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6.0/10
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<b> Attenzione: possibili spoiler! </b>

Mi aspettavo di più.
Mi è sempre piaciuto il periodo sengoku, ma in generale il medioevo giapponese è tutto affascinante con i suoi costumi e le sue tradizioni (beninteso il Giappone è di per sé affascinante indipendentemente dal periodo storico in cui lo si considera, ma forse in periodi come il sengoku o edo lo è ancora di più) ma questo manga ha un sapore davvero insipido, non mi ha trasmesso nulla. E dire che aveva tutte le carte in regola per diventare non dico un capolavoro, ma almeno un buon manga.

Uno dei componenti, diciamo positivi, di Brave 10 è quello grafico. Cominciando dalle copertine per finire ad ogni vignetta, l'autrice Shimotsuki ci mostra dei disegni niente male, specialmente nel disegnare gli occhi. Questo particolare mi ha colpito molto, gli occhi indifferentemente se maschili o femminili, hanno una luce particolare: sembrano veri, animati da un bagliore vivo, reale. I volti sono ben fatti e le proporzioni dei corpi sono abbastanza equilibrate, deformed permettendo. Forse l'autrice a mio avviso incontra qualche difficoltà a disegnare i volti di profilo e le vignette all'inizio sono un po' confusionarie, ma con l'avanzare dei volumi quest'ultimo difetto scompare. Un particolare dello stile di disegno dell'autrice e la voluta confusione fra la forma della figura maschile e quella femminile, ci saranno proprio personaggi dove questa peculiarità delle illustrazioni diventa fondamentale per mantenere l'atmosfera ambigua e divertente.

Ma purtroppo questo stile di disegno supporta una storia secondo me debole, colpi di scena prevedibili e privi di suspence, senza contare una assoluta mancanza di finale, una cosa che personalmente mi fa imbestialire.
Come accennavo prima, siamo nel periodo sengoku (XV-XVII secolo) protagonista della nostra storia è Kirigakure Saizo, uno shinobi che all'inizio della storia non serve nessun damyo. Incontra lungo il suo tergiversare una sacerdotessa, Isanami, in fuga da il gruppo di ninja che ha incendiato e distrutto il tempio di Izumo in cui lei viveva. Salvando la candida sacerdotessa Saizo si vedrà trascinato nel castello dei Sanada, nel feudo di Ueda, e in seguito alle dipendenze di Sanada Yukimura erede della famiglia Sanada.
Yukimura rivela in seguito il suo intento a Saizo, riunire tanti guerrieri quante sono le dita delle sue mani (i dieci valorosi del titolo). Ognuno di questi valorosi rappresenta un elemento, che a quanto pare sono diventati dieci. Ripeto la storia come idea di fondo non è da buttare, anche se non proprio originale, ma è il suo svolgersi che non è dei migliori. Inoltre ci sarebbero molti punti che con la fine del manga sono rimasti in sospeso, quali la fine che fa Anastasia o il rapporto fra i due protagonisti che hanno un legame molto stretto in quanto dovrebbero rappresentare Saizo la luce e Isanami l'ombra (yin e yang). Insomma con una seconda serie che chiarisce tutti i punti oscuri questo manga non sarebbe da buttare, anche se ci sarebbero decine di altri titoli migliori se proprio si vuole leggere uno shonen come si deve.