Recensione
One-Punch Man
8.0/10
Recensione di AkiraSakura
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Nato come adattamento di un progetto web indipendente, casareccio e senza alcuna pretesa artistica, firmato da un autore improvvisato denominato ONE, il manga best seller di Yusuke Murata ha fatto parlare molto di sé, allo stesso modo della sua controparte animata, quel "One-Punch Man" che oggigiorno è sulla bocca di tutti gli appassionati. Hype meritato o ennesima moda del momento, destinata a svanire nel nulla dopo qualche mese? Gli innegabili pregi tecnici, la freschezza del soggetto e la passione dello staff della Madhouse fanno decisamente propendere per la prima opzione.
L'idea alla base di "One Punch Man" è provocatoria e brillante allo stesso tempo: inserire in un bagno di cliché legati agli shounen da combattimento di tutte le ere l'archetipo dell'uomo postmoderno povero di spirito, dalla spiccata indolenza, e dotarlo di un potere infinito, il quale viene manifestato dal pugno in sé stesso, il puro e salutare cazzotto, un solo colpo che tira giù ogni cosa: mostri alti come palazzi, dominatori dell'universo che decidono di invadere la Terra, meteoriti, inconcludenti energumeni pieni di sé e così via.
Il canovaccio di ogni puntata si basa sulla costruzione di una situazione tipica da shounen, che verrà puntualmente demolita dall'atteggiamento fiacco e superficiale di Saitama, il decostruttore per eccellenza del mito della virilità e dell'epica tutta muscoli, spade, bolle di energia, coltelli affilati, mazze da baseball, capelli sparati e sorrisi beffardi. E tra una vittoria scontata e l'altra, l'invincibile pelato si annoia e prende tutto così come viene, senza farsi troppi problemi, pensando a cosa dovrà andare a comprare da mangiare al supermercato, indifferente all'ardore del suo "discepolo" cyborg da combattimento Genos, che lo considera come un Dio. Per Saitama è meglio non farsi troppe domande, ma tirare un normalissimo pugno che distrugge ogni mostro, riducendolo a un bagno di sangue in cui sguazzano pezzettini di viscere putrescenti.
Dall'opera emerge una certa critica al sistema gerarchico tipico della società giapponese - l'Associazione degli Eroi, con il suo selettivo sistema di classi formate da eroi superiori ed eroi inferiori, parla da sé, soprattutto nel momento in cui Saitama cercherà di prendervi parte con scarso successo, nonostante la sua imbattibilità. La burocrazia e le gerarchie umane sono in grado di sottomettere chiunque, piegandolo al sistema; e, anche se un individuo si dimostra più portato degli altri - in questo caso addirittura dotato di un talento illimitato -, dovrà comunque dimostrare il suo valore a tutti i numerosi mediocri che lo sottovalutano e che gli sbarrano la strada con le loro innumerevoli capziosità. Anche Saitama viene piegato dal sistema, e la sua integrazione in esso corrisponde a una limitazione della sua personalità e delle sue potenzialità. Egli verrà catalogato come eroe secondario, deriso e ignorato dagli eroi della casta superiore, e i meriti delle sue azioni spesso se li prenderà qualcun altro; in un episodio avremo addirittura modo di assistere a una vera e propria rivolta della popolazione nei suoi confronti, proprio come accadeva ritualmente ai paladini della giustizia tipici dei tokusatsu settantini.
A proposito di tokusatsu, con il suo citazionismo estremo "One-Punch Man" tira dentro di tutto, addirittura una simpatica presa in giro di Kamen Rider, License-less Rider, un personaggio caricaturale che simboleggia il lavoratore giapponese onesto, ingenuo e devoto al prossimo, l'ultima ruota del carro che tuttavia è in grado di prendersi una vittoria morale sul degrado circostante - l'episodio di cui è protagonista è certamente uno dei migliori, data la sua avvincente commistione tra serio e faceto.
Gli omaggi alla tradizione supereroistica dei comics americani si sprecano, e il rozzo umorismo che anima le gag che anticipano la rituale sconfitta del nemico di turno non risparmia nessuno: omosessuali che si spogliano completamente nudi parodiando "Sailor Moon", lolite-esper isteriche che starnazzano perché ignorate dal protagonista, pretenziosi discorsi sugli improbabili allenamenti dei superbi eroi dell'associazione, che vengono stroncati dal banalissimo training a base di trazioni, flessioni e corsa di Saitama - e tanto altro ancora. "One¬-Punch Man" guarda al passato facendosi una sonora risata, prendendo l'innegabile saturazione postmoderna che lo circonda con lo stesso stato d'animo che avrebbe il suo protagonista durante lo scontro con uno dei suoi numerosi avversari.
Nonostante al suddetto basti un solo pugno per sconfiggere qualunque cosa, i combattimenti di "One-Punch Man" sono estremamente avvincenti, un selvaggio spettacolo di animazioni di alto livello che trasuda passione da ogni singolo frame. Ciononostante, a detta del direttore delle animazioni Chikasi Kubota, il budget di "One-Punch Man" non è affatto spropositato, ma rientra nella norma: una tale qualità tecnica è merito dell'impegno dei talenti guidati dal director Shingo Natsume, che in passato era stato direttore dell'animazione del quarto episodio del seminale "Welcome to the N.H.K.", nonché animatore in "Gurren Lagann", "Bokurano", "Space Dandy" (in cui figura altresì come regista), "Panty & Stocking with Garterbelt" (dodicesimo episodio), "Fullmetal Alchemist: Brotherhood"... sino alla prestigiosa collaborazione con Masaaki Yuasa, assieme al quale ha lavorato nel capolavoro "The Tatami Galaxy", consacrandosi ad animatore di culto. Grazie alla presenza nello staff di Shingo Natsume, in "One-Punch Man" è stata utilizzata l'animazione virtuale della web generation di animatori, dei giovanissimi appassionati i cui punti di forza sono l'animazione di esplosioni, laser ed effetti cinetici immediati - nonostante la loro scarsa perizia nei fondamenti del disegno. E' da notare che l'illustratore del manga, Yusuke Murata, sia un esperto di animazione, e che le sue tavole sono state create con lo stesso processo carico di dinamicità tipico dell'anime: questo senz'altro ha contribuito a spianare la strada allo staff della serie animata.
L'apice della pirotecnia tecnica di "One-Punch Man" è lo scontro che avviene nell'ultima puntata, in cui Shingo Natsume ribadisce il suo status di sakuga director donando ai posteri un delirio visivo estremo, che rimanda ai fasti cosmici di "Gurren Lagann": il protagonista finirà addirittura sulla Luna, tratterrà il fiato come se dovesse tuffarsi in piscina, e salterà nello spazio per superare illeso l'atmosfera terrestre, con lo stesso stato d'animo che avrebbe durante una passeggiata al parco (!).
In conclusione, "One-Punch Man" non è di certo una serie priva di difetti, nonostante il suo comparto tecnico sfavillante e alcune trovate comiche geniali: alcuni episodi si rivelano più deboli e meno interessanti di altri, e chi non è avvezzo allo schema tokusatsu potrebbe risultare infastidito dalla ripetitività del semplice meccanismo narrativo sul quale si basa tutta la serie. Inoltre il finale, per quanto spettacolare, è incompleto, in quanto la serie non copre tutto il manga originale. Fatto salvo ciò, il livello di qualità generale dell'anime rimane comunque elevato, e chi è dotato di un buon sense of humor adorerà la grezza ironia di cui l'opera è infarcita, che non si trattiene dallo sfociare nel volgare e nel grossolano con fare sornione, senza darsi troppa importanza e senza avanzare pretese di sorta nei confronti dello spettatore. Si tratta di una serie a suo modo tarantiniana, ovvero basata su grottesche inezie legate alla più becera cultura di massa, che nondimeno vengono rappresentate con grande perizia tecnica da artisti che ci hanno messo il cuore. E lo strepitoso successo dell'opera conferma che, facendo animazione mossi da una grande passione, chi sta dall'altra parte dello schermo ricambierà la cortesia appassionandosi a sua volta - soprattutto chi si approccia per la prima volta al quanto mai vasto medium dell'animazione giapponese tutta.
L'idea alla base di "One Punch Man" è provocatoria e brillante allo stesso tempo: inserire in un bagno di cliché legati agli shounen da combattimento di tutte le ere l'archetipo dell'uomo postmoderno povero di spirito, dalla spiccata indolenza, e dotarlo di un potere infinito, il quale viene manifestato dal pugno in sé stesso, il puro e salutare cazzotto, un solo colpo che tira giù ogni cosa: mostri alti come palazzi, dominatori dell'universo che decidono di invadere la Terra, meteoriti, inconcludenti energumeni pieni di sé e così via.
Il canovaccio di ogni puntata si basa sulla costruzione di una situazione tipica da shounen, che verrà puntualmente demolita dall'atteggiamento fiacco e superficiale di Saitama, il decostruttore per eccellenza del mito della virilità e dell'epica tutta muscoli, spade, bolle di energia, coltelli affilati, mazze da baseball, capelli sparati e sorrisi beffardi. E tra una vittoria scontata e l'altra, l'invincibile pelato si annoia e prende tutto così come viene, senza farsi troppi problemi, pensando a cosa dovrà andare a comprare da mangiare al supermercato, indifferente all'ardore del suo "discepolo" cyborg da combattimento Genos, che lo considera come un Dio. Per Saitama è meglio non farsi troppe domande, ma tirare un normalissimo pugno che distrugge ogni mostro, riducendolo a un bagno di sangue in cui sguazzano pezzettini di viscere putrescenti.
Dall'opera emerge una certa critica al sistema gerarchico tipico della società giapponese - l'Associazione degli Eroi, con il suo selettivo sistema di classi formate da eroi superiori ed eroi inferiori, parla da sé, soprattutto nel momento in cui Saitama cercherà di prendervi parte con scarso successo, nonostante la sua imbattibilità. La burocrazia e le gerarchie umane sono in grado di sottomettere chiunque, piegandolo al sistema; e, anche se un individuo si dimostra più portato degli altri - in questo caso addirittura dotato di un talento illimitato -, dovrà comunque dimostrare il suo valore a tutti i numerosi mediocri che lo sottovalutano e che gli sbarrano la strada con le loro innumerevoli capziosità. Anche Saitama viene piegato dal sistema, e la sua integrazione in esso corrisponde a una limitazione della sua personalità e delle sue potenzialità. Egli verrà catalogato come eroe secondario, deriso e ignorato dagli eroi della casta superiore, e i meriti delle sue azioni spesso se li prenderà qualcun altro; in un episodio avremo addirittura modo di assistere a una vera e propria rivolta della popolazione nei suoi confronti, proprio come accadeva ritualmente ai paladini della giustizia tipici dei tokusatsu settantini.
A proposito di tokusatsu, con il suo citazionismo estremo "One-Punch Man" tira dentro di tutto, addirittura una simpatica presa in giro di Kamen Rider, License-less Rider, un personaggio caricaturale che simboleggia il lavoratore giapponese onesto, ingenuo e devoto al prossimo, l'ultima ruota del carro che tuttavia è in grado di prendersi una vittoria morale sul degrado circostante - l'episodio di cui è protagonista è certamente uno dei migliori, data la sua avvincente commistione tra serio e faceto.
Gli omaggi alla tradizione supereroistica dei comics americani si sprecano, e il rozzo umorismo che anima le gag che anticipano la rituale sconfitta del nemico di turno non risparmia nessuno: omosessuali che si spogliano completamente nudi parodiando "Sailor Moon", lolite-esper isteriche che starnazzano perché ignorate dal protagonista, pretenziosi discorsi sugli improbabili allenamenti dei superbi eroi dell'associazione, che vengono stroncati dal banalissimo training a base di trazioni, flessioni e corsa di Saitama - e tanto altro ancora. "One¬-Punch Man" guarda al passato facendosi una sonora risata, prendendo l'innegabile saturazione postmoderna che lo circonda con lo stesso stato d'animo che avrebbe il suo protagonista durante lo scontro con uno dei suoi numerosi avversari.
Nonostante al suddetto basti un solo pugno per sconfiggere qualunque cosa, i combattimenti di "One-Punch Man" sono estremamente avvincenti, un selvaggio spettacolo di animazioni di alto livello che trasuda passione da ogni singolo frame. Ciononostante, a detta del direttore delle animazioni Chikasi Kubota, il budget di "One-Punch Man" non è affatto spropositato, ma rientra nella norma: una tale qualità tecnica è merito dell'impegno dei talenti guidati dal director Shingo Natsume, che in passato era stato direttore dell'animazione del quarto episodio del seminale "Welcome to the N.H.K.", nonché animatore in "Gurren Lagann", "Bokurano", "Space Dandy" (in cui figura altresì come regista), "Panty & Stocking with Garterbelt" (dodicesimo episodio), "Fullmetal Alchemist: Brotherhood"... sino alla prestigiosa collaborazione con Masaaki Yuasa, assieme al quale ha lavorato nel capolavoro "The Tatami Galaxy", consacrandosi ad animatore di culto. Grazie alla presenza nello staff di Shingo Natsume, in "One-Punch Man" è stata utilizzata l'animazione virtuale della web generation di animatori, dei giovanissimi appassionati i cui punti di forza sono l'animazione di esplosioni, laser ed effetti cinetici immediati - nonostante la loro scarsa perizia nei fondamenti del disegno. E' da notare che l'illustratore del manga, Yusuke Murata, sia un esperto di animazione, e che le sue tavole sono state create con lo stesso processo carico di dinamicità tipico dell'anime: questo senz'altro ha contribuito a spianare la strada allo staff della serie animata.
L'apice della pirotecnia tecnica di "One-Punch Man" è lo scontro che avviene nell'ultima puntata, in cui Shingo Natsume ribadisce il suo status di sakuga director donando ai posteri un delirio visivo estremo, che rimanda ai fasti cosmici di "Gurren Lagann": il protagonista finirà addirittura sulla Luna, tratterrà il fiato come se dovesse tuffarsi in piscina, e salterà nello spazio per superare illeso l'atmosfera terrestre, con lo stesso stato d'animo che avrebbe durante una passeggiata al parco (!).
In conclusione, "One-Punch Man" non è di certo una serie priva di difetti, nonostante il suo comparto tecnico sfavillante e alcune trovate comiche geniali: alcuni episodi si rivelano più deboli e meno interessanti di altri, e chi non è avvezzo allo schema tokusatsu potrebbe risultare infastidito dalla ripetitività del semplice meccanismo narrativo sul quale si basa tutta la serie. Inoltre il finale, per quanto spettacolare, è incompleto, in quanto la serie non copre tutto il manga originale. Fatto salvo ciò, il livello di qualità generale dell'anime rimane comunque elevato, e chi è dotato di un buon sense of humor adorerà la grezza ironia di cui l'opera è infarcita, che non si trattiene dallo sfociare nel volgare e nel grossolano con fare sornione, senza darsi troppa importanza e senza avanzare pretese di sorta nei confronti dello spettatore. Si tratta di una serie a suo modo tarantiniana, ovvero basata su grottesche inezie legate alla più becera cultura di massa, che nondimeno vengono rappresentate con grande perizia tecnica da artisti che ci hanno messo il cuore. E lo strepitoso successo dell'opera conferma che, facendo animazione mossi da una grande passione, chi sta dall'altra parte dello schermo ricambierà la cortesia appassionandosi a sua volta - soprattutto chi si approccia per la prima volta al quanto mai vasto medium dell'animazione giapponese tutta.