Recensione
Eppure sogno un dolce amore
9.0/10
Deguchi è un uomo con le idee chiare, lavoro e vita amorosa (diciamo pure sessuale) separati, nessun sospetto, nessuna vergogna della propria omosessualità, che vive così, come una versione nipponica gay e maschile di Samantha di "Sex and the City", con naturalezza e nessun coinvolgimento emotivo.
Insomma, potrebbe essere felice. Ma quando incontra Ryo Onoda le cose cambiano. Come sempre succede sulla carta, il divertimento causato dalla sbadataggine dell'altro si tramuta in un'amicizia travolgente ed esclusiva, quasi una dipendenza emotiva dall'altro. E poi per Deguchi è finita, perché questo sentimento, lui lo sa, è amore.
Delicata, commovente storia, a volte molto "imbranata" come è chiunque quando ama davvero, quando vuole conoscere l'altro, entrare nel suo mondo, farsi accettare.
Non avendo letto "Non mi farò coinvolgere" diventa un po' difficile per me fare paragoni, ma quanto agli Yaoi, di solito molto più spinti, più ossessivi, questa è una storia che potrei definire "giocata in punta di piedi".
Solitamente nei manga e anime Yaoi c'è quasi un'invasione, una pretesa di attenzione assoluta, abitualmente controbilanciata da momenti di straordinaria disponibilità, fragilità emotiva e generosità da parte di un "seme" assoluto. È un rapporto che colpisce come un'onda nel mare in tempesta, non la puoi evitare, ti fai male, al mare non frega molto, ma poi ti rimette sul bagnasciuga cullandoti dolcemente. Come se non bastasse, qualora ne uscissi, è probabile che ritornerai a tuffarti in quelle acque. Più una sindrome di Stoccolma detta così.
Qui invece non si può che sorridere vedendo qualcuno cercare nelle parole dell'amato un segno anche sottile di un suo potenziale interesse, "forse gli uomini gli piacciono, forse si fida di me, forse, forse…".
Sono passi minuscoli e leggeri quelli mossi da Deguchi nel cercare di non perdere il suo migliore amico, di non farsi illusioni, di non sapersi accontentare di averlo solo come amico, di non poterlo tenere vicino a sé un minuto in più, solo un altro minuto in più.
Sorridiamo invece di simpatia e gratitudine ad Onoda, che si affaccia senza pregiudizi sia con Shima che con Deguchi prima ancora di conoscerli, che sa farsi ubbidire tanto quanto sa portare a letto un ubriaco, riordinare casa altrui, e cercare sesso gay su internet (lui che cerca di capire la teoria per comprendere meglio l'omosessualità e chissà, rimane tra le scene più comiche e belle a mia memoria).
Insomma, una lettura psicologicamente forte, romantica, gentile ma molto divertente, non in senso derisorio, ma proprio con l'imbranataggine di chi partecipa all'imbarazzo.
In fondo è un po' come ballare in coppia, pare facile, le prime volte si assomiglia a grizzly che sculettano e non tengono il ritmo, ma non è che con la pratica non bisogna stare attenti, viene solo più naturale. Certo, ad ogni nuovo partner ci vuole un po' per armonizzarsi, ma nessuno scorda mai come è stato difficile e umiliante le prime volte che ci si è lanciati.
Insomma, potrebbe essere felice. Ma quando incontra Ryo Onoda le cose cambiano. Come sempre succede sulla carta, il divertimento causato dalla sbadataggine dell'altro si tramuta in un'amicizia travolgente ed esclusiva, quasi una dipendenza emotiva dall'altro. E poi per Deguchi è finita, perché questo sentimento, lui lo sa, è amore.
Delicata, commovente storia, a volte molto "imbranata" come è chiunque quando ama davvero, quando vuole conoscere l'altro, entrare nel suo mondo, farsi accettare.
Non avendo letto "Non mi farò coinvolgere" diventa un po' difficile per me fare paragoni, ma quanto agli Yaoi, di solito molto più spinti, più ossessivi, questa è una storia che potrei definire "giocata in punta di piedi".
Solitamente nei manga e anime Yaoi c'è quasi un'invasione, una pretesa di attenzione assoluta, abitualmente controbilanciata da momenti di straordinaria disponibilità, fragilità emotiva e generosità da parte di un "seme" assoluto. È un rapporto che colpisce come un'onda nel mare in tempesta, non la puoi evitare, ti fai male, al mare non frega molto, ma poi ti rimette sul bagnasciuga cullandoti dolcemente. Come se non bastasse, qualora ne uscissi, è probabile che ritornerai a tuffarti in quelle acque. Più una sindrome di Stoccolma detta così.
Qui invece non si può che sorridere vedendo qualcuno cercare nelle parole dell'amato un segno anche sottile di un suo potenziale interesse, "forse gli uomini gli piacciono, forse si fida di me, forse, forse…".
Sono passi minuscoli e leggeri quelli mossi da Deguchi nel cercare di non perdere il suo migliore amico, di non farsi illusioni, di non sapersi accontentare di averlo solo come amico, di non poterlo tenere vicino a sé un minuto in più, solo un altro minuto in più.
Sorridiamo invece di simpatia e gratitudine ad Onoda, che si affaccia senza pregiudizi sia con Shima che con Deguchi prima ancora di conoscerli, che sa farsi ubbidire tanto quanto sa portare a letto un ubriaco, riordinare casa altrui, e cercare sesso gay su internet (lui che cerca di capire la teoria per comprendere meglio l'omosessualità e chissà, rimane tra le scene più comiche e belle a mia memoria).
Insomma, una lettura psicologicamente forte, romantica, gentile ma molto divertente, non in senso derisorio, ma proprio con l'imbranataggine di chi partecipa all'imbarazzo.
In fondo è un po' come ballare in coppia, pare facile, le prime volte si assomiglia a grizzly che sculettano e non tengono il ritmo, ma non è che con la pratica non bisogna stare attenti, viene solo più naturale. Certo, ad ogni nuovo partner ci vuole un po' per armonizzarsi, ma nessuno scorda mai come è stato difficile e umiliante le prime volte che ci si è lanciati.