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La Sayo del titolo è in realtà Ayako, la madre di Yoshiko, il cui alter ego cartaceo è, invece, la piccola e vivace Miyako. Costretta ad appoggiarsi alla sorella giacché il marito è stato chiamato alle armi, la donna fa di tutto per proteggere la figlioletta dagli orrori della loro condizione di reiette, pur essendo consapevole di non poter avere occhi, mani e orecchie dappertutto; per sé non tiene nient'altro che un pugno di riso ai pasti e la speranza di riunirsi al marito, se non in Manciuria, almeno in Giappone, dove però è difficilissimo riuscire a tornare anche a conflitto ormai terminato.
Si può solo immaginare quanto dev'essere stato arduo scegliere cosa incorporare e cosa no, ma l'assaggio, per così dire, costituito dall'appendice in calce alla storia non lascia dubbi sul fatto che la mole di informazioni raccolte in fase di realizzazione, quantunque impossibile da utilizzare integralmente, sia tale da conferire a La storia di Sayo il giusto tocco di studiato realismo. C'è solo una scena in cui l'incanto si rompe, vale a dire l'incontro tra la protagonista e un altro personaggio di stampo ridicolmente tezukiano: si tratta, da parte della Watanabe, di un omaggio al grande maestro, a cui deve molto, ma che personalmente ho trovato inopportuno vista l'importanza del momento.
Un'altra obiezione che si potrebbe muovere riguarda il continuo avvicendarsi dei punti di vista di Sayo e di Miyako. Riconosco che è una contrapposizione affascinante, oltre che perfettamente comprensibile, ma per com'è strutturata la graphic novel né l'una né l'altra possono essere elevate a narratrici onniscienti. A dispetto di tutto ciò, comunque, l'intreccio risulta estremamente godibile nella sua semplicità, per non parlare dell'ampio margine che lascia allo scavo introspettivo: le mille sfaccettature del rapporto tra Sayo e sua sorella Akiyo, divisa tra il desiderio di aiutarla e il suo considerarla un peso morto, vengono rese con una puntualità e una vividezza che hanno del sorprendente, e anche personaggi minori come la "sciacalla" Kobayashi, la bellissima e triste signora Fukuda e il taciturno ufficiale russo, inconsapevolmente ricorrente nella vita della protagonista, trovano il modo di emergere.
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Il tratto di Yoshiko Watanabe è senza dubbio inusuale secondo gli standard odierni; non posso dire che mi sia dispiaciuto, ma al tempo stesso mi ha più volte comunicato una sgradevole sensazione di discontinuità, come se certe tavole fossero state curate meno di altre. La composizione delle stesse, tuttavia, denota da parte sua una profonda consapevolezza del mezzo, in particolar modo per quanto riguarda le sequenze mute, e conferisce alla lettura una cadenza a dir poco perfetta.
Ho acquistato La storia di Sayo praticamente a scatola chiusa, attirata dall'esclusività dell'argomento trattato: un bel rischio, dati il prezzo e il suo essere un titolo chiaramente di nicchia, ma che a posteriori sono lieta di aver corso. Consigliato a chiunque creda che la Storia vada cercata, prima ancora che tra le pagine di un libro di testo, nei cuori di coloro che si sono ritrovati a esserne i protagonisti.
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
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La storia di Sayo | € 14.00 | Kappa Edizioni |
@micheles
Ma che strano!
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