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10.0/10
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Ningyo Series o meglio La saga delle Sirene è una mini-serie scritta da Rumiko Takahashi tra il 1984 e il 1994 che narra le vicende di Yuta e Mana, un ragazzo e una ragazza che sono divenuti immortali dopo aver mangiato carne di sirena. Chi mangia la carne di sirena infatti è condannato a morire o a trasformarsi in un essere mostruoso, vi sono però pochi prescelti che invece ottengono l'eterna giovinezza, ma ricevere l'immortalità tanto desiderata sarà davvero un bene?

Nei 3 volumi vengono raccontate 9 vicende e dopo il terzo la serie non è mai stata ripresa. Comunque anche così questo manga resta un gioiellino, d'altronde la fine del terzo volume non lascia in sospeso quasi niente. Da quest'opera sono tratti 2 OAV tra il 1991 e il 1993, pubblicati in VHS in Italia da Yamato Video e una serie TV di 13 episodi nel 2003 inedita nel nostro paese. Un vero peccato che un must del genere sia passato abbastanza in sordina rispetto alle altre opere più famose della mangaka.

Credo che questa sia non solo una delle più belle opere di Rumiko Takahashi, ma anche uno dei più bei manga horror che io abbia mai letto. Le sensazioni che ho provato leggendo questo manga penso di averle provate soltanto con Gantz. Una storia che prende fin da subito e tiene incollato il lettore senza mai scadere nella banalità, forse solo il fatto che Yuta e Mana gira e rigira si ritrovano sempre di fronte a persone che hanno avuto a che fare con la carne di sirena possono effettivamente sembrare delle coincidenze forzate, tuttavia io in via filosofica la vedo come una condanna; chi ha avuto a che fare con la carne di sirena non riuscirà mai a liberarsi di essa e delle sventure che gli capiteranno.

Il disegno è il solito della Takahashi, si può notare un'evoluzione stilistica non indifferente dal primo volume dal tratto più tondeggiante, al terzo più spigoloso come le recenti opere della sensei. In alcuni dei racconti si possono riscontrare delle analogie con Inuyasha, vedasi il villaggio di donne del primo racconto e i briganti dell'era Sengoku del secondo. Insomma consigliato a tutti, amanti e non della Takahashi.