Recensione
Kiseiju - L'ospite indesiderato
10.0/10
Un anime completo, direi. Completo poiché riesce a mettere insieme varie componenti: un po' di azione, un po' di fantascienza, un po' di dramma, un po' di horror, un po' di splatter, un po' di sentimento. La presenza di una parte sentimentale, inserita in un contesto ben più ampio, non trascende mai in un contenuto ecchi o erotico, e persino in un momento di intimità riesce ad essere dolce: qualche scena con una intuizione e in cui ci si sofferma, proprio per indirizzare lo spettatore, su un paio di mani intrecciate.
Al di là di questi aspetti, peraltro tutti ben riusciti, è la parte psicologica che è stata davvero ben costruita e che rappresenta il punto di forza dell'opera. In particolare sono affascinanti, almeno per me, le prime puntate, dove scopro quasi scena per scena il modo di pensare di Migi e di tutta la sua razza. Dopo aver conosciuto questa nuova razza, si affronta in ordine sparso: la caratterizzazione dei parassiti, così razionale e funzionale, il caso "strano" di Migi e di Shinichi, il comportamento e la psicologia di Shinichi (catapultato in questa strana situazione di mezzo) con i fatti scolastici e gli avvenimenti che interessano le persone a lui care, il comportamento (da entrambi i punti di vista di umani e parassiti) degli umani così vari (dalla vecchina all'investigatore, al commissario, ad A, ai bulli, alla prof...). Questi temi portano lo spettatore a calarsi in due differenti modi di vedere, a comprendere le diverse necessità incompatibili (qui penso a "Tokyo Ghoul") e, obbligatoriamente, a vedere ogni volta la puntata successiva.
Mi sono fermato qualche volta per rivedere qualche scena in modo da comprendere meglio il senso. In particolare (spero sia possibile) riporto un estratto riguardo a questo aspetto psicologico che mi ha spinto a rivedere la scena; siamo alla (mi pare) diciassettesima puntata. Qui Ryoko Tamiya incontra Satomi e in un brevissimo scambio di battute dice: "Ti invidio". A chi era destinata quella battuta? Quella sola battuta poteva essere destinata proprio a Satomi, come invidia per la capacità di provare sentimenti, poteva essere rivolta, per indiretta persona, a Shinichi, come invidia per avere qualcuno che lo cerca e o desidera; tale scena farà da introduzione alle successive scelte di Tamiya.
Oltre a queste tipologie, fosse possibile classificare un anime anche come "ecologista", questo sarebbe in cima alla lista. Il messaggio lanciato relativo al concetto di sostenibilità ambientale, al concetto di rispetto della vita, al concetto di "questo pianeta è di tutti gli esseri viventi" lo potrebbe rendere un anime modello per portare alla riflessione su alcuni temi su cui si dibatte, ahimè, con risultati ancora rivedibili, da ormai qualche decennio. Esemplare è, a proposito, il confronto fra gli assassini dei parassiti e quelli degli umani.
L'aspetto musicale è discreto, sempre valido, ma rispetto al resto leggermente sotto la media.
L'aspetto grafico è molto ben rifinito. Ho notato in questo anime, diversamente da vari altri, una maggiore orientalizzazione dei personaggi: mi pare che qui i personaggi abbiano lineamenti più spiccatamente giapponesi rispetto ad altre opere n cui i contorni dei visi prendono lineamenti più generici.
Consigliatissimo. Voto: 10
Al di là di questi aspetti, peraltro tutti ben riusciti, è la parte psicologica che è stata davvero ben costruita e che rappresenta il punto di forza dell'opera. In particolare sono affascinanti, almeno per me, le prime puntate, dove scopro quasi scena per scena il modo di pensare di Migi e di tutta la sua razza. Dopo aver conosciuto questa nuova razza, si affronta in ordine sparso: la caratterizzazione dei parassiti, così razionale e funzionale, il caso "strano" di Migi e di Shinichi, il comportamento e la psicologia di Shinichi (catapultato in questa strana situazione di mezzo) con i fatti scolastici e gli avvenimenti che interessano le persone a lui care, il comportamento (da entrambi i punti di vista di umani e parassiti) degli umani così vari (dalla vecchina all'investigatore, al commissario, ad A, ai bulli, alla prof...). Questi temi portano lo spettatore a calarsi in due differenti modi di vedere, a comprendere le diverse necessità incompatibili (qui penso a "Tokyo Ghoul") e, obbligatoriamente, a vedere ogni volta la puntata successiva.
Mi sono fermato qualche volta per rivedere qualche scena in modo da comprendere meglio il senso. In particolare (spero sia possibile) riporto un estratto riguardo a questo aspetto psicologico che mi ha spinto a rivedere la scena; siamo alla (mi pare) diciassettesima puntata. Qui Ryoko Tamiya incontra Satomi e in un brevissimo scambio di battute dice: "Ti invidio". A chi era destinata quella battuta? Quella sola battuta poteva essere destinata proprio a Satomi, come invidia per la capacità di provare sentimenti, poteva essere rivolta, per indiretta persona, a Shinichi, come invidia per avere qualcuno che lo cerca e o desidera; tale scena farà da introduzione alle successive scelte di Tamiya.
Oltre a queste tipologie, fosse possibile classificare un anime anche come "ecologista", questo sarebbe in cima alla lista. Il messaggio lanciato relativo al concetto di sostenibilità ambientale, al concetto di rispetto della vita, al concetto di "questo pianeta è di tutti gli esseri viventi" lo potrebbe rendere un anime modello per portare alla riflessione su alcuni temi su cui si dibatte, ahimè, con risultati ancora rivedibili, da ormai qualche decennio. Esemplare è, a proposito, il confronto fra gli assassini dei parassiti e quelli degli umani.
L'aspetto musicale è discreto, sempre valido, ma rispetto al resto leggermente sotto la media.
L'aspetto grafico è molto ben rifinito. Ho notato in questo anime, diversamente da vari altri, una maggiore orientalizzazione dei personaggi: mi pare che qui i personaggi abbiano lineamenti più spiccatamente giapponesi rispetto ad altre opere n cui i contorni dei visi prendono lineamenti più generici.
Consigliatissimo. Voto: 10