Recensione
Planzet
7.0/10
Produzione del 2010, "Planzet" sfrutta la CGI per una maggiore qualità scenica. Creata su regia e sceneggiatura di Jun Awazu e animata dagli studi CoMix Wave Inc. e Media Factory, l'opera rimane sui binari dello standard e non esplode in niente di diverso dal solito.
Graficamente è di sicuro una delle opere migliori degli ultimi anni, tenendo conto sopratutto che non è un'opera destinata al grande schermo, con conseguente minore disponibilità in termini di budget. Possiamo notare come i personaggi non sembrino dei fantocci 3D, come può succedere in alcuni videogiochi, ma al contrario diano una parvenza di naturalezza. Le articolazioni sono riprodotte in maniera eccellente, dai passi lenti alle scene più veloci non si ha mai la sensazione di avere un manichino davanti, anche i dettagli anatomici meritano un plauso: duri quando si sottolineano le braccia dei soldati e morbidi quando si tratta di personaggi femminili. Unica pecca sono le espressioni a mio parere poco accentuate in alcune scene e su un paio di personaggi in generale, ma questo in ogni caso non influisce sulla buona qualità dell'animazione. Il chara design è molto buono, niente di caratteristico o di troppo originale, è morbido e abbastanza lineare, ma soprattutto godibile accentuando la dolcezza e la sensualità delle donne, l'immaturità del personaggio principale e la freddezza del capitano più anziano.
Prima di commentare la parte animata riguardante i robot c'è bisogno di spendere due righe per far capire il contesto generale dell'anime: siamo in un futuro poco distante dai nostri giorni, l'umanità ha appena colonizzato Marte e si prepara a esplorare l'universo, se non avvenisse l'invasione di una razza aliena denominata FOS che subito dopo la sua comparsa inizia il processo di devastazione della Terra. Questo riduce l'umanità a pochi sopravvissuti che tentano di resistere come possono. Tra le armi a sua disposizione, il Giappone ha dei Mobil Suit chiamati GL, mentre la difesa migliore in possesso dell'umanità è il Diffusore, una tecnologia in grado di creare una barriera molto simile all'A.T. Field di "Neon Genesis Evangelion". I GL risultano molto originali.
Tornando quindi ai robot presenti nella storia, troviamo una buona qualità anche in questo caso, con scene eclatanti, scontri ed esplosioni, creando una fluidità molto reale che ricorda i combattimenti di "Gundam", risultando del tutto godibile allo spettatore.
A inizio recensione avevamo detto che l'opera non esplode e ora ne vedremo i motivi, prima fra tutti la povertà della sceneggiatura, che incide fin troppo su una linearità della trama che dice tutto e non dice niente. Molte cose non vengono spiegate, della creazione dei GL viene solo detto che in Giappone vi sono degli ingegneri che ne studiano la tecnologia. Non si capisce se sono produzioni in serie ma sopratutto non si capisce perché ne esistano solo tre modelli, quelli che si vedono nell'anime, appunto, e, ammesso che esistano solo quelli, non esiste una Forza di Difesa, in modo da avere anche altri mezzi, ma solo tre scapestrati che sono lì non si sa bene come.
Qui c'è un'altra pecca: il background dei personaggi è banale e non viene enfatizzato a dovere, c'è chi è diventato soldato per il fratello scomparso, chi per vendetta, chi non si capisce bene il perché. Il tutto è un amalgama degli ingredienti basilari dell'animazione giapponese: il personaggio principale è un ragazzo immaturo che alla fine della storia capirà cosa è giusto fare, ma non può arrivarci da solo e ha bisogno dei sacrifici delle persone che gli sono vicine, come il capitano che ha perso tutto e non ha più scopi, ma sa benissimo quali sono i valori che contano. E' vero che le basi contano, ma è anche vero che c'è bisogno di originalità nel saperle usare.
Le espressioni a volte non rendono a dovere.
Altra cosa che fa abbassare il livello qualitativo dell'anime è lo scontro finale, quello con cui il ragazzo (ovviamente) salva la Terra distruggendo gli alieni, grazie a una super arma usata rigorosamente come ultima risorsa su decisione del comandante dell'esercito. La lamentela è banale, ma vi è un problema di fondo: la super arma è un'astronave immensa che il ragazzo pilota apparentemente senza plancia di comando! E c'è di più: nel momento di difficoltà, quando tutto sembra perduto a lui basta incazzarsi per far sì che l'astronave ottenga nuova energia e distrugga il nemico. Un finale che sembra più messo lì per tagliare e fare finire tutto in fretta.
Per concludere non mi sento di bocciare del tutto "Planzet"; certo la trama è lineare ma rimane comunque godibile, è una visione leggera giusta per una sera in cui non si vuole niente di impegnativo. Lo sconsiglierei a chi si aspetta 50 minuti di scontri bellici con Mobil Suit perché ne rimarrebbe deluso.
Graficamente è di sicuro una delle opere migliori degli ultimi anni, tenendo conto sopratutto che non è un'opera destinata al grande schermo, con conseguente minore disponibilità in termini di budget. Possiamo notare come i personaggi non sembrino dei fantocci 3D, come può succedere in alcuni videogiochi, ma al contrario diano una parvenza di naturalezza. Le articolazioni sono riprodotte in maniera eccellente, dai passi lenti alle scene più veloci non si ha mai la sensazione di avere un manichino davanti, anche i dettagli anatomici meritano un plauso: duri quando si sottolineano le braccia dei soldati e morbidi quando si tratta di personaggi femminili. Unica pecca sono le espressioni a mio parere poco accentuate in alcune scene e su un paio di personaggi in generale, ma questo in ogni caso non influisce sulla buona qualità dell'animazione. Il chara design è molto buono, niente di caratteristico o di troppo originale, è morbido e abbastanza lineare, ma soprattutto godibile accentuando la dolcezza e la sensualità delle donne, l'immaturità del personaggio principale e la freddezza del capitano più anziano.
Prima di commentare la parte animata riguardante i robot c'è bisogno di spendere due righe per far capire il contesto generale dell'anime: siamo in un futuro poco distante dai nostri giorni, l'umanità ha appena colonizzato Marte e si prepara a esplorare l'universo, se non avvenisse l'invasione di una razza aliena denominata FOS che subito dopo la sua comparsa inizia il processo di devastazione della Terra. Questo riduce l'umanità a pochi sopravvissuti che tentano di resistere come possono. Tra le armi a sua disposizione, il Giappone ha dei Mobil Suit chiamati GL, mentre la difesa migliore in possesso dell'umanità è il Diffusore, una tecnologia in grado di creare una barriera molto simile all'A.T. Field di "Neon Genesis Evangelion". I GL risultano molto originali.
Tornando quindi ai robot presenti nella storia, troviamo una buona qualità anche in questo caso, con scene eclatanti, scontri ed esplosioni, creando una fluidità molto reale che ricorda i combattimenti di "Gundam", risultando del tutto godibile allo spettatore.
A inizio recensione avevamo detto che l'opera non esplode e ora ne vedremo i motivi, prima fra tutti la povertà della sceneggiatura, che incide fin troppo su una linearità della trama che dice tutto e non dice niente. Molte cose non vengono spiegate, della creazione dei GL viene solo detto che in Giappone vi sono degli ingegneri che ne studiano la tecnologia. Non si capisce se sono produzioni in serie ma sopratutto non si capisce perché ne esistano solo tre modelli, quelli che si vedono nell'anime, appunto, e, ammesso che esistano solo quelli, non esiste una Forza di Difesa, in modo da avere anche altri mezzi, ma solo tre scapestrati che sono lì non si sa bene come.
Qui c'è un'altra pecca: il background dei personaggi è banale e non viene enfatizzato a dovere, c'è chi è diventato soldato per il fratello scomparso, chi per vendetta, chi non si capisce bene il perché. Il tutto è un amalgama degli ingredienti basilari dell'animazione giapponese: il personaggio principale è un ragazzo immaturo che alla fine della storia capirà cosa è giusto fare, ma non può arrivarci da solo e ha bisogno dei sacrifici delle persone che gli sono vicine, come il capitano che ha perso tutto e non ha più scopi, ma sa benissimo quali sono i valori che contano. E' vero che le basi contano, ma è anche vero che c'è bisogno di originalità nel saperle usare.
Le espressioni a volte non rendono a dovere.
Altra cosa che fa abbassare il livello qualitativo dell'anime è lo scontro finale, quello con cui il ragazzo (ovviamente) salva la Terra distruggendo gli alieni, grazie a una super arma usata rigorosamente come ultima risorsa su decisione del comandante dell'esercito. La lamentela è banale, ma vi è un problema di fondo: la super arma è un'astronave immensa che il ragazzo pilota apparentemente senza plancia di comando! E c'è di più: nel momento di difficoltà, quando tutto sembra perduto a lui basta incazzarsi per far sì che l'astronave ottenga nuova energia e distrugga il nemico. Un finale che sembra più messo lì per tagliare e fare finire tutto in fretta.
Per concludere non mi sento di bocciare del tutto "Planzet"; certo la trama è lineare ma rimane comunque godibile, è una visione leggera giusta per una sera in cui non si vuole niente di impegnativo. Lo sconsiglierei a chi si aspetta 50 minuti di scontri bellici con Mobil Suit perché ne rimarrebbe deluso.