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Quattro anni dopo la conclusione di “Crows”, Hiroshi Takahashi ritorna al Suzuran con “Worst” (pubblicato sul “Monthly Shonen Champion” di “Akita Shoten” dal 2002 al 2013 per un totale di 33 volumi, pubblicati anche in Italia da “Planet Manga”), prendendo dal suo illustre predecessore alcuni difetti, ma migliorando anche alcuni pregi che avevano reso le avventure di Bouya Harumichi e soci parecchio pregevoli da leggere.
Innanzitutto il Takahashi migliora notevolmente il già buon tratto di disegno che aveva dimostrato di possedere in “Crows”, questa volta le facce dei personaggi risultano particolarmente ben disegnate e l’autore dimostra di disporre anche un discreto talento per quanto riguarda il disegnare ambientazioni in spazi chiusi. Takahashi dimostra di possedere un’ abilità registica, per quanto riguarda l’angolazione delle inquadrature, non comune.
L’autore inoltre è perfettamente conscio del fatto che un manga con quella trama non può essere preso assolutamente sul serio e quindi fa calare i quasi ogni situazione una atmosfera ironica e, in parecchi punti, anche autoironica.
Poi, benché anche qui come in “Crows” siano presenti blocchi narrativi indipendenti, “Worst” dimostra di possedere, al contrario del suo prequel, un trama lineare, che può essere divisa in due parti:
1) Lo scontro tra Hana e Amachi.
2) Il confronto tra il “Fronte Armato” e l’”Impero Manji”, scontro che finirà per coinvolgere tutti i licei protagonisti di “Worst”.
Ma è soprattutto nel primo arco narrativo che ho citato, che questo manga si dimostra di essere un prodotto particolarmente valido e meglio riuscito rispetto a “Crows”. Harumichi aveva Rindaman, ma la loro rivalità non è mai stata approfondita ed è sempre rimasta solo il confronto fra due liceali per dimostrare quale dei due fosse il più forte. Amachi, al contrario, si dimostra un personaggio egregiamente caratterizzato ed un perfetto rivale per Hana. Infatti i due si dimostrano speculari nella storia personale, ma (da perfetti rivali) completamente opposti nel modo di agire: Hana affascina chi lo circonda grazie alla sua forza, Amachi la usa per incutere timore e quindi tenere a se legati i propri sottoposti. Di queste somiglianze e differenze se ne accorgerà Amachi ed è proprio per questo che deciderà di affrontare Hana. A loro due e al loro scontro Takahashi decide, saggiamente, di affidare anche i significati più profondi dell’opera. Non dovremmo farci condizionare da nessuno nel decidere come vivere la nostra vita e che vivere, nonostante le tragedie che ci possono capitare (ne è una dimostrazione non solo la storia di Hana e di Amachi, ma anche quella di uno dei membri del liceo Hosen), rimane sempre la cosa migliore che ci potesse mai capitare.
Purtroppo il manga soffre di alcuni problemi che erano riscontrabili anche in “Crows”, come il fatto che l’autore si concentri eccessivamente sugli scontri che riguardano il protagonista e lasci poche pagine per gli altri (inoltre nessuno degli scontri qui presenti eguaglia la bellezza del secondo scontro tra Bouya e Rindaman, benché lo gli scontri tra Hana e Amachi e tra Hana e Guriko siano comunque molto validi), poi essendoci una quantità spropositata di personaggi, alcuni finiscono anche per assomigliarsi in maniera incredibile ( osservate per esempio come sono stati disegnati Sera e Renji, sarebbero stati praticamente identici se Sera non avesse avuto la cicatrice sul mento).
Inoltre Hana mi è simpatico, ma non è minimamente paragonabile a Bouya. Mentre quest’ultimo era parte attiva della trama e ha sempre rifiutato il ruolo di capo del Suzuran e aveva costantemente un atteggiamento da spaccone e da arrogante, Hana invece si lascia sempre guidare dagli eventi ed è un semplice ed ingenuo ragazzo di campagna.
In conclusione, se vi è piaciuto il precedente “Crows” ho se siete in cerca di uno shonen particolarmente ben riuscito, allora “Worst” è la lettura che fa per voi.