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8.0/10
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Ci sono storie difficili da raccontare, difficili da assimilare, difficili da interpretare. Storie difficili insomma.
Quando si decide di sviscerare i sentimenti confusi, embrionali, di un ragazzo delle medie attraverso la quotidianità dei suoi gesti, cercando di andare oltre, provando a spingere quella "confusione" verso una direzione opposta, allora le difficoltà di cui parlavo prima vengono a galla. In questo caso c'è di base una scelta coraggiosa, quella di rappresentare una sessualità non ancora definita, che cerca di trovare una propria identità in un ambiente insolitamente nuovo per questa tipologia di storie: una scuola media.
Perché il tema dell'omosessualità, che in questo caso come vedremo più avanti, è decisamente un termine improprio, ci viene solitamente proposto attraverso la vita di persone che hanno superato la maggiore età, uomini adulti, che riescono a comprendere quali sono le proprie emozioni, come rendere possibili alcune scelte, grazie a una maggiore esperienza. Parliamo di uomini e donne che hanno piena coscienza delle loro esigenze, quando anche ci sono delle insicurezze e delle paure. E' quindi più "facile" raccontare una storia di questo genere, perché si ha piena libertà, si possono approfondire anche le più piccole sfumature, senza nessun tabù.
Questo è il più grande ostacolo di Hourou Musuko, raccontare una storia dalle radici così complesse, che vede come protagonisti dei tredicenni. E, per quanto mi riguarda, non manca il bersaglio.

Probabilmente dopo i primissimi episodi, la prima cosa che salta agli occhi è la forzatura di tutto il contesto, quasi la storia non appartenesse ai personaggi che ci vengono mostrati, risultando difficile (inizialmente) contestualizzare alcune situazioni che risultano leggermente stonate. D'altronde, viste le premesse poco sopra, non è facile riuscire ad entrare in sintonia con le problematatiche e le insicurezze di questi ragazzi, quando i temi trattati ci sembrano così distanti dal loro contesto.
Ma è proprio quando si prende coscienza di tutto questo che finalmente gli ingranaggi cominciano a girare nel verso giusto. Quelle che prima ci sembravano delle forzature, appaiono finalmente per quello che sono, delle scelte volute e precise, che hanno il compito di trasportarci attraverso un viaggio meno complesso, profondo, ma allo stesso tempo dai toni molto delicati. Ed è possibile proprio grazie ai protagonisti di questa storia, degli adolescenti, che con la loro spontaneità, con la loro innocenza, ci mostrano un mondo quasi intangibile.

Può apparire strana e inappropriata l'incertezza di Nitori - il protagonista -, il suo desiderio di volere diventare una ragazza, fino a farlo quasi tentennare quando la sua amica gli domanda "Quando sarai più grandi ti farai operare?".
Sembra, tra le paure e la poca chiarezza, sapere cosa realmente vuole, quali sono i suoi veri desideri. Ed ecco la stonatura, un ragazzino così giovane che prende coscienza di un mondo che siamo abituati ad attribuire agli "adulti". Ma è grazie a questa strana unione, a queste premesse, che Hourou Musuko mostra i suoi veri punti di forza.
Perché tutto diventa sottile, appena accennato, sussurrato attraverso le voci di questi ragazzi che si fanno portatori di temi così inusuali per loro. Una scelta, come ho detto in precedenza, che serve a rendere questa storia poco invadente, che non cerca risposte, non ci spinge attraverso ingarbugliati pensieri, ma ci lascia come spettatori curiosi fino alla fine.
Ogni personaggio, ogni singola parola, fa parte di questo gioco, di questo meccanismo. Restarne fuori significa perdere il giro, lasciandosi sfuggire il vero senso di tutta l'opera.

Lo stile adottato, per quanto riguarda l'aspetto grafico, è in piena sintonia con la storia. Il tratto acquarellato, gli sfondi morbidi e velati rendono le atmosfere quasi irreali, sognanti.
Quello che manca a Hourou Musuko è quello che, per quanto mi riguarda, manca ai film di Sofia Coppola: quel piccolo saltino per elevarsi più in alto. Gli episodi hanno una lentezza di fondo molto pronunciata che, se si apprezza questa tipologia di anime, non vi annoieranno, trasportandovi velocemente verso la fine.
Ma, se anche una linea retta può apparire affascinante, ogni tanto ha bisogno di qualche piccola scossa, un leggero tremolio che gli dia, seppur per breve tempo, una forma leggermente irregolare: appunto, il "saltino in più".
Questo è il motivo per cui gli do un 8,5, che arrotondo a 8.
Il mio consiglio, per chi fosse dubbioso, è di dargli una possibilità, sempre se siete ben predisposti per questa tipologia di anime.