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Il film d'animazione dal titolo originale "Tonari no Totoro" è un prodotto dello Studio Ghibli del 1988 diretto da Hayao Miyazaki. Nonostante la sua divulgazione, in Italia il film è approdato solo il 18 settembre 2009 ovvero dopo ventun anni dalla prima proiezione giapponese. Hayao Miyazaki e Tsugiko Kibo nel maggio del 1988 hanno realizzato una serie di quattro volumi anime comic con immagini e dialoghi tratti dal film. In Giappone sono stati pubblicati in edizioni successive da Tokuma, mentre in Italia l'opera è stata pubblicata nel 2002 in volume unico dalla Planet Manga. In aggiunta, nel 2002, lo stesso Miyazaki ha realizzato anche un cortometraggio derivato dal film dal titolo "Mei to Konekobasu", letteralmente "Mei e il Gattino-bus". La storia approfondisce la figura della piccola Mei e racconta delle sue avventure in compagnia di un cucciolo di Gatto-bus. Il cortometraggio non è stato pubblicato in edizione home video, ma è proiettato esclusivamente all'interno del Museo Ghibli.

La storia è incentrata sulla vita delle due sorelline Satsuki e Mei, che si trasferiscono con il padre Tokorozawa in una vecchia casa "dei fantasmi" nell'hinterland della Tokyo degli anni cinquanta, per stare più vicino alla madre ricoverata in ospedale. Appena arrivano nella nuova casa, le bambine sembrano essere emozionatissime, aiutano il padre a sistemare e pulire, ma ben presto incontrano i primi esserini magici che abitano la foresta: i "nerini del buio" o "corrifuliggine". Questi piccoli esserini somigliano a ragnetti, ma sono spiritelli della fuliggine che occupano le vecchie case abbandonate e che solo i bambini possono vedere - così racconta "nonnina", la loro anziana vicina di casa che prima del loro arrivo si occupava del terreno della proprietà. La piccola Mei, molto attenta ai piccoli esserini che popolano le zone limitrofe della sua nuova casa, scopre una pista di ghiande, la segue emozionata e s'imbatte in due spiritelli dalle lunghe orecchie - uno piccolissimo dal pelo bianco e uno più grande di colore azzurro. Seguendoli, finisce dentro il grande albero di canfora che domina sulla zona e incontra Totoro, uno spirito buono dall'aspetto curioso che ricorda un incrocio tra una talpa, un orso e un procione.
Dopo aver fatto amicizia con Totoro, Mei si addormenta sopra alla sua pancia, ma, quando il padre e la sorella si accorgono della sua sparizione, iniziano a cercarla ovunque. Trovano la piccola Mei in un piccolo sentiero dentro alla foresta, addormentata; al suo risveglio lei prova a raccontare alla famiglia del suo incontro con Totoro, ma nessuno sembra volerle credere, e il padre dice a Mei di aver incontrato il custode della foresta, e vederlo è stato un privilegio che non può essere concesso sempre e a tutti. Mei così si mette il cuore in pace, ma ben presto lei e la sorella avranno modo d'incontrare Totoro insieme un'altra volta, mentre attendono il ritorno del padre alla fermata dell'autobus nel pieno di un temporale. Le due bambine capiscono di essere privilegiate, e impareranno con la mistica creatura a rispettare la natura che le circonda, viaggiando con la fantasia tra le magiche creature che Totoro conosce.

Personalmente parlando, forse sarò strana io, ma non sono riuscita ad apprezzare la storia narrata, manca di profondità e, per quanto abbia trovato incantevoli altri prodotti dello Studio Ghibli con la firma di Miyazaki, "Il mio vicino Totoro" mi ha lasciata abbastanza sconcertata. Non saprei dire con esattezza di cosa mi sia sentita privata, ma per tutta la visione ho aspettato una morale, un sentimento, una qualsiasi fiammella capace di far breccia nel mio cuore che non è mai arrivata. Per quanto dolce possa apparire quella specie di gattone di Totoro nella sua gigantesca quanto tenera forma pelosa, e per quanto Mei e Satsuki siano state estremamente coinvolgenti nelle loro avventure, non sono riuscita a entrare nella pellicola con il cuore e non mi sono, di conseguenza, legata a nessun frammento di storia. Forse la colpa è solo mia che non ho saputo apprezzare il cartone animato nella sua essenza più intima, ma devo ammettere che mi sarei aspettata di più, per questo non posso sbilanciarmi oltre un 6.