Recensione
Nabari
10.0/10
Nabari no Ou è un anime un po' fuori dalla norma: parla infatti di ninja/shinobi, ma quello che ci si aspetta, cioè l'azione, è relegato sullo sfondo. Penso che siano iniziati qui i "problemi" relativi all'anime: è stato presentato, su tutti i siti che ho visitato, primariamente come una serie d'azione, quando Nabari no Ou non è minimamente una serie d'azione.
L'uguaglianza shinobi-azione non vale, perché l'azione è solo una minima parte della trama. Non è mai stata un punto cardine della vicenda, per un anime del genere c'è già Naruto. E Nabari non è un clone di Naruto. La vicenda degli Shimizu è simile a quella degli Uchiha, sono la prima a dirlo. Ma questo non basta a dire che Nabari sia un clone, dato che tutto il resto è profondamente differente. Qui a farla da padrone non sono gli scontri e i power up, ma i personaggi e il loro dolore. La sofferenza è il vero filo conduttore della trama.
Nabari è un anime adulto, drammatico, psicologico, riflessivo, che punta sui sentimenti e sui pensieri dei personaggi, sui cambiamenti che subiscono, sulla loro crescita. È la storia di un'amicizia profonda, a tratti un po' ambigua, ma delicatissima e devota, un'amicizia vera che resiste anche quando è immersa nel pericolo.
Chi trascina Nabari è Yoite, bellissimo non solo fisicamente, che colpisce al cuore con il suo desiderio disperato. Tutta la trama ruota attorno a lui e alla sua strana alleanza con Miharu.
Miharu, il protagonista apatico, è come risvegliato dalla sofferenza di Yoite, e decide di reagire e di "riappropriarsi" della sua vita pur di aiutarlo, affrontando un mondo a lui sconosciuto e costringendosi a crescere.
Nabari è speciale nella sua capacità di coinvolgere lo spettatore nella spirale di dolore in cui si trova Yoite, rendendo reale la sofferenza e la disperazione che il ragazzo si trova ad affrontare. Non mancano i momenti toccanti, dove il poveretto viene mostrato in tutta la sua rovinata esistenza.
La storia è coinvolgente, la trama puntuale nel mostrare come i due protagonisti affrontino gli ostacoli posti sul loro cammino, arrivando ad abbandonare tutto pur di conseguire l'obbiettivo. Nabari è anche questo: affrontare a testa alta la vita per raggiungere il proprio scopo. Ma non solo: è anche maturare per essere in grado di comprendere se stessi e i propri desideri, e prendersi la responsabilità del cambiamento. Il finale è uno dei più commoventi che abbia mai visto, luminoso ma straziante nello stesso tempo.
Tratto dal manga di Yuhki Kamatani, l'anime ne differisce da metà in poi - dalla fine della saga dell'istituto Alya, per la precisione. Anche se non realizzata direttamente dalla pagine del manga, la seconda parte non è inferiore alla prima sia per profondità sia per capacità di coinvolgere.
Magistralmente realizzato dallo J.C. Staff, con un'opening e due ending meravigliose, Nabari no Ou a mio avviso è un gioiello per chi è in cerca di qualcosa di diverso. Voto: 10 e lode.
L'uguaglianza shinobi-azione non vale, perché l'azione è solo una minima parte della trama. Non è mai stata un punto cardine della vicenda, per un anime del genere c'è già Naruto. E Nabari non è un clone di Naruto. La vicenda degli Shimizu è simile a quella degli Uchiha, sono la prima a dirlo. Ma questo non basta a dire che Nabari sia un clone, dato che tutto il resto è profondamente differente. Qui a farla da padrone non sono gli scontri e i power up, ma i personaggi e il loro dolore. La sofferenza è il vero filo conduttore della trama.
Nabari è un anime adulto, drammatico, psicologico, riflessivo, che punta sui sentimenti e sui pensieri dei personaggi, sui cambiamenti che subiscono, sulla loro crescita. È la storia di un'amicizia profonda, a tratti un po' ambigua, ma delicatissima e devota, un'amicizia vera che resiste anche quando è immersa nel pericolo.
Chi trascina Nabari è Yoite, bellissimo non solo fisicamente, che colpisce al cuore con il suo desiderio disperato. Tutta la trama ruota attorno a lui e alla sua strana alleanza con Miharu.
Miharu, il protagonista apatico, è come risvegliato dalla sofferenza di Yoite, e decide di reagire e di "riappropriarsi" della sua vita pur di aiutarlo, affrontando un mondo a lui sconosciuto e costringendosi a crescere.
Nabari è speciale nella sua capacità di coinvolgere lo spettatore nella spirale di dolore in cui si trova Yoite, rendendo reale la sofferenza e la disperazione che il ragazzo si trova ad affrontare. Non mancano i momenti toccanti, dove il poveretto viene mostrato in tutta la sua rovinata esistenza.
La storia è coinvolgente, la trama puntuale nel mostrare come i due protagonisti affrontino gli ostacoli posti sul loro cammino, arrivando ad abbandonare tutto pur di conseguire l'obbiettivo. Nabari è anche questo: affrontare a testa alta la vita per raggiungere il proprio scopo. Ma non solo: è anche maturare per essere in grado di comprendere se stessi e i propri desideri, e prendersi la responsabilità del cambiamento. Il finale è uno dei più commoventi che abbia mai visto, luminoso ma straziante nello stesso tempo.
Tratto dal manga di Yuhki Kamatani, l'anime ne differisce da metà in poi - dalla fine della saga dell'istituto Alya, per la precisione. Anche se non realizzata direttamente dalla pagine del manga, la seconda parte non è inferiore alla prima sia per profondità sia per capacità di coinvolgere.
Magistralmente realizzato dallo J.C. Staff, con un'opening e due ending meravigliose, Nabari no Ou a mio avviso è un gioiello per chi è in cerca di qualcosa di diverso. Voto: 10 e lode.