Recensione
Love me Knight è da tutti noi meglio conosciuto come Kiss Me Licia, il cui anime trasmesso la prima volta verso la metà degli anni ottanta appassionò tantissimi italiani, tanto da divenire un cult e un'opera impossibile da ignorare.
C'è da dire che in Giappone invece non ha avuto tutto questo riscontro, tanto da venirgli negata una seconda serie animata. Probabilmente fu messo in ombra da altre buone produzioni da noi mai arrivate.
Personalmente del cartone ho ben pochi ricordi, a parte la sigla ricordo giusto quell'odiosa voce del gatto. La cosa più bella di quando ho preso il manga in mano è stato constatare che no, il gatto non parla.
Si tratta della storia d'amore tra Yaeko (Lucia) e Go (Mirko), ma non in modo scontato e stucchevole come in diversi shojo moderni. I personaggi crescono notevolmente durante il corso degli eventi e le vicende non sono mai noiose. Nel corso dei sette volumi che compongono il manga, abbiamo diversi temi affrontati, a partire dalla ribellione giovanile: quella di Lucia è quella di una ragazzina che si vuole emancipare dalla famiglia crescendo, quella di Go e dei Beehive è quella verso una società chiusa che non accetta le diversità e i cambiamenti.
L'ambientazione che fa da cornice alla storia d'amore è sicuramente uno dei migliori punti di forza, l'avvento del rock nel tradizionalista Giappone è ben resa, anche se spesso un po' troppo bonariamente, ma altrimenti la storia avrebbe preso tinte ben più cupe. Mi ha colpito da subito quanto si faccia riferimento a tematiche omosessuali, considerando quanto nella terra del sol levante siano ancora abbastanza tabù al giorno d'oggi, in quegli anni dovevano essere molto provocatorie. Oppure già allora nei manga per ragazze si inserivano elementi yaoi con leggerezza, ma l'impressione è diversa.
La caratterizzazione dei personaggi l'ho trovata buona, sia i protagonisti che vari comprimari sono conditi abbastanza. Viene dato il proprio spazio anche a molti personaggi secondari, che sanno farsi apprezzare e si rendono simpatici spesso anche grazie a delle gag ricorrenti.
Nonostante, come detto, sia una buona opera non riesco però a dargli più di 7, sarà che forse io sono lontano dal target di riferimento, sarà che non mi piace per niente lo stile di disegno shojo, la storia mi è piaciuta ma senza esagerare, quindi questo è il voto che penso si meriti anche visto l'importanza culturale che riveste per noi italiani.
C'è da dire che in Giappone invece non ha avuto tutto questo riscontro, tanto da venirgli negata una seconda serie animata. Probabilmente fu messo in ombra da altre buone produzioni da noi mai arrivate.
Personalmente del cartone ho ben pochi ricordi, a parte la sigla ricordo giusto quell'odiosa voce del gatto. La cosa più bella di quando ho preso il manga in mano è stato constatare che no, il gatto non parla.
Si tratta della storia d'amore tra Yaeko (Lucia) e Go (Mirko), ma non in modo scontato e stucchevole come in diversi shojo moderni. I personaggi crescono notevolmente durante il corso degli eventi e le vicende non sono mai noiose. Nel corso dei sette volumi che compongono il manga, abbiamo diversi temi affrontati, a partire dalla ribellione giovanile: quella di Lucia è quella di una ragazzina che si vuole emancipare dalla famiglia crescendo, quella di Go e dei Beehive è quella verso una società chiusa che non accetta le diversità e i cambiamenti.
L'ambientazione che fa da cornice alla storia d'amore è sicuramente uno dei migliori punti di forza, l'avvento del rock nel tradizionalista Giappone è ben resa, anche se spesso un po' troppo bonariamente, ma altrimenti la storia avrebbe preso tinte ben più cupe. Mi ha colpito da subito quanto si faccia riferimento a tematiche omosessuali, considerando quanto nella terra del sol levante siano ancora abbastanza tabù al giorno d'oggi, in quegli anni dovevano essere molto provocatorie. Oppure già allora nei manga per ragazze si inserivano elementi yaoi con leggerezza, ma l'impressione è diversa.
La caratterizzazione dei personaggi l'ho trovata buona, sia i protagonisti che vari comprimari sono conditi abbastanza. Viene dato il proprio spazio anche a molti personaggi secondari, che sanno farsi apprezzare e si rendono simpatici spesso anche grazie a delle gag ricorrenti.
Nonostante, come detto, sia una buona opera non riesco però a dargli più di 7, sarà che forse io sono lontano dal target di riferimento, sarà che non mi piace per niente lo stile di disegno shojo, la storia mi è piaciuta ma senza esagerare, quindi questo è il voto che penso si meriti anche visto l'importanza culturale che riveste per noi italiani.