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Madoka Magika non è quello che sembra. O quello che sembra a molti.
Si sa, il chiacchiericcio ama ricamare sui fatti e l'ultimo ad ascoltare il discorso di norma arriva a recepire giusto un chicco di verità, se gli va bene. In caso contrario gli restano le ciance, altrimenti dette vaniloqui, e tanto, tanto hype, perché più una cosa passa di bocca in bocca, più viene enfatizzata. Guarda caso c'è stato un gran sbattimento attorno al titolo delle Maho Shoujo, chi intonava osanna, chi si strappava i capelli per la rivoluzione del genere: chi caldeggiava MM al trono di nuovo cult anime.
"Voce di Babilonia" direbbero a Zion, più comunemente, nei nostri lidi, vox populi. Negli spazi dove le invettive contro l'animazione contemporanea rintoccano sul sottofondo dell'isteria collettiva per l'ultimo fashion moe, non ci si può aspettare altro. Il problema non sono i titoli, ma chi li guarda, tanto eccessivo, nelle sue arroganti ingenuità, da azzardare giudizi fuori dalla propria portata, con mal celata presunzione di autorevolezza, in aggiunta.

Per cui sarebbe anche ingiusto prendersela soltanto con Madoka Magika che, da parte sua, non porta sul palco nulla di nuovo, si macchia solo della colpa di tutti i bluff, cioè quella di avere pretese prive di sostanza. Rubando tanto da Sailor Moon, un bel po' da Claymore e fregando spunti e concetti pure a Bakurano (fonte finora passata inosservata), MM mischia le carte cercando e non trovando il quid per scardinare convenzioni che invece riprende e porta avanti inalterate nei modi e nella filosofia. Madoka Magika anela al jolly. E fallisce miseramente.
Si fosse limitato a raccontare una storia, una piccola, tragica storia, quella di una ragazzina (Homura), straziata dai fallimenti in aeternum, adesso staremmo parlando di un altro anime e con tutt'altri toni. Ma limitarsi a ciò era forse troppo poco per il fenomeno del momento. Limitarsi a una bell'idea, a una buona ideazione grafica, alla cinetica potente come si è vista nel penultimo episodio non era abbastanza. Le mire sono salite e, di contro, nella bilancia, è sceso il piatto della coesione di una serie per metà da buttare (tra paturnie ingombranti oltre ogni limite accettabile) e per i due terzi dell'altra posticcia, coronata inoltre da suicidio logico nel finale.

Nel tempo in cui gli dèi falsi e bugiardi, anziché lasciare il passo ai veri numi, prendono piede come le graminacee, un pubblico di creduloni si è radunato attorno al nuovo vitello d'oro, frutto di un'allucinazione di massa. Continuando con le metafore, Madoka Magika, in mancanza d'altro, ha lanciato l'amo, camuffato nemmeno tanto ad arte, e la pesca è stata grossa. Dell'adescamento non è vittima, bensì complice, lo spettatore allocco, capace di lasciarsi circuire con niente, seppure MM non è esente da dolo. Difatti, con furbizia e preterintenzionalità, confondendo le acque, ha raggiunto il suo intento, bisogna dargliene atto.
No, Madoka Magika non è proprio ciò che sembra, molti lo dicono, ma invero costoro intendono l'inverso di ciò che è realmente.