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"Laputa, il castello nel cielo"... Già, il titolo basta a far volare la fantasia oltre le nuvole e l'immaginazione. Questo film d'animazione è del 1986 ed è il primo prodotto del neonato Studio Ghibli. Dopo Nausicaa, uscito nel 1984, il maestro Miyazaki non ha deluso le aspettative dirigendo con zelo e passione quest'avventura di fascino libresco.

Sheeta è una bambina che porta con sé un grande segreto: possiede un ciondolo fatto di cristallo di gravipietra, una pietra in grado di annullare la gravità. Questo suo prezioso tesoro fa gola a molti, tra i quali il governo stesso del suo paese e una banda di pirati, la famiglia di Dola. Per scappare da loro, Sheeta cade all'improvviso da un'aereonave galleggiando dal cielo verso un piccolo villaggio e viene aiutata da un bambino che lavora in miniera, Pazu. Il padre di Pazu era un aviatore che aveva visto in cielo un castello sospeso tra le nubi. In quel frangente c'era una tempesta, ma lui era riuscito a fare una foto alla città nel cielo, Laputa. Nonostante questo l'uomo non fu creduto e morì senza gloria considerato da tutti un bugiardo. Per salvare la reputazione del padre, Pazu desidera a tutti i costi trovare Laputa. I due bambini scappano insieme e scoprono che Sheeta è una discendente dell'ormai estinto popolo di Laputa. Il desiderio di trovare la città sospesa sale.

Il titolo del film prende il nome dalla città galleggiante dei Viaggi di Gulliver di Swift, romanzo che viene anche citato da Pazu nella descrizione di Laputa. A differenza del precedente Nausicaa qui non c'è epicità, non ci sono grandi temi preponderanti, come l'inquinamento della natura, ma solo la terribile sete di potere dell'uomo, la sua bramosia nella ricerca del possesso di tesori e armi di distruzione. Non c'è nemmeno una figura carismatica e forte come la San di Princess Mononoke, la ragazza lupo. Cosa c'è allora di magico e salvifico in questo film? La meraviglia della scoperta di un "mondo" nuovo, una civiltà antica i cui segreti, come ci insegnano i due piccoli protagonisti, non vanno sfruttati per scopi infimi, ma tutelati come beni preziosi. La dolcezza dei due bambini invade lo schermo. Non hanno altro che la povertà, eppure sono così ricchi di sentimenti positivi. La semplicità, l'innocenza e il coraggio, il loro giovane amore sono le "armi" che usano contro la sopraffazione.

Miyazaki ha una passione non nascosta per l'aviazione e i dettagli degli strumenti di volo e delle navi volanti sono accurati e lasciano pienamente soddisfatti. La presenza dei robot e della loro intelligenza artificiale meriterebbe una lunga analisi sulle varie fonti e spunti, a partire dalla stessa Nausicaa. Ci sono scene dal forte impatto visivo che ti lasciano davvero senza fiato, come: la tempesta di fulmini all'interno del "nido dei draghi", la visione della verde natura di Laputa, che ha immerso le sue antiche costruzioni in un sonno profondo, la scena finale, con un cielo limpido e blu. La grafica è quella di un film degli anni Ottanta, ma il timbro del regista la rende emozionante e per nulla obsoleta. Il ritmo è sempre incalzante e le scene d'azione si succedono una dopo l'altra. La trama è lineare e facile da seguire. Non ci sono vistose incongruenze e forzature. Forse solo il ruolo della famiglia dei pirati non è molto rilevante ai fini della storia. E' la presenza comica e divertente, spesso presente nei film di Miyazaki.
Consigliato a tutti gli amanti dell'avventura.