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8.0/10
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Molte persone adulano alla follia questo manga, altri pensano che sia un manga che non è degno neanche degno di essere chiamato degno. Io penso che, nonostante sia diventato il manga dei giappominchia, che comunque merita una certa attenzione. Tralasciando la trama, che credo la conoscete tutti, penso che Death Note sia, nei suoi primi 6 volumi, uno dei migliori manga che esistano in circolazione. La mente dell'autrice deve essersi contorta e andata in fumo per creare un opera così. L'idea estrema di base, quello del quaderno su cui se si scrive il nome di una persona muore, è copiata. Proprio così, da un romanzo molto vecchio chiamato "Now Zero". Parla di un impiegato, stremato dal suo datore di lavoro e avendo trovato un quaderno con questo potere, fa morire il suo capo. Così decide di usarlo per avere una scalata di potere all'interno di un azienda.

Ma il resto, direi che è originale. Gli elementi possono sembrare gli stessi di altri manga: un ragazzo che ha un potere speciale e gli shinigami, non rari da incontrare nei manga. Ma, in primo luogo gli shinigami non combattono ne fra di loro, ne fra di noi umani e non provano nulla uccidendoci. Lo fanno solo per allungarsi la vita con il tempo rimanente che gli resta da vivere. Sinceramente avrei preferito che la Ohba si dedicasse di più su questo: sulla storia degli shinigami. E poi, un ragazzo ha un potere speciale, ma lo usa a fin di "bene", uccidendo tutti i cattivi (che poi, se vuole uccidere i criminali, la criminalità non si estinguerà mai con lui, perché è lui il più pericoloso serial killer del mondo) e la chiave del tutto non è l'azione/combattimento. No. La chiave è il giallo. Una battaglia di scacchi tra Light e l'investigatore tanto geniale quanto strambo, L. Di cui nessuno conosceva ne il nome ne il volto. Una battaglia a scacchi piena di suspense e colpi di scena che molte volte non ti saresti mai immaginato, che ti incolla sulle pagine per sapere chi vincerà.

In questa recensione non vi anticiperò nulla. Non voglio cadere nello spoiler. Analizzerò a fondo questo manga.

Grafica: il tratto grafico di Death Note è uno dei migliori che io abbia mai visto, e in generale quello del maestro Takeshi Obata (tranne quello in Bakuman). La grafica mi ha stupito, perché non ci sono quelle banali gesticolazioni che troviamo solitamente nei manga. E lo stile dei volti è estremamente bello e piacevole da guardare... tranne che per Ryuk lo shinigami. Nulla a che fare con i manga che riducono ad un puntino il naso e fanno occhi enormi. Un character design molto carino, tranne che per Near. Ha i capelli bianchi ed è un bambino? E poi ha diciotto anni e ne dimostra dieci se non meno? Near è l'unico personaggio che mi sembra che si avvicini di più ai classici manga, dove i capelli variano da viola, al rosa, o al verde e quasi mai capelli normali. La grafica, dal 10 volume in poi diventa sempre meglio, con una cura maniacale di ogni singolo particolare in una vignetta. Nell'ultimo capitolo proprio, il 108, ci sono scene e disegni che ti lasciano a bocca aperta, nel vero senso della parola. Negli ultimi capitoli, diventa il manga meglio disegnato che io abbia mai letto.

Trama: difficile non anticipare nulla, ma non vi anticiperò nulla! Il primo volume sembra presentarsi già con una struttura preordinata, come il secondo, anche se il finale del secondo mi lascia perplesso. Sarebbe stato più interessante finirlo con l'incontro tra L e Light. Comunque, i primi due volumi hanno una storia lineare. Io mi sarei risparmiato a quel punto la storia di Naomi Misora, anche perché gli autori volevano farla diventare un personaggio principale e invece si era avvicinata troppo all'identità di Kira. A parte questo, L ha già il sospetto che Light sia Kira e a volte ti fa pensare "Ma insomma, allora sa o no che lui è Kira?". La prima metà del terzo volume sembra solo una guerra psicologica tra L e Light che vogliono scoprire l'identità dell'altro. E ora qui mi devo fermare, perché altrimenti rischio di anticiparvi qualche pezzo saliente. La trama dal terzo volume in poi mi sembra che sia messa un po' a caso, nella fretta. Sopratutto la seconda metà del quinto e la prima del sesto che io avrei utilizzato in ben altro modo. La seconda parte della storia, dal 7 in poi non è più la stessa: il settimo volume è pieno di incongruenze, e il succo non è più lo stesso. Diventa tutto noioso e poco affascinante, mi capitava spesso di fermarmi a metà capitolo perché i dialoghi erano troppo lunghi e riempivano tutte le vignette, rallentando la narrazione e annoiando il lettore. Lì tutto si fa più scontato, meno Death Note. Non ci sono più i ragionamenti di una volta, tranne che per Light che aveva già un piano. La narrazione è noiosa e parecchio, mi veniva voglia di buttare il manga. L'ultimo volume, il dodicesimo, l'ho trovato più interessante. Un finale che non è esattamente come doveva essere ma che poi in fin dei conti è accettabile. Si vede proprio che gli autori hanno allungato la serie per farsi i soldini. Suggerisco che, arrivati al settimo volume, vedete solo l'anime dal 25 episodio in poi e per ben due volte e poi vedete l'episodio finale (il 37) per comprendere il finale. I ragionamenti, anche nell'anime ma lì si sente di meno, diventano insensati. Ognuno anticipa le mosse dell'altro che voleva anticipare le mosse dell'avversario per controbattere ai piani dell'avversario. Se si fossero fermati al settimo volume, e avrebbero dato un finale diverso, forse sarebbe stato anche un 9. Considerando solo i primi 4 volumi in particolari, i migliori. Già dal nono volume non si trattava di provare l'identità di Kira ma solo di portarlo davanti ad una completa disfatta. Peccato per la prima parte più che ben riuscita.


Personaggi: Da dove iniziare? Dal cinico Light alias Kira o da L? Light: ben caratterizzato, con un ideale di giustizia tutta sua che lo spinge a voler diventare il nuovo giustiziere. Megalomane, folle, senza alcuna considerazione della vita umana. Un personaggio che nella sua freddezza può avere fascino (anche a livello di aspetto, basta guardare gli yaoi che hanno fatto su Light e L). Nella seconda parte si sciupa, diventa ancora più pazzo, si rincoglionisce praticamente. Più interessante è L: un personaggio che all'inizio avrei immaginato come uno tipo Sherlock Holmes. Peccato che non ha niente a che fare con lui, tranne che per il modo di sedersi e la nazionalità. Una mente brillante, che mangia solo dolci, che non dorme quasi mai, che assume posizioni e atteggiamenti che lo fanno apparire anche infantile. Un personaggi perfetto in tutti i particolari, anche se avrei voluto che si parlasse del suo passato, visto che si dice che è orfano. I suoi successori, l'omino bianco Near, e il cosplay di Raffaella Carrà, Mello non sono paragonabili a lui. Near l'ho trovato noioso, e se non fosse stato per Mello sarebbe stato tutto diverso. Più interessante, carismatico che dà energia a questo manga è Mello, anche più simpatico in un certo senso e meglio studiato psicologicamente rispetto a Near, che è a mio parere solo la brutta copia negli atteggiamenti di L e nient'altro. Near non è caratterizzato, se non nel fatto che gioca con dei giocattoli per bambini. Nulla di che. Invece Mello, viene esaminato sin da subito psicologicamente. A parte Mello, il resto dei personaggi nella seconda parte non è degno di nessun merito. Nemmeno quelli che potevano essere degni di nota, come il padre di Light. E questo non fa che incrementare il divario tra prima e seconda parte. Al posto della tonta alias secondo Kira, carina e senza cervello che non sa far altro che essere manipolata da Light, ecco che ne arriva un altra, Takada che era già apparsa prima ma come comparsa con un paio di dialoghi. A parte l'aiutante di Near, tutte le donne sono stupide. Non che gli uomini della polizia giapponese fossero tanto diversi, eh...

Disegni:9
Storia: prima parte 8, seconda parte 6.
Dialoghi: come sopra.
Personaggi: come sopra ancora.
Voto finale:8.