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E' vero bisogna farsi violenza per digerire il nuovo chara della nuova saga di Ghost in the shell, una specie di prequel, quando Motoko Kusanagi era "proprietà" dell'esercito. Bisogna farsi violenza, perché quelle rotondità prive di forma, quell'effetto "lolitesco" dei chara moderni, sa di esageratamente kawai. Anche vedere tirati a lucido i comprimari, come il "veterano" Aramaki, sorprende, che forse sia invecchiato precocemente causa "le avventatezze future" del maggiore? Ma, a parte questo, l'atmosfera è da Ghost in The Shell, e sebbene non possa proprio considerare Tow Ubukata uno sceneggiatore che mi arrida con piacere, in realtà sa miscelare modernità e empatia dei personaggi senza dimenticare che una storia deve raccontare qualcosa. E questo primo episodio racconta qualcosa, mettendo sul campo quello che ha reso famosa la saga di Ghost in the Shell: il confronto tra mente e l'oggettivamente concreto (spesso rappresentato da un corpo), senza inutilmente scimmiottare o rimandare troppo a saghe come quelle del Burattinaio via discorrendo. Anzi il trucco di vedere il maggiore incastrata proprio in uno di quegli inganni rende più interessante l'intera posta, proprio perché non si ha l'effetto straniante di stare ad assistere ad un personaggio superiore al suo se stesso futuro, e che spesso porta a chiedersi se conti l'esperienza.

Animazione gradevole, le scene di combattimento con i burattini, e nella casa con il Giamaicano rasta sono ben fatte.

Ampiamente promosso.