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Se dovessi consigliare la lettura di un manga del genere shonen a qualcuno, oltre a Dragon Ball, Hokuto no Ken e altri, consiglierei sicuramente Dragon Quest - Dai no daiboken. Cos'ha di speciale questo manga? La storia? Il tratto? I personaggi? Analizziamo il tutto con ordine.

Era il 1989 quando in Giappone, nelle pagine di Jump, veniva pubblicata una storia ispirata alla celebre saga videoludica Dragon Quest. Il marchio era ed è molto fertile di idee ed ecco che si apprestava a nascere una delle serie shonen più belle mai esistite, Dai no daiboken appunto. Alla sua creazione ci pensarono un trio di mangaka appena usciti dal Bird Studio, il celebre team di assistenti di Akira Toriyama che tutti gli amanti di manga e anime conoscono. Il trio era composto da Koji Inada per le illustrazioni e Riku Sanjo con Yuji Horii alla sceneggiatura. Un gruppetto che assieme fece un ottimo lavoro, direi perfetto.
Ma veniamo alla storia, oggetto principale del discorso: Dai, un ragazzino di circa 12 anni, vive in un'isoletta circondato da mostri di vario genere e trascorre beato le giornate, tra un gioco ed un altro. Ad occuparsi di lui c'è Brass, un mostro dell'isola che lo ha trovato e che lo accudisce. Il sogno di Dai è quello di diventare un prode guerriero e di sconfiggere il Male salvando il mondo. Assieme a lui c'è il fido Gome, un Golden Metal Slime che lo segue dappertutto. Il giovane incontrerà presto un maestro che gli insegnerà le basi per essere un guerriero ed un grande amico che lo accompagnerà ovunque andrà per sconfiggere il Grande Satana appena comparso.

All'apparenza sembra una trama molto semplice e lineare, di come siamo abituati a vederne di tutti i colori e in tutte le salse. E magari non vi posso dare nemmeno torto se ci aggiungo che Dai ha anche un misterioso potere che si risveglia ogni tanto e che gli permette di battere qualsiasi avversario gli si pone davanti. Una trama semplice, banale insomma.
Ma il punto di forza di Dai non è tanto nella sua trama di base (che man mano che si evolve la storia diventa sempre più intrigante e sensazionale), ma quanto nei personaggi e nei loro intrecci semplicemente magnifici. L'evoluzione caratteriale dei personaggi di Dai - La grande avventura è un qualcosa di speciale, di stupendo, che ci regala una crescita psicologica non indifferente e che pone i nostri eroi in problemi che non si fermano all'uccisione di mostri o al salvataggio di una cittadella infestata dai demoni. I nostri eroi vengono posti di fronte anche a problemi quotidiani come l'amore, la gelosia, l'invidia, i sensi di colpa, la scarsa fiducia in sé stessi, la mancanza di una persona importante, tutti elementi che vengono messi in primis e che vengono affrontati in una maniera perfetta, facendo crescere i personaggi fino ad una maturità che mai ci saremmo aspettati.
Risvolti, colpi di scena, in Dai - La grande avventura non mancherà tutto ciò, rivali che portano il lettore a tifare per loro in quanto aventi onore, valori, lealtà, orgoglio e che metteranno in discussione la loro fedeltà al Nemico. Un'opera completa, che culmina nella saga finale, donandoci scontri magnifici, situazioni indimenticabili, rivelazioni, dichiarazioni d'amore e molto, molto altro ancora.

Discostandoci ora dalla trama e dallo schema dei personaggi voglio parlarvi del tratto, altro punto di forza di quest'opera stupenda. Il maestro Inada ci regala una continua evoluzione del disegno, che parte da un semplice e lineare tratto, pulito e piacevolmente osservabile, fino a scene curate magnificamente e meticolose nei particolari. La somiglianza tra il suo tratto e quello di Toriyama è lampante, in quanto ricordo che Koji Inada proviene dal suo Studio, ma la differenza è netta, avendo uno stile che sì, si avvicina a quello del papà di Dragon Ball, ma che fa immediatamente suo, mostrandoci uno stile indipendente e che si discosta totalmente da quello del mentore. Insomma, lo stile di Dai - La grande avventura non è una mera copia di quello di Dragon Ball, assolutamente. Purtroppo molta gente non la pensa così, e dopo una breve occhiata alla trama, ai disegni e a qualche pagina del manga etichetta con ignoranze la saga come una banale copiatura di Dragon Ball.
Parlando del tratto mi vengono alla mente le stupende tavole dei combattimenti tra Dai e Crocodyne, lo scontro con Hyunkel, Baran, Hadler, tutti quei personaggi resi magnificamente. In particolare Hyunkel, con i frontespizi dei capitoli appena la sua entrata in scena, dove è rappresentato stupendamente.

Personalmente il mio primo approccio con Dai no daiboken è stato con il numero 42, epico per chi conosce la storia. Ovviamente non capii molto della trama, non avendo i precedenti numeri, ma già mi colpii per gli splendidi combattimenti che offriva, per i personaggi visivamente accattivanti e per il tratto così somigliante a quello di Dragon Ball. Passò poco tempo e nel 2002 passarono su Italia 1 la serie anime con il titolo "I Cavalieri del Drago" e da lì nacque definitivamente la passione per la serie. Purtroppo l'anime non riscosse molto successo, anche perché troncato a meno della metà non permise una visione completa dell'opera, un vero peccato. Infatti l'anime ripercorre i primi 15 volumi(dell'edizione italiana) dei 54 della serie completa.

Venendo all'edizione italiana, l'opera è edita da Star Comics con un adattamento a "sottilette" di 54 numeri. Con l'uscita dell'anime su Italia 1 la casa editrice iniziò una ristampa dal titolo "Dai - La grande avventura - I Cavalieri del Drago", aggiungendo il titolo (confusionario, tra l'altro) datogli da Mediaset, ma interrotta per scarse vendite. L'edizione è abbastanza reperibile e consiglio veramente a tutti di dargli almeno una possibilità in quanto è un ottimo titolo che non tradirà le aspettative degli amanti del genere, sopratutto i fan del maestro Toriyama.