Recensione
La storia di Sayo
8.0/10
Recensione di Caniderrimo
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La storia di Sayo nasce da una collaborazione tra Yoshiko Watanabe e Giovanni Masi (Winx Club) che insieme si impegnano a raccontare le gravi difficoltà in cui incorsero i cittadini giapponesi che vivevano nelle colonie cinesi dopo la sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale.
Dal 1934 il Giappone inizia una campagna di propaganda volta a incoraggiare l'emigrazione degli abitanti nipponici verso la "terra promessa", la Cina. Qui i coloni venivano utilizzati per il controllo delle aree occupate: a loro venivano consegnati i terreni e i beni confiscati ai contadini cinesi. Tuttavia dopo la sconfitta giapponese la situazione si ribaltò. I cittadini giapponesi che vivevano in Cina cominciarono ad essere discriminati in ogni modo e diventò necessario raggrupparsi in comunità per cercare di evitare i soprusi. La speranza di molti risiedeva nel poter tornare in patria, ma farlo non era facile.
La storia di una famiglia di profughi, una tra le tante, è quello che viene raccontato in questo libro.
Il disegno, pur essendo molto semplice, risulta sempre molto espressivo ed efficace, e certo se non lo fosse sarebbe davvero un bel problema vista la sua notevole preponderanza sui testi. Molte vignette infatti ne sono prive e anche quando i personaggi parlano lo fanno in maniera stringata, fatto che rende la lettura immediata e per certi versi incisiva.
Semmai vi fermaste non lo fareste certo per rileggere un baloon, ma piuttosto per riguardarvi qualche tavola. E questo non lo dico per dire, alcune sono veramente belle. In particolar modo una vignetta che rappresenta una vetrata di un edificio dove i bambini di Sayo e sua sorella vanno a giocare: in questa la struttura stessa della suddetta vetrata fa da contorno ai bambini che esplorano l'edificio e le vignette seguono una progressione a "s". Certo riuscire a spiegarsi a parole non è molto facile, tuttavia se avete in mente alcune delle vignette di Tezuka allora credo capirete. E in effetti l'influenza dello stile del sensei su quest'opera non è un mistero se si pensa alla carriera artistica di Yoshiko Watanabe, che ha dapprima collaborato con lo stesso Tezuka e poi ha ricoperto il ruolo di animatrice in alcune opere animate tratte dai suoi manga.
L'unica cosa che non mi è piaciuta molto è il fatto che alcuni personaggi negativi abbiano il volto che riflette fin troppo la loro indole, ovvero hanno la classica faccia "da cattivo". Non è che sia necessariamente un male, però ho avuto la sensazione che ogni tanto si tendesse a generalizzare un po' troppo in questo modo. D'altra parte ci sono molti elementi che indubbiamente smentiscono quello che ho appena scritto ed io per primo me ne rendo conto, ma nonostante tutto quella sensazione persiste.
Poi personalmente l'immagine scelta per la copertina non mi piace molto e non ho trovato la storia così incisiva come avrebbe potuto essere. Un paragone in questo senso si potrebbe fare con Kajimunugatai, che a mio avviso è riuscito meglio a rappresentare la realtà storica di quel periodo, se pur in un altro contesto. Ciò non toglie che la storia di Sayo meriti sicuramente la vostra attenzione.
Il volume ci è proposto da Kappa edizioni al prezzo di 14 euro, 336 pagine (in carta bianca con trasparenza lievissima), formato 21x15 cm, senza sovracopertina e nel senso di lettura occidentale.
Aggiungo solo che l'edizione a me è parsa nel complesso più che buona e il prezzo giustificato visto il formato, il numero di pagine ed il fatto che stiamo parlando di un'opera d'autore semi-sconosciuta.
Dal 1934 il Giappone inizia una campagna di propaganda volta a incoraggiare l'emigrazione degli abitanti nipponici verso la "terra promessa", la Cina. Qui i coloni venivano utilizzati per il controllo delle aree occupate: a loro venivano consegnati i terreni e i beni confiscati ai contadini cinesi. Tuttavia dopo la sconfitta giapponese la situazione si ribaltò. I cittadini giapponesi che vivevano in Cina cominciarono ad essere discriminati in ogni modo e diventò necessario raggrupparsi in comunità per cercare di evitare i soprusi. La speranza di molti risiedeva nel poter tornare in patria, ma farlo non era facile.
La storia di una famiglia di profughi, una tra le tante, è quello che viene raccontato in questo libro.
Il disegno, pur essendo molto semplice, risulta sempre molto espressivo ed efficace, e certo se non lo fosse sarebbe davvero un bel problema vista la sua notevole preponderanza sui testi. Molte vignette infatti ne sono prive e anche quando i personaggi parlano lo fanno in maniera stringata, fatto che rende la lettura immediata e per certi versi incisiva.
Semmai vi fermaste non lo fareste certo per rileggere un baloon, ma piuttosto per riguardarvi qualche tavola. E questo non lo dico per dire, alcune sono veramente belle. In particolar modo una vignetta che rappresenta una vetrata di un edificio dove i bambini di Sayo e sua sorella vanno a giocare: in questa la struttura stessa della suddetta vetrata fa da contorno ai bambini che esplorano l'edificio e le vignette seguono una progressione a "s". Certo riuscire a spiegarsi a parole non è molto facile, tuttavia se avete in mente alcune delle vignette di Tezuka allora credo capirete. E in effetti l'influenza dello stile del sensei su quest'opera non è un mistero se si pensa alla carriera artistica di Yoshiko Watanabe, che ha dapprima collaborato con lo stesso Tezuka e poi ha ricoperto il ruolo di animatrice in alcune opere animate tratte dai suoi manga.
L'unica cosa che non mi è piaciuta molto è il fatto che alcuni personaggi negativi abbiano il volto che riflette fin troppo la loro indole, ovvero hanno la classica faccia "da cattivo". Non è che sia necessariamente un male, però ho avuto la sensazione che ogni tanto si tendesse a generalizzare un po' troppo in questo modo. D'altra parte ci sono molti elementi che indubbiamente smentiscono quello che ho appena scritto ed io per primo me ne rendo conto, ma nonostante tutto quella sensazione persiste.
Poi personalmente l'immagine scelta per la copertina non mi piace molto e non ho trovato la storia così incisiva come avrebbe potuto essere. Un paragone in questo senso si potrebbe fare con Kajimunugatai, che a mio avviso è riuscito meglio a rappresentare la realtà storica di quel periodo, se pur in un altro contesto. Ciò non toglie che la storia di Sayo meriti sicuramente la vostra attenzione.
Il volume ci è proposto da Kappa edizioni al prezzo di 14 euro, 336 pagine (in carta bianca con trasparenza lievissima), formato 21x15 cm, senza sovracopertina e nel senso di lettura occidentale.
Aggiungo solo che l'edizione a me è parsa nel complesso più che buona e il prezzo giustificato visto il formato, il numero di pagine ed il fatto che stiamo parlando di un'opera d'autore semi-sconosciuta.