONE: sono presenti SPOILER sull'evoluzione e sul finale della serie.
Quando si parla di trasposizioni di manga e anime in film o di drama con attori in carne ed ossa, di solito qui in Italia, e sul nostro stesso sito, è sempre un NO deciso e a volte fin troppo aprioristico.
Due anni fa questa convinzione è stata duramente intaccata da quella che sembrava una classica storia di genere survival, che già lato anime aveva espresso nel recente passato tanti titoli, molti dei quali però a cavallo tra il dimenticabile e il trash.
Netflix, poco prima del successo globale del coreano Squid Game, impose invece a tutto il globo, con il suo potere comunicativo e la sua potenza di diffusione che ad oggi ha pochi veri rivali, la serie tratta dal manga "Imawa no Kuni no Alice" tradotto come "Alice in Borderland" per noi occidentali, pubblicato fino ad allora in Italia dalla casa editrice Flashbook, e fu subito un piccolo grande successo.
Serie live-action più vista in Giappone nel 2020, nella top 10 di Netflix in 40 Paesi in tutto il mondo. Tutto questo, ammettiamolo, generando un certo tipo di stupore pure tra noi addetti ai lavoro. Stiamo pur sempre parlando di un titolo cartaceo che ha vent'anni sulle spalle e di cui in pochi si ricordavano, anche se, stando alle recensioni su Animeclick, non era affatto dispiaciuto.
La trama della prima stagione è incentrata sulle (dis)avventure di Arisu (che è anche una traslitterazione giapponese del nome Alice pronunciato all'inglese), il classico "neet" disadattato. Superata la ventina senza aver trovato il proprio scopo nella vita, subisce l'inevitabile ostracismo da parte dei propri familiari, chiara espressione di una società giapponese in cui la diversità non può ancora essere accettata. Arisu infatti è molto intelligente, è il classico mago dei videogiochi che vive le sue giornate con gli inseparabili amici perdigiorno, Karube e Chota, rispettivamente interpretati dagli attori Keita Machida (Cherry Magic!) e Yuki Morinaga (Chihayafuru).
Un giorno però la sua vita cambia drasticamente e in modo totalmente inaspettato. Dopo aver passato un pomeriggio a far bravate con i suoi compagni di merende, si ritrova assieme a loro in quella che sembra essere una versione post-apocalisse di Tokyo, dove tutti gli abitanti sono scomparsi nel nulla.
Come se non bastasse, non è semplice rimanere vivi in questa nuova realtà: i pochi sopravvissuti infatti sono costretti a partecipare a dei giochi mortali per prolungare il loro periodo di permanenza nei Borderlands. Infatti, esauriti i suddetti giorni, la sfortunata vittima è destinata a morire.
I giochi sono di vario tipo e difficoltà, quest'ultime indicate da una carta da poker: più alto è il suo valore, maggiore è la difficoltà nel gioco, mentre i semi caratterizzano le varie abilità necessarie. I giochi rappresentati dai Quadri richiedono ingegno, per i Picche serve abilità fisica, i Fiori sono un mix dei due precedenti e i Cuori sono i più temuti perché mettono in gioco i sentimenti personali.
Cosa fareste se, da un momento all'altro, vi risvegliaste in questo mondo? Un mondo identico in tutto e per tutto al vostro, ma desolato, diroccato e semi-deserto... Ecco: un mondo di confine! E cosa fareste se scopriste che quel mondo è scenario di un terribile survival game, in cui il diritto e il privilegio di restare in vita vanno conquistati attimo dopo attimo, superando prove sempre più difficili e improbabili?
L'immedesimazione dello spettatore è stata la vera forza della prima stagione di Alice in Borderland. Una serie che ha anche avuto la forza di conciliare tempi e recitazione molto "occidentali" con la struttura narrativa di un manga/anime che a noi piace tanto.
Esattamente due anni dopo, a dicembre 2022, con il manga riproposto da noi in grande stile da J-Pop Manga, ecco l'attesa seconda stagione con Shinsuke Satō (Bleach, Oblivion Island) di nuovo alla regia e Yoshiki Watabe e Yasuko Kuramitsu confermati alla sceneggiatura.
Nulla pare cambiato e infatti quest'ultima parte, formata anch'essa da otto episodi di un ora o più, inizia proprio da dove ci eravamo lasciati. I nostri eroi, in primis Arisu (Kento Yamazaki), Usagi (Tao Tsuchiya), Chishiya (Nijiro Murakami) e Kuina (Aya Asahina) sono usciti vivi dal massacro della "Spiaggia", tutte le carte sono state trovate e quindi il gioco, come si dice in questi casi, passa al livello successivo.
Inizia quindi una sfida ancora più ardua visto che si dovranno affrontare e sconfiggere i cittadini stessi di Borderland, giocatori più esperti che di questo mondo alternativo sanno ovviamente ben più dei personaggi principali. Sono coloro che hanno vinto i giochi prima dell'arrivo dei protagonisti e che (scopriremo poi) hanno deciso di rimanere in questo mondo pazzesco e crudele ideando ulteriori nuovi giochi dove sfidare i novelli partecipanti. Non c'è via di scampo, anche perchè il più letale di questi nuovi villain è il Re di Picche, sorta di Rambo versione asiatica, il cui terreno di sfida copre tutta la città di Tokyo!
La scelta vincente di questa seconda parte è nella struttura narrativa che, riprendendo in parte anche quello che succede nel manga originale, separa i personaggi in gruppi diversi, dando la possibilità di dare spazio per esplorare alcuni giochi più discreti e cerebrali, in un un perfetto equilibrio con quelli più adrenalinici.
Le regole dei vari game sono ben spiegate a livello visivo, che unito a una regia veloce e fresca, riesce a rendere meno noiose e dure da comprendere parti che nel manga mi erano risultate un po' ostiche, come la sfida al Re di Fiori. Quest'ultima è resa a mio avviso molto meglio nella versione live, pur non perdendo il proprio mood, con il povero Tomohisa Yamashita costretto a recitare per tutto il tempo completamente nudo come la sua controparte cartacea, cosa non scontata su un canale come Netflix.
La scelta delle narrazioni separate è fondamentale per rendere al meglio un personaggio come Chishiya: già ammirato per la sua intelligenza e il suo ingegno nella prima stagione, ora possiamo vederlo appieno nel suo elemento. I giochi a cui partecipa sono di gran lunga i più interessanti e intriganti e anche quelli che forniscono alcune delle informazioni fondamentali per capire chi ci sia dietro a questi giochi tanto crudeli quanto mortali. L'alto grado di immedesimazione di questa serie viene così mantenuto, anche e soprattutto grazie al grande lavoro attoriale, anche da parte dei personaggi minori, dai villain fino ai giocatori stessi con le loro varie caratteristiche e i loro diversi obiettivi.
Il vero problema di Alice in Borderland è quello di ogni survival: prima o poi si deve iniziare a dare delle risposte!
Queste invece vengono sempre rimandate e, a parte la verità sui "cittadini", poco o nulla viene svelato su questo mondo e sulle logiche che lo governano. Dopo lo scontro fisico finale nel settimo episodio, tutte le aspettative dello spettatore sono quindi rivolte all'episodio finale, della durata di ben 80 minuti, che si rivelerà anche essere il più controverso e discusso.
Nell'ottavo episodio della seconda stagione di Alice in Borderland, Arisu e Usagi affrontano infatti la Regina di Cuori ovvero Mira (Riisa Naka) mentre i loro compagni sono intrappolati tra la vita e la morte dopo la lotta contro il Re di Picche. Dopo aver scoperto che anche lei in realtà è una pedina, e non colei che gestiva le redini dei giochi come si era creduto nella parte finale della prima stagione, Arisu e Usagi escono vittoriosi da un durissimo gioco di illusioni (a mio avviso una delle parti meno convincenti dell'intera serie) permettendo a tutti coloro che sono riusciti a sopravvivere fino a quel momento di poter scegliere se tornare nel loro mondo originale o rimanere a Borderland come cittadini.
Oltre ai due psicopatici che Chishiya aveva incontrato al penitenziario, tutti i sopravvissuti scelgono di tornare a casa svegliandosi in un ospedale senza alcun ricordo l'uno dell'altro o dei giochi. Scopriamo infatti che sono stati tutti vittime di una meteora caduta sul quartiere di Shibuya a Tokyo e sospesi in uno stato di pre-morte mentre aspettavano di essere soccorsi. I sopravvissuti al disastro naturale sono quindi coloro che sono scampati ai giochi mortali.
Sembra una conclusione abbastanza definitiva per la storia, tuttavia molti quesiti non sono stati spiegati del tutto e in rete il tam tam per una terza stagione sembra risuonare potente sfruttando un appiglio offerto dall'ultima immagine: proprio all'ultimo secondo infatti appare la carta del Joker, personaggio esistente nel manga ma mai apparso nella serie live action. Semplice omaggio alla versione cartacea o possibile apertura a nuove puntate?
Tutto è possibile con Netflix, ma anche se il manga stesso un suo sequel ce l'ha (Alice in Borderland Retry), io preferirei che la storia di Arisu e Usagi finisse qui. Sono uno di quelli a cui il finale in senso stretto (non la puntata, che poteva essere gestita diversamente) è piaciuto e troverei pretestuoso continuarlo, anche perché i protagonisti hanno compiuto un percorso di redenzione e crescita personale e non potrebbero davvero essere riproposti senza perdere di credibilità.
Lasciando da parte il finale, che a quanto so è stato sempre fonte di discussione anche per quanto riguarda la sua controparte cartacea, la serie resta quel giro sulle montagne russe da batticuore che abbiamo amato provare due anni fa, una girandola di emozioni e un'incredibile esperienza sullo schermo.
Quando si parla di trasposizioni di manga e anime in film o di drama con attori in carne ed ossa, di solito qui in Italia, e sul nostro stesso sito, è sempre un NO deciso e a volte fin troppo aprioristico.
Due anni fa questa convinzione è stata duramente intaccata da quella che sembrava una classica storia di genere survival, che già lato anime aveva espresso nel recente passato tanti titoli, molti dei quali però a cavallo tra il dimenticabile e il trash.
Netflix, poco prima del successo globale del coreano Squid Game, impose invece a tutto il globo, con il suo potere comunicativo e la sua potenza di diffusione che ad oggi ha pochi veri rivali, la serie tratta dal manga "Imawa no Kuni no Alice" tradotto come "Alice in Borderland" per noi occidentali, pubblicato fino ad allora in Italia dalla casa editrice Flashbook, e fu subito un piccolo grande successo.
Serie live-action più vista in Giappone nel 2020, nella top 10 di Netflix in 40 Paesi in tutto il mondo. Tutto questo, ammettiamolo, generando un certo tipo di stupore pure tra noi addetti ai lavoro. Stiamo pur sempre parlando di un titolo cartaceo che ha vent'anni sulle spalle e di cui in pochi si ricordavano, anche se, stando alle recensioni su Animeclick, non era affatto dispiaciuto.
La trama della prima stagione è incentrata sulle (dis)avventure di Arisu (che è anche una traslitterazione giapponese del nome Alice pronunciato all'inglese), il classico "neet" disadattato. Superata la ventina senza aver trovato il proprio scopo nella vita, subisce l'inevitabile ostracismo da parte dei propri familiari, chiara espressione di una società giapponese in cui la diversità non può ancora essere accettata. Arisu infatti è molto intelligente, è il classico mago dei videogiochi che vive le sue giornate con gli inseparabili amici perdigiorno, Karube e Chota, rispettivamente interpretati dagli attori Keita Machida (Cherry Magic!) e Yuki Morinaga (Chihayafuru).
Un giorno però la sua vita cambia drasticamente e in modo totalmente inaspettato. Dopo aver passato un pomeriggio a far bravate con i suoi compagni di merende, si ritrova assieme a loro in quella che sembra essere una versione post-apocalisse di Tokyo, dove tutti gli abitanti sono scomparsi nel nulla.
Come se non bastasse, non è semplice rimanere vivi in questa nuova realtà: i pochi sopravvissuti infatti sono costretti a partecipare a dei giochi mortali per prolungare il loro periodo di permanenza nei Borderlands. Infatti, esauriti i suddetti giorni, la sfortunata vittima è destinata a morire.
I giochi sono di vario tipo e difficoltà, quest'ultime indicate da una carta da poker: più alto è il suo valore, maggiore è la difficoltà nel gioco, mentre i semi caratterizzano le varie abilità necessarie. I giochi rappresentati dai Quadri richiedono ingegno, per i Picche serve abilità fisica, i Fiori sono un mix dei due precedenti e i Cuori sono i più temuti perché mettono in gioco i sentimenti personali.
Cosa fareste se, da un momento all'altro, vi risvegliaste in questo mondo? Un mondo identico in tutto e per tutto al vostro, ma desolato, diroccato e semi-deserto... Ecco: un mondo di confine! E cosa fareste se scopriste che quel mondo è scenario di un terribile survival game, in cui il diritto e il privilegio di restare in vita vanno conquistati attimo dopo attimo, superando prove sempre più difficili e improbabili?
L'immedesimazione dello spettatore è stata la vera forza della prima stagione di Alice in Borderland. Una serie che ha anche avuto la forza di conciliare tempi e recitazione molto "occidentali" con la struttura narrativa di un manga/anime che a noi piace tanto.
Esattamente due anni dopo, a dicembre 2022, con il manga riproposto da noi in grande stile da J-Pop Manga, ecco l'attesa seconda stagione con Shinsuke Satō (Bleach, Oblivion Island) di nuovo alla regia e Yoshiki Watabe e Yasuko Kuramitsu confermati alla sceneggiatura.
Nulla pare cambiato e infatti quest'ultima parte, formata anch'essa da otto episodi di un ora o più, inizia proprio da dove ci eravamo lasciati. I nostri eroi, in primis Arisu (Kento Yamazaki), Usagi (Tao Tsuchiya), Chishiya (Nijiro Murakami) e Kuina (Aya Asahina) sono usciti vivi dal massacro della "Spiaggia", tutte le carte sono state trovate e quindi il gioco, come si dice in questi casi, passa al livello successivo.
Inizia quindi una sfida ancora più ardua visto che si dovranno affrontare e sconfiggere i cittadini stessi di Borderland, giocatori più esperti che di questo mondo alternativo sanno ovviamente ben più dei personaggi principali. Sono coloro che hanno vinto i giochi prima dell'arrivo dei protagonisti e che (scopriremo poi) hanno deciso di rimanere in questo mondo pazzesco e crudele ideando ulteriori nuovi giochi dove sfidare i novelli partecipanti. Non c'è via di scampo, anche perchè il più letale di questi nuovi villain è il Re di Picche, sorta di Rambo versione asiatica, il cui terreno di sfida copre tutta la città di Tokyo!
La scelta vincente di questa seconda parte è nella struttura narrativa che, riprendendo in parte anche quello che succede nel manga originale, separa i personaggi in gruppi diversi, dando la possibilità di dare spazio per esplorare alcuni giochi più discreti e cerebrali, in un un perfetto equilibrio con quelli più adrenalinici.
Le regole dei vari game sono ben spiegate a livello visivo, che unito a una regia veloce e fresca, riesce a rendere meno noiose e dure da comprendere parti che nel manga mi erano risultate un po' ostiche, come la sfida al Re di Fiori. Quest'ultima è resa a mio avviso molto meglio nella versione live, pur non perdendo il proprio mood, con il povero Tomohisa Yamashita costretto a recitare per tutto il tempo completamente nudo come la sua controparte cartacea, cosa non scontata su un canale come Netflix.
Tomohisa Yamashita è Ginji Kyuma, il Re di Fiori
La scelta delle narrazioni separate è fondamentale per rendere al meglio un personaggio come Chishiya: già ammirato per la sua intelligenza e il suo ingegno nella prima stagione, ora possiamo vederlo appieno nel suo elemento. I giochi a cui partecipa sono di gran lunga i più interessanti e intriganti e anche quelli che forniscono alcune delle informazioni fondamentali per capire chi ci sia dietro a questi giochi tanto crudeli quanto mortali. L'alto grado di immedesimazione di questa serie viene così mantenuto, anche e soprattutto grazie al grande lavoro attoriale, anche da parte dei personaggi minori, dai villain fino ai giocatori stessi con le loro varie caratteristiche e i loro diversi obiettivi.
Il vero problema di Alice in Borderland è quello di ogni survival: prima o poi si deve iniziare a dare delle risposte!
Queste invece vengono sempre rimandate e, a parte la verità sui "cittadini", poco o nulla viene svelato su questo mondo e sulle logiche che lo governano. Dopo lo scontro fisico finale nel settimo episodio, tutte le aspettative dello spettatore sono quindi rivolte all'episodio finale, della durata di ben 80 minuti, che si rivelerà anche essere il più controverso e discusso.
Nell'ottavo episodio della seconda stagione di Alice in Borderland, Arisu e Usagi affrontano infatti la Regina di Cuori ovvero Mira (Riisa Naka) mentre i loro compagni sono intrappolati tra la vita e la morte dopo la lotta contro il Re di Picche. Dopo aver scoperto che anche lei in realtà è una pedina, e non colei che gestiva le redini dei giochi come si era creduto nella parte finale della prima stagione, Arisu e Usagi escono vittoriosi da un durissimo gioco di illusioni (a mio avviso una delle parti meno convincenti dell'intera serie) permettendo a tutti coloro che sono riusciti a sopravvivere fino a quel momento di poter scegliere se tornare nel loro mondo originale o rimanere a Borderland come cittadini.
Oltre ai due psicopatici che Chishiya aveva incontrato al penitenziario, tutti i sopravvissuti scelgono di tornare a casa svegliandosi in un ospedale senza alcun ricordo l'uno dell'altro o dei giochi. Scopriamo infatti che sono stati tutti vittime di una meteora caduta sul quartiere di Shibuya a Tokyo e sospesi in uno stato di pre-morte mentre aspettavano di essere soccorsi. I sopravvissuti al disastro naturale sono quindi coloro che sono scampati ai giochi mortali.
Sembra una conclusione abbastanza definitiva per la storia, tuttavia molti quesiti non sono stati spiegati del tutto e in rete il tam tam per una terza stagione sembra risuonare potente sfruttando un appiglio offerto dall'ultima immagine: proprio all'ultimo secondo infatti appare la carta del Joker, personaggio esistente nel manga ma mai apparso nella serie live action. Semplice omaggio alla versione cartacea o possibile apertura a nuove puntate?
Tutto è possibile con Netflix, ma anche se il manga stesso un suo sequel ce l'ha (Alice in Borderland Retry), io preferirei che la storia di Arisu e Usagi finisse qui. Sono uno di quelli a cui il finale in senso stretto (non la puntata, che poteva essere gestita diversamente) è piaciuto e troverei pretestuoso continuarlo, anche perché i protagonisti hanno compiuto un percorso di redenzione e crescita personale e non potrebbero davvero essere riproposti senza perdere di credibilità.
Lasciando da parte il finale, che a quanto so è stato sempre fonte di discussione anche per quanto riguarda la sua controparte cartacea, la serie resta quel giro sulle montagne russe da batticuore che abbiamo amato provare due anni fa, una girandola di emozioni e un'incredibile esperienza sullo schermo.
Azione, horror, psicologia, distopia e mistero. La miscela di tutti questi ingredienti è stata affidata alle sapienti mani del regista Shinsuke Sato che aveva già adeguatamente intrattenuto con le trasposizioni live action di Gantz, Bleach, Kingdom, Inuyashiki, I am a Hero e Death Note: Light Up the New World e che presto dovrà affrontare la difficile sfida di dirigere il film live action di My Hero Academia.
Non solo il regista, ma anche gli attori protagonisti Kento Yamazaki e Tao Tsuchiya non sono nuovi a trasposizioni ben riuscite. Li abbiamo già visti insieme in Orange e tra i loro altri lavori ricordiamo Wotakoi, Kingdom, Gekijou e Good Doctor per Yamazaki, Kasane e Rurouni Kenshin per la Tsuchiya.
In questa seconda stagione li vediamo litigare, dividersi ma poi ritrovarsi e vincere insieme contro i crudeli giochi ipnotici di una Regina di Cuori tanto algida quanto manipolatrice.
Da sottolineare ancora una volta la prova di Nijiro Murakami nei panni di Chishiya, quasi un protagonista ombra per la bravura nell'infondere grande personalità al suo personaggio che ha affascinato e intrigato, e non solo per l'oggettiva bellezza del ragazzo.
Non solo il regista, ma anche gli attori protagonisti Kento Yamazaki e Tao Tsuchiya non sono nuovi a trasposizioni ben riuscite. Li abbiamo già visti insieme in Orange e tra i loro altri lavori ricordiamo Wotakoi, Kingdom, Gekijou e Good Doctor per Yamazaki, Kasane e Rurouni Kenshin per la Tsuchiya.
In questa seconda stagione li vediamo litigare, dividersi ma poi ritrovarsi e vincere insieme contro i crudeli giochi ipnotici di una Regina di Cuori tanto algida quanto manipolatrice.
Da sottolineare ancora una volta la prova di Nijiro Murakami nei panni di Chishiya, quasi un protagonista ombra per la bravura nell'infondere grande personalità al suo personaggio che ha affascinato e intrigato, e non solo per l'oggettiva bellezza del ragazzo.
Dal lato tecnico la serie è stata girata in risoluzione 4K (4096 x 2160) utilizzando la tecnologia VFX, che propone una qualità paragonabile, se non migliore, a quella dei film rilasciati per il cinema e che garantisce un livello qualitativo delle immagini avanzato ma che purtroppo evidenzia anche alcune pecche, come le bestie feroci in computer grafica piuttosto posticce e alcuni sfondi che sembravano esageratamente finti e computerizzati alla Last of Us.
Alla colonna sonora questa serie può annoverare Yutaka Yamada, compositore di stanza a Los Angeles che ha già lavorato alle musiche di anime famosi come Tokyo Ghoul o Vinland Saga ma anche al live action di Bleach e Death Note: Light Up the New World. L'artista ci ha regalato una OST davvero d'atmosfera, capace di sottolineare le emozioni e i tanti momenti drammatici della serie.
Alla colonna sonora questa serie può annoverare Yutaka Yamada, compositore di stanza a Los Angeles che ha già lavorato alle musiche di anime famosi come Tokyo Ghoul o Vinland Saga ma anche al live action di Bleach e Death Note: Light Up the New World. L'artista ci ha regalato una OST davvero d'atmosfera, capace di sottolineare le emozioni e i tanti momenti drammatici della serie.
La carta del Joker nel finale della serie potrebbe essere il gancio per una terza stagione?
Riepilogando, Alice in Borderland 2 regala ancora emozioni a chi ama questo genere di titoli ed è cresciuto con Gantz o Liar Game, ma che comunque si diverte ancora (come me) a immaginare come si possa sopravvivere in mondi paralleli e distopici, con la costante mannaia della morte sul proprio capo.
Il regista e tutto il suo staff hanno sfornato un prodotto degno di una piattaforma di livello internazionale mantenendo i buoni livelli della prima stagione (cosa non scontata) nonostante un finale che ha diviso i fan e certe determinate dinamiche rimaste in sospeso; ad esempio i personaggi avevano un libero arbitrio durante i giochi di Alice in Borderland o era solo un riflesso di ciò che stava accadendo nel mondo reale?
Due anni fa questo titolo fu una sorta di lampo a ciel sereno; oggi forse, nel mare magnum dei prodotti gettati in pasto agli spettatori da parte delle piattaforme streaming, rischia di risaltare meno ma non fatevi ingannare: Alice in Borderland resta uno degli esempi più roboanti di quello che il Giappone può offrire in termini di serialità live action.
Il regista e tutto il suo staff hanno sfornato un prodotto degno di una piattaforma di livello internazionale mantenendo i buoni livelli della prima stagione (cosa non scontata) nonostante un finale che ha diviso i fan e certe determinate dinamiche rimaste in sospeso; ad esempio i personaggi avevano un libero arbitrio durante i giochi di Alice in Borderland o era solo un riflesso di ciò che stava accadendo nel mondo reale?
Due anni fa questo titolo fu una sorta di lampo a ciel sereno; oggi forse, nel mare magnum dei prodotti gettati in pasto agli spettatori da parte delle piattaforme streaming, rischia di risaltare meno ma non fatevi ingannare: Alice in Borderland resta uno degli esempi più roboanti di quello che il Giappone può offrire in termini di serialità live action.
Pro
- Regala ancora emozioni a chi ama questo genere di titoli
- La regia e interpretazione dei personaggi da parte degli attori
- Worldbuilding intrigante
Contro
- Alcune dinamiche sono rimaste in sospeso
- Come si arriva al finale (la parte della Regina di Cuori poteva essere gestita meglio)
Stavo pensando in alternativa di prendere direttamente la ristampa del manga.
Non l'ho mai letto ma i battle royale mi piacciono in genere
non saprei dire, secondo me molte fan hanno apprezzato
prodotto decisamente riuscito. adrenalinico, coinvolgente sul piano mentale e fisico e nella sfida conclusiva masticavo il tavolo dall'ansia. epilogo perfetto, anche se il titolo ce lo suggeriva fin dall'inizio
Non vorrei spoilerarmi il fumetto con la visione del live action.
D'accordissimo con la recensione:
- Alcune cose rimangono non proprio chiarissime.
- Non sarebbe stata male una puntata orizzontale sulla regina di cuori, personaggio interessantissimo che, invece, rimane così troppo secondario.
Per il resto serie appassionante ed avvincente che riesce a suscitare una vastissima gamma si sentimenti e sensazioni.
Bhe sì te lo spoileri
Come prima cosa voglio fare un grande applauso all'interpretazione di Kento Yamazaki, attore molto amato in patria, ma che a me non ha mai trasmesso tanto nei tanti ruoli in cui l'ho visto muoversi. È sempre stato poco espressivo e con una faccia da finto bravo ragazzo. Invece evidentemente sui personaggi un po' disadattati il lavoro gli riesce egregiamente. La Tsuchiya è invece una grande attrice fisica su Usagi conferma tutta la sua prestanza che già avuto modo di vedere in Misao. A livello di personaggi cmq mi trovo in accordo con quanto scritto nella recensione, anche il mio preferito è Chishiya e i suoi giochi i miei preferiti e secondo me anche i meglio costruiti. Inoltre Nijiro Murakami riesce a dargli un'anima con la quale è talmente facile sentirsi a contatto che è impossibile non stare in apprensione per lui fino alla fine.
E devo dire che effettivamente proprio il personaggio di Chishiya è l'unico che mi abbia messo un po' di timore per quanto riguarda il suo percorso di "morte".. perché mentre per Arisu e Usagi mi aspettavo l'epilogo così com'è stato, per lui non c'era nessun appiglio.. e degli altri personaggi sinceramente non me ne fregava nulla.
Io finale è volutamente lasciato aperto..
Insomma il finale per me lascia aperte troppe cose. Ma credo anche che perseverare sarebbe cmq diabolico e farebbe perdere consistenza a quanto fatto dai personaggi finirà.. quindi forse è stata un'occasione sprecata e si poteva gestire meglio il tempo per rispondere a tutte le domande. Ma forse è una pecca che viene dal manga che il live action non ha saputo migliore.
La visione rimane cmq gradevole e scorrevole anche se come detto perde un po' di suspance e in questo senso ho preferito la prima serie. Cmq il lavoro da parte di tutti è stato notevole e spero che drama così ben congeniati possano abbattere quella barriera che rende lo spettatore medio prevenuto nei confronti delle trasposizioni giapponesi al quale dice no a prescindere..
Il finale da quanto ho potuto vedere (sono in pari con le uscite Jpop e ho cercato di vedere come prosegue dai commenti e articoli internazionali) segue su per giú quello del manga.
I personaggi che hanno scelto di tornare sono quelli che effettivamente sono stati tornati dallo stato di pre morte in cui erano finiti alla caduta del meteorite. Sono tutte persone che erano a Shibuya in quel momento. Alcuni sono finiti prima in Borderland perchè colpiti prima (il tempo in quel mondo è diverso dal nostro) quindi i cittadini con cui si sfidano i protagonisti erano stati in pratica i primi ad affrontare i giochi.
Il Joker credo sia un omaggio al manga (dove il personaggio c' è e ha una sua funzione) e forse anche il tipico artificio di questo genere di serie per tenersi aperta la porta in caso di richiesta di Netflix di realizzare una terza puntata.
Come detto restano aperte anche altre dinamiche come è tipico di questi titoli.
Resto dell'idea che la serie va bene con questo finale e non cercherei di prolungarla anche se un sequel il manga stesso ce l' ha e potrebbe tornare utile nel caso
Lo so che è un problema mio, e mi dispiace perché so che mi perdo diverse perle.
Ci sono consigli per superare il problema?
In questa serie però non mi sembra sia cosí evidente come in altri casi
Guarda, qui la trovi un pochino nei due protagonisti ma gli altri personaggi principali sono piuttosto equilibrati, secondo me.
Hanno fatto un bel lavoro nell'integrare i game che nel manga erano fatti da personaggi secondari con i protagonisti ed effettivamente i game con Chishiya sono stati i miei preferiti.
Concordo anche sul game finale che poteva essere fatto meglio, alla fine ripercorre quello del manga, anche se personalmente in questo caso ho preferito come era stato fatto nel cartaceo. Anche sulla recitazione dei vari personaggi l'ho trovata buona e non ho visto quegli eccessi nelle reazioni che di solito hanno i giapponesi nei live-action. Io spero finisca così e non venga fatta un'ulteriore stagione tanto per.
Io mi sono emozionato tantissimo con l’arrivo del padre di Kuina nella scena finale all’ospedale 😭😭😭😭
Per il resto sono d’accordo abbastanza con la recensione, se non che ho apprezzato parecchio la prova della Regina di cuori. Sono caduto come un allocco a tutte le spiegazioni che mi hanno offerto, specie quella su cui si sono soffermati maggiormente! 👩🏻⚕️
Anche io sono in pari con la ristampa JPop, quindi non ho ancora letto gli ultimi volumi del manga. Penso che continuare potrebbe essere un rischio, il finale infondo è piuttosto soddisfacente, però si potrebbe fare di meglio! Così come… rovinarlo 😅
Chishiya è anche il mio personaggio preferito, è il più complesso, l’attore è bravissimo e pure bello! Poi mi ha fatto troppo ridere durante il primo episodio con le sue mani in tasca durante le sparatorie del Re di Picche 😂
La prova del Re di Fiori è stata trasposta bene, però il personaggio di Kyuma nel manga aveva un perenne sorriso beato-semi inquietante che l’attore non ha saputo replicare! Il suo personaggio non mi è entrato dentro quanto quello del manga.
Più ne vedi più ti abitui. Non ci fai più caso.. è proprio il loro modo di interpretare la vita..
Grazie per le risposte, allora proverò lo stesso a guardarlo e vedere se la terapia d'urto funziona xD
Anche questa è una cosa soggettiva perché questa percezione "da manga" io non la colgo o non la colgo più.. né chi ha visto con me questa trasposizione si è fatto questo tipo di problema. Tendenzialmente chi non è abituato a vedere anime, non si fa questo tipo di problema..siamo noi che ci siamo approcciati ai film giapponesi per "sopperire" alla mancanza dell'anime che tendiamo a paragonarli. Con per i manga, sono mezzi di comunicazione diversi, con caratteristiche diverse.. quindi credo basti avvicinarsi con un tipo di aspettativa diverso e a cuore leggero.
Poi eh..anche il mio punto di vista è soggettivo
Alla fine come dice Arween, ci si fa l'abitudine, per dire una recitazione "sopra le righe" ce l'hanno pure i coreani ma questo non ha inficiato il successo di Squid Game, che pure attinge tanto all'universo manga
Sarà che i giochi in se li trovavo interessanti e li vedevo sempre come tasselli per la crescita dei personaggi, quindi nei momenti in cui sono appena accennati e si va avanti mi sembra che si siano solo sprecate occasioni per mettere invece al loro posto scene d'azione.
Esempio: rambo lo accetto che sia una figura importante, ma lo screen time collegato alla varie fughe e combattimenti mi è sembrato davvero troppo.
Comunque in definitiva mi è piaciuta, avrei preferito magari più diluito in 3 stagioni o addirittura 4(non so se il manga ha preso le stesse scelte tempistiche saltando i giochi) per approfondire i vari personaggi, sia i protagonisti sia i "cittadini", perchè se la qualità di scrittura era come quella di Ginji Kyuma, allora avrei davvero apprezzato tanto.
Discorso a parte che mi preme fare è il confronto con i coreani che in quanto a cinematografia live action si mangia il Giappone in un boccone: hanno una scuola di recitazione eccellente che tira fuori talenti immensi e le loro produzioni sia seriali che cinematografiche sono di livello eccelso. La questione del "anche i coreani recitano sopra le righe" va nel novero dei comportamenti culturali che per loro sono normali, ma una volta che li filtri, ossia una volta che capisci cose che per loro sono la norma, quello che vedi non è certo una recitazione esagerata, anzi, ma un lavoro incredibilmente sinergico tra scrittura della parte e interpretazione della stessa. Sto generalizzando, come sempre ci sono produzioni più valide di altre. Vedo spesso fare paragoni tra questo Alice in Borderland e Squid Game solo per la questione giochi mortali, ma che in realtà non ci beccano l'uno con l'altro: Squid Game fa quello che gli americani chiamano "social commentary" sulla diseguaglianza sociale (tema tanto caro ai coreani) attraverso l'allegoria di questo gioco mortale. Quindi i giochi mortali non sono il focus, ma solo il mezzo. In Alice invece i giochi sono parte di quel focus e hanno un ruolo di protagonisti. Certo anche in Alice il vero fulcro sono i personaggi, il loro vissuto, ma è un approccio molto diverso. Detto ciò e lo dico da chi ha molto apprezzato Alice, la suaperiorità della produzione coreana è indubbia e lo è già solo per il roster attoriale messo in campo che è da inchino, fino alla meravigliosa messa in scena.
Per il resto anche io rimango sempre piacevolmente sorpreso dalla produzione coreana ma capisco anche che hanno una industri più improntata da tempo al mercato internazionale mentre questo ramo dell'intrattenimento Giappone da questo punto di vista è sempre stato più rivolto al mercato interno. Siamo in un momento di forte cambiamento dovuto alla globalizzazione attuata dalle piattaforme streaming, cambiamento in parte già iniziato sul fronte animazione (nel bene o nel male). Cosa porterà lo scopriremo nei prox anni
- 1 - il fatto che al termine dello scontro con il Re di picche, praticamente restino tutti vivi (o quasi), quando abbiamo visto per quasi tutta la stagione gente esplodere male solo incrociandolo. Mi è sembrata una scelta un po' troppo "comoda".
- 2 - Inevitabilmente, la gestione dell'ultimo episodio, e soprattutto l'involuzione che subisce il protagonista, che per entrambe le stagioni si fa carico del fardello degli amici decidendo che ne valesse la pena vivere anche per loro, aspirando ad uscire dal gioco con la ragazza che ama; poi si arrende come se niente fosse alle storie raccontate da una che, sino a quel momento, non ha fatto altro che raccontare fesserie, ammettendolo pure per giunta. Capisco la volontà di mostrare il dramma del sopravvissuto e i sensi di colpa che ne derivano (cosa che per altro sembra essere molto cara ai giapponesi, visto che più o meno la si ritrova dappertutto), ma fatto in questo modo non ha nè capo nè coda, risultando per giunta anacronistico nell'evoluzione del personaggio. Onestamente, vedere quegli interminabili minuti con il tizio disperato per terra che piangeva, mi faceva solo venir voglia di spegnere tutto e darmi all'ippica.
Poi la conclusione finale mi è piaciuta, ma in generale come ultimo episodio l'ho trovato pesante e non poco.
Spero però non ci sia intenzione di continuare la serie, come si può sospettare dall'ultima inquadratura. Sì, lo so che il manga è stato adattato tutto, ma non sarebbe la prima volta che Netflix continua forzatamente una storia oltre la sua naturale conclusione.
Non ho letto il manga ma la serie, seppur con alcuni alti e bassi (più che altro a livello di ritmo), è sicuramente valida. Se ti piace il genere dagli assolutamente uno sguardo.
La prima stagione l'ho apprezzata maggiormente perché mi è parsa più genuina e coerente. Non ci si faceva problemi ad uccidere, nemmeno quando si trattava di personaggi principali ed importanti. C'era un'impronta realistica che secondo me è fondamentale in un prodotto come questo. I tempi erano gestiti bene e gli approfondimenti erano posti laddove servivano...tutte cose che ho davvero faticato a ritrovare in questa seconda stagione, soprattutto durante il finale.
Il ritmo poi mi è parso troppo rapido in alcuni frangenti ed inutilmente lungo in altri. A questo punto avrei preferito se si fossero presi il tempo di fare le cose a modo terminando con una terza stagione invece che con questa seconda.
Anche la spiegazione finale sul come fossero finiti lì ed il conseguente ritorno alla realtà non mi ha fatto impazzire, devo dire.
Insomma tanta roba al fuoco, ma poco che realmente salverei. Peccato, perché le premesse c'erano e se fossero state sviluppate meglio avrebbero potuto portare ad un ottimo risultato, trovo.
il fatto che i personaggi non muoiano contro il K♠️ è perché si trovano nel Borderland, l'unico fattore che influisce concretamente sulla vita dei personaggi è il loro desiderio di sopravvivenza
Specialmente Kuina (che adoro) aveva ferite troppo gravi per sopravvivere ... sarebbe bastato che il Re li neutralizzasse in maniera meno netta per rendere piu' credibile la sopravvivenza.
Tutto è rapportato allo stato di pre morte che stanno vivendo, può non piacere ma è l'artificio narrativo usato anche nel manga
Si direbbe un po' come in Gantz, chi era rimasto in punto di morte durante la sfida tornava in vita.
Il problema non è accettarla o no come spiegazione, (ha una sua logica) il problema è come, accenni giustamente tu, non è reale vedere quante persone sopravvivono ricordando i pesantissimi danni inflitti, bastava anche una singola morte in più per rendere il tutto più credibile e accettabile per quanto triste.
vedila così: la resistenza all'interno del borderland è direttamente proporzionale alla voglia mentale di restare in vita. Chishiya va al tappeto nonostante una ferita relativamente lieve, poiché il suo desiderio di sopravvivere era già scarso in partenza. Kuina tiene botta in funzione del fatto che nel mondo reale sta mentalmente lottando con tutte le sue forze. può piacere o non piacere, ma il tutto trova una sua coerenza. nel mondo reale quelle ferite sarebbero più che sufficienti per restarti secchi in 10 secondi, ma il borderland non è il mondo reale.
Esatto, io l'ho vista in questa maniera. Può non piacere, ma trovo abbia una sua giustificazione.
Per quanto ne sappiamo, magari i personaggi che non sono sopravvissuti hanno rinunciato a vivere (anche se non sembrava, in alcuni casi), o le ferite riportate nel mondo reale erano troppo gravi.
confermo, è veramente un bono xD
A parte le battute, questa seconda stagione in alcuni passaggi l'ho trovata un pò troppo dilatatata e leggermente più debole della prima, il finale però mi è piaciuto tanto.
Sicuramente consiglio la visione.
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