L’ansia sociale, l’inadeguatezza e l’imbarazzo nello stare con gli altri sono tematiche più che ricorrenti nell'animazione giapponese e hanno sempre offerto varie interpretazioni su come le persone più introverse affrontano la vita di tutti i giorni fra incertezze e inquietudini. È davvero interessante notare come proprio all'interno di un filone spesso allegro e spensierato come quello degli slice of life abbia prodotto negli anni numerose storie che affrontano un tema delicato e che tocca numerose persone nei modi più disparati possibili, sdrammatizzando spesso gli aspetti più negativi che portano un individuo ad isolarsi.
Titoli come WataMote, Komi Can’t Communicate, Comic Girls e Hitoribocchi no Marumaruseikatsu, giusto per citarne alcuni, hanno tutti in comune il fatto di avere per protagonista una ragazza qualunque affetta da difficoltà a socializzare con gli altri, la quale però proverà in un modo o nell'altro a migliorare sé stessa e a superare le sue paure e i suoi pregiudizi verso l’altro. Arriviamo dunque a Bocchi the Rock!, l’ultimo in linea di successione sia per quanto riguarda questo specifico tipo di anime che per quanto concerne gli iyashikei tutti al femminile prodotti dalle riviste di Manga Time Kirara (Hidamari Sketch, K-ON!, Laid-Back Camp). Questo nuovo promettente titolo a tema musicale realizzato dallo studio CloverWorks è stato, ad inizio autunno, un anime che non poteva che attirare quasi unicamente i fan duri e puri delle CGDCT i quali sentivano il bisogno di una nuova hit che potesse dare nuovo lustro a questo genere. Le cose però non sono andate così. Bocchi the Rock! è stato molto di più di quello che ci aspettavamo.
Allora, partiamo facendo prima un po' di ordine. Ci sono davvero mille modi e maniere diverse per descrivere questa serie che, da qualsiasi punto la si guardi, appare leggermente diversa dalla classica commedia scolastica a tema musicale alla quale si può pensare. L'anime tratto dal manga 4-koma di Aki Hamaji, trasmesso qui da noi su Crunchyroll, ha un piglio tutto suo, quasi controcorrente rispetto ai suoi pari, che prende tutto ciò che ti aspetti dal più sereno degli slice of life, ma ci unisce anche un lato humor assai tragicomico e melanconico, almeno per quanto riguarda la sua presentazione di facciata. E questa è solamente la punta di un iceberg che in questa recensione cercheremo di dissezionare al meglio nei limiti del possibile e del sintetico, ma con un obiettivo fisso in mente: evidenziare tutti i punti di forza di una produzione che si sta meritando tutti gli elogi ricevuti negli scorsi mesi. Bene, dopo che ci siamo tolti questa premessa iniziale, è tempo di addentrarci meglio dentro Bocchi the Rock!.
Partiamo dal principio e osserviamo per un momento quella che è la star principale dello show. Hitori "Bocchi" Goto è una ragazzina che ha sempre provato un enorme senso di distanza verso gli altri, un baratro così profondo che nel tempo si è trasformato in un pozzo di ansie e paure che l'hanno portata ad isolarsi completamente in se stessa. La sua storia inizia nel momento in cui, grazie ad una scintilla, riesce a trovare un mezzo che potrebbe aiutarla a colmare la voragine: la chitarra elettrica, simbolo per eccellenza delle rockstar amate e venerate da milioni di fan appartenenti a diverse generazioni.
Può uno strumento musicale trasformare una tipa timida in ragazza popolare? Nel caso di Bocchi la risposta è semplicemente no, perché le chitarre non bastano a spingerla a interagire con i suoi coetanei, eccetto online con gli anonimi sconosciuti che seguono il suo canale streaming dove si esibisce con il nome di guitar hero. Però lei non si arrende, continua a suonare lo strumento preso in prestito da suo padre all'interno della sua cameretta e si esercita, giorno e notte, senza sosta, fino a quando non arriva il momento più temuto da tutti gli adolescenti più introversi, anche conosciuto con il nome di primo giorno di scuola delle superiori. Nuova vita, stesse abitudini. L'ansia sociale di Bocchi è così overpower che non le permette neanche di fare amicizia con i suoi compagni di scuola del Liceo di Shimokitazawa (Tokyo). La sua è letteralmente una tragedia annunciata...
... se non fosse per un imprevisto.
Una liceale che si porta sempre con sé una Les Paul attirerà comunque l'attenzione di qualcuno. E quel qualcuno si chiama Nijika Ichiji, giovane batterista in cerca di un nuovo chitarrista per la sua band composta da lei e la sua amica bassista Ryo Yamada. Essendo lei l'antitesi perfetta di Bocchi, grazie allo spirito e all'energia che solo una persona estroversa riesce a tirare fuori, riesce per miracolo a trascinare la nostra protagonista allo Starry, il locale per concerti gestito dalla sorella maggiore, per fare un'esibizione improvvisata. La quale finisce male, molto male, per colpa dell'inesperienza delle tre ragazze e soprattutto per via della disarmante timidezza di Bocchi, che si nasconde letteralmente dentro uno scatolo di cartone per non farsi vedere dal pubblico. Peggio di così non si poteva iniziare, ma pazienza. Il problema adesso è un altro, ossia cercare una cantante che sappia accompagnare con una chitarra. Il profilo individuato è la super popolare e grandissima normie Ikuyo Kita, vecchia conoscenza di Nijika e Ryo che frequenta anche la stessa scuola di Bocchi. Questo è solo l'inizio di quella che poi diventerà la Kessoku Band, gruppo musicale nel quale Bocchi si è ritrovata immischiata dopo essersi fatta trascinare dagli eventi. Questa è forse l'occasione giusta per mettersi in mostra, farsi delle amiche ed uscire dal guscio. Riuscirà Bocchi a saperla sfruttare oppure butterà tutto alle ortiche?
Difficile descrivere a parole cosa passa per la testa di una ragazza che non è semplicemente timida, ma che soffre, purtroppo per lei, di un'ansia talmente acuta che la rende un personaggio così esagerato da sembrare reale. L’anime punta moltissimo su questo tipo di comicità un po’ cupa e a volte tragica che si serve dei pensieri pessimistici di Bocchi per tirare fuori momenti completamente surreali e fuori dagli schemi. Scene post-apocalittiche, congiure, processi, scomposizioni materiali e immateriali dell’essere sono solo alcuni degli esempi che si possono fare. Aggiungiamoci pure un paio di deliri di onnipotenza che si manifestano durante momentanee botte di ottimismo e il gioco è fatto: Bocchi è il perfetto autoritratto dell’insicurezza stessa in ogni sua forma, una spirale negativa frutto della sua ansia sociale che la porta a crearsi in testa gli scenari peggiori possibili. Tutte le sue paranoie vengono rappresentate sullo schermo in modo da sembrare talmente ridicole da non farsi prendere troppo sul serio, giusto? La risposta non è proprio scontata.
Ammettetelo, fra chi di voi che hanno già guardato l’anime ci sarà sicuramente più di una persona che, nel mentre osservava Bocchi in preda ai suoi spasmi deliranti, avrà pensato: "Wow! Ma sono letteralmente io." Non vi spaventate, non c’è nulla di male. Nonostante la sua stramberia, è impossibile non provare empatia nei confronti di Bocchi. Uno dei pregi dell’opera, da attribuire certamente al manga originale in primis, ma che trova in questo adattamento la sua massima espressione, è quello di aver plasmato una protagonista che prova sensazioni di sconforto reali, tipiche proprio di chi vive un rapporto difficile con il mondo circostante e ha seri problemi a comunicare con gli altri. Abbiamo già detto nell’introduzione che Bocchi the Rock! non è affatto il primo anime che prova ad addentrarsi in un argomento del genere, però gli va dato atto del modo così brutalmente efficace che utilizza per raccontare cosa significa essere introversi a livelli estremi. È una situazione psicologica complessa che non la si può risolvere nel giro di poche settimane. È un percorso fatto di errori e tentativi che non sempre portano alle conclusioni sperate. La storia di Bocchi è più o meno impostata su questi binari, senza scadere in banalità troppo semplicistiche e ingenue, ed è forse questo il motivo per cui molti di noi si sentono vicini a Bocchi: lei ci è familiare.
Ok, quindi? Dobbiamo aspettarci una qualche storia di redenzione oppure una travagliata epopea da parte di questa eroina tragica? Innanzitutto, Bocchi the Rock non è poi così differente da tanti altri slice of life di questo genere sotto il punto di vista della trama, però i suoi episodi sono strutturati in una maniera più orizzontale e presentano un filo conduttore assai visibile. La storia della crescita interiore c’è ed è intrecciata fortemente a quella della Kessoku Band, il gruppo di musiciste di cui fa parte. D’altronde, Bocchi non si sarebbe mai “sbloccata” se non fosse entrata a far parte dell’allegro quartetto che si esibisce al locale Starry. E qui cogliamo l’occasione per parlarvi anche del resto del cast dei personaggi, composto da ragazze che, in un modo o nell’altro, influenzeranno pesantemente la vita quotidiana di Bocchi.
Sono tutte fantastiche, c’è poco dire. Anche gli attori secondari riescono a ritagliarsi spazi importanti grazie alla loro personalità forte. Nijika è ovviamente la prima che viene in mente, essendo lei stata colei che ha fisicamente trascinato Bocchi all’interno della band. Non a caso è lei la scintilla da cui nasce tutto perché all’interno del gruppo è la più solare ed allegra, il tipo di persona che (contrariamente a Bocchi) affronta le difficoltà col sorriso stampato sulle labbra, tanta voglia di fare e spirito di adattamento, ed è vigorosa come una vera batterista dovrebbe essere. D’altro canto, Ryo è colei che forse più si avvicina a Bocchi visto che non è proprio un animale sociale, ma che dalla sua ha un’enorme autostima che la rende un individuo carismatico che non ha paura di nessuno ed emette vibrazioni forti, da tipica bassista insomma. E infine c’è la frontwoman Kita, la ragazza più distante da Bocchi in termini di personalità ma anche quella che forse più di tutte si affezionerà alla povera chitarrista solitaria e di conseguenza proverà a scalfire il suo duro guscio. Messo assieme, questo quartetto di protagoniste è ben rodato e funziona alla grande proprio perché, con le loro tante differenze, si completano a vicenda e hanno una chimica di gruppo assai speciale. Quindi state sicuri che vi rimarranno impresse nella mente per un bel po’.
Il percorso musicale di Bocchi e quello suo come ragazza adolescente che vuole sconfiggere le sue paure sono praticamente sovrapposti, per tanti versi. Innanzitutto, come può una liceale così timida trovare la forza di esternare i suoi pensieri all’interno di una canzone e farla ascoltare ad altri? Oppure addirittura esibirsi davanti ad una folla per un concerto? Forse Bocchi the Rock! non rientra fra quegli anime dove il focus sulla musica è tutto ed i tecnicismi, le citazioni e gli spartiti sparsi per il pavimento abbondano, ma saggiamente riesce a prendere questo argomento e sfruttarlo come catalizzatore per far superare a Bocchi le sue barriere psicologiche. Questo lo fa attraverso sottili simbolismi e parallelismi sparsi un po’ dovunque attraverso la serie, nella quale, con lo scorrere degli episodi, è possibile intravedere sia i progressi che la Kessoku Band fa musicalmente acquisendo esperienza collettiva e i piccoli sforzi che Bocchi prova a compiere ogni giorno per cercare di diventare una persona migliore in tutti modi, ad esempio imitando la sua più spigliata senpai Kikuri oppure aiutando Kita ad imparare a suonare. La chitarra è ovviamente la sua arma più forte a disposizione, il talismano che le permetterà di trasformare l’impossibile ed impossibile: grazie al suo talento e alla sua dedizione nei confronti di quelle sei corde, Bocchi tirerà fuori una forza di cui non sapeva esserne in possesso.
Se questo anime riesce a narrare la storia di Bocchi in maniera così arguta e originale, una buona parte del merito è ovviamente da attribuire al meticoloso lavoro svolto dalla squadra di talenti assemblata dallo studio CloverWorks. È molto raro vedere al giorno d’oggi un gruppo di animatori così affiatato e dedito nei confronti di un’opera e, nel caso specifico di Bocchi the Rock!, si è verificato proprio un evento cosmico nel quale le persone giuste si sono ritrovate al posto giusto e nel momento giusto (in merito a questo retroscena e non solo, vi consigliamo questa lettura).
Abbiamo già accennato nel corso di questa recensione alcuni dei mezzi creativi con cui è stato possibile sfruttare il massimo del potenziale che questa trama aveva da offrire, partendo da un manga 4-koma che, seppur fantastico di suo, ha dei limiti strutturali evidenti. L’unione di tutti questi fattori favorevoli ha consentito la nascita di questo gioiellino tecnico che riesce a coniugare il classico stile di animazione basato sullo slapstick, tanto frequente negli slice of life, a tecniche più sperimentali e diversificate, passando anche per scelte registiche mirate per favorire l’immersione dello spettatore all’interno degli eventi. Un esempio lampante di ciò è la cura maniacale che è stata riposta per le parti dove la Kessoku Band si cimenta nelle sue esibizioni, nelle quali si è voluto ricreare fedelmente le sensazioni e le movente dei musicisti sul palco.Hanno solo sbagliato a nerfare il seno di Bocchi rispetto al manga.
Visto che parliamo di una serie a tema musicale, non possiamo di certo sorvolare sull’aspetto legato alla colonna sonora di Bocchi the Rock!, in particolare sulle insert song raccolte nell’album omonimo della Kessoku Band. I brani che possiamo ascoltare nel corso dell’anime sono tutte canzoni in pieno stile j-rock e al centro dei loro testi c’è dentro tutto il mondo di Bocchi e i suoi pensieri sull’adolescenza difficile di chi è introverso, sulla solitudine e il rapporto con il proprio io (d’altronde, è lei che nella serie si occupa di scrivere i brani). Inoltre, non poteva mancare anche una cover della canzone "Rockn' Roll, Morning Light Falls on You" degli Asian Kung-Fu Generation, dai quale la serie ha preso molte ispirazioni, fra cui i nomi delle stesse protagoniste che si rifanno a quelli dei membri della band indie rock giapponese. Tra l’altro, questa versione è cantata da Yoshino Aoyama, la doppiatrice di Bocchi: la sua performance generale è stata davvero dirompente ed ha interpretato il suo ruolo con il massimo impegno possibile. Tanto di cappello a lei, soprattutto per essere uscita indenne da quella scena dell’episodio 4 in cui rischiava di rimetterci la gola. Ma un plauso va anche al resto del meraviglioso cast di seiyuu che ha contribuito alla riuscita della serie.
Titoli come WataMote, Komi Can’t Communicate, Comic Girls e Hitoribocchi no Marumaruseikatsu, giusto per citarne alcuni, hanno tutti in comune il fatto di avere per protagonista una ragazza qualunque affetta da difficoltà a socializzare con gli altri, la quale però proverà in un modo o nell'altro a migliorare sé stessa e a superare le sue paure e i suoi pregiudizi verso l’altro. Arriviamo dunque a Bocchi the Rock!, l’ultimo in linea di successione sia per quanto riguarda questo specifico tipo di anime che per quanto concerne gli iyashikei tutti al femminile prodotti dalle riviste di Manga Time Kirara (Hidamari Sketch, K-ON!, Laid-Back Camp). Questo nuovo promettente titolo a tema musicale realizzato dallo studio CloverWorks è stato, ad inizio autunno, un anime che non poteva che attirare quasi unicamente i fan duri e puri delle CGDCT i quali sentivano il bisogno di una nuova hit che potesse dare nuovo lustro a questo genere. Le cose però non sono andate così. Bocchi the Rock! è stato molto di più di quello che ci aspettavamo.
Allora, partiamo facendo prima un po' di ordine. Ci sono davvero mille modi e maniere diverse per descrivere questa serie che, da qualsiasi punto la si guardi, appare leggermente diversa dalla classica commedia scolastica a tema musicale alla quale si può pensare. L'anime tratto dal manga 4-koma di Aki Hamaji, trasmesso qui da noi su Crunchyroll, ha un piglio tutto suo, quasi controcorrente rispetto ai suoi pari, che prende tutto ciò che ti aspetti dal più sereno degli slice of life, ma ci unisce anche un lato humor assai tragicomico e melanconico, almeno per quanto riguarda la sua presentazione di facciata. E questa è solamente la punta di un iceberg che in questa recensione cercheremo di dissezionare al meglio nei limiti del possibile e del sintetico, ma con un obiettivo fisso in mente: evidenziare tutti i punti di forza di una produzione che si sta meritando tutti gli elogi ricevuti negli scorsi mesi. Bene, dopo che ci siamo tolti questa premessa iniziale, è tempo di addentrarci meglio dentro Bocchi the Rock!.
Partiamo dal principio e osserviamo per un momento quella che è la star principale dello show. Hitori "Bocchi" Goto è una ragazzina che ha sempre provato un enorme senso di distanza verso gli altri, un baratro così profondo che nel tempo si è trasformato in un pozzo di ansie e paure che l'hanno portata ad isolarsi completamente in se stessa. La sua storia inizia nel momento in cui, grazie ad una scintilla, riesce a trovare un mezzo che potrebbe aiutarla a colmare la voragine: la chitarra elettrica, simbolo per eccellenza delle rockstar amate e venerate da milioni di fan appartenenti a diverse generazioni.
Può uno strumento musicale trasformare una tipa timida in ragazza popolare? Nel caso di Bocchi la risposta è semplicemente no, perché le chitarre non bastano a spingerla a interagire con i suoi coetanei, eccetto online con gli anonimi sconosciuti che seguono il suo canale streaming dove si esibisce con il nome di guitar hero. Però lei non si arrende, continua a suonare lo strumento preso in prestito da suo padre all'interno della sua cameretta e si esercita, giorno e notte, senza sosta, fino a quando non arriva il momento più temuto da tutti gli adolescenti più introversi, anche conosciuto con il nome di primo giorno di scuola delle superiori. Nuova vita, stesse abitudini. L'ansia sociale di Bocchi è così overpower che non le permette neanche di fare amicizia con i suoi compagni di scuola del Liceo di Shimokitazawa (Tokyo). La sua è letteralmente una tragedia annunciata...
... se non fosse per un imprevisto.
Una liceale che si porta sempre con sé una Les Paul attirerà comunque l'attenzione di qualcuno. E quel qualcuno si chiama Nijika Ichiji, giovane batterista in cerca di un nuovo chitarrista per la sua band composta da lei e la sua amica bassista Ryo Yamada. Essendo lei l'antitesi perfetta di Bocchi, grazie allo spirito e all'energia che solo una persona estroversa riesce a tirare fuori, riesce per miracolo a trascinare la nostra protagonista allo Starry, il locale per concerti gestito dalla sorella maggiore, per fare un'esibizione improvvisata. La quale finisce male, molto male, per colpa dell'inesperienza delle tre ragazze e soprattutto per via della disarmante timidezza di Bocchi, che si nasconde letteralmente dentro uno scatolo di cartone per non farsi vedere dal pubblico. Peggio di così non si poteva iniziare, ma pazienza. Il problema adesso è un altro, ossia cercare una cantante che sappia accompagnare con una chitarra. Il profilo individuato è la super popolare e grandissima normie Ikuyo Kita, vecchia conoscenza di Nijika e Ryo che frequenta anche la stessa scuola di Bocchi. Questo è solo l'inizio di quella che poi diventerà la Kessoku Band, gruppo musicale nel quale Bocchi si è ritrovata immischiata dopo essersi fatta trascinare dagli eventi. Questa è forse l'occasione giusta per mettersi in mostra, farsi delle amiche ed uscire dal guscio. Riuscirà Bocchi a saperla sfruttare oppure butterà tutto alle ortiche?
Difficile descrivere a parole cosa passa per la testa di una ragazza che non è semplicemente timida, ma che soffre, purtroppo per lei, di un'ansia talmente acuta che la rende un personaggio così esagerato da sembrare reale. L’anime punta moltissimo su questo tipo di comicità un po’ cupa e a volte tragica che si serve dei pensieri pessimistici di Bocchi per tirare fuori momenti completamente surreali e fuori dagli schemi. Scene post-apocalittiche, congiure, processi, scomposizioni materiali e immateriali dell’essere sono solo alcuni degli esempi che si possono fare. Aggiungiamoci pure un paio di deliri di onnipotenza che si manifestano durante momentanee botte di ottimismo e il gioco è fatto: Bocchi è il perfetto autoritratto dell’insicurezza stessa in ogni sua forma, una spirale negativa frutto della sua ansia sociale che la porta a crearsi in testa gli scenari peggiori possibili. Tutte le sue paranoie vengono rappresentate sullo schermo in modo da sembrare talmente ridicole da non farsi prendere troppo sul serio, giusto? La risposta non è proprio scontata.
Ammettetelo, fra chi di voi che hanno già guardato l’anime ci sarà sicuramente più di una persona che, nel mentre osservava Bocchi in preda ai suoi spasmi deliranti, avrà pensato: "Wow! Ma sono letteralmente io." Non vi spaventate, non c’è nulla di male. Nonostante la sua stramberia, è impossibile non provare empatia nei confronti di Bocchi. Uno dei pregi dell’opera, da attribuire certamente al manga originale in primis, ma che trova in questo adattamento la sua massima espressione, è quello di aver plasmato una protagonista che prova sensazioni di sconforto reali, tipiche proprio di chi vive un rapporto difficile con il mondo circostante e ha seri problemi a comunicare con gli altri. Abbiamo già detto nell’introduzione che Bocchi the Rock! non è affatto il primo anime che prova ad addentrarsi in un argomento del genere, però gli va dato atto del modo così brutalmente efficace che utilizza per raccontare cosa significa essere introversi a livelli estremi. È una situazione psicologica complessa che non la si può risolvere nel giro di poche settimane. È un percorso fatto di errori e tentativi che non sempre portano alle conclusioni sperate. La storia di Bocchi è più o meno impostata su questi binari, senza scadere in banalità troppo semplicistiche e ingenue, ed è forse questo il motivo per cui molti di noi si sentono vicini a Bocchi: lei ci è familiare.
Ok, quindi? Dobbiamo aspettarci una qualche storia di redenzione oppure una travagliata epopea da parte di questa eroina tragica? Innanzitutto, Bocchi the Rock non è poi così differente da tanti altri slice of life di questo genere sotto il punto di vista della trama, però i suoi episodi sono strutturati in una maniera più orizzontale e presentano un filo conduttore assai visibile. La storia della crescita interiore c’è ed è intrecciata fortemente a quella della Kessoku Band, il gruppo di musiciste di cui fa parte. D’altronde, Bocchi non si sarebbe mai “sbloccata” se non fosse entrata a far parte dell’allegro quartetto che si esibisce al locale Starry. E qui cogliamo l’occasione per parlarvi anche del resto del cast dei personaggi, composto da ragazze che, in un modo o nell’altro, influenzeranno pesantemente la vita quotidiana di Bocchi.
Sono tutte fantastiche, c’è poco dire. Anche gli attori secondari riescono a ritagliarsi spazi importanti grazie alla loro personalità forte. Nijika è ovviamente la prima che viene in mente, essendo lei stata colei che ha fisicamente trascinato Bocchi all’interno della band. Non a caso è lei la scintilla da cui nasce tutto perché all’interno del gruppo è la più solare ed allegra, il tipo di persona che (contrariamente a Bocchi) affronta le difficoltà col sorriso stampato sulle labbra, tanta voglia di fare e spirito di adattamento, ed è vigorosa come una vera batterista dovrebbe essere. D’altro canto, Ryo è colei che forse più si avvicina a Bocchi visto che non è proprio un animale sociale, ma che dalla sua ha un’enorme autostima che la rende un individuo carismatico che non ha paura di nessuno ed emette vibrazioni forti, da tipica bassista insomma. E infine c’è la frontwoman Kita, la ragazza più distante da Bocchi in termini di personalità ma anche quella che forse più di tutte si affezionerà alla povera chitarrista solitaria e di conseguenza proverà a scalfire il suo duro guscio. Messo assieme, questo quartetto di protagoniste è ben rodato e funziona alla grande proprio perché, con le loro tante differenze, si completano a vicenda e hanno una chimica di gruppo assai speciale. Quindi state sicuri che vi rimarranno impresse nella mente per un bel po’.
Il percorso musicale di Bocchi e quello suo come ragazza adolescente che vuole sconfiggere le sue paure sono praticamente sovrapposti, per tanti versi. Innanzitutto, come può una liceale così timida trovare la forza di esternare i suoi pensieri all’interno di una canzone e farla ascoltare ad altri? Oppure addirittura esibirsi davanti ad una folla per un concerto? Forse Bocchi the Rock! non rientra fra quegli anime dove il focus sulla musica è tutto ed i tecnicismi, le citazioni e gli spartiti sparsi per il pavimento abbondano, ma saggiamente riesce a prendere questo argomento e sfruttarlo come catalizzatore per far superare a Bocchi le sue barriere psicologiche. Questo lo fa attraverso sottili simbolismi e parallelismi sparsi un po’ dovunque attraverso la serie, nella quale, con lo scorrere degli episodi, è possibile intravedere sia i progressi che la Kessoku Band fa musicalmente acquisendo esperienza collettiva e i piccoli sforzi che Bocchi prova a compiere ogni giorno per cercare di diventare una persona migliore in tutti modi, ad esempio imitando la sua più spigliata senpai Kikuri oppure aiutando Kita ad imparare a suonare. La chitarra è ovviamente la sua arma più forte a disposizione, il talismano che le permetterà di trasformare l’impossibile ed impossibile: grazie al suo talento e alla sua dedizione nei confronti di quelle sei corde, Bocchi tirerà fuori una forza di cui non sapeva esserne in possesso.
Se questo anime riesce a narrare la storia di Bocchi in maniera così arguta e originale, una buona parte del merito è ovviamente da attribuire al meticoloso lavoro svolto dalla squadra di talenti assemblata dallo studio CloverWorks. È molto raro vedere al giorno d’oggi un gruppo di animatori così affiatato e dedito nei confronti di un’opera e, nel caso specifico di Bocchi the Rock!, si è verificato proprio un evento cosmico nel quale le persone giuste si sono ritrovate al posto giusto e nel momento giusto (in merito a questo retroscena e non solo, vi consigliamo questa lettura).
Abbiamo già accennato nel corso di questa recensione alcuni dei mezzi creativi con cui è stato possibile sfruttare il massimo del potenziale che questa trama aveva da offrire, partendo da un manga 4-koma che, seppur fantastico di suo, ha dei limiti strutturali evidenti. L’unione di tutti questi fattori favorevoli ha consentito la nascita di questo gioiellino tecnico che riesce a coniugare il classico stile di animazione basato sullo slapstick, tanto frequente negli slice of life, a tecniche più sperimentali e diversificate, passando anche per scelte registiche mirate per favorire l’immersione dello spettatore all’interno degli eventi. Un esempio lampante di ciò è la cura maniacale che è stata riposta per le parti dove la Kessoku Band si cimenta nelle sue esibizioni, nelle quali si è voluto ricreare fedelmente le sensazioni e le movente dei musicisti sul palco.
Visto che parliamo di una serie a tema musicale, non possiamo di certo sorvolare sull’aspetto legato alla colonna sonora di Bocchi the Rock!, in particolare sulle insert song raccolte nell’album omonimo della Kessoku Band. I brani che possiamo ascoltare nel corso dell’anime sono tutte canzoni in pieno stile j-rock e al centro dei loro testi c’è dentro tutto il mondo di Bocchi e i suoi pensieri sull’adolescenza difficile di chi è introverso, sulla solitudine e il rapporto con il proprio io (d’altronde, è lei che nella serie si occupa di scrivere i brani). Inoltre, non poteva mancare anche una cover della canzone "Rockn' Roll, Morning Light Falls on You" degli Asian Kung-Fu Generation, dai quale la serie ha preso molte ispirazioni, fra cui i nomi delle stesse protagoniste che si rifanno a quelli dei membri della band indie rock giapponese. Tra l’altro, questa versione è cantata da Yoshino Aoyama, la doppiatrice di Bocchi: la sua performance generale è stata davvero dirompente ed ha interpretato il suo ruolo con il massimo impegno possibile. Tanto di cappello a lei, soprattutto per essere uscita indenne da quella scena dell’episodio 4 in cui rischiava di rimetterci la gola. Ma un plauso va anche al resto del meraviglioso cast di seiyuu che ha contribuito alla riuscita della serie.
Diciamo che per oggi basta anche così, abbiamo parlato abbastanza di una buona parte di quelli che sono i grossi punti di forza di quella che sicuramente verrà ricordata a lungo come la serie anime rivelazione del 2022. Non basta di certo questa modesta recensione per descrivere cosa è stato Bocchi the Rock!, serie di cui se ne potrebbe parlare per ore e ore viste le tante riflessioni che ognuno di noi potrebbe portare all’attenzione degli altri. È stata una serie fantastica, con tanti momenti divertenti e altri invece più toccanti e nei quali una buona parte di noi si è rivista molto, magistralmente realizzati da un gruppo di animatori, registi, scrittori e doppiatrici che ci ha creduto veramente in un progetto che ha saputo brillare di luce propria solo grazie a così tanta passione. Questa non è la storia di una musicista che ha venduto un milione di album o di una band entrata nella leggenda raggiungendo obiettivi storici, bensì è il racconto di una ragazza che affronta i problemi tipici dell’adolescenza giocandosi le sue carte migliori e dimostrando al mondo che con l’impegno e la forza di volontà si può arrivare ovunque e realizzare piccole, ma allo stesso grandi, imprese. In sintesi, Bocchi the Rock! è proprio questo: una piccola impresa che è riuscita a fare grandi cose.
Pro
- Bocchi è amore puro.
- Così come le altre protagoniste.
- Commedia assai divertente.
- Comparto tecnico eccellente.
- Ottima colonna sonora.
Contro
- Non hanno riprodotto una peculiare caratteristica di Bocchi in maniera fedele rispetto all'opera originale.
Se poi ci metti una realizzazione tecnica notevole, una splendida colonna sonora e quel pizzico di originalità che spesso manca, ecco che ti ritrovi Bocchi The Rock! <3
Ho apprezzato tantissimo sia il design che le musiche (canzoni e colonna sonora), ma soprattutto il lavoro fatto dalle doppiatrici nella caratterizzazione dei personaggi, sia per le protagoniste che per i secondari.
Non mi pento minimamente di aver visto questa serie, anzi, ringrazio lo staff per il lavoro svolto e spero di poter rivedere la Kessoku Band in un futuro non troppo lontano, nel mente mi ha fatto molto piacere l'annuncio del manga spin-off su Kikuri Hiroi:
https://twitter.com/COMICFUZ/status/1642181338663997440
https://www.animenewsnetwork.com/news/2023-04-02/bocchi-the-rock-gets-spinoff-manga/.196700
Letto 5 minuti fa, questa si che è una grande notizia
Cioè?
Una grande notizia davvero!
È uno dei miei personaggi preferiti!
Le p0ppe.
non me lo aspettavo
Il mio voto è un 85, per quanto la canzone finale è stupenda rimane comunque una serie sul "rock" dove di rock si sente poco, è l'unica pecca per me di questo anime. Speravo di trovare più grinta nell'ambito musicale, speravo di trovare qualcosa che riflettesse di più il lavoro pazzesco fatto... ma infatti lo trovo solo nella cover e... anche nell'opening, che ha un testo eccezionale e ammetto che mi ha pure commosso.
Complimenti al recensore, che si è fatto pregare per 6 mesi ma che alla fine ha donato gioia. Si nota che ci ha messo cuore e come sempre è un piacere leggere i suoi scritti.
Bocchi vuol dire anche lavoro di animazione che direi non solo raro ma forse quasi un unicum isolatissimo nel mondo attuale dell' animazione giapponese. Era da tempo che non vedevo tanta libertà creativa e "divertimento" da parte di uno staff seriale
E proprio come ha detto il recensore una delle prime cose che ho pensato guardando Bocchi è stata: "Ma parla di me!"... certo, non sono ai suoi livelli, ma ho riconosciuto molte paure e molte scuse mentali che noi introversi utilizziamo quando siamo in mezzo alla gente ed è stato liberatorio poterci ridere su e rendersi conto che in fondo non è così insormontabile fare qualche passo per uscire dalla nostra scatola di mango e
Già che ci sono chiedo agli staffer o a chi lo sa, se è possibile cambiare il voto di una recensione lasciandola invariata. Grazie!
Ahimè, la perfezione non esiste.
Fantastica bocchi, fantastici gli altri personaggi, fantastici il comparto video, e fantastiche le canzoni (per me un misto tra jrock e jpop, non sono tutte tranquille, vedasi ano bando).
Mi è piaciuta la recensione che condivido totalmente, ho dato lo stesso voto.
Io come unico difetto trovo che non abbiano ancora annunciato la seconda stagione, visto che il materiale c’è.
Tra l’altro consiglio anche il manga, che sto leggendo… anche i 4koma se realizzati bene hanno il loro perché, vedasi ad esempio l’assistente del mese e wotakoi… magari lo portassero in Italia.
Cosa abbiamo perso.. cosa sarebbe potuto essere..
Una volta approvata, una recensione non è più modificabile, voto compreso. Per apportare variazioni, devi chiedere a un moderatore (in questo caso ti ho modificato io manualmente il voto).
A me invece gli slice of life piacciono... Eppure Bocchi the Rock non mi è piaciuto lo stesso. Serie più sopravvalutata della stagione per quanto mi riguarda, sorry not sorry.
Forse perchè mi aspettavo qualcosa di leggermente diverso, un po' meno "caricaturale", e i personaggi mi hanno suscitato solo indifferenza. Preferisco quegli slice of life dove i caratteri dei personaggi, pur essendo comunque stereotipati e banali, non vengono caricati ed esasperati in modo eccessivo: Aria, Tamayura, Non Non Biyori, Yuru Camp... Quelli meno "isterici", in sostanza.
E poi non mi sembra neanche il caso di glorificarla come "rappresentazione dell'ansia sociale": Bocchi non rappresenta la fobia sociale, ne è la caricatura, simpatica per chi apprezza (e per i sociofobici che abbiano un minimo di autoironia) e certamente non offensiva, ma niente di più.
Ho retto la noia per quattro episodi e poi l'ho droppato per procedere a recuperare Sugar Apple Fairy Tale e Buddy Daddies, che la noia me l'hanno fatta passare.
Questo anime è seriamente fatto con amore e passione, lo si vede in tanti piccoli dettagli che messi insieme rendono Bocchi the Rock! un gioiellino e negli ultimi anni è cosa rara trovarne in quello che è diventato un marasma di isekai e harem...
Pertanto quoto ogni parola scritta nella recensione e consiglio a chi non l'ha già fatto di visionare questa serie, anche solo per curiosità perché potrebbe sorprendervi alla grande.
idem.... ho mollato al quinto episodio. de gustibus non est disputandum
alla produzione dell'anime ci sarà qualche fobico delle oppai o amate delle pettanko, comunque tolto il petto anche il volto sembra più maturo, nell'anime sembra l'abbiano ringiovanita di qualche anno
In realtà non c'è nulla che non vada nella serie, penso incida il trascorso di ognuno di noi.
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