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8.0/10
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Erased - La città in cui io non ci sono (Boku dake ga inai machi) è un anime che, al suo esordio, credo abbia stupito un po' tutti. Infatti quando è arrivato in simulcast su VVVVID a gennaio, non si trattava certo di un titolo "blasonato", con dietro chissà quale fandom; ma ha da subito cominciato a far parlare di sé, macinando unanimemente consensi tra gli appassionati.
Sarà che effettivamente stiamo parlando di una di quelle serie dall'incipit tremendamente intrigante, capace di incuriosire e monopolizzare l'attenzione da subito.

Il protagonista è Satoru, un ragazzo che lavora come fattorino a Tokyo, consegnando pizze a domicilio, dopo aver tentato inutilmente in passato di sfondare come mangaka.
Egli ha un potere particolare che gli consente, indipendentemente dalla sua volontà, di tornare indietro nel tempo (di pochi minuti) per evitare sciagure e salvare la vita della gente.
Ma in seguito ad un tragico avvenimento (veniamo al dunque senza spoilerare), si ritroverà catapultato nel passato, di svariati anni, nel corpo di sé stesso bambino ai tempi delle elementari, conservando però la sua coscienza e i ricordi da adulto. Avrà così l'occasione di sventare i piani di un serial killer che allora uccise alcuni suoi compagni di scuola, e allo stesso tempo poter salvare sé stesso nel presente/futuro.
Questo piccolo elemento fantastico/sovrannaturale, innanzitutto, fornisce un pizzico di brio, e si lega bene con la componente thriller della serie. La narrazione farà infatti la spola tra presente e passato, ma senza, ad esempio, un susseguirsi di ripetitivi trial and error del protagonista o chissà quali articolati ingarbugliamenti di linee temporali.
La visione si mostra da subito avvincente, ricca di suspense, colpi di scena e degli immancabili cliffhanger a fine episodio.
E la prima metà della serie rasenta oggettivamente lo status di capolavoro. Poi però... l'incanto si spezza.

Nonostante le lodi e i voti generosi che stanno fioccando ovunque ora che l'anime è terminato, non mi sento infatti di affermare che Erased sia riuscito a mantenere le promesse iniziali. E non è una mera questione di aspettative salite alle stelle durante la visione; elemento questo che spesso si rivela un'arma a doppio taglio.
Per carità, non vi sono grossi quesiti rimasti irrisolti, eccettuata la natura dei salti temporali, sui quali bisogna fare un grosso esercizio di sospensione dell'incredulità, in quanto non viene spiegata la loro natura in alcun modo. È solo che la seconda parte dell'anime preme vistosamente sull'acceleratore, dimenticandosi per strada un po' di cose (e persone) importanti.
Ne ha in primis risentito molto l'approfondimento psicologico riguardante il legame tra protagonista e antagonista, che sul finale sembra un po' campato in aria e spuntato fuori dal nulla, o quasi.
La componente giallistica, che in realtà costituisce solo linvolucro della serie, lascia anch'essa qualche dubbio; come un antagonista la cui identità si intuisce già dalle primissime puntate, anche se forse non vi è mai stata davvero l'intenzione di celarlo, visto che lo si intravede spesso in vari passaggi della storia, e persino nella sigla iniziale (ok, non è che sia riconoscibilissimo; però vengono comunque dati un sacco indizi).

Ma su quest'ultimo elemento possiamo tutto sommato sorvolare, in quanto il punto di forza di Erased non sta tanto nella scoperta dell'identità dell'assassino, ma nella lotta di un caparbio Satoru contro il destino, la speranza data da una seconda possibilità, la disperazione e il senso di impotenza che subentra dinnanzi a qualcosa di apparentemente troppo grande da affrontare; almeno da soli.
E qui si nota uno dei temi portanti di questo titolo: il classico ma intramontabile tema dell'amicizia; grazie a un Satoru che paradossalmente ha bisogno di tornare alla propria infanzia per poter finalmente maturare e divenire un esempio trainante per chi gli sta attorno, come il supereroe che adorava a quei tempi.
Il protagonista subisce infatti un significativa evoluzione, tanto che, a visione conclusa della serie, si fatica a riconoscerlo in quel ragazzo apparentemente apatico, ombroso e scostante presentato nel primo episodio. Spiccano tra i personaggi di questo anime, anche alcune figure davvero carismatiche, soprattutto quelle femminili: la madre di Satoru, Sachiko, batte tutti.

Venendo alla confezione, sicuramente degne di nota le musiche, con opening ed ending, orecchiabili e piacevoli, che entrano subito in testa dopo un paio di episodi.
Ottima, almeno inizialmente, la regia con le sue piccole ma lodevoli chicche; come il formato del video che cambia durante la narrazione nel passato con l'aggiunta delle bande nere sopra e sotto lo schermo, elemento questo che dà la sensazione di star vedendo "un film nell'anime".
Buonissimo il comparto tecnico, il chara desing è espressivo e la grafica in genere risulta dettagliata e pulita. Soprattutto sono gestiti egregiamente la tavolozza e i giochi di luce, ad esempio sfruttando -a seconda delle scene e quel che vi accade - luci crepuscolari, lampioni; o ancora utilizzando in maniera intelligente i colori freddi soprattutto per gli esterni notturni (quasi sempre innevati) in contrasto coi colori caldi degli interni, per esaltarne la sensazione di tepore da focolare domestico.

In conclusione, quello che si prospettava un capolavoro, si è trovato infine a fare i conti con grossi limiti. La fretta e/o il poco spazio concesso dai 12 episodi, non hanno consentito di scandire, sviluppare e approfondire la narrazione a dovere. Per quel che riguarda la componente umanistica, il mancato approfondimento di alcuni personaggi si fa sentire.
Non è andata molto meglio per quel che riguarda la componente thriller che, esclusa la prima metà serie, non brilla poi nel suo svolgimento; di certo non con costanza.
Il bel finale almeno ci mette una toppa a modo suo, romantico e appagante com'è.
Ma almeno chi è rimasto in parte insoddisfatto dalla visione di Erased, potrà probabilmente rifarsi con la lettura del manga - da cui è tratta la serie animata - di recente annunciato da Star Comics.
Nonostante tutto, sarebbe ingiusto bocciare questo titolo, che comunque ha intrattenuto e offerto belle emozioni, tanto che alla fine lascia davvero molta nostalgia pensare al significato del titolo originale (che è il sottotitolo italiano) della serie, e come si ricolleghi a quel "tesoro" costituito dai ricordi che esisteranno solo e soltanto nella memoria di Satoru.

Voto 7.5 approssimato per eccesso a 8 perché comunque è stata una bella esperienza.