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Contiene lievi spoiler!

OGGETTIVAMENTE PARLANDO
Le prime pagine di "Litchi Hikari Club" si aprono con un sipario che non è casuale. L'opera infatti è basata su una produzione omonima del Tokyo Grand Guignol, una compagnia teatrale che si rifà allo stile e alle tematiche del teatro "Grand Guignol", sito a Parigi e attivo dal 1897 al 1962. Gli spettacoli del teatro parigino erano caratterizzati dalla presenza di scene gore e sanguinolente, rappresentate con effetti speciali estremamente realistici. Possiamo dire che era la versione teatrale e classica - per certi versi originale - dell'odierno splatter. Questa doverosa premessa per far capire subito di fronte a che tipo di opera ci si trova, la messa in scena è caratterizzata da un gusto dell'eccesso che si traduce in scene estremamente esplicite di sesso e violenza, rendendolo inadatto ai più piccoli o a chi non apprezza questo tipo di linguaggio.

Il manga segue le vicende del Club Hikari, un manipolo di ragazzini della metropoli che ogni pomeriggio si ritrova in un edificio abbandonato per... "Giocare a go?" No. "Studiare storia?" No no. "Corteggiare le ragazze, per caso?" Non proprio... questi psicopatici con sindrome di Peter Pan a seguito, infatti, oltre a disprezzare profondamente l'adulto e a sottostare a un regime simil-nazista, impegnano i loro pomeriggi in un piano a dir poco improbabile: donare la vita all'immobile Litchi, una macchina da loro costruita con l'intento di catturare giovani ragazze. Pur se improba l'impresa riesce e il robot muove i primi passi ma... cosa sono esattamente le ragazze? Devono essere belle... ma cosa vuol dire belle? Questi gli spunti per una trama che a mio parere ha un ossatura estremamente brillante, messa in scena tramite un linguaggio che sicuramente non è adatto a tutti.

Le tavole che accompagnano la storia sono nere come la pece e ricche di dettaglio, specie nelle scene cruente che ben rappresentano la natura orrorifica dell'opera. Le atmosfere dipinte dall'autore sono opprimenti e stantie come i cieli grigi della metropoli in cui si trova l'edificio dismesso del club. Le vignette tolgono spesso il respiro e il registro ossessivo-martellante della narrazione trasmette alla perfezione l'ansia della tirannia, del sonno della ragione. Pur essendo un opera estremamente introspettiva non si perde in infiniti dialoghi e preferisce mettere lo schifo direttamente davanti ai nostri occhi, rendendo la lettura un "macigno scorrevole", una pietra che rotola e schiaccia sotto il suo peso il lettore, pur concedendogli i meritati spazi di respiro. I siparietti ironici sulle mancanze del Litchi, le note al pianoforte o la storia d'amore che si sviluppa nel corso della storia sono piccole divagazioni che non tutti apprezzeranno; personalmente posso dire di averle gradite non poco, poiché spezzano un registro altrimenti monotono.

SOGGETTIVAMENTE PARLANDO
Lo ammetto, quando mi trovo a sfogliare la scheda di un opera che riconosco essere estremamente nichilista, parto con quel misto di pregiudizio e curiosità che caratterizza tutte queste "scoperte". Comincio la lettura con scetticismo e il più delle volte le mie preoccupazioni si confermano, la trama comincia presto ad accartocciarsi in una serie di pippe mentali sconnesse, condite da simboli e rimandi, citazioni su citazioni, insomma un magma rovente che il più delle volte è - per me - difficile da decifrare.

Ci sono volte in cui invece resto piacevolmente sorpreso ed è questo il caso di "Litchi Hikari Club", un manga che pur facendo dello splatter e del macabro la sua bandiera riesce comunque a suggerire dei momenti delicati e di estrema intimità, sempre senza perdersi troppo in onanismi vari. I messaggi e le sensazioni boicottano il pensiero per parlare direttamente alla pancia del lettore e schifarlo quanto basta, o meglio, quanto serve. Ho avuto infatti la costante sensazione che l'intento dell'autore fosse proprio quello di impressionare, di portare a riconoscere e a disprezzare quel riflesso distorto che le amebe al comando di Zera rappresentano. Dimenticate i dodicenni che giocano col bastoncino nel cortile, i ragazzini del Club Hikari passano il loro tempo a mettere in atto le peggio nefandezze, convinti della loro superiorità e incoscienti della gravità delle loro azioni. Oltre all'evidente fanatismo e alla pazzia del gruppetto non ci vengono dati altri elementi sui motivi che li spingono a mettere in atto gesti di tale efferatezza senza la minima empatia o rimorso e ciò crea un effetto straniante che trasmette orrore al lettore. Zera è sostanzialmente un dittatore, colpevole come tutti quelli che lo seguono (scienziati, bramosi di potere e folli) e come spesso succede in questi casi, purtroppo, di razionale nei comportamenti delle persone c'è ben poco.

Fra queste righe ho potuto inoltre scorgere molte critiche che personalmente condivido. L'ossessione per l'estetica e per l'aspetto, il rapporto spesso servile e malato fra la tecnologia e il potere, la sottomissione al Capo o a chi per lui, sono temi estremamente attuali e problematici che vengono messi alla berlina in maniera diretta ed originale, anche se indubbiamente forte. Il litchi, simbolo di bellezza e amore, diventa strumento nelle mani del tiranno e viene ridotto ad uno sfizio egoistico, per poi essere utilizzato come motore dei propri fini. Agli occhi di Zera i membri del club sono poco più che delle marionette a cui dall'alto impartire ordini e concetti, ma la realtà è estremamente diversa e comincia mano mano a prendere spazio fra le pieghe dei suoi deliri. L'uomo non è affatto un meccanismo facilmente manovrabile: sbaglia, impara ed elabora informazioni dalle più disparate fonti per poi farle proprie, assimila e costruisce continuamente. Parte del messaggio trasmesso è indubbiamente pessimista e vuole ricordarci quale rischio deriva dal delegare il proprio pensiero, ma ci viene anche lasciata una finestra di speranza, rivoluzionaria pur nel suo piccolo; la possibilità di riappropriarsi di quel pensiero.

LO CONSIGLIO A
Non ci giro tanto intorno, questo non è un manga adatto a tutti e in parte non era neanche adatto a me. Il voto che vedete sotto queste righe potete tranquillamente alzarlo di un punto se apprezzate le riflessioni pessimiste sull'esistenza e le atmosfere granduignolesche. I più sensibili di stomaco potrebbero apprezzarlo come ritenerlo un emerita schifezza, per me è stata in parte una sorpresa e l'ho gradito molto più di altre opere simili.

Resta comunque un'opera difficile da inquadrare, i contenuti sono estremamente eterogenei e non mi sentirei di escludere nessuno dal consiglio, se non ovviamente i più piccini. Probabilmente ognuno ci troverà qualcosa che gli piace come qualcosa che proprio non può sopportare e trovo sia un punto a favore, perché in mezzo a tutte queste esagerazioni e situazioni sopra le righe questa eterogeneità rappresenta un barlume di realismo, anche se per qualcuno potrebbe essere un difetto. Un'ottimo manga horror ma tutt'altro che universale.

VOTO: 7.5