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9.0/10
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Yusuke Urameshi è un quattordicenne scapestrato. Bigia a scuola, è sempre in mezzo alle risse, ha una potenza fisica spropositata, ha un’amica d’infanzia dalla forza erculea (da cui lui spesso prende sberle da guinness) e l’unica che gli tenga davvero testa, una madre single in rapporti con la yakuza, è vittima di una estrema emarginazione promossa dagli stessi insegnanti ed è al centro di leggende metropolitane sempre più deliranti. Insomma, il classico protagonista di un anime, nulla di strano... sennonché, come ci dice da subito il narratore, appena iniziato il primo episodio è già morto!
Sì, perché in una delle sue solite fughe da scuola il giovane finisce sotto un’auto per salvare un bambino, morendo sul colpo. Tuttavia, la traghettatrice del fiume Sanzo, Botan, gli comunica che la sua dipartita non era affatto prevista nell’aldilà, pertanto al giovane viene offerta la possibilità di resuscitare. Da quel momento in poi, tuttavia, verrà reclutato coattamente come detective del mondo degli spiriti, per cui dovrà svolgere numerose, quasi letali, folli e avvincenti missioni armato del suo fido, e ormai celeberrimo, reigan. Al suo fianco troviamo Kuwabara, altro ragazzo manesco ma sensibile, autonominatosi “suo rivale”, Kurama, demone volpe reincarnato in corpo umano con poteri vegetali, Hiei, demone del fuoco e possessore del terzo occhio, Botan, oltre ovviamente a una sterminata serie di nemici/amici e upgrade costanti.

I personaggi sono caratterizzati meravigliosamente, la comicità sia buffonesca, che caricaturale, che cameratesca non manca mai (anzi, forse a volte è fin eccessiva). I rapporti e le relazioni sono profondi e mai davvero melensi. Le storie personali sono ben integrate ai momenti di riso e di serietà, con analisi sociali delle diverse culture in gioco sottili ma presenti.

I disegni sono molto tondeggianti e fanciulleschi per alcuni personaggi, secchi e spigolosi per altri, dando un bell’effetto generale sia nella resa di ruoli e caratteri, sia in quella delle specie e delle età approssimative.
Ogni personaggio ha una sua storia, anche i secondari. Le personalità per alcuni di loro sono forse troppo stereotipate, ma in effetti 112 episodi non offrivano forse tutte le libertà prese.
I contesti sono molto ben descritti, anche se, come ho già detto, forse si punta troppo in alto in certi momenti.
Yusuke è indiscusso protagonista, ma non monopolizza mai del tutto la scena, permettendoci di assistere alla crescita, ai problemi, ai dubbi e agli eroismi anche del resto del gruppo.
Se proprio dovessi attribuire un neo ai personaggi, potrei lamentare la scarsa presenza femminile, compensata comunque dal carisma di alcune esponenti presenti, Genkai soprattutto.

L’autore ha più volte affermato nelle interviste che trova più facile inventare di sana pianta piuttosto che studiare e reinventare il già detto, e possiamo dire che, sebbene fosse umanamente impossibile riuscirci, lui ci sia andato abbastanza vicino. Del resto la sua dovrebbe essere una casa dove creatività e comprensione per il talento abbondano. Egli è infatti consorte di nientepopodimeno che l’autrice di “Sailor Moon”. Insomma, una casa che ha saputo far sognare delle generazioni per anni, chi prima, chi dopo.