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La parola a cui viene associato più spesso questo anime è "commerciale".
I prodotti che disgraziatamente ricadono sotto questa categoria dal punto di vista degli appassionati sono un'infinità, ma, se da una parte ciò è degno di un pubblico più o meno critico e consapevole, dall'altra dimostra una tendenza all'etichettatura selvaggia e ad una certa presunzione nei confronti di tutto quello che non è degno di essere definito "capolavoro", quantomeno secondo i propri standard.
Chiaramente "No Game No Life" è lungi dall'essere tale, e al contrario è evidente fin dalle premesse che si tratta di una delle cosiddette e disprezzate 'commercialate'.

Cosa lo redime allora ai miei occhi?
Innanzitutto il fatto che il mainstream, seppure abbia ormai connotazione strettamente negativa, non coincide in automatico con la scarsa qualità, e questo è il caso di "No Game No Life".
Dal punto di vista tecnico infatti oserei definirlo eccellente, grazie all'animazione sopra la media e un ritmo di gradevole scorrevolezza, merito di un'ottima sceneggiatura in grado di sfruttare al massimo tempi comici e battute irriverenti che spezzano la tensione creata da scontri memorabili e da qualche spunto riflessivo. Quest'ultimo aspetto non viene sviluppato a dovere, risultando spicciolo e superficiale, ma del resto non è la profondità il punto di forza di "No Game No Life", e non è nemmeno quello che si propone di fare. Con la sua superficialità derivata anche da uno scorrimento serrato da mozzare il fiato, si pone l'obiettivo di far provare di tutto allo spettatore in brevi lassi di tempo, rendendo dunque impossibile soffermarsi su varie questioni.
Ponendolo in termini del suo tema più significativo, rappresenta il trionfo della debolezza, che con le sue armi supera sotto diversi aspetti titoli ben più pomposi e pretenziosi (e a mio avviso non sempre migliori) in un inno scanzonato al divertimento.
Aggiungerei però che si rivela un'arma a doppio taglio, in quanto di conseguenza anche aspetti meritevoli di essere approfonditi vengono liquidati, intrappolando i personaggi in un limbo di stereotipi vuoti, malgrado riescano a farsi piacere grazie alle loro interazioni interessanti. Stessa sorte toccata ad alcuni punti della trama, a volte offuscati e altre con veri e propri buchi.

C'è poi da chiedersi se "No Game No Life" sia davvero del tutto privo di valore, incapace di spingersi oltre al suo compito svolto egregiamente di intrattenere, seppure a spese di un fanservice che rischia di sfociare nel cattivo gusto e altre pecche sulle quali risulta difficile sorvolare.
Tuttavia ci lascia con l'interrogativo del perché di un tale apprezzamento nei suoi confronti, generato probabilmente dall'identificazione con i protagonisti, e di conseguenza con il problema sociale che grava su di loro. L'ascesa dell'ultima ruota del carro, che qui nello specifico raggiunge toni epici da me molto apprezzati, è un elemento comune a molti anime e manga, in quanto lascia un brivido d'emozione garantito a chi li segue. L'origine di quel brivido è la nostra società basata sull'esclusione? Ci sentiamo forse un po' tutti come Sora e Shiro, desiderosi di una rivalsa, attendendola nell'ombra delle distrazioni, al punto che senza giochi non c'è vita?