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Pregevolissima poesia, un delicato brindisi alla memoria come alcova della vita. Un anziano uomo che serenamente fa un bilancio dei suoi ricordi, inesorabilmente passati come inondati da una marea ruminante, ma che stenta a sprofondare. Seppur non si vede, mattone su mattone edifichiamo un inno all'esistenza, che nell'innalzarsi rimane costruita sulle fondamenta dell'esperienza.
E' questa la stupenda metafora visiva e sonora che ci viene proposta, una città sempre piu' sommersa, e' un personaggio canuto che non puo' perdere le sue radici cosi' profondamente ancorate alle immagini del suo passato. Ed oggetti, che racchiudono un'infinità di ricordi ai quali non possiamo rinunciare e ai quali ci appelliamo, la pipa precipita ma non se ne riesce a fare a meno.
Ci si immerge cosi' nell'agrodolce, ripercorrendo a ritroso i momenti significati che, nel bene o nel male, sono i Nostri mattoni, attimi apparentemente marginali eppure personali...
Ed e' cosi' che, rimembrando l'appartenenza stessa ad una donna, ad una famiglia, ad un terra, il vecchio rugoso lascia tintinnare il calice ormai vacante.

Tecnicamente ottimo, perfetta scelta musicale con la giusta cadenza ritmica che definisce il nuotare verso il fondo. Colori da pastello a cera, tratto quasi infantile eppur bellissimo, forte il senso di luce al tramonto; pieno possesso dell'insieme, dal dettaglio alla palettata grossolana, con grande capacità di non appiattire in volume e fluidità.

Capolavoro.