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6.0/10
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<b>[Attenzione, questa recensione contiene molti spoiler.]</b>

Un manga che, partito alla grande presentando un intreccio e tematiche molto interessanti, è andato via via peggiorando a causa della fame di denaro dell’autore (visto che è una gallina dalle uova d’oro), e di alcuni risvolti narrativi davvero pessimi.

I due personaggi principali sono ben riusciti:
Naruto, un povero orfano isolato e discriminato perché ospita dentro di sé un mostro, cerca in tutti i modi di farsi notare (ricorda un po’ Bart Simpson); lui pensa che l’unico modo per essere accettato da tutti sia di dimostrare di essere il più forte, ovvero diventare Hokage, il capo villaggio, peccato che sia imbranatissimo e stupidotto, infatti viene ingannato da chi sfrutta il suo desiderio di scacciare la solitudine per compiere azioni illegali e malvagie. Questo povero ragazzo non ha nessuna colpa, in fondo non ha certo voluto lui che gli impiantassero il demone volpe che aveva semidistrutto il suo villaggio quando era ancora in fasce.
Anche Sasuke è orfano, ma a causa del fratello maggiore che ha massacrato a sangue freddo tutto il suo clan; a differenza di Naruto, lui è il più bravo della scuola, piace molto alle ragazze, però non gliene frega niente (sembra vagamente l’eroe byroniano) perché pensa solo a diventare forte per vendicarsi del fratello.
Sono uno l’opposto dell’altro, ma nello stesso tempo sono anche complementari, in quanto Naruto passa da una condizione di solitudine ad una di massima socializzazione e accettazione da parte di tutti, mentre Sasuke, accecato completamente dal desiderio di vendetta, arriva a rinnegare e tradire tutte le persone che gli erano vicine, fino a ritrovarsi completamente solo.
Entrambi cercano la forza, ma per motivi molto diversi. Otterranno quello che cercavano, infatti Naruto riuscirà gradualmente a farsi accettare da tutto il villaggio di Konoha, e Sasuke riuscirà ad uccidere dopo un durissimo scontro il tanto odiato fratello.
Naruto cresce quasi esclusivamente in termini di forza, dal punto di vista psicologico rimane abbastanza sempliciotto, imbranato con le ragazze, ossessionato a tal punto dalla ricerca del suo perduto migliore amico da risultare persino fastidioso a volte.
Sasuke invece evolve sia nel combattimento che nella sfera psicologica, tanto da essere completamente ingoiato dalla sua stessa oscurità: ad esempio cerca alleati solo per sfruttare le loro peculiari abilità, infatti non si cura minimamente di loro. Questa continua e inevitabile chiusura in se stesso è cominciata quando il mondo gli è crollato addosso: è chiaro che un bambino diventa psicologicamente instabile se scopre che il suo fratellone, il suo modello da seguire, la sua fonte di ispirazione, ha distrutto non solo la sua famiglia, ma addirittura tutto il suo clan. Ma non è finita qui, perché dopo aver dedicato la sua vita per distruggere la fonte del suo dolore, ciò in cui Sasuke credeva crolla una seconda volta: si scopre che suo fratello Itachi ha fatto quello che ha fatto per proteggere il suo fratellino tra intrighi e sotterfugi alquanto incasinati. Insomma, l’obiettivo di Sasuke è ora la leadership di Konoha, e devo dire che questo colpo di scena mi ha piacevolmente sorpreso; peccato però che alla fine non serva ad altro che ad allungare una storia che è giunta, fino a questo punto, al non irrilevante numero di 43 volumi.

Fin qui tutto sommato va ancora abbastanza bene, il bello viene col volume 48, dove dopo uno scontro durato 3 volumi, nel quale Naruto sfrutta finalmente a dovere le sole tre tecniche che conosce, il super cattivone Pain, che era veramente ben riuscito (sia perché ha un passato travagliato come quello del protagonista, sia perché usa delle tecniche molto particolari), dopo aver parlato 5 minuti col ragazzo si rimangia tutto quello che aveva fatto fino ad allora, rendendo quindi inutile tutto ciò che era successo nei tre volumi precedenti, e dando prova di un buonismo ai limiti dell’umana comprensione. L’improvvisa conversione al Bene di questo personaggio (degna dell’Innominato dei Promessi Sposi) fa quasi credere che il caro Naruto sia diventato molto maturo: tutt’altro! Il ragazzo dimostra per l’ennesima volta la sua immaturità (nonché quella del nemico che si lascia convincere), e la sua tesi sulla pace si regge veramente a fatica.
Da qui in avanti si va di male in peggio, con trovate banali, ripetitive, a volte proprio stupide e forzate, che non fanno altro che allungare sempre più una storia che ormai si incarta su se stessa…

Un vero peccato, perché i primi 27 volumi erano davvero ben fatti: c’erano personaggi ben caratterizzati (come non citare l’assassino Zabusa, Gaara che condivideva la stessa terribile situazione di emarginazione che ha vissuto Naruto, Neji e i problemi del suo casato nobiliare, o il primo vero supercattivo, Orochimaru), e gli eventi filavano lisci, senza troppi problemi o complicanze; dal volume 28 l’unica cosa veramente efficace è la presentazione dell’organizzazione Alba (composta da alcuni elementi davvero azzeccati, Deidara, Sasori e Hidan su tutti), perché per il resto si va calando: i molti personaggi presentati nella prima parte fanno poche sporadiche comparse, e ne vengono introdotti di piatti o stereotipati, in ogni caso non all’altezza dei primi. La storia come già detto arranca sempre più col passare dei volumi: sembra proprio che l’autore stia andando avanti per inerzia, come obbligato.
Anche il disegno, di buona fattura (anche se c’è l’assenza quasi totale di retini che possano dare un certo spessore), a volte peggiora.

Insomma, uno shonen che era partito alla grande (non a caso è attualmente il più seguito nel mondo), e che per un motivo o per l’altro è caduto (e continua inesorabilmente a farlo) in basso; a questo punto preferirei che finisca il prima possibile, così che non possa essere rovinato più di quello che già non è; chissà, magari si riscatterà alla grande nel finale, ma il futuro non è tanto roseo…