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8.0/10
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"Benvenuti al Wagnaria!", così inizia "Working!!", breve serie di 13 episodi. Di fronte abbiamo il classico anime slice of life (spaccati di vita), una non-trama supportata da situazioni assurde e imbarazzanti, e personaggi esagerati nelle loro caratteristiche, il tutto accompagnato da un disegno super deformed. Questo è il tipo di cartone che io adoro.

Attori principali di questo delirio sono un gruppo di ragazzi che lavorano part-time al Wagnaria, fast-food/ristorante per famiglie.
Takanashi, sembrava, il protagonista... entra a lavorare al Wagnaria dopo esser stato reclutato da Taneshima, ragazza molto carina con il complesso dell'altezza. Al posto di lavoro si scoprono man mano gli altri dipendenti, un cuoco dall'aria minacciosa, un aiutante pettegolo, una manager ex-teppista e una ragazza a lei devota che va in giro portando una katana. Insomma, un bel mix di gente insolita. Poi c'è Imari, che soffre di androfobia e alla vista di un uomo lo deve colpire. È su di lei e sul suo problema che la serie prende una svolta quasi definitiva: Takanashi, come la migliore delle crocerossine, si impegna ad aiutarla a superare la fobia.
Il resto sono scenette e sketch vari che dove a farla da padrona sono l'eccentricità e le (tante) stramberie dei personaggi.

Ci troviamo, come si è intuito, in un ristornate, una scelta curiosa se si pensa che il 98% di questi anime sono ambientati a scuola, set più naturale visto che tutti i personaggi che compaiono hanno meno di 20 anni.
Inutile parlare dell'animazione, dagli anni 2000 tutti i cartoni vantano di una produzione discreta e Working non fa eccezione, non siamo più negli anni '70 ai tempi del (mitico) "Bem il Mostro Umano".
Il disegno e la grafica sono gradevoli, i colori vivi e accesi, le ragazze carine, il tutto accompagnato da un tratto "moeggiante" che intenerisce (o kawaizza) tanto. Noticina negativa invece sulla computer grafica, leggermente fuori posto.
Le musiche supportano le gag e creano l'atmosfera, tuttavia non sono niente di particolarmente rilevante; è invece la sigla "Someone Else", dalle influenze ska, a essere un piccolo gioiello, mentre la finale "Heart no Edge [..]" è campionata su un classico rock'n'roll.
Un altro punto di forza della serie sono le voci, Working non avrebbero reso così tanto se non supportati da un buonissimo doppiaggio (anche se la bontà delle voci giappo non è novità).

La comicità di Working si base sull'esplosività dei personaggi, una comicità che (prima) stupisce e fa sorridere, ci si innamora subito di questo utopico ristorante e di chi ci lavora. È il trionfo della demenzialità made in Japan, dove le gag non-sense, seppur ripetitive, coinvolgono e (a me) divertono; tanti i momenti esilaranti alternati, a volte, con alcuni riflessivi.
Insomma, Working è bello, divertente e simpatico, pecca solo nella brevità della serie. Per quel poco di storyline non c'è evoluzione e i protagonisti non trovano una giusta collocazione. Pertanto a noi spettatori viene mostrato molto, consolidamento delle relazioni, aspetti personali dei ragazzi, nascita di amori... ma dopo 13 episodi tutto diviene inconsistente, tutto è sospeso per aria e, forse è questo "smarrimento" il punto debole di Working.
Inoltre certi personaggi, come le sorelle di Takahashi, Otoo e Yamada, sono poco approfonditi, quasi lasciati ai margini. Ed è un peccato perché erano tutti characters molto interessanti.
Il potenziale c'è e il materiale abbonda per una eventuale seconda parte.