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Come molti registi di genere italiani degli anni '60-'70 che sfruttavano generi considerati di "serie B" dalla critica - ad esempio l'horror, il western o il thriller - per portare allo scoperto le ombre della società, così fa nel 1982 Yoshiyuki Tomino, geniale regista che ha innovato il genere robotico per trasformarlo in opera d'arte, e facendone così, in questo caso, un veicolo della sua personale e originale poetica: la comprensione come unica via da percorrere per giungere alla pace, l'anti-militarismo e il divario generazionale. Purtroppo l'innovazione non viene capita subito e così la serie TV "Space Runaway Ideon" seguì il triste destino di "Mobile Suit Gundam", un cocente flop di ascolti e di vendite di giocattoli che la portarono a una prematura cancellazione lasciandone sospeso il finale.
Non è difficile immaginare le ragioni del flop: il robot protagonista anti-estetico al massimo (per mettere in primo piano i contenuti), scarsa varietà del set di mosse dell'Ideon (per gran parte della serie abbatte i suoi avversari solo con calci e pugni) e, infine, un'intellettualità molto ricercata per l'epoca, la quale s'addentrò in temi impegnati come razzismo e xenofobia - già affrontati in alcuni robotici precedenti - traendone conclusioni filosofiche di ampio respiro cariche di un inaudito pessimismo. In sostanza, il genere del super-robot, nato come mero intrattenimento per bambini, non poteva reggere a tale contraddizione e quindi il flop non poteva essere che inevitabile.
Fortunatamente, grazie alla rivalutazione a livello commerciale di "Gundam" coi tre film cinematografici, Tomino riesce a farsi produrre da Sunrise il film "Ideon: Be Invoked", concludendo magnificamente la serie TV e portando così il robotico a vette sino ad oggi mai più toccate.

Il film riprende nella prima mezz'ora le ultime puntate della serie riassumendole velocemente, per poi entrare finalmente nel vivo con le parti inedite. "Space Runaway Ideon" soffriva, come molte serie robotiche dell'epoca, di una storia principale molto labile (fatta di incessanti quanto ripetitivi scontri), un ritmo eccessivamente lento (nonostante i molti combattimenti) e non controbilanciato da una trattazione di contenuti molto dialogata, poiché l'azione era sin troppo preponderante su tutto il resto (pur con una riuscita caratterizzazione dei personaggi), e una continuity quasi inesistente, così che sommando il tutto si finisce con l'ottenere una serie TV ostica da visionare per uno spettatore odierno, ma alla fine il suo sforzo sarà ripagato dalla magnificenza di tale pellicola.

Grazie al fatto che i tempi cinematografici devono per forza di cose essere necessariamente più veloci rispetto a quelli di una serie TV, Tomino finalmente riesce a conferire un ritmo adeguato alla storia, trasformando così uno dei difetti di "Ideon" in un punto di forza. Libero da qualsiasi costrizione, l'autore può trattare a briglie sciolte il tema del razzismo e l'odio che scaturisce da esso. Umani e Buff Clan, ad eccezione degli occhi, hanno il medesimo aspetto fisico (molte volte nel corso delle puntate è capitato che, nelle missioni di spionaggio, l'infiltrato non venisse scoperto proprio perché identico ai Terrestri), stile di vita e sentimenti. Ha senso quindi di parlare di "essere diverso" in questo caso? Forse semplicemente Tomino ci sta dicendo che noi esseri umani preferiamo dare "dell'alieno" a chiunque ci stia antipatico o percepiamo come diverso, perché non integrato nei meccanismi socio-culturali imperanti nella nostra comunità.
Il concetto di "alieno" non esiste, essendo una mera invenzione delle nostre infondate paure, le quali sia nel passato quanto nel futuro più remoto sono rimaste sempre identiche, visto che tuttora non riusciamo a "comprendere" l'altro - tanto che nel recente periodo storico stanno ritornando in auge episodi intolleranza contro il diverso. Se poi vogliamo fare sciocche classificazioni basate sulla razza, c'è da dire che neanche tra noi "simili" riusciamo a far rispettare un principio di uguaglianza sociale, vista la creazione di continue barriere socio-economiche, tanto che, alla fine, non ci comportiamo in modo diverso dai Terrestri popolanti le varie colonie dell'universo di "Ideon" e che, in teoria, facendo parte della stessa specie, dovrebbero fare gioco comune. Invece ogni pianeta pensa ai fatti propri negando all'equipaggio dei Bes un rifugio sicuro, arrivando alcune volte ad allearsi con il Buff Clan per annientarli, pur di ambire al potere dell'Ide (consistente in un'energia infinita, in grado di distruggere l'intero universo, contribuendo già in passato a spazzar via la "Sesta Civiltà").
L'essere umano si dimostra incapace di comprendere l'altro e superare il suo profondo odio di stampo razziale verso l'altra fazione, preferendo a tutti i costi annientarla. Buff Clan e umani in questo modo non fanno altro che incrementare maggiormente il sempre più incontrollabile e distruttivo potere dell'Ide; ogni tentativo di mediazione tra le due fazioni da parte degli individui più idealisti come Karala è destinato a fallire, destinato a infrangersi innanzi all'incessante forza dell'odio e della guerra che spazza via ogni velleità di pacifica convivenza, poiché nessuna comprensione è possibile se nessuna parte è disposta a mettere in gioco le proprie idee. La mattanza finale operata da Tomino all'apice del suo nichilismo più profondo e cupo non guarderà in faccia a nessuno: né gli adulti, preda del loro odio, né i giovani ragazzi, anch'essi indotti a essere spietati verso il nemico.
Nessuna teatralità o sadismo gratuito nelle tante morti, ma solo la constatazione del fallimento della specie umana. Il potere dell'Ide, che non è una mera divinità ma un qualcosa di ancora più profondo a livello concettuale (essendo formato da un'energia frutto dell'auto-coscienza delle volontà degli esseri viventi dimoranti nell'Ideon), emetterà la sua spietata sanzione. Premuto il pulsante di "reset", gli umani e Buff Clan troveranno una pace tra loro solo post-mortem, ma una piccola luce di speranza è data nel visionario finale da "Messia", il figlio frutto dell'unione di Karala e Bes, che potrà guidare una nuova generazione rinata dalle ceneri della precedente all'apprendimento dell'universale messaggio di pace e uguaglianza. Nel nichilismo più estremo si intravede una piccola luce nell'oscurità... ma è un bene? Non era forse meglio per gli esseri umani una totale distruzione, perché sono portatori solo di meschini interessi, divisioni, odio e morte? Tomino non vuole compiere questo spaventoso salto concettuale che lo avrebbe portato nell'abisso della disperazione dal quale non sarebbe più uscito.

Ad eccezione dei primi minuti di film, presentanti scene riciclate dalla serie TV, il resto della pellicola possiede animazioni create ex-novo.
Grazie a un budget molto elevato, Tomino ha finalmente largo spazio per costruire battaglie più articolate e complesse, anche se a livello registico siamo un po' lontani dallo stile usato in "Gundam", decidendo di optare per dei normali campi e controcampi, realizzando scene d'azione chiare e pulite, le quali risultano ben lontane dal caos registico di "Z Gundam", dove la telecamera viene mossa all'impazzata creando una sensazione di confusione nello spettatore.
Solitamente Tomino viene ricordato sempre per i contenuti e quasi mai per l'aspetto registico, che spesso nelle sue opere risulta essere secondario; invece in tale film il regista riesce a dare una forte impronta personale alla sua regia grazie a una visionarietà senza freni nell'ultimo atto della pellicola, con virtuosi quanto arditi piani sequenza rappresentanti onde di energia colorate e spiriti di defunti che si manifestano lasciando dietro di sé scie luminose, costruendo quindi una messa in scena originale che non ha precedenti in nessun film d'animazione - potendo essere comparata solo alla scia luminosa multicolore di "2001 Odissea Nello Spazio", dove ogni parola risulta inutile e conta solo l'immagine.

In conclusione, ci si ritrova innanzi a una delle più importanti opere d'animazione degli anni '80 e al miglior film robotico di sempre, ex-aequo con l'immenso "Patlabor 2: The Movie" di Mamoru Oshii. Con l'ultima mezz'ora di tale film, il cinema di Tomino da narrativo si fa contemplativo, uno stadio di magnificenza artistica che solamente i migliori riescono a raggiungere.
Un'opera che, nonostante abbia sulle sue spalle svariati decenni e sia mascherata da film di genere, si dimostra tuttora sempre più attuale, lanciando un duro attacco contro la piega che sta prendendo l'intera umanità, che è ancora in tempo per cambiare.
Ci si ritrova con "Ideon: Be Invoked" innanzi all'apice mai più raggiunto dell'intera carriera del regista in questione, una visione imprescindibile per ogni amante del genere robotico e che dovrebbe essere riscoperta dai cultori del cinema, per darle finalmente il giusto risalto dall'oblio in cui essa sembra rilegata.