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6.0/10
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Sono ormai passati 5 o 6 anni dall'esplosione del caso Death Note in Italia: ora che i fanboy dovrebbero essere tornati a dedicarsi ad altra robaccia (tipo Naruto o Bleach), cercherò di dare la mia su questo argomento, limitando il numero di spoiler per quanto possibile.

L'incipit ormai lo sanno tutti: un ragazzino iper-intelligente entra in possesso di un quaderno "magico". Se viene scritto un nome su quel quaderno, la persona corrispondente morirà: il ragazzo decide di ripulire il mondo dal crimine, ma sterminando mezza popolazione mondiale qualcuno si insospettisce ed inizia a dargli la caccia. Questa la trama in breve, ora parliamo di cosa va bene e cosa non va bene.

Inanzi tutto vanno bene, soprattutto nella prima parte, gli approfondimenti psicologici sulle motivazioni di Light (il ragazzo che trova il quaderno) e L (l'investigatore che gli da la caccia). Il primo è una metafora del potere, proprio nell'accezione più pura del termine: originariamente è uno studente modello, diligente, coscenzioso, vuole davvero fare del mondo un posto migliore, ma inevitabilmente mettendogli tra le mani un potere straordinario finisce per corrompersi e per diventare il peggiore dei criminali che giustizia. L d'altro canto non è nè il cattivo nè il buono, ma è l'opposto di Light: lui ha potere fin da subito, ma non ne viene corrotto in alcun modo, perchè non essendo "normale" non ha gli stessi dubbi e problemi che ha Light, alla fine un ragazzo come tanti. Interessante quel che sembra dirci il regista, cioè che biogna essere "fuori di testa" per non rimanere schiacciati dal potere. Interessanti pure i mezzi e tutte le strategie che i due mettono in piedi per sconfiggere l'altro, in un dualismo che non ammette interferenze e che porta l'asse della narrazione in una situazione in cui bene e male non esistono, spesso schiacciati dalla semplice voglia di dimostrarsi il migliore.

Questo per le prime 10 puntate dell'anime, che sono davvero belle. Il problema comincia quando questo equilibrio viene forzato dagli autori: per quanto Light sia un genio, L è comunque un membro dell'Interpol e dovrebbe avere tutti i mezzi che vuole per smascherare un ragazzino. Per bilanciare questa disparità di forze, fanno commettere ingenuità spaventose a L che stridono mortalmente con le presunte capacità cognitive dei due. E man mano che la storia procede si ha un escalation ti boiate mostruose, piani talmente complessi e astrusi da rasentare (e spesso sforare) l'impossibilità di realizzazione degli stessi, con Light e L che dopo un pò non riescono più a reggere la baracca da soli. Ecco quindi entrare numerosi personaggi, tutte versioni ora più stupide, ora più inutili, ora più fastidiose dei due protagonisti. La storia ha una durata di circa 10 anni e in quei 10 anni nessuno riesce a cogliere l'ovvio, mai, in nessuna occasione: solo piani estremamente complicati, costosi e dalle possibilità di riuscita (e soprattutto di "antisgamo") nulle possono portare a compimento una vicenda ormai senza né capo né coda. Nemmeno il finale si riscatta: tutto viene chiuso con una supercazzola talmente incomprensibile che, dopo una prima visione perplesso e scettico, ho dovuto rivedere 4 volte per capire che non torna nemmeno per sogno.
In coda, un commento tecnico: animazione di buona fattura con numerosi tagli di inquadratura ricercati e studiati per trasmettere un'atmosfera di angoscia (questo va riconosciuto), tutto spesso rovinato da musiche troppo pompose, cariche di suoni esasperati e pure poco ispirate, da dimenticare.

Death Note non è una serie brutta, è una serie che potremmo definire "ad esplosione" (non esplosiva): ad una partenza deflagrante e molto carica segue una parte in cui tutto si svuota di energia e finisce nel rimbombo di quello che era stata un tempo. Se fosse durata 12 episodi, con meno azioni cervellotiche e più attenzione ai buchi di trama, probabilmente sarebbe stata una serie cult anche negli anni a seguire: così è stata una moda passeggera trainata soprattutto da figure riconducibili all'immaginario "lolita" e dai vari racconti yaoi (un'infinità) apocrifi delle fungirl, che tra altri cinque o sei anni nessuno ricorderà più.