Recensione
Bugie d'Aprile
8.0/10
Che dire? Sicuramente è un anime che non lascia indifferenti, è molto forte, nonostante all'apparenza sembri una semplice storia d'amore adolescenziale (o pre-adolescenziale, dato che i protagonisti sono quattordicenni) su sfondo scolastico/musicale.
Molto brevemente, la trama narra di un pianista prodigio, Kousei Arima, che, a causa di una dottrina molto severa (anzi diabolica) della madre, anche lei pianista, nel farlo diventare un musicista di fama mondiale, rimane come traumatizzato dal suonare il suo strumento. Questo a causa di una serie di avvenimenti, culminanti con la morte della madre per una malattia, che avranno una forte influenza psicologica su Kousei, facendogli perdere interesse ed entusiasmo nel suonare, definendo lui stesso questo problema come "non riuscire a sentire le note". Fino a che, un giorno, l'incontro con una violinista della sua stessa scuola, Kaori Miyazono, inizierà a scuotere il protagonista. Da qui, anche se con sua molta iniziale riluttanza, prenderà il via una tortuosa ma determinata lotta con sé stesso nel superare il trauma e riprendere in mano la sua carriera, grazie soprattutto ai palesi sentimenti che fin da subito Kousei proverà per lei. Ma anche grazie al supporto e alla vicinanza della sua stretta amica d'infanzia, del suo migliore amico di scuola, e allo stimolo che riceverà da altri pianisti, che vedono Kousei come rivale, data la sua enorme bravura.
Fin qui tutto abbastanza banale, direte.
Non fosse però che ad un certo punto l'anime prenderà una svolta drammatica che porterà a un finale sicuramente coraggioso. Un finale a mio avviso riuscitissimo nel suo chiudere un cerchio e dare un senso al comportamento di un preciso personaggio. Un finale che a me ha colpito più di tutti gli altri aspetti trattati, come l'evoluzione psicologica del musicista. Ma... un finale sicuramente non adatto a tutti. Ed è qui che questa storia narrata si differenzia da molte altre.
Parlando del lato musicale, niente da eccepire naturalmente, trattandosi di un anime incentrato molto sulla musica, con brani presi dalle opere in primis di Chopin, ma anche da altri capisaldi della musica classica. Buone anche le musiche create ad hoc per l'anime. Anche la resa grafica dei musicisti intenti a suonare è realistica e fedele, in una diteggiatura che rispecchia ciò che si suona. Ma qui ovviamente bisogna avere conoscenze in materia per scorgere questi dettagli. Il disegno e le animazioni sono di ottima fattura (anche se gli occhi così grandi non mi fanno proprio impazzire).
Ci sono cose che però non mi hanno convinto appieno.
Prima tra queste un'eccessiva drammatizzazione delle paure del protagonista, che a volte mi è sembrata forzata, perlomeno nel modo in cui è messa su schermo. Inizialmente poi avevo trovato una stereotipata e romanzata retorica in alcuni momenti, anche se il finale sicuramente darà una prospettiva diversa a questo aspetto, dando una diversa luce a certi comportamenti, ma su cui preferisco non scendere in dettagli per ovvie anticipazioni (se vedrete, capirete). Infine, la parte centrale è forse un po' lenta e forse adatta di più a chi è strettamente appassionato di musica classica.
Nulla da dire sul doppiaggio, dato che stiamo parlando dell'originale giapponese, ovviamente sottotitolato in italiano (anche se su Netflix ho notato parecchi errori di battitura).
In definitiva, quindi, un anime forse non per tutti, data l'elevata mole psicologica e drammatica (anche se frammentata dalle solite gag buffe e stilizzate, tipiche di questi anime), che sicuramente si farà ricordare in positivo o in negativo, ma che non si fa remore sul dire chiaramente come a volte va la vita.
Lo sconsiglio quindi a chi negli anime (o nelle storie in generale) predilige il divertimento e la spensieratezza.
Molto brevemente, la trama narra di un pianista prodigio, Kousei Arima, che, a causa di una dottrina molto severa (anzi diabolica) della madre, anche lei pianista, nel farlo diventare un musicista di fama mondiale, rimane come traumatizzato dal suonare il suo strumento. Questo a causa di una serie di avvenimenti, culminanti con la morte della madre per una malattia, che avranno una forte influenza psicologica su Kousei, facendogli perdere interesse ed entusiasmo nel suonare, definendo lui stesso questo problema come "non riuscire a sentire le note". Fino a che, un giorno, l'incontro con una violinista della sua stessa scuola, Kaori Miyazono, inizierà a scuotere il protagonista. Da qui, anche se con sua molta iniziale riluttanza, prenderà il via una tortuosa ma determinata lotta con sé stesso nel superare il trauma e riprendere in mano la sua carriera, grazie soprattutto ai palesi sentimenti che fin da subito Kousei proverà per lei. Ma anche grazie al supporto e alla vicinanza della sua stretta amica d'infanzia, del suo migliore amico di scuola, e allo stimolo che riceverà da altri pianisti, che vedono Kousei come rivale, data la sua enorme bravura.
Fin qui tutto abbastanza banale, direte.
Non fosse però che ad un certo punto l'anime prenderà una svolta drammatica che porterà a un finale sicuramente coraggioso. Un finale a mio avviso riuscitissimo nel suo chiudere un cerchio e dare un senso al comportamento di un preciso personaggio. Un finale che a me ha colpito più di tutti gli altri aspetti trattati, come l'evoluzione psicologica del musicista. Ma... un finale sicuramente non adatto a tutti. Ed è qui che questa storia narrata si differenzia da molte altre.
Parlando del lato musicale, niente da eccepire naturalmente, trattandosi di un anime incentrato molto sulla musica, con brani presi dalle opere in primis di Chopin, ma anche da altri capisaldi della musica classica. Buone anche le musiche create ad hoc per l'anime. Anche la resa grafica dei musicisti intenti a suonare è realistica e fedele, in una diteggiatura che rispecchia ciò che si suona. Ma qui ovviamente bisogna avere conoscenze in materia per scorgere questi dettagli. Il disegno e le animazioni sono di ottima fattura (anche se gli occhi così grandi non mi fanno proprio impazzire).
Ci sono cose che però non mi hanno convinto appieno.
Prima tra queste un'eccessiva drammatizzazione delle paure del protagonista, che a volte mi è sembrata forzata, perlomeno nel modo in cui è messa su schermo. Inizialmente poi avevo trovato una stereotipata e romanzata retorica in alcuni momenti, anche se il finale sicuramente darà una prospettiva diversa a questo aspetto, dando una diversa luce a certi comportamenti, ma su cui preferisco non scendere in dettagli per ovvie anticipazioni (se vedrete, capirete). Infine, la parte centrale è forse un po' lenta e forse adatta di più a chi è strettamente appassionato di musica classica.
Nulla da dire sul doppiaggio, dato che stiamo parlando dell'originale giapponese, ovviamente sottotitolato in italiano (anche se su Netflix ho notato parecchi errori di battitura).
In definitiva, quindi, un anime forse non per tutti, data l'elevata mole psicologica e drammatica (anche se frammentata dalle solite gag buffe e stilizzate, tipiche di questi anime), che sicuramente si farà ricordare in positivo o in negativo, ma che non si fa remore sul dire chiaramente come a volte va la vita.
Lo sconsiglio quindi a chi negli anime (o nelle storie in generale) predilige il divertimento e la spensieratezza.