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Clannad è una visual novel creata nel 2004 dalla software house Key, un’opera che è stata in grado di conseguire un notevole successo in patria e che infine, nel 2007, ha convinto la Kyoto Animation a realizzarne un adattamento animato suddiviso in due serie: Clannad e Clannad After Story.

Prima ancora di analizzare le serie televisive, vale la pena soffermarsi sulla visual novel della Key da cui tutto è nato. Clannad è sostanzialmente divisa in due grandi archi narrativi: School Days e After Story, che, collocandosi in successione temporale, affrontano un periodo piuttosto ampio della vita dei protagonisti. Una delle caratteristiche della visual novel, come già avvenuto in Air, riguarda la scelta di Jun Maeda di tracciare un percorso ideale per il giocatore, focalizzandosi su quelli che, sin dall’inizio, appaiono come i veri protagonisti. In questo senso, Clannad è una visual novel abbastanza atipica, che antepone all’iterazione del giocatore (pur presente) lo sviluppo di una storia principale, diventando quindi una sorta di manga ‘elettronico’ in cui il lettore, quasi inconsciamente, è portato a seguire la trama portante creata da Maeda.

Come nella visual novel, a introdurre lo spettatore nella storia è una scena dall’atmosfera quasi fiabesca, in cui, nella soffusa luce mattutina lungo un viale ammantato dai ciliegi in fiore, Tomoya Okazaki incontra la timida e insicura Nagisa Furukawa.

“Cose divertenti… cose felici… non potevano restare così per sempre. Nonostante tutto, continuerai ad amare questo posto?

Trovale e basta. Continua a cercare nuove cose felici e divertenti.”

È con queste parole che prende il via la trama di Clannad, una trama che, come detto, sin dalle prime battute definisce in modo inequivocabile i due protagonisti: lo schivo e distaccato Tomoya e la dolce e tenera Nagisa.

La prima serie copre idealmente l’arco narrativo degli School Days, ovvero il periodo scolastico, e in tal senso Clannad segue in pieno il solco della classica commedia romantica con ambientazione scolastica. Lo schema narrativo è piuttosto lineare; nel definire la sceneggiatura, infatti, la Kyoto Animation ha suddiviso il racconto in 'comparti', ognuno dei quali dedicato ai singoli personaggi che vengono introdotti gradualmente. Filo conduttore della narrazione è quella che si potrebbe definire la storia ‘principale’, ovvero il tentativo di Nagisa, spinta e sostenuta da Tomoya, di ricostituire il club di teatro. Parallelamente alla trama ‘palese’, quasi in ogni puntata fanno la loro apparizione una ragazzina senza nome e un'entità invisibile racchiusa in un pupazzo di metallo, costruito dalla ragazza stessa per dare consistenza a quello spirito senza forma. Due personaggi particolari, come il mondo in cui vivono, la cui identità e il cui ruolo verranno chiariti solo in seguito.

A differenza della prima serie, Clannad After Story, invece, cambia completamente registro, introducendo con forza l’elemento drammatico e spostando la narrazione a un livello più serio e riflessivo, raggiungendo un realismo e una drammaticità raramente visti in altre opere; le atmosfere scolastiche si fanno progressivamente da parte per lasciare il posto all’impatto (brutale) con la realtà: così l’allegria e la spensieratezza dei giorni adolescenziali svaniscono, sostituite, invece, dalle preoccupazioni e dai tormenti di un mondo, quello degli adulti, che alterna la gioia a un profondo dolore.

Con il proseguire degli episodi, si assiste a un graduale aumento del realismo della trama, il quale traspare ancor di più in quello che si può definire il tema principale dell'intera opera: il valore della famiglia. L’importanza di questa tematica è già espressa nel titolo stesso della visual novel, scelto da Jun Maeda nell’erronea convinzione che nella tradizione irlandese clannad fosse il termine usato per indicare il nucleo familiare. Ad ogni modo, questa centralità della famiglia viene rimarcata a più riprese nel corso dell’anime, in primo luogo mettendo a confronto quella di Nagisa, intesa come la famiglia perfetta, e quella di Tomoya, che ne rappresenta invece l’assoluta antitesi. La rilevanza dei legami familiari è però presente per tutti i personaggi: si passa, quindi, dal profondo legame fraterno tra Kyou e Ryou alla solitudine della dolce Kotomi, per finire con la storia melanconica di Fuko. Insomma, è palese l’intento di Maeda di porre al centro della trama la realtà familiare, un preludio che culmina nell’After Story, quando le atmosfere allegre e quasi da sogno degli School Days sfumano gradualmente, andando a segnare quell’ideale passaggio dalla famiglia d’origine a una propria.

I personaggi di Clannad sono tratteggiati in modo mirabile, a partire dai due protagonisti. Da una parte lo schivo e distaccato Tomoya che, lontano dal classico stereotipo del ragazzo timido e impacciato, porta con sé il peso di una realtà familiare tormentata; dall’altra Nagisa, che ne rappresenta invece l’ideale controparte femminile: una ragazza piccola, dolce e fragile, che in Tomoya trova un appoggio su cui fondare la propria determinazione. Nagisa, però, è più di quanto l’apparenza lasci intendere. Non casualmente, difatti, il suo nome in giapponese significa ‘spiaggia’ e, come quest’ultima imperitura resiste al continuo frangersi delle onde sul bagnasciuga, così, con il proseguire degli episodi, emerge con forza l’incredibile spessore di questo personaggio, che dietro l’apparente timidezza e fragilità di un corpo debole nasconde, invece, un’incredibile forza d'animo.

In Clannad vi sono, comunque, molti altri personaggi chiamati ad affiancare i due protagonisti, a partire proprio dai loro compagni di scuola. Tuttavia non si ha a che fare con meri figuranti, la struttura narrativa in comparti consente, infatti, di approfondire il carattere dei vari co-protagonisti, consegnando un quadro estremamente variegato in cui, pur non mancando un richiamo più o meno palese a stereotipi già visti, appare evidente la grande abilità di Maeda nel conferire a ogni personaggio una sua dimensione reale. La bellissima Kyou con il suo carattere estroverso, l’impassibile Tomoyo con la sua fermezza, la timida Ryou, o la ‘strana’ Kotomi con la sua abilità ‘letale’ con il violino sono tutti personaggi con una loro individualità ben definita, capaci di restare impressi nella mente dello spettatore, lasciandovi un ricordo vivido e reale. Non vanno poi dimenticati i genitori di Nagisa, Akio e Sanae, non solo per i loro singolari caratteri, buffi e divertenti e che si ‘esaltano’ nella simpatica scena del “Watashi no pan wa!”, ma anche perché a loro Maeda affida il compito di esprimere, dietro comportamenti all’apparenza superficiali e quasi fanciulleschi, quell’importanza vitale della famiglia all’interno della società di cui la loro storia assurge a emblema. Il tutto sottacendo la presenza di quello che ben può essere definito uno dei personaggi più belli e riusciti della storia degli anime, ma di cui purtroppo, per questioni di spoiler, non è possibile parlare in tale sede.

Dal punto di vista tecnico Clannad è assolutamente impeccabile, punto massimo di un sodalizio, quello tra Kyoto Animation e Key, iniziato con la trasposizione animata di Air e proseguito successivamente con Kanon. Innanzitutto risalta subito agli occhi l’eccezionale qualità dei disegni, accompagnata da animazioni di ottimo livello, che nel corso dell’After Story arrivano persino a rasentare la perfezione conferendo un’incredibile naturalezza e armonia ai movimenti dei personaggi. Non da meno è il character design, opera del bravissimo Na-Ga, originale, vario e caratterizzato da uno stile ‘moe’ che ben rende l’individualità dei singoli personaggi con caratteristiche fisiche in grado di rispecchiare il loro carattere. Un discorso non dissimile può essere fatto anche per quanto riguarda i fondali: si è in presenza, infatti, di un assortimento piuttosto vario, che non disdegna di prodigarsi in scenari piuttosto dettagliati e si sviluppa gradualmente nel corso della storia, seguendo idealmente le vicende dei protagonisti.

Uno dei punti forti di Clannad è sicuramente la parte sonora, a partire dall’incredibile lavoro svolto dai seiyuu, i doppiatori. Su tutti spicca in particolar modo la deliziosa voce di Nagisa, prestata dalla bravissima Mai Nakahara (Mai Tokiha in My Hime, Nora in Spice and Wolf), in grado di esprimere al meglio la delicatezza e la dolcezza di questo personaggio. Parlando del cast di voci, non si può non citare Mamiko Noto (Sayoko Mishima in Oh, mia dea!, Yakumo Tsukamoto in School Rumble), che, con il suo ipnotico “Tomoya-kun”, ha dato la voce alla bella e ingenua Kotomi Ichinose, così come è d’obbligo parlare della stupenda voce di Kikuko Inoue (Belldandy in Oh, mia dea!, Millia in Claymore), che interpreta in modo magistrale la madre di Nagisa, Sanae Furukawa .

La colonna sonora riprende in buona parte le tracce audio già usate nella visual novel, in particolare l’onnipresente motivetto marchio di fabbrica di Clannad. Totalmente originali, invece, sono le opening e le ending theme, che nella prima serie sono rispettivamente “Mag Mell cockool mix 2007” di Eufonius e la tenera “Dango Daikazoku” (La grande famiglia Dango) di Chata. In Clannad After Story fa il suo ritorno la cantante Lia, che già aveva collaborato con la Kyoto Animation per Air e Kanon, con un’opening d'incredibile bellezza, composta da Jun Maeda, “Toki o Kizamu Uta” (A Song to Pass the Time), a cui è abbinata l’ending “Torch”.

In conclusione, Clannad e Clannad After Story sono due opere d'indubbio valore: se la prima si presenta come una commedia romantica di ottima fattura, la seconda è invece un vero e proprio capolavoro, in grado di narrare una storia straordinariamente coinvolgente e ricca di emozioni, con un trama mai scontata o banale, capace di andare oltre gli standard canonici dell’animazione giapponese, dipingendo una realtà vera e tangibile, in cui lo spettatore percepisce e sente come propri i sentimenti di gioia, tristezza, dolore, dei protagonisti. Essa lascia un segno indelebile nella memoria, a testimonianza della straordinaria bellezza di quello che, senza remore, reputo uno degli anime più belli che abbia mai avuto occasione di vedere.