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Terzo e ultimo capitolo della trilogia dedicata all'opera di Naoki Urasawa, "Redemption" è sicuramente quello che fa più discutere ma che al tempo stesso esalta la grandiosità del fumetto di riferimento. Larga parte del lungometraggio è stata spesa per rendere più facilmente interpretabile il secondo, incomprensibile film. Solite piccole imprecisioni, ma una in particolare davvero obbrobriosa (l'affare Yoshitsune, per intenderci). Per pareggiare i conti però il regista orchestra in maniera sapiente una ennesima grande imprecisione che però lascia sorridere, anzi ci scappa perfino la lacrimuccia di gioia e l'applauso del pubblico.
E' il capitolo della resa dei conti, e i nodi vengono al pettine in maniera più o meno precisa. La narrazione è di gran lunga la più scorrevole della trilogia filmica e l'effetto andrenalinico delle concitate scene d'azione ringrazia assieme al pubblico invasato. Menzione speciale per la scena al termine dei titoli di coda (dopo il concerto, per intenderci): questa scena rappresenta una chiave interpretativa importantissima sia per il film sia per la serie a fumetti, lode al regista e al suo improvviso guizzo artistico.
Gli attori sono straordinari, in particolare Kenji e Occio, due pilastri nella loro interpretazione dei rispettivi personaggi che strappano sorrisi e sguardi di assenso al pubblico. Neofiti e navigati riusciranno a comprendere abbastanza bene il complicato mistero che si cela sin dalla prima scena del primo film, e il finale come già detto darà una mano importante all'interpretazione totale di una trilogia di film da 2,30 ore l'uno e ben 24 volumi della serie a fumetti. E non è poco.