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Se si parlasse di maionese, questa non sarebbe affatto venuta! La storia parla di un hikikomori (fenomeno a quanto pare abbastanza tipico del Giappone), ovvero di un ragazzo che sta recluso in casa incollato davanti al PC, vivendo in un mondo virtuale. Il protagonista si autoreclude perché crede di far parte di un complotto, però non si capisce bene quali hobby abbia sviluppato in quattro anni, tranne quello di accumulare spazzatura nel suo appartamento. Troverà a salvarlo una ragazza, Misaki, dal passato oscuro, che "casualmente" aiutava la zia durante un servizio porta a porta. Cosa dire, la trama pare alquanto scadente, i profili psicologici dei personaggi non compaiono come dovrebbero, ogni puntata è contraria alla precedente per quanto riguarda appunto la psicologia alla base dei personaggi; anche se ci vengono incontro per aiutarci musiche facilmente riconoscibili nei generi, ma comunque carine e di contorno, non ci si appassiona alla storia di Sato. La vita va vissuta, no? Beh, Sato cambia pensiero a proposito un sacco di volte; se questo è quello che ci voleva dire implicitamente l'autore, beh, poteva essere più diretto. I personaggi secondari appaiono e scompaiono proprio per aumentare l'idea della solitudine che si crea intorno a Sato. L'unica cosa passabile sono le animazioni, divertenti a tratti, soprattutto nelle fantasie del protagonista. La regia, cercando di parlare di un tema tanto complesso, come quello della bellezza della vita reale contro la bellezza finzionale, finisce per essere figlia del suo tempo, ovvero mediocre nelle azioni e lontana nelle voice-over.

Non capisco tutto il successo di un'opera del genere. Riassumendo: trama irreale e parodistica della vita reale; musiche passabili; animazione carina. Il character design, questo mi mancava: beh, questo gli va dato a favore, la fantasia nel denotare i vari personaggi è molto dirompente, non esce dagli schemi tradizionali, sia chiaro, però non ci sono personaggi non curati (persino nei giochi che imparerà ad amare Sato o nei vari posti dove si ritroverà a combattere col suo Io-hikikomori). Per quanto riguarda i colori, la tavolozza che viene usata sicuramente non è di una dozzina di tubetti di colore, e questo gioca sicuramente a suo vantaggio (vorrei ben vedere, è un'opera fatta completamente al PC!). Dei dialoghi non vorrei parlarne, però, dai, non sono così scontati come ho visto diverse volte, soprattutto nella trasposizione dal giapponese all'italiano.