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5.0/10
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Credo di essere una delle poche persone a non apprezzare questa serie. Ricordo ancora che quando sospesi l'abbonamento in fumetteria, il proprietario del negozio rimase sbalordito perché era un titolo che tirava tantissimo. Eh, ma intanto io, davvero, non potevo farcela, a finirlo.
Il primo numero mi piacque non poco, tanto che, leggendolo, mi ritrovai persino a piangere. Poi però le cose cambiarono. In peggio.

In soldoni, il manga racconta la storia d'amore fra un ragazzo bellissimo (de gustibus, per quel che mi riguarda), in gamba, atletico, spregiudicato, sciupafemmine e blabla, e una ragazza timida, introversa, amante dell'arte e alla sua prima esperienza sentimentale. Insomma, apparentemente la classica situazione da "gli opposti si attraggono".
Scrivo "apparentemente" perché in realtà i due protagonisti sono accomunati da tante, troppe turbe psichiche, a mio avviso; forse di caratteristiche differenti, ma comunque evidenti. La cosa più tragica, secondo me, è che da questo punto di vista nel corso della serie non si salva alcun personaggio: tutti, chi più chi meno, finiscono per mostrare segni di squilibrio o comunque note parecchio stonate in quello che potrebbe essere comunemente definita "la norma". Soprattutto, ogni comportamento fuori dai canoni, qui, viene evidenziato in negativo, e più si procede con la lettura, più si ha la sensazione che un macigno ti schiacci la bocca dello stomaco, tanto che, a lungo andare, "Mars" non ha fatto altro che comunicarmi una profondissima angoscia. E basta.

La caratterizzazione dei personaggi, quindi, la boccio in pieno. Perché se è pur vero che qualcosa sul loro comportamento e sulla loro psicologia viene spiegata qua e là, a seguito di flashback o rivelazioni o che so io, si ha la sensazione che esista solo il tripudio del dramma e della tristezza. Ogni personaggio, quando non ha uno scheletro nell'armadio, ecco che tira fuori dal suo passato una tragedia che lo ha sconvolto irrimediabilmente.
E mi viene da chiedere: «E che cavolo?! Ma uno fortunato?! Uno sano di mente?!»
È palese che l'autrice abbia forzato troppo la mano con tutte queste tragedie e questi turbamenti mentali. Sappiamo tutti che la vita non è fatta solo di rose e fiori, ma un tale concentramento di sfiga a me appare assai innaturale. Di più, com'è possibile che tutti i personaggi ne vengano fuori mentalmente instabili? Perché è questa la sensazione che avevo durante la lettura. E mi venivano i brividi.
È pur vero che non ho completato la serie, ma mi è stato detto che, successivamente, anche l'unico personaggio che reputavo sano di mente finisce per sbarellare. E allora basta, non ho neanche voluto finire la lettura per mezzo del prestito dell'amica a cui regalai i miei volumetti (i rimanenti li comprò lei). Magari rimedierò in futuro, ma ora come ora, anche a distanza di più di dieci anni, ne faccio volentieri a meno.

In ultimo, lo stile della Souryo non rientra nel mio canone estetico, ma tutto sommato avrei anche potuto sorvolare se la storia avesse avuto il potere di coinvolgermi in positivo anziché avere su di me un effetto esclusivamente depressivo.