Recensione
Il vampiro che ride
8.0/10
Recensione di AkiraSakura
-
La narrazione inizia con un rimando alle desolate rovine cosparse di cadaveri e di sciami di mosche di Hiroshima e Nagasaki; dopodiché si sposta nell'attuale Giappone, dove i vizi e i mali prodotti dall'umanità - ed in particolare da una gioventù ridotta allo sbando - non si sono ancora estinti dopo una catastrofe apocalittica, inimmaginabile ed annichilente. Poco importa che un'anziana donna vampiro sia sopravvissuta all'inferno post atomico e sia giunta sino ai giorni nostri per mietere qualche vittima innocente succhiandole il sangue, talvolta facendola rinascere come vampiro. Lei è il male minore, allo stesso modo dei suoi "figli"; il vero male è la razza umana, così abnorme, ottusa, viziata, corrotta, perversa, animalizzata: mostruosa più di ogni vero mostro partorito dalla sua stessa immaginazione.
E' questo il pensiero filosofico, estremamente nichilista, oltremodo pessimista, di Suehiro Maruo, vero e proprio maestro dell'horror lucido, grottesco, impegnato ed estremo. Suo è il capolavoro "Midori Shoujo Tsubaki", il quale riprende le suddette tematiche pur rimanendo di base un racconto folkloristico di natura prettamente buddhista; suo è anche il qui presente "Warau Kyuuketsuki", alias "Il Vampiro che Ride" per noi italiani: quest'ultimo titolo, contrariamente a "Midori Shoujo", è molto più improntato sull'azione pura, la quale tuttavia è ben dosata e non toglie eccessivo spazio al sapore filosofico tipico delle opere più strettamente di nicchia dell'autore.
Ritornando a parlare della narrazione, essa, dopo il suo tetro esordio, si sofferma sulla decadenza della società giapponese, mostrando una totale assenza di consapevolezza, una marcata perversione sessuale, nonché alienazione e indifferenza. I due vampiri adolescenti protagonisti del racconto sono gli unici che riescono a maturare dei valori, contrariamente agli esseri umani che li circondano, i quali si dilettano in orge in cui si vestono da nazisti, violentano minorenni, indossano maschere per non farsi riconoscere dai loro vergognosi simili. In particolare, le perversioni sessuali rappresentate da Suehiro Maruo di solito sono incentrate su persone giovanissime, e sono raffigurate in modo talmente grottesco che paiono caricature del viscerale complesso lolicon di cui sembra soffrire a malo modo la società giapponese. Particolarmente impressionante è una scena in cui una donna vampiro strappa il cuore ad una persona e si masturba con esso, emanando acute grida di piacere.
A livello artistico Suehiro Maruo è un vero portento, ed il suo stile di disegno è inconfondibile, dettagliato, accurato, affascinante. La regia delle tavole è cinematografica, ed è ben evidente che il suddetto autore abbia un bagaglio culturale notevole per quanto riguarda il cinema degli anni quaranta e cinquanta, nonché l'arte espressionista in senso stretto. Molto affascinanti sono gli inquietanti voli di corvi caratteristici di questo genere di manga, le conturbanti sequenze da incubo, gli sguardi freddi e taglienti dei personaggi. I fondali sono estremamente curati nei dettagli, cupi e spaventosi come tutto il resto. Suehiro Maruo ha indubbiamente fatto scuola, ed artisti del calibro di Usamaru Furuya ("Litchi De Hikari Club") si sono palesemente ispirati al suo modo di concepire l'horror ed il grottesco.
L'unico difetto che mi sento di imputare al manga in generale è la bruttezza del suo finale, il quale a parer mio poteva essere reso più incisivo e sanguinoso, come ad esempio quello di "Litchi De Hikari Club", ovvero un catartico bagno di sangue nettamente più angoscioso e significativo di un epilogo vampiresco che mi è parso sin troppo aperto e vago.
In conclusione, devo ammettere che la nuova edizione della Coconino Press in due volumi è ottima, e presenta pagine spesse e copertine fedeli alle originali giapponesi.
E' questo il pensiero filosofico, estremamente nichilista, oltremodo pessimista, di Suehiro Maruo, vero e proprio maestro dell'horror lucido, grottesco, impegnato ed estremo. Suo è il capolavoro "Midori Shoujo Tsubaki", il quale riprende le suddette tematiche pur rimanendo di base un racconto folkloristico di natura prettamente buddhista; suo è anche il qui presente "Warau Kyuuketsuki", alias "Il Vampiro che Ride" per noi italiani: quest'ultimo titolo, contrariamente a "Midori Shoujo", è molto più improntato sull'azione pura, la quale tuttavia è ben dosata e non toglie eccessivo spazio al sapore filosofico tipico delle opere più strettamente di nicchia dell'autore.
Ritornando a parlare della narrazione, essa, dopo il suo tetro esordio, si sofferma sulla decadenza della società giapponese, mostrando una totale assenza di consapevolezza, una marcata perversione sessuale, nonché alienazione e indifferenza. I due vampiri adolescenti protagonisti del racconto sono gli unici che riescono a maturare dei valori, contrariamente agli esseri umani che li circondano, i quali si dilettano in orge in cui si vestono da nazisti, violentano minorenni, indossano maschere per non farsi riconoscere dai loro vergognosi simili. In particolare, le perversioni sessuali rappresentate da Suehiro Maruo di solito sono incentrate su persone giovanissime, e sono raffigurate in modo talmente grottesco che paiono caricature del viscerale complesso lolicon di cui sembra soffrire a malo modo la società giapponese. Particolarmente impressionante è una scena in cui una donna vampiro strappa il cuore ad una persona e si masturba con esso, emanando acute grida di piacere.
A livello artistico Suehiro Maruo è un vero portento, ed il suo stile di disegno è inconfondibile, dettagliato, accurato, affascinante. La regia delle tavole è cinematografica, ed è ben evidente che il suddetto autore abbia un bagaglio culturale notevole per quanto riguarda il cinema degli anni quaranta e cinquanta, nonché l'arte espressionista in senso stretto. Molto affascinanti sono gli inquietanti voli di corvi caratteristici di questo genere di manga, le conturbanti sequenze da incubo, gli sguardi freddi e taglienti dei personaggi. I fondali sono estremamente curati nei dettagli, cupi e spaventosi come tutto il resto. Suehiro Maruo ha indubbiamente fatto scuola, ed artisti del calibro di Usamaru Furuya ("Litchi De Hikari Club") si sono palesemente ispirati al suo modo di concepire l'horror ed il grottesco.
L'unico difetto che mi sento di imputare al manga in generale è la bruttezza del suo finale, il quale a parer mio poteva essere reso più incisivo e sanguinoso, come ad esempio quello di "Litchi De Hikari Club", ovvero un catartico bagno di sangue nettamente più angoscioso e significativo di un epilogo vampiresco che mi è parso sin troppo aperto e vago.
In conclusione, devo ammettere che la nuova edizione della Coconino Press in due volumi è ottima, e presenta pagine spesse e copertine fedeli alle originali giapponesi.