Recensione
Bugie d'Aprile
7.5/10
È un anime prodotto da A-1 Pictures, diretto da Kyōhei Ishiguro e trasmesso su Fuji TV tra il 9 ottobre 2014 e il 19 marzo 2015 in Giappone. I diritti per un’edizione italiana sono stati acquistati da Netflix che l’ha resa disponibile sulla sua piattaforma in lingua originale e sottotitolata in italiano a partire da luglio 2018. L’anime, di natura drammatica e sentimentale, è stato composto da Takao Yoshioka e le musiche sono state affidate a Masaru Yokoyama. In totale si possono contare ventidue episodi della prima stagione conclusiva delle vicende dalla durata di ventitré minuti ciascuno, con l’aggiunta di un OAV autonomo della stessa durata.
L’anime si origina a partire dall’omonimo manga scritto e disegnato da Naoshi Arakawa, serializzato sulla rivista Monthly Shōnen Magazine di Kōdansha tra aprile 2011 e febbraio 2015. I diritti di traduzione italiana sono stati acquistati da Star Comics nella sezione Planet Manga, che ne ha pubblicato gli undici volumi tankōbon (con quarantaquattro capitoli totali) tra gennaio 2017 e giugno 2018. Dall’enorme successo della storia è stato realizzato anche un film live action prodotto da Toho, scritto da Yukari Tatsui e diretto da Takehiko Shinjō, uscito nelle sale cinematografiche giapponesi nel settembre 2016. Tra i panni degli attori principali si possono nominare Kento Yamazaki, Suzu Hirose, Anna Ishii e Taishi Nakagawa. A differenza della storia originale che narra le vicende dei personaggi alle medie, il film è ambientato al loro secondo anno di liceo. Infine è stato prodotto un adattamento teatrale, rappresentato al teatro AiiA 2.5 di Tokyo e all’Umeda Arts Theatre di Osaka tra agosto e settembre 2017. La rappresentazione teatrale è stata diretta da Naohiro Ise e scritta da Kaori Miura, con la presenza di esibizioni musicali dal vivo, con Yuta Matsumura al pianoforte e Shuko Kobayashi al violino.
Le vicende ruotano principalmente attorno a Kousei Arima, un giovane ragazzo di quattrodici anni che non riesce più a suonare il pianoforte dopo la morte della madre, frequenta l’ultimo anno delle scuole medie insieme agli amici Tsubaki e Watari, e vive nella colpa di non essere stato in grado di salvare la madre con la propria musica. Sin da bambino la madre Saki lo ha educato alla musica come ex pianista, e da lui ha sempre cercato di ottenere il meglio, per permettergli di vincere tutti i concorsi possibili, così che, dopo la sua morte, lui avrebbe avuto i giusti strumenti per potersi trovare un posto nel mondo anche senza di lei. Un giorno però la sua premurosa amica Tsubaki gli chiede il favore di accompagnarla a un incontro, perché una compagna di classe di nome Kaori vorrebbe che le presentasse Watari, e lei non vorrebbe fare la terza incomodo. Dopo numerose resistenze si lascia convincere a partecipare all’incontro, ed è così che conosce la ragazza che gli cambierà la vita. Kaori è una musicista che pare racchiudere nel suo cuore tutta la vitalità che a Kousei è stata strappata via negli ultimi due anni e di cui lui ha bisogno per poter ricominciare a credere nella musica oltre che in sé stesso. I due infatti si troveranno spesso coinvolti in momenti insieme del tutto imprevisti e instaureranno un bel rapporto di amicizia, che per Kousei si trasformerà presto in amore e ammirazione.
Tsubaki, gelosa della nuova presenza femminile nella vita del suo secolare amico, opterà per tirarsi indietro e capire cosa realmente prova per il suo vicino di casa, Watari non si sentirà affatto minacciato dai sentimenti dell’amico per la sua “ragazza”, perché donnaiolo incapace di legarsi in maniera profonda a qualcuno, e Kousei troverà una nuova strada da percorrere per tornare ad essere quel prodigio che era una volta e che sua madre gli ha insegnato ad essere, superando il suo limite di non riuscire a sentire le note del suo piano quando suona. Quello che però nessuno pensa mai è che tutto è destinato a mutare, e mai nulla resta felice per troppo tempo. Proprio come il dolore della scomparsa della madre per Kousei è stata fonte di un’evoluzione artistica, prima di riuscire a trovare definitivamente sé stesso dovrà perdere ancora qualcuno.
Personalmente ho saputo apprezzare tutte le sfaccettature del cartone animato, la sua leggerezza inaudita nei punti di calma apparente e i profondi tormenti nei momenti più clou. Tutto all’interno dell’anime è perfettamente equilibrato in alternanze che calamitano lo spettatore allo schermo e lo coinvolgono personalmente alla storia. Ogni personaggio è perfettamente studiato nella sua integrità psicologica e lentamente evolve in sé stesso, abbassando tutte le difese iniziali e accettandosi. Mi sono affezionata a molti personaggi secondari, e mi sarebbe piaciuto poter avere più spazio per loro e la loro scoperta; probabilmente il fumetto potrebbe dare più risposte alla mia curiosità, ma nel compresso sono soddisfatta. Mentirei se dicessi che mi ha colpito intimamente, lasciando un segno, ma è stato un bel cartone animato che non mi pento di aver scelto. Pensavo di potermi commuovere di più, in realtà drammatico sì, ma non troppo, certe cose si sono capite sin da subito e non sono poi state così sconvolgenti. Avrei apprezzato una minor ripetizione del passato del protagonista che, per molte scene, è stato un susseguirsi di già visti. All’opposto avrei dato più attenzione al legame con altri personaggi che hanno un ruolo essenziale nella storia, in particolare parlo di Watari, che non viene analizzato per niente, nonostante il grande legame con il protagonista Kousei, a differenza (ovviamente) di Tsubaki, che viene ampiamente descritta e raccontata. Che dire poi del legame intimissimo che lentamente viene scoperto tra i due amici d’infanzia che finalmente si rendono conto l’uno dell’altro, ma non viene per nulla analizzato perché tutto troppo concentrato su altro? E poi Watari, donnaiolo, non finirà per essere intrigato da Nao, che sembra essere l’unica a non essere affascinata dalla sua bellezza ma con cui è costretto a passare tantissimo tempo? Ma anche il padre di Kousei, perché non appare mai nemmeno una volta? Troppe domande a cui non ho potuto dare risposta e che avrei sicuramente apprezzato approfondire.
La mia sete di emozioni non è stata completamente soddisfatta, ma nemmeno trascurata/ignorata, poteva andare meglio, ma so accontentarmi, per questo non posso fare altro che attribuire un voto di 7,5 su 10.
L’anime si origina a partire dall’omonimo manga scritto e disegnato da Naoshi Arakawa, serializzato sulla rivista Monthly Shōnen Magazine di Kōdansha tra aprile 2011 e febbraio 2015. I diritti di traduzione italiana sono stati acquistati da Star Comics nella sezione Planet Manga, che ne ha pubblicato gli undici volumi tankōbon (con quarantaquattro capitoli totali) tra gennaio 2017 e giugno 2018. Dall’enorme successo della storia è stato realizzato anche un film live action prodotto da Toho, scritto da Yukari Tatsui e diretto da Takehiko Shinjō, uscito nelle sale cinematografiche giapponesi nel settembre 2016. Tra i panni degli attori principali si possono nominare Kento Yamazaki, Suzu Hirose, Anna Ishii e Taishi Nakagawa. A differenza della storia originale che narra le vicende dei personaggi alle medie, il film è ambientato al loro secondo anno di liceo. Infine è stato prodotto un adattamento teatrale, rappresentato al teatro AiiA 2.5 di Tokyo e all’Umeda Arts Theatre di Osaka tra agosto e settembre 2017. La rappresentazione teatrale è stata diretta da Naohiro Ise e scritta da Kaori Miura, con la presenza di esibizioni musicali dal vivo, con Yuta Matsumura al pianoforte e Shuko Kobayashi al violino.
Le vicende ruotano principalmente attorno a Kousei Arima, un giovane ragazzo di quattrodici anni che non riesce più a suonare il pianoforte dopo la morte della madre, frequenta l’ultimo anno delle scuole medie insieme agli amici Tsubaki e Watari, e vive nella colpa di non essere stato in grado di salvare la madre con la propria musica. Sin da bambino la madre Saki lo ha educato alla musica come ex pianista, e da lui ha sempre cercato di ottenere il meglio, per permettergli di vincere tutti i concorsi possibili, così che, dopo la sua morte, lui avrebbe avuto i giusti strumenti per potersi trovare un posto nel mondo anche senza di lei. Un giorno però la sua premurosa amica Tsubaki gli chiede il favore di accompagnarla a un incontro, perché una compagna di classe di nome Kaori vorrebbe che le presentasse Watari, e lei non vorrebbe fare la terza incomodo. Dopo numerose resistenze si lascia convincere a partecipare all’incontro, ed è così che conosce la ragazza che gli cambierà la vita. Kaori è una musicista che pare racchiudere nel suo cuore tutta la vitalità che a Kousei è stata strappata via negli ultimi due anni e di cui lui ha bisogno per poter ricominciare a credere nella musica oltre che in sé stesso. I due infatti si troveranno spesso coinvolti in momenti insieme del tutto imprevisti e instaureranno un bel rapporto di amicizia, che per Kousei si trasformerà presto in amore e ammirazione.
Tsubaki, gelosa della nuova presenza femminile nella vita del suo secolare amico, opterà per tirarsi indietro e capire cosa realmente prova per il suo vicino di casa, Watari non si sentirà affatto minacciato dai sentimenti dell’amico per la sua “ragazza”, perché donnaiolo incapace di legarsi in maniera profonda a qualcuno, e Kousei troverà una nuova strada da percorrere per tornare ad essere quel prodigio che era una volta e che sua madre gli ha insegnato ad essere, superando il suo limite di non riuscire a sentire le note del suo piano quando suona. Quello che però nessuno pensa mai è che tutto è destinato a mutare, e mai nulla resta felice per troppo tempo. Proprio come il dolore della scomparsa della madre per Kousei è stata fonte di un’evoluzione artistica, prima di riuscire a trovare definitivamente sé stesso dovrà perdere ancora qualcuno.
Personalmente ho saputo apprezzare tutte le sfaccettature del cartone animato, la sua leggerezza inaudita nei punti di calma apparente e i profondi tormenti nei momenti più clou. Tutto all’interno dell’anime è perfettamente equilibrato in alternanze che calamitano lo spettatore allo schermo e lo coinvolgono personalmente alla storia. Ogni personaggio è perfettamente studiato nella sua integrità psicologica e lentamente evolve in sé stesso, abbassando tutte le difese iniziali e accettandosi. Mi sono affezionata a molti personaggi secondari, e mi sarebbe piaciuto poter avere più spazio per loro e la loro scoperta; probabilmente il fumetto potrebbe dare più risposte alla mia curiosità, ma nel compresso sono soddisfatta. Mentirei se dicessi che mi ha colpito intimamente, lasciando un segno, ma è stato un bel cartone animato che non mi pento di aver scelto. Pensavo di potermi commuovere di più, in realtà drammatico sì, ma non troppo, certe cose si sono capite sin da subito e non sono poi state così sconvolgenti. Avrei apprezzato una minor ripetizione del passato del protagonista che, per molte scene, è stato un susseguirsi di già visti. All’opposto avrei dato più attenzione al legame con altri personaggi che hanno un ruolo essenziale nella storia, in particolare parlo di Watari, che non viene analizzato per niente, nonostante il grande legame con il protagonista Kousei, a differenza (ovviamente) di Tsubaki, che viene ampiamente descritta e raccontata. Che dire poi del legame intimissimo che lentamente viene scoperto tra i due amici d’infanzia che finalmente si rendono conto l’uno dell’altro, ma non viene per nulla analizzato perché tutto troppo concentrato su altro? E poi Watari, donnaiolo, non finirà per essere intrigato da Nao, che sembra essere l’unica a non essere affascinata dalla sua bellezza ma con cui è costretto a passare tantissimo tempo? Ma anche il padre di Kousei, perché non appare mai nemmeno una volta? Troppe domande a cui non ho potuto dare risposta e che avrei sicuramente apprezzato approfondire.
La mia sete di emozioni non è stata completamente soddisfatta, ma nemmeno trascurata/ignorata, poteva andare meglio, ma so accontentarmi, per questo non posso fare altro che attribuire un voto di 7,5 su 10.