Recensione
Tough
8.0/10
Una premessa necessaria: Tough non è quel che sembra dal primo volume. Non perché sembri un brutto manga, ma perché quei furboni della Planet Manga hanno omesso di precisare alcune cose. Ad esempio il fatto che questo non sia altro che il sequel di un altro manga, inedito in Italia e denominato Koukou Tekkenden Tough. Mi pare dunque opportuno sintetizzare la "base di partenza" di Tough.
Kiichi Miyazawa è un giovane che fin da piccolo si allena per succedere al padre Seiko alla guida della prestigiosa (e oscura) scuola di arti marziali Nadanshinkage. Nel corso dei vari combattimenti si troverà a fronteggiare gli ostacoli posti dallo zio Kiryu, un disertore della Nadashinkage che alla rigida via delle arti marziali preferisce fare ciò che più gli aggrada (compreso uccidere chi non gli va a genio). Il prequel di Tough si conclude con lo scontro fratricida fra Seiko e Kiryu, nel quale il primo ha la peggio. Kiichi si ritrova dunque suo malgrado ad essere il nuovo reggente della scuola Nadanshinkage, pur consapevole di non essere ancora in grado di raggiungere i livelli del padre né tantomeno di poter sconfiggere Kiryu.
All'inizio di Tough, passati alcuni anni da quell'evento, scopriamo che Seiko è ancora vivo, seppur in stato quasi vegetativo, e che Kiichi per pagargli le cure ha deciso di "sporcarsi le mani" partecipando a combattimenti clandestini in ambienti mafiosi, contravvenendo alle regole della scuola. Un ulteriore errore della Planet è che presenta Tough come un manga di combattimenti clandestini in cui "vale tutto", quando invece queste caratteristiche sono presenti solo nei primi 2 volumi (e solo per spiegare la "svolta" di Kiichi). Da qui parte la maxi saga della Hyper Battle, un mega torneo internazionale (non clandestino) a cui partecipa Kiichi. Torneo nel quale il protagonista si distinguerà sempre per la sua lealtà e correttezza, anche a fronte di numerose furbate degli avversari di turno. Insomma, l'atmosfera è molto diversa da come un lettore "ignorante" si immagina nel primo volume.
La domanda sorge spontanea: "se si legge Tough senza aver letto il prequel ci si può gustare comunque la storia?" La risposta è sì, al 90% diciamo. Nei volumi iniziali di Tough l'autore pone le basi giuste per comprendere la storia anche ad un neofita, però andando avanti fa alcuni piccoli riferimenti ad avvenimenti del prequel. L'esempio lampante è quando in un flashback compare tale Iron Kiba, personaggio nuovo per i lettori di Tough ma non per quelli del prequel, i quali saranno gli unici a gustarsi la vicenda a 360°. Inoltre a partire dal volume 20 Saruwatari pone al centro dell'attenzione il rapporto padre-figlio fra Kiichi e Seiko, un rapporto che ovviamente può essere compreso al meglio solo se si ha letto il prequel (focalizzato sull'educazione di Kiichi alle arti marziali da parte di Seiko).
Se proprio siete indecisi se iniziare o no Tough, forse è meglio che aspettiate. Questo perché il manga è ormai agli sgoccioli (terminerà al volume 39) e, visto il successo che ha avuto in Italia (sempre nei limiti dei manga di nicchia), è possibile se non probabile che la Planet Manga decida a breve di portare da noi il prequel. Quindi è meglio che leggiate prima quello, e che solo dopo recuperiate Tough.
Fatta questa doverosa premessa, il fulcro di Tough sono i combattimenti di arti marziali. Combattimenti quasi realistici, dove i personaggi usano un interessante mix tra mosse vere (prese, leve articolari, spazzate..) e tecniche di arti marziali più o meno verosimili. Gli stili di lotta incontrati nel corso della storia sono molto variegati: vedremo ad esempio jujitsu, judo, lotta mongola, wrestling e persino tecniche di bastone o di spada. Però c'è un piccolo grande problema: la prevedibilità dell'esito. Quasi tutti i combattimenti coinvolgono Kiichi, il protagonista, e… beh, a buon intenditor poche parole. In ogni caso i match sono sviluppati molto bene a livello tecnico ed emotivo, e questa costruzione sapiente compensa la scontatezza dell'esito lasciando sempre la voglia di leggere. Inoltre, da buon seinen, in Tough sono presenti molti elementi maturi, nella fattispecie quelli legati al mondo della lotta. Saranno mostrate le influenze mafiose (avremo addirittura una Black House contrapposta alla White House), il doping, la precarietà dei lottatori, ecc.
I combattimenti sono resi alla perfezione dai disegni di Saruwatari, che riesce a rappresentare in maniera chiara anche situazioni dove i duellanti sono accartocciati tra loro in un mix tra prese e leve articolari. Furba l'idea di mostrare dopo alcuni colpi una sorta di "lastra" del corpo della vittima, in cui si possono notare i danni a livello di ossa o di tendini. Se proprio si vuole trovare una pecca ai disegni, quella sta nei volti, che spesso sono molto simili tra loro e mancano di espressività.
Per quanto riguarda i personaggi Tough ha un grosso limite: è incentrato sulla famiglia Miyazawa. Dunque tutti i personaggi che non sono Kiichi, Seiko o Kiryu dureranno solo il tempo di essere sconfitti (o uccisi). Questo è un po' un peccato, perché buona parte degli avversari ha un background ben costruito (sia a livello di tecniche che di filosofia di vita) e dispiace che spariscano di colpo dalla scena. A ciò si aggiunga il fatto che Kiichi e Seiko spesso sono "noiosi", per motivi diversi. Per fortuna c'è Kiryu che tiene in piedi il manga. Egli viene presentato all'inizio come il classico "cattivo" da sconfiggere, ma andando avanti con la storia si capisce che questo personaggio è molto più sfaccettato e complesso. A volte "buono" e a volte "cattivo", semplicemente perché fa quello che vuole, sempre e comunque. Il successo di questo personaggio nel cuore dei lettori (e anche in quello dell'autore) è reso palese dai capitoletti extra inclusi spesso alla fine dei volumi, in cui viene raccontato l"altro volto" di Kiryu. In pratica Kiryu viene mostrato in situazioni verosimili ma molto particolari (diverse da quelle in cui si trova nella storia normale), e il gusto sta nel vedere il suo comportamento. Credetemi, sono delle vere chicche che meriterebbero da sole il prezzo del manga: si va da scene spassose a scene davvero poetiche, restando sempre in linea con la filosofia del personaggio.
Per concludere, per gli appassionati di arti marziali Tough è un must. Ma vi sbagliate se pensate che Tough sia soltanto un'accozzaglia di combattimenti privi di trama. In realtà nei primi 15 volumi (circa) è così o quasi, ma piano piano l'autore pone alcuni pezzetti legati ai lati oscuri della famiglia di Kiichi, e li ricompone sapientemente creando dei buoni colpi di scena. Dunque la trama c'è ed è pure solida e coerente, sebbene nella parte iniziale sia molto "nascosta". In ogni caso Tough è e resta un manga di nicchia destinato ad un pubblico maturo, e credo che sia il migliore tra quelli incentrati sulle arti marziali.
Trama: 7
Disegni: 9
Personaggi: 7
Kiichi Miyazawa è un giovane che fin da piccolo si allena per succedere al padre Seiko alla guida della prestigiosa (e oscura) scuola di arti marziali Nadanshinkage. Nel corso dei vari combattimenti si troverà a fronteggiare gli ostacoli posti dallo zio Kiryu, un disertore della Nadashinkage che alla rigida via delle arti marziali preferisce fare ciò che più gli aggrada (compreso uccidere chi non gli va a genio). Il prequel di Tough si conclude con lo scontro fratricida fra Seiko e Kiryu, nel quale il primo ha la peggio. Kiichi si ritrova dunque suo malgrado ad essere il nuovo reggente della scuola Nadanshinkage, pur consapevole di non essere ancora in grado di raggiungere i livelli del padre né tantomeno di poter sconfiggere Kiryu.
All'inizio di Tough, passati alcuni anni da quell'evento, scopriamo che Seiko è ancora vivo, seppur in stato quasi vegetativo, e che Kiichi per pagargli le cure ha deciso di "sporcarsi le mani" partecipando a combattimenti clandestini in ambienti mafiosi, contravvenendo alle regole della scuola. Un ulteriore errore della Planet è che presenta Tough come un manga di combattimenti clandestini in cui "vale tutto", quando invece queste caratteristiche sono presenti solo nei primi 2 volumi (e solo per spiegare la "svolta" di Kiichi). Da qui parte la maxi saga della Hyper Battle, un mega torneo internazionale (non clandestino) a cui partecipa Kiichi. Torneo nel quale il protagonista si distinguerà sempre per la sua lealtà e correttezza, anche a fronte di numerose furbate degli avversari di turno. Insomma, l'atmosfera è molto diversa da come un lettore "ignorante" si immagina nel primo volume.
La domanda sorge spontanea: "se si legge Tough senza aver letto il prequel ci si può gustare comunque la storia?" La risposta è sì, al 90% diciamo. Nei volumi iniziali di Tough l'autore pone le basi giuste per comprendere la storia anche ad un neofita, però andando avanti fa alcuni piccoli riferimenti ad avvenimenti del prequel. L'esempio lampante è quando in un flashback compare tale Iron Kiba, personaggio nuovo per i lettori di Tough ma non per quelli del prequel, i quali saranno gli unici a gustarsi la vicenda a 360°. Inoltre a partire dal volume 20 Saruwatari pone al centro dell'attenzione il rapporto padre-figlio fra Kiichi e Seiko, un rapporto che ovviamente può essere compreso al meglio solo se si ha letto il prequel (focalizzato sull'educazione di Kiichi alle arti marziali da parte di Seiko).
Se proprio siete indecisi se iniziare o no Tough, forse è meglio che aspettiate. Questo perché il manga è ormai agli sgoccioli (terminerà al volume 39) e, visto il successo che ha avuto in Italia (sempre nei limiti dei manga di nicchia), è possibile se non probabile che la Planet Manga decida a breve di portare da noi il prequel. Quindi è meglio che leggiate prima quello, e che solo dopo recuperiate Tough.
Fatta questa doverosa premessa, il fulcro di Tough sono i combattimenti di arti marziali. Combattimenti quasi realistici, dove i personaggi usano un interessante mix tra mosse vere (prese, leve articolari, spazzate..) e tecniche di arti marziali più o meno verosimili. Gli stili di lotta incontrati nel corso della storia sono molto variegati: vedremo ad esempio jujitsu, judo, lotta mongola, wrestling e persino tecniche di bastone o di spada. Però c'è un piccolo grande problema: la prevedibilità dell'esito. Quasi tutti i combattimenti coinvolgono Kiichi, il protagonista, e… beh, a buon intenditor poche parole. In ogni caso i match sono sviluppati molto bene a livello tecnico ed emotivo, e questa costruzione sapiente compensa la scontatezza dell'esito lasciando sempre la voglia di leggere. Inoltre, da buon seinen, in Tough sono presenti molti elementi maturi, nella fattispecie quelli legati al mondo della lotta. Saranno mostrate le influenze mafiose (avremo addirittura una Black House contrapposta alla White House), il doping, la precarietà dei lottatori, ecc.
I combattimenti sono resi alla perfezione dai disegni di Saruwatari, che riesce a rappresentare in maniera chiara anche situazioni dove i duellanti sono accartocciati tra loro in un mix tra prese e leve articolari. Furba l'idea di mostrare dopo alcuni colpi una sorta di "lastra" del corpo della vittima, in cui si possono notare i danni a livello di ossa o di tendini. Se proprio si vuole trovare una pecca ai disegni, quella sta nei volti, che spesso sono molto simili tra loro e mancano di espressività.
Per quanto riguarda i personaggi Tough ha un grosso limite: è incentrato sulla famiglia Miyazawa. Dunque tutti i personaggi che non sono Kiichi, Seiko o Kiryu dureranno solo il tempo di essere sconfitti (o uccisi). Questo è un po' un peccato, perché buona parte degli avversari ha un background ben costruito (sia a livello di tecniche che di filosofia di vita) e dispiace che spariscano di colpo dalla scena. A ciò si aggiunga il fatto che Kiichi e Seiko spesso sono "noiosi", per motivi diversi. Per fortuna c'è Kiryu che tiene in piedi il manga. Egli viene presentato all'inizio come il classico "cattivo" da sconfiggere, ma andando avanti con la storia si capisce che questo personaggio è molto più sfaccettato e complesso. A volte "buono" e a volte "cattivo", semplicemente perché fa quello che vuole, sempre e comunque. Il successo di questo personaggio nel cuore dei lettori (e anche in quello dell'autore) è reso palese dai capitoletti extra inclusi spesso alla fine dei volumi, in cui viene raccontato l"altro volto" di Kiryu. In pratica Kiryu viene mostrato in situazioni verosimili ma molto particolari (diverse da quelle in cui si trova nella storia normale), e il gusto sta nel vedere il suo comportamento. Credetemi, sono delle vere chicche che meriterebbero da sole il prezzo del manga: si va da scene spassose a scene davvero poetiche, restando sempre in linea con la filosofia del personaggio.
Per concludere, per gli appassionati di arti marziali Tough è un must. Ma vi sbagliate se pensate che Tough sia soltanto un'accozzaglia di combattimenti privi di trama. In realtà nei primi 15 volumi (circa) è così o quasi, ma piano piano l'autore pone alcuni pezzetti legati ai lati oscuri della famiglia di Kiichi, e li ricompone sapientemente creando dei buoni colpi di scena. Dunque la trama c'è ed è pure solida e coerente, sebbene nella parte iniziale sia molto "nascosta". In ogni caso Tough è e resta un manga di nicchia destinato ad un pubblico maturo, e credo che sia il migliore tra quelli incentrati sulle arti marziali.
Trama: 7
Disegni: 9
Personaggi: 7